ALBERGHINA COVER_ABconf.indd - Mondadori Education
ALBERGHINA COVER_ABconf.indd - Mondadori Education
ALBERGHINA COVER_ABconf.indd - Mondadori Education
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Sezione<br />
B La cellula: l’unità del vivente<br />
mente (fig. 7). Il risultato è uno squilibrio nutrizionale sempre<br />
maggiore, in quanto la superficie non riesce a garantire<br />
scambi con l’ambiente adeguati alla nuova massa cellulare.<br />
Accade qualcosa di analogo quando viene ingrandito un<br />
mezzo di trasporto per accogliere più persone, ma le dimensioni<br />
e il numero delle porte per l’entrata e l’uscita rimangono<br />
invariati.<br />
Le dimensioni delle cellule variano in funzione<br />
della loro attività<br />
Abbiamo visto che in una cellula troppo grande le sostanze<br />
nutritive richiederebbero tempi troppo lunghi per diffondere<br />
dalla superficie all’interno. Altrettanto inefficace risulterebbe<br />
l’allontanamento delle sostanze di rifiuto. Ciò spiega anche<br />
perché una cellula impegnata in un’attività intensa, e quindi in<br />
scambi rapidi con l’ambiente, è tendenzialmente più piccola rispetto<br />
a una cellula meno attiva.<br />
Le attivissime cellule della radice di una pianta, per esempio,<br />
hanno un diametro che va dai 20 ai 30 µm, mentre le cellule<br />
in fase di riposo sono anche 10 volte più grandi, a causa<br />
della formazione di un grande vacuolo al loro interno. In una<br />
cellula troppo grande anche le funzioni di controllo del nucleo<br />
diventerebbero insufficienti, poiché la zona su cui questo dovrebbe<br />
esercitare la propria influenza diventerebbe eccessivamente<br />
ampia. Ecco il motivo per cui alcune cellule molto grandi<br />
sono talvolta plurinucleate, come abbiamo visto a proposito<br />
dell’alga Caulerpa.<br />
Alcune cellule aumentano la superficie relativa<br />
attraverso ripiegamenti o variazioni di forma<br />
La cellula procariote, tipica dei batteri, è in media così<br />
piccola che la sua superficie relativa è grande, sufficiente quindi<br />
a garantirle scambi ottimali con l’ambiente. Quella eucario-<br />
Fig. 7 Il rapporto superficie/volume delle cellule<br />
è tanto più alto quanto più queste sono piccole.<br />
S = 6l 2<br />
V = l 3<br />
l = 5 μm<br />
1 cellula di lato 5<br />
S = 150 μm 2<br />
V = 125 μm 3<br />
S/V = 1,2<br />
S = 1200 μm 2<br />
V = 1000 μm 3<br />
1 cellula di lato 20<br />
S = 600 μm<br />
8 cellule di lato 5<br />
S/V = 1,2<br />
2<br />
V = 1000 μm 3<br />
S/V = 0,6<br />
S = 2400 μm 2<br />
V = 8000 μm 3<br />
1 cellula di lato 10<br />
S/V = 0,3<br />
8 cellule di lato 10<br />
S = 4800 μm 2<br />
V = 8000 μm 3<br />
S/V = 0,6<br />
S = 9600 μm 2<br />
V = 8000 μm 3<br />
Il rapporto S/V di una cellula, all’aumentare delle sue dimensioni, diminuisce<br />
μm μm<br />
μm<br />
μm<br />
μm<br />
64 cellule di lato 5 μm<br />
S/V = 1,2<br />
88<br />
l = 10 μm<br />
l = 20 μm<br />
Scienza VIVA<br />
Il rapporto S/V di un volume totale,<br />
all’aumentare del numero delle<br />
cellule che lo occupano, cresce.<br />
te, compensa invece la sua maggior grandezza arricchendo la<br />
superficie esterna di increspature e proiezioni a forma di dito,<br />
i villi.<br />
In generale, se una cellula svolge una funzione che le richiede<br />
un’area di superficie maggiore di quella consentita dal<br />
suo volume, ricorre all’espediente di ripiegare più e più volte le<br />
proprie membrane. Le cellule dell’intestino, per esempio, per<br />
aumentare la propria superficie assorbente, si ripiegano in<br />
molti microvilli. Esse funzionano in modo simile a un asciugamano<br />
di spugna, che ottimizza la sua area di contatto con l’acqua<br />
e dunque la sua capacità di assorbimento, componendosi<br />
di centinaia di piccoli nodi.<br />
All’occorrenza, cellule più grandi della media possono<br />
presentare una forma non sferica, ma a seconda dei casi, isodiametrica,<br />
allungata, radiale. In questo modo, nonostante<br />
l’aumento di dimensioni, riescono a mantenere corta la via seguita<br />
dagli “alimenti” per diffondere sino alle parti più interne<br />
della cellula, e si avvantaggiano di una superficie interna più<br />
estesa di quella di una cellula sferica (fig. 8). Infatti queste forme,<br />
a parità di massa e volume, possiedono una superficie<br />
maggiore della sfera (fig. 9).<br />
L’ottimizzazione della superficie relativa<br />
caratterizza il vivente a tutti i livelli<br />
La tendenza a mantenere alto il rapporto superficie/volume<br />
si manifesta nei viventi a tutti gli ordini di grandezza: da quello<br />
macroscopico dell’organo a quelli microscopici del tessuto e<br />
della cellula a quello ultramicroscopico dell’organulo cellulare<br />
(fig. 10).<br />
Fig. 8 Forme di cellule che ottimizzano la superficie relativa<br />
meglio della sfera.<br />
cellula isodiametrica<br />
con molti prolungamenti<br />
citoplasma<br />
VACUOLO<br />
cellula con grande cavità interna<br />
piena d’acqua<br />
cellula allungata di dimensioni macroscopiche<br />
in una direzione e microscopiche nelle altre due.<br />
via che gli alimenti devono seguire per diffondere nelle parti più interne.