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ALBERGHINA COVER_ABconf.indd - Mondadori Education

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trastare le diverse parti del campione<br />

si esegue una colorazione<br />

a base di metalli pesanti che assorbono<br />

gli elettroni, diffondendoli<br />

anziché farsi attraversare.<br />

Gli elettroni generati nel cannone<br />

vengono direzionati dalle lenti<br />

condensatrici sul campione. Alcuni<br />

di essi vengono assorbiti,<br />

altri lo attraversano e vengono<br />

deviati dagli atomi del campione<br />

sull’obiettivo, a formare una prima<br />

immagine. Questa viene ulteriormente<br />

ingrandita da una<br />

lente proiettore, e infine visualizzata<br />

su uno schermo che, sottoposto<br />

al bombardamento degli<br />

elettroni, diviene fluorescente.<br />

In alternativa, si può disporre<br />

una lastra fotografica al posto<br />

dello schermo: si otterrà così una<br />

microfotografia dell’immagine<br />

elettronica (fig. 2b). Il risultato finale<br />

è un’ immagine bidimensionale<br />

dell’oggetto osservato,<br />

che consente di distinguerne bene<br />

la struttura interna (fig. 2c)<br />

Volendo localizzare una determinata<br />

molecola, si sfrutta la capacità<br />

degli anticorpi (molecole<br />

proteiche) di legarsi in modo<br />

specifico ad altre molecole. In<br />

particolare, si prende l’anticor-<br />

po specifico per la molecola da<br />

localizzare, lo si fa reagire con<br />

minuscole particelle d’oro, dense<br />

agli elettroni, in modo da<br />

“marcarlo” e poterne seguire il<br />

percorso; infine, lo si pone a<br />

contatto con il campione. L’anticorpo<br />

riconosce la molecola e<br />

la lega, “marcandola” a sua volta<br />

e la rende così facilmente individuabile.<br />

Un’applicazione particolare è<br />

l’immunofluorescenza. Se l’anticorpo<br />

viene “marcato” con una<br />

sostanza fluorescente, per esempio<br />

la fluorescina, quando entrerà<br />

in contatto con la struttura cellulare<br />

specifica, la legherà rendendola<br />

osservabile grazie alla<br />

propria luminescenza. Questa<br />

viene prodotta quando le molecole<br />

della sostanza fluorescente<br />

vengono eccitate dalla luce ultravioletta<br />

con cui si illumina il<br />

campione.<br />

SEM<br />

Ha un potere di risoluzione di<br />

10 nm. A differenza del TEM,<br />

restituisce una visione tridimensionale<br />

dell’oggetto, grazie a<br />

una diversa tecnica di costruzione<br />

dell’immagine. In questo ca-<br />

so sono gli elettroni del campione<br />

e non quelli del fascio a<br />

fornire le informazioni da cui<br />

verrà ricavata la rappresentazione<br />

dell’oggetto (fig. 3a).<br />

Il fascio di elettroni proveniente<br />

dal cannone non rimane fisso,<br />

ma viene deviato da un generatore<br />

della scansione, in modo<br />

da colpire, punto per punto in<br />

tempi successivi, l’intera superficie<br />

del campione, che viene rivestita<br />

da un velo sottilissimo di<br />

un metallo pesante. L’intera superficie<br />

del campione viene così<br />

analizzata.<br />

Sottoposti alla scansione elettronica<br />

da parte del fascio, gli<br />

elettroni del campione acquistano<br />

energia, rompono i legami<br />

atomici e producono dei segnali<br />

che vengono poi misurati<br />

da un rivelatore e visualizzati<br />

su uno schermo televisivo (fig.<br />

3b).<br />

Questo tipo di microscopio<br />

consente di osservare campioni<br />

di dimensioni assai diverse, da<br />

microscopici insetti a parti di<br />

cellule. Lo spessore del campione<br />

ha minore importanza rispetto<br />

al TEM, in quanto gli elettroni<br />

non lo attraversano ma ne<br />

Fig. 3 Microscopio elettronico a scansione (SEM). Fig. 4 Microscopio a forza atomica (AFM).<br />

a.<br />

generatore<br />

di elettroni<br />

generatore b.<br />

del fascio<br />

di elettroni<br />

a. b.<br />

rilevatore della<br />

deflessione<br />

della sonda<br />

c. Microfotografie<br />

di spermatozoi<br />

al SEM<br />

generatore<br />

del pennello<br />

di elettroni<br />

condensatore<br />

deflettore del<br />

fascio<br />

rivelatore<br />

ricettore<br />

diffusione<br />

di elettroni del campione<br />

apitolo 4 La cellula: struttura e funzioni<br />

C<br />

scansionano la superficie (fig.<br />

3c).<br />

Microscopio a forza<br />

atomica (AFM)<br />

Tra i molti altri tipi di microscopi,<br />

si distingue il microscopio a<br />

forza atomica (AFM), dotato di<br />

un potere risolutivo di circa<br />

2 nm. Appartiene alla famiglia<br />

dei microscopi a sonda. Questi,<br />

a differenza dei microscopici ottici<br />

ed elettronici, sfruttano l’interazione<br />

tra una sonda miscrosopica<br />

e una piccola porzione<br />

della superficie di un campione<br />

per ottenere un’immagine tridimensionale<br />

dell’oggetto (fig.<br />

4a).<br />

Nell’AFM, gli strati atomici superficiali<br />

del campione vengono<br />

scansionati da una puntina posta<br />

all’estremità di una leva, che<br />

a sua volta si flette quando la<br />

puntina incontra le sporgenze<br />

e le rientranze del campione.<br />

I movimenti della leva vengono<br />

misurati da un rivelatore (fig.<br />

4b) e tradotti da un elaboratore<br />

in immagini tridimensionali<br />

particolarmente dettagliate (fig.<br />

4c).<br />

sonda<br />

campione<br />

schermo<br />

visore<br />

microleva<br />

Scienza VIVA<br />

c. Microfotografie<br />

di spermatozoo all’AFM<br />

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