Oltre l'ostacolo Oltre l'ostacolo - Fregene on Line

M e s t i e r i
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Professione
fotoreporter
Umberto Faraglia: “In questo lavoro non ci sono orari,
arriva la segnalazione e si parte senza guardare
l’orologio o il piatto che si ha davanti”
Il fotoreporter è un giornalista
che racconta i fatti attraverso le
immagini fotografiche. Spesso
viene descritto come cinico e freddo.
Niente di più sbagliato. Dietro la
macchina fotografica c’è tecnica, capacità
ma soprattutto un cuore. Tutti
i lettori sanno il nome del fotografo,
ma la maggior parte non conosce
nemmeno il volto. Presentiamo
Umberto Faraglia che quotidianamente
si occupa del territorio di Fiumicino
e aree limitrofi. È anche grazie
a lui che i lettori possono vivere
le cronache di tutti i giorni.
Come sei diventato fotoreporter?
La passione per la fotografia è sempre
stata dentro di me e appena ho
avuto l’occasione mi sono ricavato il
mio spazio di lavoro, con molta fatica
e l’aiuto generoso di un paio di professionisti.
Come è la tua giornata tipo?
In realtà, più che di giornata, bisognerebbe
parlare di tempo: chi fa
questo mestiere seriamente non ha
orari predeterminati, deve essere
di Francesco Camillo
disponibile e pronto a scattare in ogni
momento, non importa che sia giorno
o notte, che faccia caldo o freddo,
che piova o tiri vento. Arriva una segnalazione
e si corre, senza guardare
l’orologio o, magari, il piatto che
uno ha davanti.
Facendo questo lavoro si viene
a contatto con tante realtà: come
vedi Fiumicino da dietro l’obiettivo?
E’ una realtà complessa che raccoglie
una popolazione molto diversificata;
dai pescatori della Darsena agli agricoltori
di Maccarese, dai famosi ristoratori
dell’altrettanto famoso molo
ai gestori degli stabilimenti balneari
di <strong>Fregene</strong>. Per non parlare poi
della zona aeroportuale, dove burocrazia
e limiti di legge impongono regole
molto precise. Bisogna imparare
a muoversi con garbo e con fermezza
per portare a casa il risultato.
Come rispondi a chi paragona i
fotoreporter a degli sciacalli?
E’ un’affermazione superficiale, generica
e, soprattutto, offensiva per
chi fa il nostro mestiere con serietà e
coscienza. E’ facile trovare in ogni
mestiere chi non rispetta le regole,
chi cerca il facile guadagno a tutti i
costi. Purtroppo la nostra categoria
non è tutelata dall’intrusione di dilettanti
allo sbaraglio, fanno danni e rovinano
l’immagine di tutti.
Ti sei mai trovato in difficoltà nello
scattare immagini troppo
forti?
L’idea del fotoreporter
dagli occhi
di ghiaccio va bene
solo al cinema.
Se in determinate
situazioni di cronaca
mi rendo conto
che un’immagine può risultare eccessivamente
cruda, e non aggiunge
nulla alla notizia, mi fermo; altro è il
falso pietismo che vorrebbe nascon-
dere ogni bruttura sotto il tappeto
dell’ipocrisia. Non faccio l’idraulico o
il barista: il mio mestiere è quello di
testimoniare la realtà per quella che
è, senza fronzoli o manipolazioni.
C’è una foto alla quale tieni particolarmente?
E altre che non
avresti mai voluto scattare?
Nel mio archivio ci sono molte foto
che rappresentano il lavoro fatto sul
campo. Ma la mia immagine preferita
è certamente quella che ancora
devo fare e che non so quando farò.
Le immagini che non vorrei mai scattare
sono quelle di incidenti stradali
in cui vengono coinvolte vittime innocenti;
è intollerabile l’idea che
qualche pazzo può mettere a repentaglio
la vita altrui solo perché ubriaco,
in preda a stupefacenti o, più
semplicemente, perché ha fretta.
Come è il tuo rapporto con istituzioni,
autorità e forze dell’ordine?
Non è sempre facile, da un po’ di tempo
le restrizioni imposte dalla legge
in materia di privacy stanno limitando
il campo d’azione. Ma, in generale,
istituzioni, autorità e forze dell’ordine
sono ben disposte nei nostri confronti.
Cosa c’è dietro a una foto? Emozione,
professione, passione,
tecnica?
Dietro ogni foto c’è solo il mio occhio
e la mia esperienza, senza retorica e
senza vanità. Ciò che conta è cogliere
il momento giusto per dare al lettore
un intero racconto racchiuso in
un fotogramma.
Che consiglio ti senti di dare ai
giovani che vogliono intraprendere
questa professione?
Non ci sono più spazi di manovra in
questo mestiere e l’unica possibilità
per un giovane sta nel seguire con costanza
i fatti che accadono ogni giorno
e realizzare quante più immagini
possibili. Solo così si acquisisce il senso
della notizia, si comprendono le
esigenze dei giornali e ci si mette in
luce. Ci vogliono tempo, costanza e
capacità.
Attraverso le foto, c’è un messaggio
che vuoi dare?
Non sono un missionario e non spetta
ai fotoreporter lanciare messaggi;
chi fa questo mestiere è un testimone
del tempo e del mondo che ha intorno.
Evitiamo di esaltare e romanzare
i fotoreporter: il più delle volte,
questo lavoro è tutt’altro che avventuroso
e idilliaco.