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I Walser
Gli uomini della montagna
Una civiltà per
le alte Alpi
Le Alpi furono frequentate molti millenni
prima dell’arrivo dei Walser, da
cacciatori nomadi nella preistoria e da
mercanti e cercatori di minerali nell’antichità.
Rimasero però sempre il regno
delle “grandi paure” e del mistero, un
luogo da frequentare per breve tempo
e da cui fuggire appena possibile. Poi
gli Alemanni (“Essi vivono appartati
e diversi, dovunque li abbia attratti
una sorgente, un campicello, un bosco”
scrisse di loro lo storico latino Tacito)
scoprirono che era possibile vivere in
alta montagna anche in inverno. A
condizione di saper costruire i villaggi
al riparo dalle valanghe, di saper accumulare
tanto foraggio per i lunghi
mesi invernali, di saper canalizzare le
acque e tracciare sentieri, di riuscire a
coltivare orzo e segale a 2.000 m. Svilupparono
quindi tecniche pastorali e
di coltura per raccogliere e conservare
enormi quantità di erba; impararono
ad usare il legno di larice per costruire
abitazioni e enili. Elaborarono codici
di comportamento e norme di vita sociale
atte a garantire la sopravvivenza
comunitaria in un ambiente naturale
rude e ostile.
Inserito nel grande usso migratorio
che investì l’Europa dopo la caduta
dell’Impero Romano, un popolo germanico
(gli Alemanni) si insediò attorno
all’VIII secolo sull’altipiano bernese,
per poi stanziarsi più stabilmente
e colonizzare l’alta valle del Rodano
nell’attuale Vallese (il Goms). Da qui,
tra il XIII e il XIV secolo, questo piccolo
popolo fu protagonista di una diaspora
che lo portò a costituire colonie
in numerosi paesi alpini.
La specicità walser, in fondo, è quella
di una cultura in grado di sopravvivere
collettivamente a quote superiori a