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ALBERGHINA COVER_ABconf.indd - Mondadori Education

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Lilia Alberghina Franca Tonini<br />

<strong>ALBERGHINA</strong><br />

LA BIOLOGIA<br />

A<br />

B<br />

M<br />

Le basi chimiche della vita<br />

La cellula: l’unità del vivente<br />

CON CD-ROM<br />

C


Sezione A<br />

Le basi chimiche della vita<br />

Capitolo 1<br />

Lo studio della vita 2<br />

STORIE DI SCIENZA E DI SCIENZIATI<br />

Alla ricerca del segreto della vita 3<br />

1. I livelli di organizzazione della vita 4<br />

2. Le caratteristiche dei viventi 5<br />

3. Le proprietà della vita 9<br />

4. Il metodo sperimentale<br />

5. Un’applicazione del metodo scientifico<br />

11<br />

alle scienze della vita 14<br />

Dentro la ricerca<br />

In viaggio tra tre infiniti 17<br />

Questioni aperte & Nuove frontiere<br />

Alla ricerca della vita extraterrestre 18<br />

a colpo d’occhio La vita e i viventi 20<br />

esercizi 22<br />

STORIE DI SCIENZA E DI SCIENZIATI<br />

Il secolo del radio 25<br />

1. La struttura e le proprietà degli atomi 26<br />

2. I legami atomici 30<br />

Dentro la ricerca<br />

Capitolo 2<br />

Atomi, molecole<br />

e legami chimici 24<br />

Isotopi e radioisotopi 32<br />

3. L’acqua, un composto fondamentale per la vita 34<br />

Medicina & società<br />

Il lato oscuro degli elementi 40<br />

Questioni aperte & Nuove frontiere<br />

Oceani acidi, una minaccia per la vita 41<br />

a colpo d’occhio Gli elementi e i composti 42<br />

esercizi 44<br />

STORIE DI SCIENZA E DI SCIENZIATI<br />

L’importanza dell’asimmetria per la vita 49<br />

1. Le molecole organiche sono composti<br />

del carbonio 50<br />

2. I costituenti molecolari delle cellule 54<br />

3. Le proteine, molecole essenziali per la cellula 55<br />

Dentro la ricerca<br />

Capitolo 3<br />

Domini proteici<br />

4. Gli acidi nucleici, custodi dell’informazione<br />

58<br />

genetica 60<br />

5. I lipidi, una scorta di energia 63<br />

6. I glucidi, il sostegno della vita 66<br />

Medicina & società<br />

La chimica della vita 48<br />

Chimica, alimentazione e vita 70<br />

Questioni aperte & Nuove frontiere<br />

S ommario<br />

Bioluminescenza: un’inaspettata risorsa 72<br />

a colpo d’occhio La chimica della vita 74<br />

esercizi 76


ommario S<br />

IV<br />

Sezione B<br />

La cellula: l’unità del vivente<br />

STORIE DI SCIENZA E DI SCIENZIATI<br />

L’abbandono di una teoria ben radicata 81<br />

1. L’unità dei viventi nella diversità 82<br />

2. Principi e storia della moderna teoria cellulare 82<br />

Dentro la ricerca<br />

L’osservazione al microscopio 84<br />

3. Le dimensioni delle cellule 86<br />

4. Forme, funzioni e numero delle cellule 90<br />

Dentro la ricerca<br />

Capitolo 4<br />

La cellula:<br />

struttura e funzioni 80<br />

Verso la biologia molecolare 91<br />

Questioni aperte & Nuove frontiere<br />

I virus, sospesi tra vita e non vita 92<br />

a colpo d’occhio Le cellule 94<br />

esercizi 96<br />

Capitolo 5<br />

Le cellule procariote<br />

ed eucariote 98<br />

STORIE DI SCIENZA E DI SCIENZIATI<br />

Un inedito paesaggio submicroscopico<br />

da interpretare 99<br />

1. Procarioti ed eucarioti:<br />

le caratteristiche comuni 100<br />

2. La membrana plasmatica 100<br />

3. Procarioti ed eucarioti: le differenze 102<br />

4. Dentro la cellula procariote 104<br />

5. Dentro la cellula eucariote 105<br />

6. Gli organuli delimitati da membrana semplice 108<br />

7. Le strutture sovramolecolari 110<br />

8. Gli organuli delimitati da doppia membrana 113<br />

Medicina & società<br />

Quando ciglia e flagelli non battono più 113<br />

9. Dentro la cellula vegetale 114<br />

Medicina & società<br />

La lunga e alterna lotta tra noi e batteri 117<br />

10. Oltre la cellula: livelli superiori<br />

di organizzazione 118<br />

11. Le formazioni extracellulari 120<br />

Dentro la ricerca<br />

Affinità e riconoscimento tra cellule 120<br />

Questioni aperte & Nuove frontiere<br />

Alla scoperta della minaccia biofilm, dei<br />

nuovi mezzi per conoscerla e contrastarla 124<br />

a colpo d’occhio La cellula eucariote 126<br />

esercizi 128<br />

Indice analitico<br />

Glossario


Sommario dei contenuti online<br />

Per la classe virtuale e nel CD-ROM studente Per esercitarsi<br />

Scienza Si VIVA<br />

eLAB<br />

Sezione A – Le basi chimiche della vita<br />

Capitolo 1<br />

STORIE DI SCIENZA E DI SCIENZIATI Alla ricerca del segreto<br />

della vita<br />

Come stendere una relazione tecnica; La sicurezza in laboratorio.<br />

Capitolo 2<br />

S A<br />

STORIE DI SCIENZA E DI SCIENZIATI Il secolo del radio<br />

Paragrafo 1 Tavola periodica; Paragrafo 2 I legami atomici;<br />

Paragrafo 3 Tensione superficiale; Dissoluzione del<br />

sale in acqua; Misura del pH<br />

Differenza di comportamento tra atomo e ione; Misura del<br />

pH di sostanze biologiche di uso comune<br />

Capitolo 3<br />

S A<br />

animazioni, video, attività interattive<br />

proposte di laboratorio associate agli esercizi<br />

@pprendiscienza lezioni multimediali in italiano e in inglese<br />

STORIE DI SCIENZA E DI SCIENZIATI<br />

L’importanza dell’asimmetria per la vita<br />

Paragrafo 3 La struttura delle proteine; Paragrafo 4 Gli<br />

acidi nucleici; Paragrafo 5 I trigliceridi; I fosfolipidi; Paragrafo<br />

6 Il glucosio<br />

Scomposizione di un olio in sostanze semplici; Scomposizione<br />

dell’amido in sostanze più semplici<br />

E-TRAINER<br />

Sezione B – La cellula: l’unità del vivente<br />

Capitolo 4<br />

S A<br />

STORIE DI SCIENZA E DI SCIENZIATI<br />

L’abbandono di una teoria ben radicata<br />

S ommario<br />

Paragrafo 1 Dalla cellula all’organismo; Paragrafo 2<br />

Dentro la ricerca La struttura dei microscopi; Paragrafo<br />

3 La scala logaritmica dei viventi; Il rapporto superficie/volume;<br />

Paragrafo 4 Forma e funzione delle cellule<br />

Uso del microscopio; Osservazione dei batteri dello yogurt<br />

Capitolo 5<br />

S A<br />

narrazioni in mp3 scaricabili associate alla rubrica<br />

Storie di scienze e di scienziati<br />

cruciverba interattivo associato ad ogni Verifica flash<br />

test interattivi associati agli esercizi di fine capitolo<br />

STORIE DI SCIENZA E DI SCIENZIATI Un inedito<br />

paesaggio submicroscopico da interpretare<br />

Paragrafo 2 La struttura della membrana plasmatica; Paragrafo<br />

5 La struttura della cellula eucariote; Cellula animale<br />

e cellula vegetale; Paragrafo 6 Il funzionamento dell’apparato<br />

di Golgi; Paragrafo 8 La teoria dell’endosimbiosi<br />

Cellule animali e vegetali; Come le dimensioni influenzano<br />

la diffusione; Permeabilità selettiva della membrana cellulare<br />

V


tlante del corso A<br />

Atlante del corso<br />

La scheda<br />

Medicina e società<br />

affronta argomenti<br />

biomedici, con uno<br />

sguardo rivolto<br />

al mondo e ai suoi<br />

problemi.<br />

Gli esercizi di fine<br />

capitolo si<br />

articolano su tre<br />

livelli: Sapere,<br />

Saper fare<br />

e Saper<br />

interpretare.<br />

VI<br />

La rubrica finale<br />

A colpo d’occhio<br />

sintetizza il capitolo<br />

in modo contestuale<br />

e visivo.<br />

Le Storie di scienza e di scienziati<br />

introducono al capitolo raccontando idee<br />

e uomini che hanno cambiato la nostra<br />

comprensione del mondo.<br />

Nel paragrafo, la Chiave<br />

di lettura in evidenza invita<br />

a comprendere i “come”<br />

e i “perché” della biologia;<br />

Dentro la ricerca approfondisce<br />

metodi, strumenti e applicazioni<br />

delle discipline che studiano il<br />

vivente.<br />

Gli esercizi<br />

comprendono<br />

i laboratori e<br />

il Piccolo<br />

dizionario medico,<br />

da riempire e<br />

utilizzare per<br />

attività di ricerca.<br />

www.libropiuweb.it<br />

Scienza Si VIVA<br />

E-TRAINER<br />

la Verifica flash aiuta a fare<br />

il punto sulle conoscenze<br />

acquisite;<br />

le domande sulle chiavi di<br />

lettura attivano il pensiero<br />

critico.<br />

In Questioni aperte<br />

e Nuove frontiere<br />

le autrici rispondono<br />

a un’intervista<br />

su temi caldi,<br />

esplorando le sfide,<br />

scientifiche o etiche,<br />

che la ricerca pone e<br />

anticipando<br />

gli scenari futuri.<br />

Per la classe virtuale e nel CD-ROM studente<br />

Animazioni, video e attività<br />

interattive, per comprendere<br />

strutture e processi della biologia<br />

Proposte di laboratorio<br />

scaricabili e stampabili<br />

@ pprendiscienza<br />

Lezioni multimediali in italiano<br />

e in inglese<br />

Per esercitarsi<br />

Narrazioni mp3 scaricabili,<br />

per ascoltare la scienza<br />

raccontata dai protagonisti<br />

Cruciverba con i termini<br />

della biologia, per ripassare<br />

e imparare divertendosi<br />

Test interattivi, per mettere<br />

alla prova le proprie conoscenze


Nel CD-ROM dello studente e nella classe virtuale sono presenti 13 lezioni multimediali interattive di @pprendiscienza, in italiano e in inglese,<br />

con oltre 400 animazioni, video, attività e simulazioni.<br />

Un’interfaccia intuitiva e un’organica integrazione dei contenuti con attività di valutazione, facilitano lo studio e motivano lo studente con l’aggiornamento<br />

continuo dei risultati raggiunti.<br />

Ogni lezione è composta da oggetti dinamici che tracciano le attività degli studenti e adattano i contenuti alle loro conoscenze e ai progressi<br />

raggiunti per un percorso di apprendimento veramente personalizzato. Infatti, le lezioni sono estremamente interattive con report e feedback,<br />

che motivano ogni risposta e forniscono, a seconda dei risultati, attività di recupero o approfondimento.<br />

Inoltre, costantemente a disposizione, lo studente trova strumenti di consultazione quali glossario e biografie.<br />

LEZIONI<br />

Struttura delle cellule animali<br />

e vegetali<br />

La composizione chimica<br />

delle cellule<br />

Il nucleo, archivio per il materiale<br />

genetico<br />

La divisione cellulare<br />

La specializzazione nelle cellule<br />

Trasporti e membrane<br />

Le trasformazioni metaboliche<br />

nella cellula<br />

Obiettivi<br />

di apprendimento<br />

Numerosi video<br />

e animazioni<br />

presentano<br />

i contenuti<br />

in modo<br />

coinvolgente<br />

Glossario<br />

e biografie<br />

ENGLISH VERSION<br />

Structure of plant and animal cells<br />

Chemical composition of cells<br />

The nucleus as a store of genetic<br />

material<br />

Cell division<br />

Cell specialization<br />

Transport across membranes<br />

Metabolic transformations in a cell<br />

Numerose tipologie di attività interattive<br />

di autovalutazione con feedback animati<br />

LEZIONI<br />

Pulsanti per la<br />

navigazione<br />

La classificazione<br />

degli organismi<br />

I virus<br />

L’origine della vita sulla Terra<br />

Charles Darwin e la teoria<br />

dell’evoluzione<br />

Le leggi dell’evoluzione e della<br />

speciazione<br />

La storia della vita sulla Terra<br />

Ogni argomento<br />

è organizzato<br />

in più livelli<br />

di approfondimento<br />

e verifica<br />

Ogni lezione è disponibile<br />

in italiano e in inglese<br />

ENGLISH VERSION<br />

Classification<br />

of organisms<br />

Viruses<br />

The origin of life on Earth<br />

Charles Darwin and the theory<br />

of evolution<br />

Laws of evolution and speciation<br />

The history of life on Earth<br />

Simulazioni interattive per<br />

entrare nel vivo dei processi<br />

Il report dei risultati raggiunti<br />

e delle attività svolte<br />

consultabile in qualsiasi<br />

momento<br />

VII


C 4<br />

apitolo<br />

La cellula: struttura<br />

Questo neonato, da adulto<br />

possiederà all’incirca 100 mila<br />

miliardi di cellule specializzate per<br />

svolgere circa 200 diversi tipi di<br />

funzione. L’informazione necessaria<br />

per la produzione e la<br />

diversificazione di questa enorme<br />

quantità di cellule è tutta già<br />

contenuta nello zigote, la prima<br />

cellula della nuova vita.<br />

e funzioni


STORIE DI SCIENZA E DI SCIENZIATI<br />

L’abbandono di una teoria ben radicata Audio DOC<br />

Il vivente è generato sempre da un altro vivente. E<br />

le cellule, che sono le unità costitutive del vivente, derivano<br />

sempre da altre cellule. Questo fondamento<br />

della biologia moderna ci appare scontato, ma è stato<br />

accettato solo in tempi recenti.<br />

Fino al XVII secolo i naturalisti rimasero soggetti<br />

all’autorità degli antichi e, ancor più a lungo, della Bibbia.<br />

A proposito dell’origine della vita, ritenevano che<br />

gli animali si producessero per generazione spontanea<br />

secondo modalità che ci appaiono oggi assai fantasiose.<br />

La teoria della generazione spontanea:<br />

un’ipotesi antica<br />

Per secoli si pensò che la vita si generasse per influenza<br />

dell’aria calda o del sole da substrati come il<br />

terriccio, il letame, il sudore o la schiuma del mare. Si<br />

ritenne che dagli escrementi derivassero pidocchi e<br />

vermi; che dalle foglie di basilico marcite nascessero<br />

scorpioni; che rane e lumache provenissero dai miasmi<br />

della palude. Una teoria curiosa prevedeva che uccelli<br />

e pesci fossero generati dalle foglie cadute dagli<br />

alberi, rispettivamente in terra e in acqua.<br />

In accordo con l’autorità degli antichi, si credeva<br />

che il segreto della vita risiedesse in una “forza vitale” in<br />

grado di animare sostanze inanimate: un’idea largamente<br />

sostenuta dai cosiddetti vitalisti. A loro si opponeva un<br />

piccolo gruppo di scienziati chiamati meccanicisti, i quali<br />

ritenevano invece che il vivente derivasse dal vivente,<br />

secondo una stretta relazione di causa-effetto.<br />

La prima confutazione da Francesco Redi<br />

I primi dubbi arrivarono a metà del Seicento,<br />

quando grazie al microscopio la realtà naturale cominciò<br />

a essere osservata e analizzata con rigore. Fu il medico<br />

italiano Francesco Redi (1626-1697), nel 1668, il<br />

primo a confutare il fenomeno in relazione agli insetti.<br />

Egli dimostrò che nella carne in putrefazione, le mosche<br />

si sviluppano da uova deposte da altre mosche e<br />

non dalla carne stessa. Redi prese 8 barattoli e in<br />

ognuno inserì pezzi di diversi animali. Divise poi i barattoli<br />

in due gruppi: 4 aperti, senza tappo e 4 chiusi<br />

con un tappo. Osservò che nei barattoli aperti alcune<br />

mosche venivano a contatto con la carne e che la carne<br />

“sviluppava” diverse larve. Nei barattoli tappati, invece,<br />

non trovò larve né mosche. Ne dedusse che le<br />

mosche potevano essere generate solo da altre mosche.<br />

La sua posizione trovò però forti opposizioni e<br />

non scalfì la generale accettazione della teoria della generazione<br />

spontanea.<br />

Una battaglia giocata a colpi<br />

di esperimenti<br />

Tra Seicento e Settecento, il microscopio rivelò<br />

l’esistenza, nelle acque contenenti sostanza organica in<br />

decomposizione, di minutissimi “esseri”, chiamati infu-<br />

sori in quanto rintracciati per la prima volta negli infusi<br />

di grano. A questa scoperta seguì una serie di esperimenti,<br />

tra cui quelli del pastore protestante J. Needham<br />

(1731-1781). Questi mise del brodo di carne bollente in<br />

una provetta ermeticamente chiusa e osservò che dopo<br />

qualche giorno il liquido si era riempito di microrganismi.<br />

Egli credette così di aver confermato la teoria della<br />

generazione spontanea.<br />

Le sue conclusioni furono però smentite dal fisiologo<br />

italiano Lazzaro Spallanzani (1729-1799), il<br />

quale condusse ulteriori esperimenti utilizzando barattoli<br />

chiusi. Spallanzani dimostrò che, se i germi degli<br />

infusori vengono distrutti precedentemente mediante<br />

ebollizione, non compaiono nel brodo, a meno<br />

che gli infusi non siano esposti all’aria per un certo<br />

tempo. Neanche i suoi esperimenti, però, chiusero la<br />

questione. Spallanzani aveva infatti sterilizzato il brodo<br />

e ucciso ogni germe lì contenuto, ma non aveva<br />

verificato gli effetti della sterilizzazione anche nei recipienti<br />

aperti. I suoi oppositori obiettarono che in<br />

quel caso la vita non si era generata per mancanza di<br />

ossigeno.<br />

Da Pasteur<br />

il colpo mortale<br />

alla teoria della<br />

generazione<br />

spontanea<br />

Fu Louis Pasteur<br />

(1822-1895) a ideare<br />

l’esperimento decisivo<br />

e a vincere nel 1862 un<br />

premio messo in palio.<br />

Egli versò del brodo<br />

non sterile in un pallone<br />

aperto con collo a<br />

forma di cigno, da lui<br />

appositamente progettato.<br />

Portò a ebollizione<br />

il liquido, in modo da<br />

Louis Pasteur mentre<br />

solleva uno dei palloni con<br />

collo a S da lui progettati.<br />

uccidere i microrganismi contenuti e sterilizzarlo. Come<br />

previsto da Pasteur, il liquido si mantenne sterile a<br />

lungo, nonostante il recipiente fosse aperto. Questo<br />

perché i microrganismi presenti nell’aria che venivano<br />

in contatto con il pallone non riuscivano a “risalire” il<br />

tratto curvo del collo e rimanevano intrappolati nell’imboccatura.<br />

Solo quando il recipiente venne inclinato,<br />

i microrganismi intrappolati penetrarono nella boccia<br />

e si moltiplicarono rapidamente nel brodo.<br />

L’esperimento sancì l’abbandono della teoria<br />

della generazione spontanea. Pasteur stesso, in una<br />

serata scientifica alla Sorbona, dichiarò: “Mai la teoria<br />

della generazione spontanea potrà risollevarsi dal<br />

colpo mortale inflittole da questo semplice esperimento”.


Sezione<br />

B La cellula: l’unità del vivente<br />

1. L’unità dei viventi<br />

nella diversità<br />

Tutti i viventi sono costituiti dagli stessi<br />

elementi biomolecolari<br />

Gli organismi viventi ci appaiono molto diversi tra loro per dimensioni,<br />

forma, rivestimenti, attività e tipo di sostanze chimiche<br />

impiegate per vivere. Eppure sono tutti costituiti da unità fondamentali,<br />

le cellule, organizzate sostanzialmente nello stesso modo.<br />

Scendendo a livelli sempre più microscopici, la diversità<br />

dei viventi diminuisce progressivamente, e si basa sulla combinazione<br />

dei quattro gruppi di macromolecole che abbiamo<br />

conosciuto nel capitolo precedente: proteine, carboidrati, lipidi<br />

e acidi nucleici.<br />

Procedendo ulteriormente verso l’infinitamente piccolo,<br />

scopriamo che il “programma” di ogni vivente, ovvero l’insieme<br />

delle informazioni necessarie a permetterne lo sviluppo e<br />

lo svolgimento delle attività cellulari, utilizza un linguaggio che<br />

si compone di sole quattro lettere: i quattro nucleotidi disposti<br />

su una lunga sequenza lineare.<br />

a occhio nudo<br />

Fig. 1 Unità biologica e chimica dei viventi nella diversità.<br />

82<br />

a livello<br />

microscopico<br />

appaiono diversi<br />

appaiono simili<br />

Scienza VIVA<br />

Le diverse disposizioni che questi possono assumere lungo<br />

la molecola del DNA costituiscono la base dell’individualità<br />

di ciascun organismo.<br />

CHIAVE DI LETTURA<br />

Identità e diversità sono dunque concetti relativi che dipendono sia<br />

da come si osservano i singoli organismi sia dal livello di analisi al<br />

quale li si indagano. Una volpe e una bimba, per esempio, appaiono<br />

molto diversi a occhio nudo. Si rivelano invece simili al microscopio,<br />

per struttura cellulare e composizione chimica (fig. 1).<br />

VERIFICA FLASH<br />

1. Che cosa accomuna tutti i viventi?<br />

CHIAVE DI LETTURA<br />

Cruci WEB<br />

2. In che senso e perché i concetti di identico e diverso hanno<br />

un valore relativo?<br />

2. Principi e storia della<br />

moderna teoria cellulare<br />

La cellula è l’unità elementare dell’attività<br />

biologica<br />

La moderna teoria cellulare si basa su tre acquisizioni fondamentali:<br />

• ogni essere vivente è costituito da una o più cellule;<br />

• le cellule sono le unità funzionali della vita, di cui ciascuna<br />

cellula reca in sé tutte le caratteristiche;<br />

• tutte le cellule derivano da altre cellule.<br />

C’è voluto molto tempo però per giungere a queste conclusioni.<br />

Il mondo dei viventi, infatti, è stato oggetto d’osservazione<br />

e di studio fin dal lontano passato, ma piante e animali<br />

per lungo tempo venivano considerati nel loro aspetto esteriore,<br />

reso attraente dall’esuberanza di forme e colori, dall’incredibile<br />

ricchezza e dalla graduale complessità.<br />

L’esplorazione del mondo cellulare iniziò solo verso la metà<br />

del XVII secolo, quando si costruirono i primi microscopi.<br />

Le cellule che formano tutti i viventi sono infatti invisibili a occhio<br />

nudo.<br />

Il primo microscopio fu realizzato in Olanda nel 1590, con<br />

varie lenti sovrapposte e alternate da strati d’acqua, ma non<br />

suscitò un interesse particolare per molto tempo.<br />

Le prime osservazioni al microscopio rivelano<br />

che i viventi sono fatti di piccole “celle”<br />

Nel 1665 lo scienziato inglese Robert Hooke scrisse Micrographia,<br />

un testo che per la prima volta descriveva alcune osservazioni<br />

compiute con un microscopio composto, formato da<br />

due gruppi di lenti: obiettivo e oculare (fig. 2). Dal sughero, per<br />

esempio, Hooke aveva ricavato con un comune temperino fettine<br />

sottilissime che aveva poi osservato con un microscopio,


lampada ad olio oculare<br />

lente sferica (ad acqua)<br />

obbiettivo<br />

messa<br />

a fuoco<br />

portacampione<br />

usando come sorgente luminosa una lampada a olio. Nelle sezioni<br />

di sughero lo studioso aveva individuato delle piccole cavità<br />

separate da pareti che chiamò celle, perché il loro aspetto<br />

ricordava quello di “piccole camere” vuote. In effetti, si trattava<br />

proprio di cellule. Oggi sappiamo che nel sughero, le cellule<br />

giunte a maturità muoiono e si svuotano. Di queste rimane solo<br />

la parete, che conferisce al sughero le caratteristiche di robustezza<br />

e leggerezza che conosciamo, caratteristiche che rendono<br />

questo materiale un rivestimento protettivo ideale per alcune<br />

specie vegetali. Le notevoli distorsioni ottiche dovute alle<br />

scarse tecniche di preparazione delle lenti rendevano però il<br />

microscopio usato da Hooke poco efficace.<br />

Tre anni dopo, l’olandese Antoni van Leeuwenhoek, figlio<br />

di ricchi commercianti, costruì il suo primo microscopio, detto<br />

a sfera di vetro. Era uno strumento semplice, dotato di una sola<br />

lente biconvessa levigata da lui stesso a mano e montata tra<br />

due piastre metalliche (fig. 3). I campioni da esaminare erano<br />

posti sulla punta di una vite, in condizioni di illuminazione precarie.<br />

Ciò nonostante lo strumento si rivelò capace di ingrandimenti<br />

maggiori rispetto ai precedenti grazie alla lente molto<br />

curva. Van Leeuwenhoek usò il suo microscopio inizialmente<br />

per osservare la trama dei tessuti. Successivamente, poiché<br />

coltivava interessi per le scienze naturali, compì da autodidatta<br />

una quantità impressionante di osservazioni su ogni genere<br />

di materiale. Indagò dall’acqua al tartaro dei denti, dai parassiti<br />

microscopici nell’intestino delle rane ai batteri nella bocca<br />

dell’uomo, dai globuli rossi del sangue agli spermatozoi, che lo<br />

studioso riteneva microscopici animali. In tal modo la biologia<br />

si arricchì di una nuova dimensione. L’osservazione stava procedendo<br />

verso il mondo meravigliosamente ordinato e complesso<br />

della cellula. Tuttavia, sia Hooke sia Leeuwenhoek si limitarono<br />

a osservare il mondo cellulare senza elaborare in<br />

portacampione<br />

Fig. 2 Il microscopio di Hooke. Fig. 3 Il microscopio di Leeuwenhoek.<br />

lente<br />

apitolo 4 La cellula: struttura e funzioni<br />

C<br />

proposito alcuna teoria. Non solo: Leeuwenhoek custodì così<br />

bene il segreto di fabbricazione delle sue lenti che trascorsero<br />

200 anni di silenzio prima che si tornasse a parlare del mondo<br />

microscopico.<br />

La cellula viene riconosciuta come l’unità<br />

costitutiva di tutti i viventi<br />

La teoria cellulare scaturì tra il 1830 e il 1840 dalle osservazioni<br />

di due scienziati tedeschi, il botanico Mathias Jakob<br />

Schleiden e lo zoologo Theodor Schwann, che le avevano individuate<br />

rispettivamente nei tessuti vegetali e animali. Lo stesso<br />

Schwann scrisse che le parti elementari di tutti i tessuti sono<br />

formati da cellule. Affermò che esiste un principio universale<br />

di sviluppo per le parti elementari degli organismi, per<br />

quanto diversi essi siano: la formazione della cellula. Sostituì<br />

dunque al concetto di “cellula vuota” o “cellula scatola”, ereditato<br />

dal secolo precedente, quello di unità indipendente, sul<br />

piano strutturale e funzionale.<br />

Le cellule venivano finalmente riconosciute come gli elementi<br />

costitutivi di tutti i viventi, capaci sia di vita indipendente,<br />

come nei batteri, sia di una vita d’insieme, se associate a formare<br />

un organismo pluricellulare. Alcune osservazioni di<br />

Schwann, però, non risultavano corrette, in particolare quella<br />

relativa alle modalità di formazione di nuove cellule. Per questo<br />

motivo, il lavoro dello scienziato tedesco fu soggetto a più<br />

revisioni.<br />

CHIAVE DI LETTURA<br />

messa a fuoco<br />

traslatore del campione<br />

La nuova concezione unificò in una sola, ampia generalizzazione<br />

molte delle osservazioni isolate condotte per più di 150 anni.<br />

Fornì la chiave interpretativa unitaria dei fenomeni cellulari e<br />

abbatté la storica “barriera” tra regno animale e regno vegetale.<br />

83


Sezione<br />

B La cellula: l’unità del vivente<br />

Dentro Ricerca<br />

Dal microscopio messo a punto<br />

da Leeuwenhoek a oggi, la<br />

cellula ha rivelato in modo<br />

sempre più completo la sua architettura<br />

interna grazie al perfezionamento<br />

degli strumenti.<br />

Al microscopio ottico si è infatti<br />

aggiunto il microscopio<br />

elettronico. Oltre all’ingrandimento,<br />

che consiste nel rapporto<br />

tra le dimensioni dell’oggetto<br />

e quelle dell’immagine,<br />

una caratteristica fondamentale<br />

del microscopio è il suo potere<br />

di risoluzione, ossia la nitidezza<br />

dell’immagine. Questo<br />

parametro esprime la distanza<br />

minima al di sotto della quale<br />

non siamo in grado di vedere<br />

due punti come distinti. L’occhio<br />

umano non è in grado di<br />

distinguere dettagli più piccoli<br />

di un decimo di millimetro.<br />

Strumenti con potere di risoluzione<br />

sempre più elevato permettono<br />

di esplorare strutture<br />

sempre più fini.<br />

Le foto di immagini ottenute<br />

con il microscopio vengono<br />

dette microfotografie.<br />

84<br />

L’osservazione al microscopio<br />

Il microscopio ottico<br />

Ha un potere di risoluzione di<br />

0,2 m: al di sotto di questo valore<br />

ogni contorno appare sfumato<br />

e nebuloso. Ingrandisce la<br />

visione a occhio nudo di circa<br />

500 volte (fig. 1a).<br />

È composto da un tubo dotato<br />

di due sistemi di lenti, uno posto<br />

sul fondo e detto obiettivo e<br />

uno posto in cima e detto oculare.<br />

L’obiettivo è rivolto verso un<br />

tavolino portaoggetti sul quale<br />

viene posto il preparato da osservare.<br />

Uno specchio dirige un<br />

fascio di luce attraverso il preparato<br />

e l’obiettivo ne proietta<br />

un’immagine ingrandita verso<br />

l’oculare (fig. 1b), che la ingrandisce<br />

a sua volta. L’ingrandimento<br />

globale è quindi il prodotto<br />

dei due ingrandimenti: quello<br />

dell’obiettivo e quello dell’oculare.<br />

I tessuti sono però troppo spessi<br />

e opachi per potere essere<br />

posti direttamente sotto l’obiettivo<br />

del microscopio. Devono<br />

perciò essere tagliati a fettine<br />

molto sottili (1-10 µm) in modo<br />

da potere permettere il passaggio<br />

di un fascio di luce. Impiegando<br />

metodi diversi di illuminazione<br />

e colorazione del preparato,<br />

si riesce a evidenziare<br />

un maggior numero di dettagli.<br />

Per la colorazione si usano sostanze<br />

che reagiscono con alcune<br />

parti della cellula e non con<br />

altre (per esempio, con il nucleo<br />

e non con il citoplasma), permettendo<br />

un contrasto migliore<br />

tra le varie strutture cellulari.<br />

Le immagini così ottenute mostrano<br />

la forma delle cellule, ma<br />

non consentono di visualizzarne<br />

in dettaglio la struttura interna<br />

(fig. 1c).<br />

Il microscopio<br />

elettronico<br />

Sfrutta gli elettroni, anziché la luce,<br />

per ricavare un’immagine<br />

dell’oggetto osservato. In questo<br />

modo riesce a raggiungere<br />

un potere risolutivo superiore al<br />

microscopio ottico. Gli strumenti<br />

di questo tipo più utilizzati sono<br />

il microscopio elettronico a<br />

trasmissione (TEM) e il micro-<br />

scopio elettronico a scansione<br />

(SEM). Le immagini sono in<br />

bianco e nero, ma spesso vengono<br />

colorate per risultare più<br />

leggibili.<br />

TEM<br />

È uno strumento dotato di un<br />

potere di risoluzione di 0,2 nm.<br />

Migliora la visione a occhio nudo<br />

ingrandendola di circa<br />

500.000 volte (fig. 2a).<br />

Al posto della luce usa un fascio<br />

di elettroni provenienti da un filamento<br />

di tungsteno riscaldato<br />

a temperatura molto alta. Invece<br />

delle lenti di vetro utilizza<br />

delle lenti magnetiche che agiscono<br />

sulle cariche negative degli<br />

elettroni.<br />

Il campione viene posto sotto<br />

vuoto: infatti, poiché gli elettroni<br />

vengono facilmente assorbiti<br />

dalla materia, nell’aria non percorrerebbero<br />

distanze utili. Per<br />

permettere il passaggio degli<br />

elettroni, che sono dotati di uno<br />

scarso potere di penetrazione, lo<br />

spessore dei campioni deve essere<br />

ultrasottile (50 nm). Per con-<br />

Fig. 1 Microscopio ottico. Fig. 2 Microscopio elettronico a trasmissione (TEM).<br />

a. b.<br />

occhio<br />

a.<br />

b.<br />

generatore<br />

del fascio<br />

generatore di elettroni<br />

di elettroni<br />

c. Microfotografia<br />

di spermatozoo<br />

al microscopio ottico<br />

oculare<br />

obiettivo<br />

campione<br />

condensatore<br />

fonte luminosa<br />

c. Microfotografia<br />

di spermatozoo<br />

al microscopio TEM<br />

membrana<br />

nucleo<br />

condensatore<br />

campione campione<br />

obiettivo<br />

proiettore<br />

schermo<br />

schermo visore<br />

visore o lastra<br />

oculare fotografica


trastare le diverse parti del campione<br />

si esegue una colorazione<br />

a base di metalli pesanti che assorbono<br />

gli elettroni, diffondendoli<br />

anziché farsi attraversare.<br />

Gli elettroni generati nel cannone<br />

vengono direzionati dalle lenti<br />

condensatrici sul campione. Alcuni<br />

di essi vengono assorbiti,<br />

altri lo attraversano e vengono<br />

deviati dagli atomi del campione<br />

sull’obiettivo, a formare una prima<br />

immagine. Questa viene ulteriormente<br />

ingrandita da una<br />

lente proiettore, e infine visualizzata<br />

su uno schermo che, sottoposto<br />

al bombardamento degli<br />

elettroni, diviene fluorescente.<br />

In alternativa, si può disporre<br />

una lastra fotografica al posto<br />

dello schermo: si otterrà così una<br />

microfotografia dell’immagine<br />

elettronica (fig. 2b). Il risultato finale<br />

è un’ immagine bidimensionale<br />

dell’oggetto osservato,<br />

che consente di distinguerne bene<br />

la struttura interna (fig. 2c)<br />

Volendo localizzare una determinata<br />

molecola, si sfrutta la capacità<br />

degli anticorpi (molecole<br />

proteiche) di legarsi in modo<br />

specifico ad altre molecole. In<br />

particolare, si prende l’anticor-<br />

po specifico per la molecola da<br />

localizzare, lo si fa reagire con<br />

minuscole particelle d’oro, dense<br />

agli elettroni, in modo da<br />

“marcarlo” e poterne seguire il<br />

percorso; infine, lo si pone a<br />

contatto con il campione. L’anticorpo<br />

riconosce la molecola e<br />

la lega, “marcandola” a sua volta<br />

e la rende così facilmente individuabile.<br />

Un’applicazione particolare è<br />

l’immunofluorescenza. Se l’anticorpo<br />

viene “marcato” con una<br />

sostanza fluorescente, per esempio<br />

la fluorescina, quando entrerà<br />

in contatto con la struttura cellulare<br />

specifica, la legherà rendendola<br />

osservabile grazie alla<br />

propria luminescenza. Questa<br />

viene prodotta quando le molecole<br />

della sostanza fluorescente<br />

vengono eccitate dalla luce ultravioletta<br />

con cui si illumina il<br />

campione.<br />

SEM<br />

Ha un potere di risoluzione di<br />

10 nm. A differenza del TEM,<br />

restituisce una visione tridimensionale<br />

dell’oggetto, grazie a<br />

una diversa tecnica di costruzione<br />

dell’immagine. In questo ca-<br />

so sono gli elettroni del campione<br />

e non quelli del fascio a<br />

fornire le informazioni da cui<br />

verrà ricavata la rappresentazione<br />

dell’oggetto (fig. 3a).<br />

Il fascio di elettroni proveniente<br />

dal cannone non rimane fisso,<br />

ma viene deviato da un generatore<br />

della scansione, in modo<br />

da colpire, punto per punto in<br />

tempi successivi, l’intera superficie<br />

del campione, che viene rivestita<br />

da un velo sottilissimo di<br />

un metallo pesante. L’intera superficie<br />

del campione viene così<br />

analizzata.<br />

Sottoposti alla scansione elettronica<br />

da parte del fascio, gli<br />

elettroni del campione acquistano<br />

energia, rompono i legami<br />

atomici e producono dei segnali<br />

che vengono poi misurati<br />

da un rivelatore e visualizzati<br />

su uno schermo televisivo (fig.<br />

3b).<br />

Questo tipo di microscopio<br />

consente di osservare campioni<br />

di dimensioni assai diverse, da<br />

microscopici insetti a parti di<br />

cellule. Lo spessore del campione<br />

ha minore importanza rispetto<br />

al TEM, in quanto gli elettroni<br />

non lo attraversano ma ne<br />

Fig. 3 Microscopio elettronico a scansione (SEM). Fig. 4 Microscopio a forza atomica (AFM).<br />

a.<br />

generatore<br />

di elettroni<br />

generatore b.<br />

del fascio<br />

di elettroni<br />

a. b.<br />

rilevatore della<br />

deflessione<br />

della sonda<br />

c. Microfotografie<br />

di spermatozoi<br />

al SEM<br />

generatore<br />

del pennello<br />

di elettroni<br />

condensatore<br />

deflettore del<br />

fascio<br />

rivelatore<br />

ricettore<br />

diffusione<br />

di elettroni del campione<br />

apitolo 4 La cellula: struttura e funzioni<br />

C<br />

scansionano la superficie (fig.<br />

3c).<br />

Microscopio a forza<br />

atomica (AFM)<br />

Tra i molti altri tipi di microscopi,<br />

si distingue il microscopio a<br />

forza atomica (AFM), dotato di<br />

un potere risolutivo di circa<br />

2 nm. Appartiene alla famiglia<br />

dei microscopi a sonda. Questi,<br />

a differenza dei microscopici ottici<br />

ed elettronici, sfruttano l’interazione<br />

tra una sonda miscrosopica<br />

e una piccola porzione<br />

della superficie di un campione<br />

per ottenere un’immagine tridimensionale<br />

dell’oggetto (fig.<br />

4a).<br />

Nell’AFM, gli strati atomici superficiali<br />

del campione vengono<br />

scansionati da una puntina posta<br />

all’estremità di una leva, che<br />

a sua volta si flette quando la<br />

puntina incontra le sporgenze<br />

e le rientranze del campione.<br />

I movimenti della leva vengono<br />

misurati da un rivelatore (fig.<br />

4b) e tradotti da un elaboratore<br />

in immagini tridimensionali<br />

particolarmente dettagliate (fig.<br />

4c).<br />

sonda<br />

campione<br />

schermo<br />

visore<br />

microleva<br />

Scienza VIVA<br />

c. Microfotografie<br />

di spermatozoo all’AFM<br />

85


Sezione<br />

B La cellula: l’unità del vivente<br />

Lo studio della patologia cellulare conferma<br />

che ogni cellula si forma da un’altra cellula<br />

Un importante contributo alla teoria cellulare fu quello del<br />

medico Rudolf Virchow (1821-1902). Anch’egli tedesco, si dedicò<br />

allo studio delle patologie delle cellule. Completò nel 1858 la<br />

teoria cellulare, stabilendo che tutte le cellule nascono dalla divisione<br />

di cellule preesistenti e non per generazione spontanea<br />

da sostanza inanimata. Nel 1855 sintetizzò i suoi risultati<br />

nell’aforisma in latino “omnis cellula e cellula”, ossia “ogni cellula<br />

proviene da una cellula”. In particolare, attraverso i suoi<br />

studi di patologia cellulare, egli confutò l’ipotesi allora dominante<br />

che dai fluidi intercellulari si generassero nuove cellule.<br />

Considerò quei fluidi, piuttosto, il prodotto dell’attività metabolica<br />

delle cellule stesse, analizzabile dal punto di vista chimico<br />

e fisico.<br />

Oggi sappiamo che le cellule dei viventi attuali<br />

hanno un antenato comune<br />

Alla luce della teoria dell’evoluzione, pubblicata dal naturalista<br />

Charles Darwin nel 1859, l’anno successivo alla formulazione<br />

della teoria cellulare, si poté infine affermare che ogni<br />

cellula possiede una sua “storia”.<br />

Come dietro ognuno di noi si estende una catena ininterrotta<br />

di antenati, così dietro la cellula si estende una catena<br />

ininterrotta di cellule originatasi a partire dalla loro comparsa<br />

sulla Terra. Divenne più facile comprendere come da un’unica<br />

cellula fondatrice potessero derivare i miliardi di cellule che<br />

formano l’embrione prima e l’organismo adulto poi, e come i<br />

germi potessero svilupparsi e invadere i tessuti dei loro ospiti.<br />

La teoria cellulare riconobbe nei batteri i viventi più semplici<br />

e definì un quadro generale che orientò ricerche<br />

successive assai feconde.<br />

VERIFICA FLASH<br />

1. Quali sono i concetti chiave della teoria cellulare<br />

che scaturì dalle osservazioni di Schleiden e Schwann?<br />

2. Quale fu il contributo di Virchow alla teoria cellulare?<br />

CHIAVE DI LETTURA<br />

3. Quale barriera abbatté la teoria cellulare? Perché?<br />

3. Le dimensioni delle cellule<br />

Le cellule hanno grandezze variabili che vanno<br />

da 2 micrometri a diversi metri<br />

Per valutare le dimensioni delle cellule si deve ricorrere<br />

a unità di misura appropriate, cioè ai sottomultipli del metro<br />

come il micrometro (1µm = 10 –6 m), il nanometro (1 nm = 10 –9<br />

m) e l’angstrom (1Å = 10 –10 m). Il diametro delle cellule in media<br />

si aggira tra i 10 e i 20 µm, ma non mancano esempi che<br />

superano questi valori o che se ne collocano al di sotto (fig. 4).<br />

86<br />

Cruci WEB<br />

Fig. 4 Dimensioni di alcune strutture molecolari, cellulari<br />

e di alcuni viventi sulla scala logaritmica.<br />

Scienza VIVA<br />

La cellula batterica, per esempio, è la più piccola in assoluto<br />

e misura 2 µm. La cellula del lievito, microrganismo ben<br />

noto per la sua capacità di provocare il fenomeno della lievitazione<br />

del pane (ne parleremo a proposito della fermentazione),<br />

si aggira invece sui 5 µm. Un globulo rosso ha un diametro di<br />

7 µm mentre le cellule appartenenti ad animali pluricellulari<br />

hanno diametri medi che vanno da 10 a 30 µm.<br />

Fa eccezione la cellula uovo che, nella specie umana, raggiunge<br />

i 100 µm, ovvero la dimensione di una punta di spillo, e<br />

pertanto sfiora la soglia della visibilità (fig. 5).<br />

Infine, vi sono casi di cellule che si sviluppano particolarmente<br />

in lunghezza. La Caulerpa taxifolia, un’alga nota per es


Fig. 5 Dimensioni di diversi tipi di cellule a confronto.<br />

Globulo<br />

rosso<br />

lipide<br />

8 µm<br />

100 µm<br />

Cellula<br />

adiposa<br />

flagello<br />

cloroplasto<br />

sere sfuggita dall’Acquario di Montecarlo nel 1984 e per essersi<br />

diffusa rapidamente nel Mar Mediterraneo, possiede espansioni<br />

simili a foglie, formate da una sola cellula plurinucleata di<br />

vari metri di lunghezza (fig. 6). Anche nei vertebrati si trovano<br />

cellule di notevole lunghezza. Le cellule nervose, per esempio,<br />

con i loro prolungamenti possono superare il metro di lunghezza.<br />

Le cellule non possono scendere sotto una<br />

certa grandezza per ragioni metaboliche<br />

Ogni cellula per vivere deve concentrare e organizzare molecole<br />

le cui dimensioni dipendono da parametri fisici non modificabili,<br />

come la lunghezza dei raggi atomici e dei legami chi-<br />

villo<br />

Chla<br />

Cellula<br />

epiteliale<br />

intestinale<br />

15 µm<br />

Fig. 6 L’alga<br />

Caulerpa taxifolia.<br />

50 µm<br />

Cellula del<br />

legno di un<br />

albero<br />

rafforzamento<br />

della parete<br />

cellulare<br />

Cellula nervosa<br />

dendriti<br />

corpo cellulare<br />

100 µm 1 m<br />

apitolo 4 La cellula: struttura e funzioni<br />

C<br />

6 µm<br />

assone<br />

60 µm<br />

Cellula urticante di<br />

anemone di mare<br />

filamento<br />

scaricato<br />

60 µm<br />

cnidociglio<br />

nucleo<br />

nucleo<br />

mici. Dunque, la grandezza delle cellule è vincolata a un limite<br />

inferiore: non può mai scendere sotto il valore minimo indispensabile<br />

per contenere quelle sostanze. Nel caso di alcuni batteri,<br />

i micoplasmi, questo valore corrisponde alla concentrazione<br />

tipica dei piccoli metaboliti, pari all’incirca a 6000 molecole.<br />

Le cellule sono rimaste piccole per mantenere<br />

scambi efficaci con l’esterno<br />

Cellule di piccole dimensioni si rivelano più efficienti e veloci<br />

nell’incamerare i nutrienti e nell’espellere le sostanze di<br />

scarto di cellule grandi: per questa ragione sono state selezionate<br />

nel corso dell’evoluzione.<br />

La velocità di assorbimento e di espulsione delle molecole<br />

dentro e fuori la cellula dipendono infatti dall’estensione della<br />

superficie cellulare. La loro distribuzione interna è legata invece<br />

al volume cellulare. Se la cellula può contenere al suo interno<br />

più sostanze di quante non ne riesca a gestire, sia in entrata<br />

sia in uscita, avrà difficoltà a nutrirsi, a liberarsi dagli<br />

scarti e a mantenere costante il proprio ambiente interno. Per<br />

evitare ciò, la superficie della cellula non deve essere troppo<br />

piccola rispetto al suo volume. In altre parole, il rapporto superficie/volume<br />

cellulare, o superficie relativa deve essere<br />

il più alto possibile. Questa condizione si verifica nelle cellule<br />

di piccole dimensioni.<br />

Infatti, quando la cellula, come un cubo o una sfera, si<br />

accresce, il suo volume aumenta più rapidamente della superficie<br />

e il rapporto superficie/volume diminuisce rapida-<br />

villo<br />

cnidociglio<br />

terminali<br />

assonici<br />

87


Sezione<br />

B La cellula: l’unità del vivente<br />

mente (fig. 7). Il risultato è uno squilibrio nutrizionale sempre<br />

maggiore, in quanto la superficie non riesce a garantire<br />

scambi con l’ambiente adeguati alla nuova massa cellulare.<br />

Accade qualcosa di analogo quando viene ingrandito un<br />

mezzo di trasporto per accogliere più persone, ma le dimensioni<br />

e il numero delle porte per l’entrata e l’uscita rimangono<br />

invariati.<br />

Le dimensioni delle cellule variano in funzione<br />

della loro attività<br />

Abbiamo visto che in una cellula troppo grande le sostanze<br />

nutritive richiederebbero tempi troppo lunghi per diffondere<br />

dalla superficie all’interno. Altrettanto inefficace risulterebbe<br />

l’allontanamento delle sostanze di rifiuto. Ciò spiega anche<br />

perché una cellula impegnata in un’attività intensa, e quindi in<br />

scambi rapidi con l’ambiente, è tendenzialmente più piccola rispetto<br />

a una cellula meno attiva.<br />

Le attivissime cellule della radice di una pianta, per esempio,<br />

hanno un diametro che va dai 20 ai 30 µm, mentre le cellule<br />

in fase di riposo sono anche 10 volte più grandi, a causa<br />

della formazione di un grande vacuolo al loro interno. In una<br />

cellula troppo grande anche le funzioni di controllo del nucleo<br />

diventerebbero insufficienti, poiché la zona su cui questo dovrebbe<br />

esercitare la propria influenza diventerebbe eccessivamente<br />

ampia. Ecco il motivo per cui alcune cellule molto grandi<br />

sono talvolta plurinucleate, come abbiamo visto a proposito<br />

dell’alga Caulerpa.<br />

Alcune cellule aumentano la superficie relativa<br />

attraverso ripiegamenti o variazioni di forma<br />

La cellula procariote, tipica dei batteri, è in media così<br />

piccola che la sua superficie relativa è grande, sufficiente quindi<br />

a garantirle scambi ottimali con l’ambiente. Quella eucario-<br />

Fig. 7 Il rapporto superficie/volume delle cellule<br />

è tanto più alto quanto più queste sono piccole.<br />

S = 6l 2<br />

V = l 3<br />

l = 5 μm<br />

1 cellula di lato 5<br />

S = 150 μm 2<br />

V = 125 μm 3<br />

S/V = 1,2<br />

S = 1200 μm 2<br />

V = 1000 μm 3<br />

1 cellula di lato 20<br />

S = 600 μm<br />

8 cellule di lato 5<br />

S/V = 1,2<br />

2<br />

V = 1000 μm 3<br />

S/V = 0,6<br />

S = 2400 μm 2<br />

V = 8000 μm 3<br />

1 cellula di lato 10<br />

S/V = 0,3<br />

8 cellule di lato 10<br />

S = 4800 μm 2<br />

V = 8000 μm 3<br />

S/V = 0,6<br />

S = 9600 μm 2<br />

V = 8000 μm 3<br />

Il rapporto S/V di una cellula, all’aumentare delle sue dimensioni, diminuisce<br />

μm μm<br />

μm<br />

μm<br />

μm<br />

64 cellule di lato 5 μm<br />

S/V = 1,2<br />

88<br />

l = 10 μm<br />

l = 20 μm<br />

Scienza VIVA<br />

Il rapporto S/V di un volume totale,<br />

all’aumentare del numero delle<br />

cellule che lo occupano, cresce.<br />

te, compensa invece la sua maggior grandezza arricchendo la<br />

superficie esterna di increspature e proiezioni a forma di dito,<br />

i villi.<br />

In generale, se una cellula svolge una funzione che le richiede<br />

un’area di superficie maggiore di quella consentita dal<br />

suo volume, ricorre all’espediente di ripiegare più e più volte le<br />

proprie membrane. Le cellule dell’intestino, per esempio, per<br />

aumentare la propria superficie assorbente, si ripiegano in<br />

molti microvilli. Esse funzionano in modo simile a un asciugamano<br />

di spugna, che ottimizza la sua area di contatto con l’acqua<br />

e dunque la sua capacità di assorbimento, componendosi<br />

di centinaia di piccoli nodi.<br />

All’occorrenza, cellule più grandi della media possono<br />

presentare una forma non sferica, ma a seconda dei casi, isodiametrica,<br />

allungata, radiale. In questo modo, nonostante<br />

l’aumento di dimensioni, riescono a mantenere corta la via seguita<br />

dagli “alimenti” per diffondere sino alle parti più interne<br />

della cellula, e si avvantaggiano di una superficie interna più<br />

estesa di quella di una cellula sferica (fig. 8). Infatti queste forme,<br />

a parità di massa e volume, possiedono una superficie<br />

maggiore della sfera (fig. 9).<br />

L’ottimizzazione della superficie relativa<br />

caratterizza il vivente a tutti i livelli<br />

La tendenza a mantenere alto il rapporto superficie/volume<br />

si manifesta nei viventi a tutti gli ordini di grandezza: da quello<br />

macroscopico dell’organo a quelli microscopici del tessuto e<br />

della cellula a quello ultramicroscopico dell’organulo cellulare<br />

(fig. 10).<br />

Fig. 8 Forme di cellule che ottimizzano la superficie relativa<br />

meglio della sfera.<br />

cellula isodiametrica<br />

con molti prolungamenti<br />

citoplasma<br />

VACUOLO<br />

cellula con grande cavità interna<br />

piena d’acqua<br />

cellula allungata di dimensioni macroscopiche<br />

in una direzione e microscopiche nelle altre due.<br />

via che gli alimenti devono seguire per diffondere nelle parti più interne.


Fig. 9 Modi per aumentare la superficie di un solido a partire da<br />

una sfera, lasciando inalterati massa e volume.<br />

Forma ancora isodiametrica:<br />

l’aumento è ottenuto<br />

attraverso rientranze<br />

e sporgenze.<br />

Forma sferica, ma cava all’interno.<br />

VUOTO<br />

Superficie liscia,<br />

ma forma allungata<br />

prevalentemente<br />

in una direzione.<br />

Sfera massiccia isodiametrica:<br />

superficie liscia senza rientranze e sporgenze.<br />

Gli organismi nella loro interezza risolvono il problema<br />

delle loro grandi dimensioni attraverso l’organizzazione cellulare.<br />

Invece di formare grandi masse uniche suddividono il<br />

proprio organismo in più cellule. Niente fantascientifiche amebe<br />

giganti che fagocitano interi edifici, quindi, ma organismi<br />

fatti di tante più cellule quanto più sono grandi.<br />

In questo modo i viventi aumentano sia la loro superficie<br />

di contatto con l’esterno, sia la velocità di ingresso e di uscita<br />

delle sostanze dal loro corpo (fig. 11). Infatti, il movimento delle<br />

molecole è più veloce negli spazi intercellulari che all’interno<br />

della sostanza vivente.<br />

Fig. 11<br />

La pluricellularità<br />

garantisce<br />

ai viventi<br />

una migliore<br />

interazione<br />

con l’ambiente<br />

esterno.<br />

ORGANISMO<br />

FORMATO DA UN’UNICA MASSA<br />

DI MATERIA VIVENTE<br />

1 cm<br />

0,5 mm<br />

10 μm<br />

1 μm<br />

livello<br />

macroscopico<br />

livello<br />

microscopico<br />

livello<br />

microscopico<br />

livello<br />

ultramicroscopico<br />

apitolo 4 La cellula: struttura e funzioni<br />

C<br />

Fig. 10 Tendenza dei viventi ad aumentare la superficie relativa<br />

a diversi ordini di grandezza.<br />

DIMENSIONI<br />

Molecole che entrano<br />

ed escono dall’organismo<br />

Superficie di contatto<br />

con l’esterno<br />

ORGANISMO<br />

SUDDIVISO IN CELLULE<br />

Foglia intera<br />

forma laminare<br />

con alto rapporto<br />

superficie/volume<br />

Sezione della<br />

foglia<br />

ampie superfici<br />

di cellule<br />

si affacciano<br />

su una rete<br />

di spazi<br />

intercellulari<br />

interni<br />

Cellula<br />

del tessuto<br />

fotosintetico<br />

la materia vivente<br />

non è uniforme,<br />

ma strutturata<br />

in organuli<br />

che appaiono<br />

nettamente<br />

delimitati.<br />

Organulo<br />

cellulare singolo<br />

(cloroplasto)<br />

contiene<br />

un complicato<br />

sistema<br />

di membrane<br />

interne alle quali<br />

è legata<br />

la clorofilla.<br />

89


Sezione<br />

B La cellula: l’unità del vivente<br />

CHIAVE DI LETTURA<br />

Da quanto detto è evidente che le dimensioni delle cellule non<br />

hanno alcun rapporto con le dimensioni dell’organismo. Dunque,<br />

le cellule di un grosso ippopotamo o di un’imponente sequoia<br />

non sono più grandi di quelle di una formica o di un esile<br />

filo d’erba.<br />

L’uniformità nelle dimensioni cellulari, a eccezione delle cellule<br />

uovo, che sono inattive e devono la loro dimensione abnorme<br />

alle riserve nutritive che contengono, è anche indice della<br />

loro comune origine.<br />

VERIFICA FLASH<br />

Cruci WEB<br />

1. Come varia il rapporto tra superficie e volume di una cellula<br />

al variare delle sue dimensioni?<br />

2. Perché le cellule hanno dimensioni così ridotte?<br />

CHIAVE DI LETTURA<br />

3. Le cellule attive hanno una dimensione differente da quelle<br />

inattive? Se sì, di che tipo?<br />

4. Forme, funzioni e numero<br />

delle cellule<br />

La forma di una cellula è strettamente<br />

collegata alla sua funzione<br />

Le forma delle cellule generalmente è in rapporto con le funzioni<br />

che esse svolgono. Ruffini, famoso biologo nato nel 1864, affermò<br />

che “la forma è l’immagine plastica della funzione”. Tutte le<br />

Fig. 12 Le cellule, specializzandosi, cambiano volto: assumono strutture diverse per compiere funzioni diverse.<br />

NEURONE È l’unità funzionale<br />

del tessuto nervoso. Presenta<br />

più prolungamenti che si<br />

dipartono dal corpo cellulare e<br />

che sono fondamentali per la<br />

ricezione e la trasmissione<br />

degli impulsi.<br />

CELLULE ASSORBENTI<br />

DELL’INTESTINO Prelevano<br />

dal lume intestinale le<br />

sostanze nutritive<br />

scomposte dalla digestione<br />

e le immettono nel sangue.<br />

Presentano i villi, numerosi<br />

ripiegamenti della<br />

membrana rivolta verso il<br />

lume intestinale, che<br />

consentono di ampliare<br />

notevolmente la superficie<br />

assorbente della cellula e di<br />

rendere l’assorbimento più<br />

rapido.<br />

90<br />

cellule di un organismo derivano da un’unica cellula, lo zigote o uovo<br />

fecondato. Da qui traggono origine, attraverso un processo<br />

chiamato di “differenziamento cellulare”, cellule tra loro differenti<br />

per forma, dimensione, composizione chimica, funzione.<br />

Il numero delle cellule contenute nei viventi ne<br />

determina la grandezza<br />

Abbiamo visto che è il numero delle cellule, e non la loro<br />

dimensione, a essere responsabile della diversa grandezza degli<br />

organismi. Negli organismi grandi il numero delle cellule è<br />

molto più elevato rispetto a quello negli organismi piccoli.<br />

Si stima, per esempio, che nell’uomo adulto, a esclusione<br />

delle cellule del sangue, ci siano circa 10 13 cellule (figura 12).<br />

CHIAVE DI LETTURA<br />

Un elevato numero di cellule permette agli organismi di:<br />

regolare meglio l’ambiente interno;<br />

rinnovare le singole cellule, estendendo così la vita dell’organismo<br />

aldilà di quella della singola cellula;<br />

avere cellule specializzate che svolgono in modo ottimale<br />

funzioni molto diverse: dalla locomozione alle attività neurali.<br />

Diventare pluricellulari è quindi un modo particolarmente<br />

significativo di diventare grandi.<br />

VERIFICA FLASH<br />

Cruci WEB<br />

1. Spiega quale rapporto c’è tra la forma dei globuli rossi e la<br />

loro funzione.<br />

CHIAVE DI LETTURA<br />

2. Che legame c’è tra il numero di cellule di un organismo vivente<br />

e la sua complessità?<br />

GLOBULI ROSSI Sono<br />

Scienza VIVA<br />

responsabili del trasporto<br />

dell’ossigeno: nell’uomo lo<br />

prelevano a livello polmonare e lo<br />

trasportano a tutte le cellule del<br />

corpo. Sono piccoli dischi<br />

concavi, più sottili al centro. Ogni<br />

cellula perde precocemente il<br />

nucleo per riempirsi di emoglobina, una proteina<br />

capace di legare l’ossigeno e trasportarlo. Piccoli e<br />

flessibili, riescono a insinuarsi nei più sottili capillari<br />

sanguigni, assicurando il corretto apporto<br />

di ossigeno ad ogni cellula.<br />

SPERMATOZOO È una cellula<br />

piccola, di forma affusolata,<br />

formata da una testa dove è<br />

racchiuso il nucleo con il materiale<br />

ereditario, un collo e una coda<br />

necessaria al suo movimento alla<br />

ricerca della cellula uovo. Ha il<br />

compito di fondersi con l’ovulo<br />

femminile per iniziare il processo<br />

di riproduzione.


Dentro Ricerca<br />

Con la nascita<br />

della biochimica<br />

e della genetica<br />

la biologia diventa<br />

una scienza<br />

sperimentale<br />

La teoria cellulare elaborata<br />

tra il 1830 e il 1840 e la teoria<br />

evolutiva (1859) permisero lo<br />

sviluppo di due nuove discipline:<br />

la biochimica e la geneti-<br />

2001<br />

2000<br />

1975<br />

1950<br />

1925<br />

1900<br />

1875<br />

1850<br />

1825<br />

1800<br />

1700<br />

1600<br />

progetto genoma umano<br />

ciclo di Krebs<br />

cristallizzazione<br />

enzima<br />

Buchner<br />

Glicolisi<br />

Pasteur collega<br />

gli organismi viventi<br />

a processi specifici<br />

fermentazione<br />

BIOCHIMICA<br />

Verso la biologia molecolare<br />

ca. Con la nascita di queste<br />

due branche, la biologia, da<br />

un passato dedicato alla osservazione<br />

delle forme, diventa<br />

una scienza sperimentale.<br />

Inizialmente la biochimica si<br />

occupò di purificare i diversi<br />

costituenti cellulari per scoprirne<br />

la natura chimica e il tipo<br />

di reazioni cui andavano incontro.<br />

La genetica invece af-<br />

BIOLOGIA<br />

MOLECOLARE<br />

sviluppo<br />

delle<br />

tecniche<br />

di colorazione<br />

Schleiden<br />

e Schwann<br />

formulano<br />

la teoria<br />

cellulare<br />

microscopio<br />

ottico<br />

BIOLOGIA<br />

CELLULARE<br />

biotecnologie<br />

Watson e Crick<br />

propongono la struttura<br />

a doppia elica del DNA<br />

microscopio<br />

elettronico<br />

occhio<br />

nudo<br />

Mendel scopre<br />

le leggi<br />

fondamentali<br />

della genetica<br />

GENETICA<br />

Le principali tappe della biologia cellulare, della biochimica e<br />

della genetica, e lo sviluppo della biologia molecolare.<br />

frontò, con Gregor Mendel, il<br />

problema della trasmissione<br />

dei caratteri ereditari. Il lavoro<br />

di Mendel, pubblicato nel<br />

1865, venne trascurato dai<br />

contemporanei: rimase ignorato<br />

per circa 35 anni, perché i<br />

saperi allora a disposizione<br />

non permettevano di coglierne<br />

appieno le potenzialità.<br />

Negli anni in cui gli studi di<br />

Mendel furono dimenticati, si<br />

verificarono molti progressi<br />

nel campo sia della microscopia<br />

che della citologia, l’ambito<br />

disciplinare che si occupa<br />

dello studio della cellula (dal<br />

greco kytos, contenitore e logos,<br />

studio). I risultati ottenuti<br />

da Mendel vennero rivalutati<br />

più avanti quando, grazie alla<br />

scoperta dei cromosomi, si riuscì<br />

a darne una spiegazione<br />

scientifica.<br />

La biologia<br />

molecolare svela<br />

i meccanismi<br />

biochimici interni<br />

alla cellula<br />

A partire dagli anni Trenta del<br />

secolo scorso, con il microscopio<br />

elettronico, venne messa a<br />

fuoco l’organizzazione interna<br />

della cellula e si poté osservare<br />

che strutture e organelli subcellulari<br />

erano comuni pressoché<br />

a tutte le cellule. Si cercò di<br />

chiarire la funzione di ogni singolo<br />

organulo, che però spesso<br />

rimase oscura. Tra gli anni<br />

Quaranta e Cinquanta del secolo<br />

scorso, vari studi permisero<br />

di affermare che i cromosomi<br />

erano chimicamente formati<br />

da DNA e che dunque<br />

questa molecola era la sede<br />

dell’informazione ereditaria.<br />

Con la comprensione della<br />

apitolo 4 La cellula: struttura e funzioni<br />

C<br />

struttura molecolare del DNA<br />

e il famoso modello “a doppia<br />

elica” presentato da James<br />

Watson e Francis Crick nel<br />

1953, prende vigore la moderna<br />

biologia molecolare.<br />

Questa branca di studio ha<br />

permesso di descrivere la cellula<br />

come una macchina biochimica<br />

di grande complessità,<br />

in grado di organizzare al<br />

suo interno strutture sofisticate<br />

e di realizzare processi biochimici<br />

molto complicati, grazie:<br />

• all’informazione contenuta<br />

nel suo DNA;<br />

• alla capacità di utilizzare<br />

energia che preleva dall’ambiente.<br />

Qualsiasi macchina, del resto,<br />

per essere costruita e per funzionare<br />

ha bisogno dell’informazione<br />

per mettere insieme<br />

correttamente i vari pezzi, e di<br />

energia che ne sostenga il funzionamento.<br />

Con le biotecnologie<br />

è oggi possibile<br />

manipolare il DNA<br />

a scopi terapeutici<br />

L’avanzamento tecnologico<br />

degli anni più recenti ha consentito<br />

infine la nascita delle<br />

biotecnologie, che si interessano<br />

delle applicazioni di<br />

quanto è stato acquisito nei<br />

campi della biologia e della<br />

chimica. Oggi nuove tecniche<br />

permettono di manipolare il<br />

DNA, isolandolo, tagliandolo,<br />

trasferendolo da una cellula a<br />

un’altra e riproducendone più<br />

volte piccoli frammenti specifici<br />

per produrre beni, come i<br />

farmaci, e servizi, come i controlli<br />

diagnostici, essenziali per<br />

la nostra salute.<br />

91


Sezione<br />

B La cellula: l’unità del vivente<br />

Questioni aperte Nuove frontiere<br />

I virus, sospesi tra vita e non vita<br />

Il pulviscolo atmosferico illuminato da un raggio di sole in una<br />

stanza buia rivela un universo impalpabile di particelle solide e<br />

di microscopiche gocce che il nostro occhio fatica a osservare.<br />

Ci troviamo infatti al limite del potere risolutivo dell’occhio<br />

umano, che si aggira intorno ai 50 micrometri: le dimensioni di<br />

una capocchia di spillo.<br />

Cosa si nasconde sotto la soglia della visibilità?<br />

Un mondo ricchissimo, fatto di granuli di polline, di cellule animali<br />

e vegetali (grandi 10-30 micrometri), batteri (grandi 1 micrometro<br />

circa), e, ancora più sotto, di virus (intorno agli 0,1 micrometri)<br />

e vari tipi di molecole (0,01 – 0,05 micrometri). Di tutto<br />

ciò l’uomo ha saputo poco o nulla fino all’avvento del microscopio.<br />

Sono duecento anni che conosciamo i batteri, solo cento<br />

che conosciamo i virus e un paio di decenni solamente che<br />

conosciamo i prioni, semplici molecole proteiche in grado di<br />

autoriprodursi.<br />

Quali caratteristiche possiedono gli abitanti di<br />

questo mondo microscopico?<br />

Consideriamo per esempio i virus (fig. 1). Sono responsabili di<br />

circa il 60% delle malattie infettive oggi note: dalle più banali,<br />

come il raffreddore, alle più gravi come l’AIDS, le patologie<br />

emorragiche indotte da virus emergenti come Ebola o le influenze<br />

aviarie che periodicamente minacciano di trasformarsi<br />

in pericolose pandemie. Sono inoltre coinvolti in alcune forme<br />

di cancro.<br />

Fig. 1 Nella figura<br />

a fianco, micrografia<br />

elettronica del virus<br />

H5N1 dell’influenza<br />

aviaria, responsabile<br />

di episodi epidemici<br />

a partire dal 1996 e,<br />

a destra, virus<br />

dell’influenza suina,<br />

un tipo di influenza<br />

identificata nel corso<br />

del 2009.<br />

92<br />

&<br />

involucro lipidico<br />

molecola di RNA<br />

proteine dell’involucro<br />

I virus sono talmente piccoli che riescono a passare attraverso i<br />

filtri di porcellana usati in laboratorio per eliminare i batteri dai<br />

liquidi. Per questa ragione furono chiamati inizialmente filtrabili.<br />

Hanno dimensioni che si aggirano intorno a 18- 20 nm, anche<br />

se i più grandi possono raggiungere i 450 nm e sovrapporsi così<br />

ai batteri più piccoli.<br />

Ma cosa sono i virus?<br />

Gli scienziati non hanno ancora dato una risposta definitiva a<br />

questa domanda.<br />

Nel corso di tutto il ‘900 li hanno definiti in molti modi diversi.<br />

Inizialmente li hanno ritenuti dei veleni, come risulta ancora dal<br />

nome (dal latino virus, veleno). Successivamente li hanno considerati<br />

batteri piccolissimi. Al pari dei batteri, infatti, i virus sono<br />

all’origine di molte malattie e si trasmettono con facilità da<br />

un individuo all’altro. Nel 1935 si giunse per la prima volta a cristallizzarne<br />

uno, il virus del mosaico del tabacco: da allora questi<br />

piccolissimi agenti patogeni cominciarono a essere considerati<br />

sostanze chimiche di natura biologica.<br />

Studi successivi hanno chiarito che i virus sono costituiti da materiale<br />

ereditario racchiuso in un involucro proteico, ma che risultano<br />

del tutto privi delle strutture necessarie per svolgere le<br />

molte attività metaboliche tipiche di una cellula. Più che organismi<br />

viventi, i virus apparivano dunque aggregati di molecole<br />

chimiche.


Dunque il virus si colloca sotto la soglia<br />

della vita?<br />

Non proprio. La sua particolarità consiste nel fatto che, a seconda<br />

del contesto in cui si trova, manifesta caratteristiche e comportamenti<br />

diversi.<br />

Quando entra nella cellula ospite, abbandona la staticità chimica<br />

e manifesta un’attività notevole. Dopo essersi liberato dell’involucro<br />

integra il proprio acido nucleico con quello della cellula<br />

alla quale si fissa. In questo modo sfrutta i meccanismi riproduttivi<br />

dell’ospite per replicare il proprio materiale ereditario<br />

e sintetizzare le proteine del proprio involucro. Dall’assemblaggio<br />

del nuovo materiale ereditario e delle nuove proteine<br />

prodotte scaturiscono così nuovi virus che potranno a loro volta<br />

infettare altre cellule, propagando l’infezione. Ecco perché<br />

oggi diversi studiosi tendono a collocare i virus in una sorta di<br />

limbo tra vita e non vita.<br />

Perché allora non li consideriamo organismi<br />

viventi?<br />

Perché in fase di “riposo”, per esempio quando si trovano negli<br />

aggregati cristallini, essi si presentano come delle inerti sostanze<br />

minerali. Tuttavia dispongono degli stessi acidi nucleici<br />

e delle stesse proteine presenti nelle cellule, e all’interno di<br />

queste si comportano come esseri viventi, riproducendosi a<br />

migliaia. Qualche scienziato li considera gruppi di geni di cellule<br />

ospiti riusciti, non si sa ben come, a uscire dalla cellula stessa<br />

acquisendo in qualche modo un involucro proteico. Secondo<br />

questa ipotesi, i virus sarebbero dei “fuggiaschi” degenerati<br />

in parassiti.<br />

Il passato dibattito sul loro collocamento rispetto al confine “vita/non<br />

vita” ha posto comunque in secondo piano un aspetto<br />

cui oggi si tende a dare una grande importanza e cioè la funzione<br />

da essi svolta nel corso dell’evoluzione.<br />

apitolo 4 La cellula: struttura e funzioni<br />

C<br />

Fig. 2 La propagazione<br />

del prione a livello<br />

cellulare: al contatto<br />

con il prione patogeno,<br />

la forma normale della<br />

proteina è “costretta”<br />

ad assumere una<br />

configurazione<br />

di tipo patogeno. forma patogena<br />

della proteina<br />

forma normale<br />

soggetta<br />

a modificazione<br />

forma non patogena<br />

della proteina<br />

Quale ruolo giocano i virus sul piano<br />

evolutivo?<br />

Per quel che ci riguarda, essi ci hanno selezionati attraverso le<br />

malattie con cui ci affliggono da sempre. Hanno così favorito la<br />

sopravvivenza degli individui meno sensibili o resistenti ai loro<br />

attacchi.<br />

Essi presentano caratteristiche che li rendono un’importante fonte<br />

di innovazione genetica. Infatti, possiedono materiale ereditario<br />

facilmente modificabile; sono capaci di colonizzare l’ospite,<br />

talvolta dopo lunghi periodi di quiescenza, inserendovi il loro acido<br />

nucleico; possono viaggiare da un organismo all’altro.<br />

Non è ancora chiaro tuttavia se i virus rappresentino un “incidente<br />

di percorso” nel corso dell’evoluzione o se siano stati<br />

prodotti dalle cellule stesse per la messa a punto di schemi genetici<br />

vincenti.<br />

Esiste un’altra forma difficilmente<br />

classificabile, nel mondo microscopico?<br />

Sì, il prione (25 nm), responsabile del cosiddetto morbo della<br />

mucca pazza o malattia di Creutzfeldt-Jakob. Questo agente<br />

patogeno, a differenza del virus, è costituito solo da una proteina,<br />

dunque è privo anche di acido nucleico.<br />

Come fa allora il prione a riprodursi?<br />

Più che riprodursi il prione anomalo “contagia” e modifica la<br />

proteina “sana” (fig. 2).<br />

Nel nostro organismo è infatti fisiologicamente presente una<br />

forma non infettiva del prione, che svolge una funzione legata<br />

al sistema nervoso. Questa forma normale, quando entra in<br />

contatto con quella patogena, da cui differisce solo per la configurazione<br />

spaziale, assume una struttura del tipo patogeno.<br />

I prioni così modificati si legano poi in fibrille non degradabili<br />

che si accumulano nel cervello dell’organismo infettato e lo<br />

danneggiano in modo irreparabile.<br />

93


Sezione<br />

B La cellula: l’unità del vivente<br />

Per lo più di grandezza uniforme, sono presenti nei<br />

diversi organismi in numero differente.<br />

94<br />

a occhio nudo<br />

Le cellule sono gli elementi<br />

costitutivi di tutti i viventi,<br />

e li accomunano nella diversità.<br />

appaiono diversi<br />

al microscopio appaiono simili<br />

Le cellule<br />

Sono le più piccole unità funzionali capaci<br />

sia di vita indipendente, sia di vita d’insieme.


Hanno forme<br />

e dimensioni che<br />

variano a seconda<br />

della funzione che<br />

svolgono.<br />

Derivano<br />

ciascuna da un’altra<br />

cellula e tutte, su scala<br />

evolutiva, da una primordiale cellula<br />

fondatrice.<br />

parete cellulare<br />

anello di DNA<br />

membrana nuda<br />

TIPO DI<br />

CELLULA<br />

Hanno conservato<br />

dimensioni piccole<br />

per mantenere alto<br />

il rapporto S/V<br />

e poter intrattenere<br />

scambi efficaci<br />

con l’ambiente.<br />

introflessione<br />

S = 6l 2<br />

V = l 3<br />

l = 5 μm<br />

l = 10 μm<br />

vescicola<br />

intracellulare<br />

apitolo 4 La cellula: struttura e funzioni<br />

C<br />

SPERMATOZOO NEURONE GLOBULO ROSSO<br />

DIMENSIONE 5-10 m 100 m 8 m<br />

FORMA È una cellula piccola Presenta più prolungamenti È un piccolo disco<br />

e affusolata, formata che si dipartono dal corpo concavo, più sottile<br />

da una testa, un collo, cellulare al centro<br />

una coda<br />

FUNZIONE Ha il compito di fondersi È l’unità funzionale del È responsabile del<br />

con l’ovulo femminile tessuto nervoso. trasporto dell’ossigeno:<br />

per iniziare il processo È responsabile della ricezione nell’uomo lo preleva<br />

di riproduzione e della trasmissione a livello polmonare<br />

degli impulsi nervosi e lo trasporta a tutte<br />

le cellule del corpo<br />

l = 20 μm<br />

1 cellula di lato 5<br />

S = 150 μm 2<br />

V = 125 μm 3<br />

S/V = 1,2<br />

S = 1200 μm 2<br />

V = 1000 μm 3<br />

1 cellula di lato 20<br />

S = 600 μm<br />

8 cellule di lato 5<br />

S/V = 1,2<br />

2<br />

V = 1000 μm 3<br />

S/V = 0,6<br />

S = 2400 μm 2<br />

V = 8000 μm 3<br />

1 cellula di lato 10<br />

S/V = 0,3<br />

8 cellule di lato 10<br />

S = 4800 μm 2<br />

V = 8000 μm 3<br />

S/V = 0,6<br />

S = 9600 μm 2<br />

V = 8000 μm 3<br />

Il rapporto S/V di una cellula, all’aumentare delle sue dimensioni, diminuisce<br />

μm μm<br />

μm<br />

μm<br />

μm<br />

64 cellule di lato 5 μm<br />

S/V = 1,2<br />

microtubuli<br />

fibre<br />

di actina<br />

Il rapporto S/V di un volume totale,<br />

all’aumentare del numero delle<br />

cellule che lo occupano, cresce.<br />

verso la cellula eucariote<br />

lisosoma<br />

95


esercizi Sezione<br />

B <br />

SAPERE<br />

Rispondi alle seguenti domande.<br />

1. Quali sono i punti fondamentali della teoria cellulare?<br />

2. Quali sono le unità di misura utilizzate per le dimensioni<br />

cellulari?<br />

3. Perché l’aumento delle dimensioni corporee si realizza<br />

attraverso la pluricellularità e non anche attraverso<br />

un aumento delle dimensioni cellulari?<br />

4. Che cosa si intende per “differenziamento cellulare”?<br />

5. Quale ruolo svolgono le cellule negli organismi<br />

viventi?<br />

6. Indica almeno una delle funzioni fondamentali che<br />

la cellula svolge.<br />

7. Qual è la forma dei globuli rossi? In che modo è legata<br />

alla loro funzione?<br />

8. Qual è il limite inferiore sotto il quale non può scendere<br />

la grandezza delle cellule?<br />

9. In che modo la teoria evolutiva ha contribuito alla<br />

comprensione della cellula?<br />

10. Da che cosa deriva ciascuna cellula?<br />

Vero o falso?<br />

11. Secondo la teoria cellulare tutte le cellule<br />

hanno origine da cellule preesistenti.<br />

12. Il rapporto superficie/volume pone un limite<br />

alle dimensioni massime delle cellule.<br />

13. Hooke scoprì le cellule vegetali vive.<br />

14. Le cellule non possono superare una certa<br />

grandezza.<br />

15. Lo spermatozoo ha prolungamenti ottimizzati<br />

per la trasmissione degli impulsi nervosi.<br />

16. Nella materia vivente le molecole si muovono<br />

più velocemente che negli spazi intercellulari.<br />

17. Le cellule sono capaci di vita autonoma.<br />

18. Tutte le cellule presenti in uno stesso organismo<br />

hanno all’incirca la stessa grandezza.<br />

19. Gli organuli cellulari non sono le più piccole<br />

unità funzionali del vivente.<br />

20. Gli organismi di grandi dimensioni hanno cellule<br />

più grandi degli organismi piccoli.<br />

Individua il soggetto delle seguenti<br />

affermazioni.<br />

21. ................................................................................... chiamò celle le cavità<br />

del sughero viste al microscopio.<br />

22. ................................................................................... formulò la teoria<br />

cellulare.<br />

23. ................................................................................... affermò che ogni cellula<br />

deriva da una cellula preesistente.<br />

24. ................................................................................... osservò per la prima volta i<br />

batteri e gli spermatozoi umani.<br />

96<br />

V F<br />

V F<br />

V F<br />

V F<br />

V F<br />

V F<br />

V F<br />

V F<br />

V F<br />

V F<br />

SAPER FARE<br />

Indica il completamento corretto.<br />

25. Le dimensioni medie di una cellula batterica sono:<br />

a<br />

maggiori della cellula eucariote c di circa 2 µm<br />

b di circa 0,2 µm d sono di circa 0,2 mm<br />

26. Per aumentare la propria superficie interna alcune cellule:<br />

a<br />

b<br />

c<br />

d<br />

diventano plurinulceate<br />

si ripiegano in microvilli<br />

si organizzano in tessuti<br />

aumentano il numero degli organuli<br />

Rispondi alle domande e calcola le equivalenze.<br />

27. Quanto è grande in media la cellula batterica?<br />

………………......... nm =………………......... µm = …….……….........mm<br />

28. Quanto può essere grande una cellula animale?<br />

………………......... Å = ………………......... µm = …….………......... m<br />

29. Quanto è grande all’incirca una cellula uovo umana?<br />

……………….........µm = ………………......... cm = …….………......... nm<br />

30. Quale grandezza può superare una cellula nervosa?<br />

dm …….………......... = ………………......... µm = …….………......... km<br />

Completa il brano scegliendo tra i termini<br />

proposti.<br />

Tieni presente che un termine può essere usato anche più di<br />

una volta.<br />

31. La suddivisone in …………......................……......... dà a un organismo<br />

una grandissima …………......................……......... attraverso la quale<br />

possono entrare e uscire le …………......................……......... di scambio.<br />

Questa …………......................……......... sarebbe molto più<br />

………….........................……...... in un organismo fatto di un’unica grossa<br />

…………......................……......... non organizzata in ………….......................…..........<br />

organi, massa, piccola, grande, molecole, tessuti, cellule,<br />

superficie<br />

Analizza e sintetizza.<br />

32. Componi un testo lungo al massimo 70 parole, che sintetizzi<br />

le caratteristiche fondamentali delle cellule, come descritte<br />

dalla moderna teoria cellulare. Utilizza almeno 3 dei termini<br />

seguenti: diversità, origine, autonoma, microscopio, evolutivo,<br />

funzionale, biologiche.<br />

33. Leggi e analizza il seguente brano di Rudolf Virchow.<br />

La cellula presuppone l’esistenza di una cellula, allo stesso<br />

modo in cui la pianta non può provenire altro che da una<br />

pianta e l’animale da un altro animale (...).


Nell’intera serie degli esseri viventi, piante, animali o parti<br />

costitutive di questi due regni, c’è una legge eterna, ed è<br />

quella dello sviluppo continuo. Lo sviluppo non può conoscere<br />

discontinuità; una generazione non saprebbe dare inizio<br />

per conto suo a una serie di nuovi sviluppi.<br />

A quale analogia ricorre Virchow per confutare l’ipotesi della generazione<br />

spontanea delle cellule? Su che cosa si regge questa<br />

analogia? Che cosa si intende con “sviluppo continuo”?<br />

SAPER INTERPRETARE<br />

Completa il grafico con i valori mancanti<br />

e spiegalo.<br />

34. Il grafico illustra il variare del rapporto superficie/volume di<br />

una sfera al diminuire del raggio.<br />

a Ricava dal grafico la lunghezza del raggio di ogni singola<br />

sfera e calcolane il rapporto tra superficie e volume.<br />

b Il grafico può essere utilizzato per spiegare una delle<br />

caratteristiche fondamentali delle cellule. Quale? Perché?<br />

2<br />

1,5<br />

1<br />

0,5<br />

raggio (r)<br />

0 5<br />

rapporto superficie/volume (S/V)<br />

S = 50,24<br />

V = 33,49<br />

S = 12,56<br />

V = 4,19<br />

S = 3,14<br />

V = 0,52<br />

Interpreta l’immagine e rispondi alle domande.<br />

35. Osserva la figura, riempi i campi vuoti e rispondi infine alle<br />

domande.<br />

a Che cosa succede al volume totale: diminuisce, rimane<br />

inalterato o aumenta? E alla superficie?<br />

b Che cosa illustra dunque la sequenza?<br />

1 cellula<br />

S = 2.400 μm 2<br />

V = 8.000 μm 3<br />

S/V = 0,3<br />

20 μm<br />

apitolo 4 C<br />

... IN PIÙ SUL WEB<br />

E-Trainer.<br />

PICCOLO DIZIONARIO MEDICO<br />

Definisci il termine incontrato nel capitolo.<br />

38. Biotecnologie<br />

.................................................................................................................................................................<br />

.................................................................................................................................................................<br />

.................................................................................................................................................................<br />

Effettua una ricerca su Internet.<br />

39. Indica almeno un contributo offerto dalle biotecnologie<br />

alla medicina e alla farmacologia.<br />

.................................................................................................................................................................<br />

.................................................................................................................................................................<br />

.................................................................................................................................................................<br />

Rifletti sul metodo che hai seguito nella ricerca<br />

delle informazioni.<br />

40. Quanti e quali fonti hai consultato?<br />

8 cellule 1000 cellule<br />

S = .....................<br />

V = .....................<br />

S/V = .....................<br />

.................................................................................................................................................................<br />

.................................................................................................................................................................<br />

.................................................................................................................................................................<br />

10 μm<br />

S = .....................<br />

V = .....................<br />

S/V = .....................<br />

Verifica la tua preparazione con gli esercizi interattivi.<br />

In laboratorio<br />

36. Uso del microscopio<br />

37. Osservazione dei batteri dello yogurt<br />

esercizi<br />

2 μm<br />

97

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