UN FIUME DI TENEBRE - Longanesi

to a olio di una donna seduta su un divano insieme a due
bambini, un maschio e una femmina. Tutti e tre avevano
capelli chiari.
Billy stava cominciando a sudare. Gli pareva quasi che
l’odore stesse peggiorando. Vide che lo sguardo di Madden
si era posato su di lui.
« Se ha intenzione di vomitare, agente, vada a farlo fuori.
»
« Non succederà, signore. Davvero. »
L’occhiata di Madden tradiva scetticismo. Billy strinse i
denti. Osservò l’ispettore che accennava ad allontanarsi dal
corpo, poi cambiava idea e tornava a esaminarne la schiena.
Si chinò e scrutò l’area fra le scapole. Billy si chiese perché.
Non c’era niente da vedere. Trasse un respiro profondo,
ma dovette fare uno sforzo per bloccare il sopraggiungere
di un’altra ondata di nausea.
Non riusciva a capire. In tre anni di lavoro nella polizia
aveva visto la sua buona dose di morti, e non tutti in condizioni
gradevoli. Cadaveri vecchi di una settimana trovati in
edifici abbandonati. Corpi galleggianti ripescati dal Tamigi.
Quello stesso anno aveva lavorato al suo primo caso di omicidio
dopo essere passato al CID dai corpi in uniforme. Un
vecchio prestatore su pegno ucciso a bastonate nel suo negozio
sulla Mile End Road. Gli avevano ridotto il cranio a
una poltiglia rossa, eppure l’agente investigativo Styles non
aveva battuto ciglio. Perché ora questa reazione?
Cercando un motivo, Billy ebbe la sensazione che avesse
a che fare con l’enormità di ciò che era accaduto in quella
casa. L’aveva visto sui volti degli abitanti del villaggio e degli
uomini che attendevano fuori. Perfino le fattezze cupe
di Madden avevano rivelato incredulità mentre gli raccontava
i nudi dettagli durante la corsa in taxi fino a Waterloo.
Era qualcosa che non sarebbe dovuto accadere: Billy non
riusciva a spiegarlo meglio di così. Non nella pacifica campagna
del Surrey, ad appena un’ora di treno da Londra.
Non in Inghilterra.
Madden si rialzò. Schivando il corpo, raggiunse una por-
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