Treccani, il portale del sapere - Facolta' di Scienze Politiche
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elementi <strong>di</strong> coercizione e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> vera e propria violenza. L'in<strong>di</strong>viduo viene a <strong>di</strong>pendere<br />
per la sua sussistenza dall'organizzazione economica e politica nel suo complesso e, in<br />
situazioni <strong>di</strong> crisi, è tentato <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>re i suoi principi <strong>di</strong> non violenza o quanto meno a<br />
comprometterli.<br />
Il pacifismo non politico, <strong>di</strong> cui stiamo tratteggiando le caratteristiche, implica quella che<br />
potrebbe essere chiamata un'etica <strong>del</strong>l'isolamento, come anche un'etica <strong>del</strong>la semplicità.<br />
Il pacifista non dovrebbe mai lasciarsi coinvolgere troppo intimamente nel complesso<br />
mondo <strong>del</strong>la politica e <strong>del</strong>l'economia e, per evitare appunto tale coinvolgimento, deve<br />
limitare le sue esigenze economiche e spesso vivere in comunità separate dai centri<br />
commerciali e industriali e dalla vita urbana.<br />
Sul piano religioso, questo punto <strong>di</strong> vista può essere rappresentato dalle concezioni dei<br />
primi cristiani e <strong>di</strong> sette <strong>del</strong> genere dei mennoniti. I pacifisti non politici e insieme non<br />
religiosi sono propensi a porre l'accento sull'etica <strong>del</strong> <strong>di</strong>stacco dalle complicazioni <strong>del</strong><br />
mondo, sull'impegno in<strong>di</strong>viduale nell'attuazione <strong>del</strong>l'etica pacifista, e sulla rinuncia ai<br />
frutti <strong>del</strong>la violenza. L'interesse primario sia dei pacifisti religiosi sia <strong>di</strong> quelli non<br />
religiosi e non politici non verte sulla trasformazione <strong>del</strong>l'or<strong>di</strong>ne politico ed economico;<br />
molti <strong>di</strong> essi <strong>di</strong>spererebbero <strong>di</strong> raggiungere una sim<strong>il</strong>e meta in qualunque circostanza.<br />
La concezione dei primi cristiani <strong>il</strong>lustra <strong>il</strong> pacifismo religioso non politico. Era un<br />
pacifismo fondato sull'attesa <strong>del</strong> ritorno imminente <strong>di</strong> Cristo. Frattanto, <strong>il</strong> fe<strong>del</strong>e doveva<br />
vivere nella cultura pagana come un pellegrino. Quella cultura era violenta, cupida e<br />
tirannica, e <strong>il</strong> cristiano non sperava <strong>di</strong> cambiarla. Dio avrebbe presto giu<strong>di</strong>cato <strong>il</strong> mondo.<br />
In attesa <strong>di</strong> questo momento <strong>il</strong> cristiano doveva seguire un Cristo che gli chiedeva <strong>di</strong><br />
con<strong>di</strong>videre con <strong>il</strong> prossimo i beni terreni, gli chiedeva semplicità, amore, obbe<strong>di</strong>enza<br />
all'autorità politica purché questa non or<strong>di</strong>nasse atti contrari allo spirito <strong>di</strong> Cristo, e una<br />
paziente accettazione - scevra <strong>di</strong> volontà <strong>di</strong> rappresaglia - <strong>del</strong>le inevitab<strong>il</strong>i ingiustizie <strong>del</strong><br />
mondo.<br />
L'idea è che la comunità cristiana è una comunità isolata dal mondo esterno, col quale ha<br />
solo legami piuttosto tenui. I cristiani non debbono compiere alcuna azione positiva che<br />
possa portare all'uccisione <strong>di</strong> altri esseri umani. Pertanto essi devono rifiutare <strong>il</strong> servizio<br />
m<strong>il</strong>itare come anche qualsiasi funzione che implichi l'uso <strong>del</strong>la violenza, per esempio la<br />
magistratura. I cristiani dovevano, certamente, onorare l'imperatore e pregare per lui e<br />
per tutti i sovrani, i cui atti avessero una qualche relativa giustificazione in un mondo<br />
non cristiano (Ai Romani, XIII, 7; I <strong>di</strong> Pietro, II, 17); ma la partecipazione attiva<br />
nell'opera <strong>di</strong> governo coinvolgerebbe imme<strong>di</strong>atamente in un'inevitab<strong>il</strong>e violenza.<br />
Pertanto <strong>il</strong> cristiano poteva pagare i suoi tributi, come Cristo aveva comandato (Matteo,<br />
XXII, 21), ma non poteva fare l'esattore d'imposte.<br />
Questa concezione sembrerebbe implicitamente suggerire che tutto <strong>il</strong> mondo, con<br />
rarissime eccezioni, è soggetto al giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Dio che presto annienterà le opere dei<br />
malvagi. Frattanto Id<strong>di</strong>o tollera l'esistenza <strong>del</strong>le istituzioni politiche acciocché<br />
provvedano a stab<strong>il</strong>ire un qualche or<strong>di</strong>ne anche tra i malvagi. Nell'interesse <strong>di</strong> una,