Comunità in cammino - Coccaglio

Periodico della Comunità Parrocchiale di Coccaglio - Anno 2003, n° 6
1

La vecchia Pieve
periodico
della Comunità parrocchiale
di Coccaglio
Novembre 2003 - n. 6
Copertina e logo di Ugo Capretti
Sommario
La Parola del parroco don Giovanni pag. 4
Messaggio per la G.mond.Migr. Giovanni Paolo II pag. 6
Arriva...è già con noi don Titta pag. 8
La Parola per noi A. Massetti pag. 10
Novo millennio ineunte don Giovanni pag. 12
Invito alla preghiera don Giovanni pag. 15
In cammino con... don Giovanni pag. 17
Credere e vivere don Giovanni pag. 19
Anagrafe parrocchiale pag. 21
Calendario liturgico - pastor. pag. 23
Il Natale ci parla... St. Pedalino pag. 28
La Chiesa, la religione, le sètte don Francescoo pag. 30
Il Papa e la famiglia: 25 anni... Luciano Moia pag. 31
AGE Coccaglio Age pag. 33
Sul Cammino di s. Giacomo.... don Francesco pag. 34
Scout: progetto Sarajevo Co.Ca. Scout pag. 35
“Io ho scelto voi” pag. 37
Charitas parrocchiale G. Pedrali pag. 38
Vita Missionaria Sr. Emilia pag. 39
Sono ripresi i lavori... Vol. Socc. - Aido pag. 40
Un Natale dolce come il miele Acli pag. 42
Figli di Salomone A. Corsini pag. 43
Curiosando nello scrigno G. Pedrali. pag. 45
Il nuovo campanile e... N. Partegiani - St. Dotti pag. 48
Le catacombe G. Lorini pag. 49
Musica Christian pag. 51
Proèrbe de öna olta... Guerini - Benerecetti pag. 51
Notizie utili Guerini - Benerecetti pag. 53
Sport: Basket Focolare Paolo Bariselli pag. 54
Offerte per le opere parrocchiali pag. 55
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Gruppo di redazione:
don Giovanni Gritti, don Oscar Ziliani, Stefano
Pedalino, Andrea Bighetti
Gianluca Pedrali, Anna Massetti
Il prossimo numero uscirà il 25 gennaio.
I collaboratori della “Vecchia Pieve” sono
invitati a recapitare i loro scritti, sia su
dischetto che stampati in corpo 12 su
supporto cartaceo, entro il 7 gennaio.
Non rispondiamo della mancata pubblicazione
degli articoli che perverranno oltre
tale data. La Redazione non è tenuta a
dare giustificazione degli articoli che
ritiene opportuno non pubblicare.
La riunione del gruppo di redazione avrà
luogo in giorno e ora da definire.
Recapito articoli:
1) p.za Luca Marenzio, 22F (casa canonica)
2) Via Tonelli, 20 (Focolare)
PARROCCHIA
“S. MARIA NASCENTE”
Coccaglio
Orario delle sante Messe:
FESTIVO FERIALE
ore 18,00 (festiva vesp. del sabato)
ore 7,00 ore 7,00
ore 9,00 ore 8,30
ore 10,00
ore 11,00
ore 16,30 (Casa Alb.) ore 16,30
ore 18,00
RADIO PARROCCHIALE 91.85 MHZ
POTETE SEGUIRE TUTTE LE SANTE MESSE E LE ALTRE
FUNZIONI, IN PARTICOLARE IL ROSARIO ALLE ORE
8.00 E LAFUNZIONE ALLE 15.00, LA DOMENICA
Numeri utili (premettere sempre 030)
Casa canonica (abit. don Giovanni) 7721248
Segreteria Oratorio “Il Focolare” 723575
Oratorio femminile (Madri) 7721625
Abitazione don Oscar 7721039
Abitazione don Titta 7700340
Abitazione don Lino 7704848
Diacono don Francesco 723392

“La vecc vecchia
hia Pieve”: Pie e”: istruzioni istruzioni
per l’uso.
È prossimo a volgere l’anno da quando abbiamo ripreso la pubblicazione del bollettino parrocchiale con il
nuovo titolo, in sostituzione del precedente, per i motivi che, a suo tempo, furono spiegati (v. “La vecchia
Pieve” dicembre 2002, pag. 3).
Una considerazione tra le varie possibili: dalla prima uscita venendo in qua, “La vecchia Pieve” è andata dilatando
la sua consistenza. Infatti, più di una persona ha fatto osservare che “il bollettino è troppo lungo e ci
vuole molto tempo a finirlo tutto”.
Si rendono necessarie alcune “istruzioni per l’uso”.
Il bollettino (o “rivista parrocchiale” o, più semplicemente “periodico parrocchiale”) non vuol rassomigliare
alle riviste fatte per essere consumate come un caffè: i pettegolezzi sulle vicende sentimentali dei cosiddetti vip
o le notizie di cronaca, le curiosità, gli scoop giornalistici e/o scandalistici, si consumano in poco tempo, appunto
più o meno come un caffè e, magari, proprio mentre lo si sorseggia, in casa o al bar. Non a caso queste escono
a ritmo mensile o, addirittura, quindicinale. Sia ben chiaro: non ci si sta riferendo a tutte le riviste mensili
o quindicinali.
La parte informativa del nostro bollettino, forse un po’ ridotta (servirebbe maggiore collaborazione), può
essere “consumata” più o meno nei tempi di un caffè: notizie sportive e pagine umoristiche, per esempio, non
richiedono molta riflessione. Ve ne sono, tra queste, alcune non vanno affatto lette come articoli: il calendario
liturgico va consultato di settimana in settimana, i turni delle farmacie, gli orari ferroviari, i numeri di
telefono, quando occorre.
Diverso è il discorso per le pagine formative, contenute soprattutto, ma non solo, nella prima sezione di ogni
numero del nostro periodico: esse forniscono materiale che va distribuito nell’arco dei due mesi che, approssimativamente,
intercorrono tra un’uscita della nostra rivista e la successiva: confronto con la Parola di Dio,
spunti di riflessione, argomenti di formazione catechetica, lettura spirituale, non devono essere “bruciati” con
una lettura veloce e superficiale; è necessario distribuire nel tempo l’utilizzo di queste pagine: si veda anche la
premessa che ogni volta precede i pensieri della beata Madre Teresa di Calcutta. Non a caso questa sezione
porta il titolo “Comunità in ascolto”: per ascoltare ci vuole tempo.
Chi usa fruttuosamente il nostro periodico parrocchiale, vi può trovare aiuto per una formazione piuttosto
solida e, potremmo dire, completa, che spazia dalla Parola di Dio e da quella del Magistero della Chiesa alla
catechesi sulla fede e la morale cristiana, dall’aiuto offerto all’incontro – dialogo con Dio all’indicazione di
impegni operativi, non senza l’attenzione alla vita ecclesiale e liturgica; anche alcune pagine delle sezioni informative
offrono sovente spunti di riflessione: dal tema della vita a quello della famiglia, dall’impegno caritativo
a quello missionario ed ecumenico (l’attenzione alle altre Chiese) e alla vita di volontariato, se vogliamo, la
nostra rivista ci prende per mano e ci guida a vivere la spiritualità cristiana, intesa non come ripiegamento
intimistico (e sterile), ma tale da dilatare mente, anima e cuore alle dimensioni universali che devono caratterizzare
il credente in Cristo, membro di una Chiesa che si definisce “Cattolica”, vale a dire, universale, senza
smentire la radice locale, coccagliese. Così, accanto ai proverbi dialettali e alle note di storia e cronaca del
nostro paese, si trovano spesso anche quelle che riflettono su eventi della storia nazionale o universale.
Anche il gusto del “Bello” trova il suo spazio, con le pagine dedicate all’arte locale e alla musica.
Lo sforzo per rendere tipograficamente allettante il nostro periodico parrocchiale ha anche lo scopo di facilitare
la volontà di prenderlo in mano, tenendolo costantemente sott’occhio.
A tutti, auguri di buona lettura, buona e ... senza fretta.
3
Editoriale
a cura della Redazione

C arissimi,
Ai fratelli e alle sorelle di Coccaglio
a tutti voi, pace e bene.
Un anno con “La vecchia Pieve”
Se ne parla già a pag. 3: il nostro periodico parrocchiale
giunge al sesto e ultimo numero del
primo anno. Un anno fa si stavano facendo un po’
di salti mortali per mettere in piedi la necessaria
organizzazione: gruppo di redazione, articolisti,
stampa, gruppo di distribuzione: era la prima
volta.
Con il trascorrere dei mesi e il ripetuto sopraggiungere
della scadenza per gli adempimenti
necessari a rendere effettiva la pubblicazione, si è
andato consolidando un ritmo di lavoro che,
ormai, ha raggiunto un suo faticoso equilibrio:
tempi per la stesura e la consegna degli articoli, per
l’impaginazione, per la stampa e la distribuzione
sono ormai entrati nella routine, l’abitudine,
anche se ancora, rimangono alcune cose da sistemare
meglio, come la revisione delle bozze da consegnare
alla stampa definitiva.
Nel frattempo si è raggiunta anche una buona
qualità dell’impaginazione.
A pagina 3 del numero “zero” (dic. 2002), la
Redazione elencava anche le finalità del bollettino:
comunicare, informare, formare. Sarà
compito del gruppo di Redazione verificare quanto
questi obiettivi stiano trovando realizzazione
su queste pagine.
Quello che si spera, è che vi sia un numero maggiore
di lettori, abbonati o no che siano, affincé il
bollettino parrocchiale diventi sempre di più quel
4
Editoriale
lo che vuole essere: occasione di collegamento che
contribuisca a sentirsi parte della medesima
Comunità, avendo questo punto di riferimento in
più.
Abbiamo iniziato il cammino
verso la Missione
L’annuncio è stato lanciato sia da queste pagine,
sul numero di settembre, sia nelle celebrazioni di
domenica 5 ottobre. Già sono iniziati gli incontri
bimensili del Consiglio pastorale Parrocchiale con
i Missionari. Si tratta di appuntamenti che
dovranno vedere una partecipazione sempre più
larga, in modo da coinvolgere tutte quelle persone
che potranno offrire il loro apporto alla preparazione
della Missione. Senza di esse, in mancanza
dell’impegno corresponsabile di gente disponibile,
la Missione non potrà produrre tutti i frutti possibili.
Possiamo distinguere quattro fasi nella
Missione:
- la preparazione remota: è iniziata con l’annuncio
del 5 ottobre e continua con gli incontri
bimensili a cui ho fatto cenno; trova un suo
momento fondamentale nell’istituzione e nell’avvio
dell’esperienza delle Diaconie (ne parleremo
su un prossimo numero de “La vecchia Pieve”);
- la preparazione prossima: il contatto capillare
con le famiglie da parte delle persone che si

saranno rese disponibili, per fissare il loro rispettivo
appuntamento con il/la Missionario/a: sacerdote,
suora, laico/a; stesso discorso per quanto
riguarda i giovani; la predisposizione dell’ospitalità
(l’alloggio) per i Missionari nelle famiglie che
vorranno accoglierli; la ricerca delle sedi, sempre
nelle abitazioni delle famiglie disponibili, per i
Centri d’ascolto; la preparazione dei pieghevoli di
invito e dell’altro materiale necessario; l’approntamento
della sede per la cucina e la refezione dei
Missionari, con il reperimento di volontari che
curino quest’aspetto;
- la Missione vera e propria, dal 9 al 23 ottobre,
suddivisa in due fasi, corrispondenti alla
prima e alla seconda settimana. Le spiegheremo
meglio a suo tempo;
- il dopo-Missione, quando si tratterà di continuare
ciò che lo Spirito del Signore, attraverso i
missionari, avrà suscitato nella nostra Comunità.
È la fase per certi aspetti più importante ed è
anche la più lunga: si protrae per almeno tre anni,
poiché sono previsti tre ritorni di Missione.
Torno a chiedere a tutti la preghiera allo Spirito
santo perché ci accompagni nel cammino verso
questo appuntamento prezioso.
Entriamo nell’Avvento
e, con esso, nel nuovo Anno liturgico.
Accompagnati prevalentemente, ma non esclusivamente,
dall’evangelista Luca, torneremo a rivivere
gli eventi della Storia della salvezza, i Misteri
della nostra fede. Rivivendoli, ci nutriremo di Dio,
della sua Presenza, del suo Spirito,
dell’Eucarestia; con la forza di questo nutrimento,
potremo meglio seguire il nostro maestro, il
Signore Gesù, ed essere suoi testimoni, nella disponibilità
e nel servizio agli altri, nell’attenzione
5
Editoriale
discreta alle vicende di chi ci vive vicino e a quelle
del mondo intero.
La meta ci è ricordata da questo Tempo liturgico:
il Signore alla fine dei tempi “verrà di nuovo,
nello splendore della gloria” e ci chiamerà a possedere
il Regno dei cieli (cfr. prefazio I d’Avvento).
Celebrare nelle festività natalizie la memoria
della prima Venuta del Signore, deve educarci ad
essere pronti, vigilanti nella preghiera e nelle opere
dell’amore, per la Seconda. Natale, Epifania e le
altre celebrazioni del Figlio di Dio che si fece uomo
assumendo la nostra carne mortale, ci aiuteranno
a ricordare che il “Signore è vicino” (Fil. 4,5), è
con noi, è l’Emmanuele (= Dio – con – noi); al
tempo stesso rinfrescheranno la consapevolezza
che noi, nel giorno senza tempo che è l’eternità,
saremo con Lui, nella beatitudine e nella gioia che
appagheranno ogni desiderio e attesa del nostro
cuore.
Il Signore, per intercessione di Maria, che ci prepariamo
a venerare nella sua immacolata
Concezione (8 dic.) e, ancor più, nella sua divina
maternità (I genn.), ci conceda di vivere con particolare
fervore questo tempo di Avvento e le prossime
Festività, all’inizio del cammino di avvicinamento
alla Missione parrocchiale.
Il Signore vi dia pace.
don Giovanni

C arissimi Fratelli e Sorelle!
1. La migrazione è diventata un fenomeno molto diffuso
nel mondo moderno e riguarda tutte le Nazioni, o come
Paesi di partenza, di transito o di arrivo. Essa concerne
milioni di esseri umani e rappresenta una sfida che la
Chiesa pellegrina, al servizio dell’intera umana famiglia,
deve raccogliere e affrontare nello spirito evangelico di
carità universale. Pure quest’anno, la Giornata Mondiale
del Migrante e del
Rifugiato deve essere
occasione di particolare
preghiera per le
necessità di tutti coloro
che, per qualsiasi
ragione, sono lontani
da casa e dalla propria
famiglia. Deve essere
inoltre un giorno di
profonda riflessione
sui doveri di tutti i cattolici
in relazione a
questi fratelli e sorelle.
Tra le persone particolarmente
in necessità vi
sono i forestieri più
vulnerabili; vale a dire i
migranti senza documenti,
i profughi, coloro
che hanno bisogno d’asilo, i profughi a causa di persistenti,
violenti conflitti in molte parti del mondo e le vittime
– in maggioranza donne e bambini - del terribile crimine
che è il traffico di esseri umani. Anche di recente
siamo stati testimoni di casi tragici di movimenti forzati
di persone per motivi etnici e nazionalistici, che hanno
portato un’indicibile sofferenza nella vita dei gruppi colpiti.
Alla base di queste situazioni vi sono intenzioni e
azioni peccaminose in contraddizione col Vangelo e che
costituiscono un appello per i cristiani, ovunque, a vincere
il male con il bene.
2. L’appartenenza alla comunità cattolica non è determi-
Comunità in ascolto - Documenti
a
Messaggio del santo padre per l’89 giornata
mondiale delle migrazioni 2003
per un impegno a vincere ogni razzismo, xenofobia, e nazionalismo esasperato
6
nata né da nazionalità né da origine sociale o etnica
bensì, fondamentalmente, dalla fede in Gesù Cristo e dal
Battesimo nel nome della Santissima Trinità. Ebbene la
costituzione "cosmopolita" del Popolo di Dio, oggi, è
visibile praticamente in ogni Chiesa particolare, poiché la
migrazione ha trasformato anche le comunità piccole e
in precedenza isolate in realtà pluralistiche e interculturali.
Infatti, luoghi che fino a poco tempo fa vedevano
raramente la presenza di un forestiero si sono ora trasformati
in casa per persone provenienti da varie parti del
mondo. Sempre più frequente,
come per esempio
nell’Eucaristia domenicale,
diventa l’ascolto
della Buona Novella in
lingue mai sentite prima,
dando così una nuova
espressione all’esortazione
dell’antico Salmo:
"Lodate il Signore, popoli
tutti, voi tutte, nazioni,
dategli gloria" (Sal 116,
1). Queste comunità, pertanto,
hanno nuove
opportunità di vivere l’esperienza
della cattolicità,
una nota della
Chiesa che esprime la sua
essenziale apertura a
tutto ciò che è opera
dello Spirito in ogni popolo.
La Chiesa è consapevole che limitare l’appartenenza a
una comunità locale sulla base etnica o di altre caratteristiche
esterne rappresenterebbe un impoverimento per
tutti e contraddirebbe il diritto fondamentale del battezzato
a compiere atti di culto e partecipare alla vita della
comunità. Inoltre, se i nuovi arrivati non si sentono
accettati quando si avvicinano a una data comunità parrocchiale
perché non parlano la lingua locale o non osservano
le usanze del posto, essi diventano facilmente
"pecorelle smarrite". La perdita di questi "piccoli", a
causa di discriminazioni anche latenti, deve essere perciò

motivo di grande preoccupazione sia per i Pastori che per
i fedeli.
3. Questa considerazione ci riporta a un tema che ho
spesso menzionato nei miei Messaggi per la Giornata
Mondiale del Migrante e del Rifugiato, ossia il dovere cristiano
di accogliere chiunque bussi per necessità alla
nostra porta. Questa apertura edifica comunità cristiane
vive, arricchite dallo Spirito con i doni che vengono portati
loro dai nuovi discepoli provenienti da altre culture.
Tale espressione fondamentale d’amore evangelico è al
contempo ispiratrice d’innumerevoli programmi di solidarietà
a favore dei migranti e dei profughi in ogni parte
del mondo. Al fine di comprendere la dimensione di questo
patrimonio ecclesiale di servizio concreto agli immigrati
e ai profughi basterà ricordare le realizzazioni e l’eredità
di personaggi come Santa Francesca Saverio
Cabrini o il Vescovo Giovanni Battista Scalabrini, o,
attualmente, la vasta attività dell’agenzia cattolica
"Caritas" e della Commissione Cattolica Internazionale
per le Migrazioni.
Ma spesso la solidarietà non è cosa spontanea. Essa
richiede formazione e allontanamento da atteggiamenti
di chiusura, che in molte società di oggi sono divenuti
più sottili e diffusi. Per far fronte a questo fenomeno, la
Chiesa possiede vaste risorse educative e formative a ogni
livello. Mi rivolgo quindi a genitori e insegnanti, affinché
combattano il razzismo e la xenofobia inculcando atteggiamenti
positivi fondati sulla Dottrina sociale cattolica.
4. Sempre più radicati in Cristo, i cristiani devono sforzarsi
di vincere ogni tendenza a chiudersi in se stessi e
imparare a discernere l’opera di Dio nelle persone di altre
culture. Ma solo l’autentico amore evangelico potrà essere
talmente forte da aiutare le comunità a passare dalla
mera tolleranza verso gli altri al rispetto autentico delle
loro diversità. Solo la grazia redentrice di Cristo può renderci
vittoriosi nella sfida quotidiana di passare dall’egoismo
all’altruismo, dalla paura all’apertura, dal rifiuto alla
solidarietà.
È evidente del resto che, mentre esorto
i cattolici a eccellere nello spirito
di solidarietà verso i nuovi arrivati
in mezzo a loro, invito altresì gli
immigrati a riconoscere il dovere di
onorare i Paesi che li ricevono e a
rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni
della gente che li ha accolti.
Solo così prevarrà l’armonia
sociale.
Il cammino verso la vera accettazione
degli immigranti nella
loro diversità culturale, in
effetti, è difficile, talvolta si
presenta anzi come una vera via
Comunità in ascolto - Documenti
crucis. Questo però non deve scoraggiare nessuno dal
perseguire la volontà di Dio. Egli infatti desidera attirare
a sé tutti in Cristo, attraverso la strumentalità della Sua
Chiesa, sacramento dell’unità di tutto il genere umano
(cfr Lumen gentium, n. 1).
Talvolta questo cammino necessita di una parola profetica
che indichi ciò che è sbagliato e incoraggi ciò che è giusto.
Quando sorgono in effetti le tensioni, la credibilità
della Chiesa, in relazione alla sua dottrina sul rispetto
fondamentale dovuto a ogni persona, poggia sul coraggio
morale dei Pastori e dei fedeli di "puntare tutto sull’amore"
(cfr Novo millennio ineunte, n. 47).
5. È evidente poi che le comunità culturali miste offrono
opportunità uniche per approfondire il dono dell’unità
con le altre Chiese cristiane e comunità ecclesiali. Molte
di esse, infatti, hanno operato all’interno delle proprie
comunità, e con la Chiesa cattolica, per formare società in
cui le culture dei migranti e i loro doni particolari vengano
sinceramente apprezzati, e in cui ogni manifestazione
di razzismo, xenofobia e nazionalismo esasperato sia
contrastata in modo profetico.
Possa Maria Santissima, Madre nostra, - che pure ha sperimentato
il rifiuto, proprio nel momento in cui stava per
donare al mondo suo Figlio - aiutare la Chiesa a essere
segno e strumento dell’unità delle culture e delle nazioni
in un’unica famiglia! Possa Ella aiutare tutti noi, nella
nostra vita, a essere testimoni dell’Incarnazione e della
presenza costante di Cristo, che attraverso noi desidera
proseguire, nella storia e nel mondo, la sua opera di liberazione
da ogni forma di discriminazione, rifiuto ed
emarginazione. Che le benedizioni abbondanti di Dio
accompagnino tutti coloro che accolgono lo straniero nel
nome di Cristo.
Dal Vaticano, 24 ottobre 2002
JOANNES PAULUS II

Salendo sul colle san Maurizio, situato nei
pressi di Lovere nella sponda bergamasca del
Sebino, una volto arrivato in vetta ti trovi
davanti al vetusto invitante convento dei cappuccini.
Entra, caro amico, nella chiesetta dei
frati e fa una prece! Poi chiedi al fratello portinaio
di entrare nell’adiacente cortile col suo bel
prato verde e tante piante e fiori. Ti troverai
subito sotto un portico ove spiccano dipinti
recenti che ben presentano Francesco e Chiara
d’Assisi. Ma ti farà colpo agli occhi, è successo
anche a me, una caratteristica meridiana disegnata
su una parete muraria. Ecco tu sai che il
sole si diverte a tracciare minuti ed ore del
giorno corrente. Alza gli occhi e leggi a forma
d’arco, lassù, una frase latina molto espressiva;
questa: tempus velut humbra fugit, il tempo
fugge come l’ombra del sole. C’è da riflettere
molto cari amici! Eh… colui che scrive è come
obbligato a sottoscrivere questa realtà dato che
fa parte del Gruppo Anziani. Ma la riflessione è
valida anche per chi ha nelle vene sangue primaverile.
Il tempo ecco amici è l’uomo essere intelligente
e libero ma anche responsabile che ha inventato
il tempo col suo bagaglio di ore, mesi ed
anni. Ed anche il salmista che ti augura almeno
80 anni se sei robusto afferma che la vita su
questa terra definita del nostro Paolo VI° bella
e tragica afferma ch’essa è come ombra che
passa ( anche per gli ultra centenari) di fronte
all’eternità. Ecco il tempo di Dio “ essere supremo”
nel quale come diceva il santo teologo
Tommaso d’ Aquino :” l’esistenza si innesta
nella stessa sua esistenza si chiama eternità”
Tutti noi credenti sappiamo che Dio uno e
8
trino, non ha avuto una principio e non avrà
mai fine come succede alle creature, essendo lui
il creatore, la causa prima come si dice in
filosofia di ogni cosa. Ma Dio è soprattutto
Amore Misericordiosa e come si espresse l’apostolo
Paolo in una lettere indirizzata ai cristiani
della Galazia:” quando venne la pienezza dei
tempi mandò il suo Figlio nato da donna perché
ricevessimo l’adozione a figli”.
Ecco, amici, fra poco noi entreremo nel tempo
liturgico che chiamiamo Avvento e rivivremo 4
settimane in un’atmosfera di attesa, carica di
speranza e il Padre, per mezzo di Gesù che
viene, che ritorna ci donerà luce vera fra tante
tenebre che oscurano fortemente il mondo
d’oggi un amore caldo e generoso fra tanto
freddo che cela moltissimi cuori e fra tanto
odio che ha radice in Caino contro il fratello
Abele. Ci darà un fuoco d’amore puro che Dio
Padre aveva donato all’uomo creato a sua
immagine. Quel primario rifiuto all’amore divino
causò il tragico precipizio dell’umanità e del
cosmo nel caos! E
fu necessario che
un Dio si facesse
uomo perché l’umanità
conoscesse
i giorni della liberazione,
della
riabilitazione della
dignità di rinati
figli di Dio.
Ed ecco il mistero
d ’ a m o r e
dell’Incarnazione!
Comunità in ascolto
ARRIVA ANCORA…E’ GIA’ CON NOI !!!
di donTitta

Scrive Giovanni evangelista:” ed il Verbo di fece
carne e abitò in mezzo a noi”. Ecco ci viene
incontro Maria, la donna nuova che ha concepito
nel suo grembo verginale l’Uomo Dio
nostro Salvatore : Gesù, egli è già fra noi!
Andiamogli incontro apriamogli il nostro
cuore la nostra casa, al scuola, la fabbrica…il
tutto.
Ecco la liturgia della parola letta o ascoltata con
attenzione attuerà la conversione del nostro
cuore la tensione verso Gesù che viene. In
genere a Natale siamo troppo presi da una
specie di sentimentalismo osservando quel
bimbo posto nel presepio di casa o in chiesa.
Ma io voglio ripensare con voi all’espressione
profetica di Isaia che 754 anni prima che il
Figlio di Maria di Nazareth nascesse scriveva:”
ecco il Signore viene, rivestito di splendore e di
forza! Egli visita il suo popolo con la pace e ci
dona una vita senza fine.”
Ma ritorniamo pure davanti a quel Bambino
Divino che nasce a Betlemme città del pane
9
Comunità in ascolto
buono, in una grotta d’armenti, più che rifugio
di persone, perché chi poteva alla richiesta di
san Giuseppe suo padre verginale, gli ha rifiutato
una stanza decorosa e calda!
Egli è il Figlio di Dio fattosi uomo per amore di
tutti gli uomoni d’ogni colore: bianco o nero,
giallo o moreno! Sì per me e per te, fratello e
sorella che leggi queste povere righe…
Ecco io che le scrivo sono prete, dalle mani consacrate
che ogni volta che celebro l’Eucaristia,
fanno da culla a Gesù che rinasce “ vivo e vero”,
uomo Dio, ogni volta che chino sul pane dico:”
questo è il mio Corpo e questo è il mio sangue”
io tremo, caro Gesù e mi commuovo e sono
convinto dell’espressione del Santo Padre a te
rivolta:” per nos, Domine Jesu saepe renasceris”
= per mezzo nostro, Tu Signore rinasci spesso…ogni
giorno!
Sì cari amici, ritorniamo insieme ai nostri fanciulli
i più cari al cuore di Gesù Bambino alla
grotta di Betlemme.
Adoriamo il Signore e ringraziamolo e amiamolo
con lo stupore dei semplici pastori accorsi
dopo l’avvertimento dell’angelo.
Vorrei avere la fede e l’amore di Francesco
d’Assisi che, a Greggio, attuò il primo presepio
vivente ed abbracciando il piccolo d’una pastorella
del contado, s’accorse di avere fra le
mani il Bimbo nato da Maria Vergine.
Penso, in finale, a voi papà e mamme di
Coccaglio ed ai vostri cari bambini che il santo
battesimo ha reso fratelli di Gesù. E risento al
vivo la voce d’un giornalista americano che
diceva:” finchè Dio sente il vagito d’un bimbo
non si stanca di amare il mondo che ha creato.
Buon Natale a tutti, con Gesù nel cuore!!!

La trasmissione della fede -2
di Anna Massetti
Sintesi della lectio divina dettata da mons. Mauro
Orsatti in occasione del Convegno di maggio
Leggi 2Re 5, 1-19
Seconda parte
(continua da pag. 10 de “La vecchia Pieve” di settembre)
Nelle parole dei servi di Naaman notiamo una certa
audacia. L’inferiore ha l’ardire di richiamare il superiore,
lo sollecita ad un ripensamento. In un certo
senso si potrebbe parlare di correzione fraterna, che
è una sorta di luce offerta all’altro perché possa
specchiarsi e conoscersi meglio. Non gli si fa violenza,
perché gli si propone qualcosa che tocca a lui
accettare o meno. I servi potevano non intervenire e
lasciare che la situazione continuasse il corso che
aveva preso, la china della arrendevolezza. Vogliono
invece raddrizzare una situazione che per loro era
deragliata dai binari del buon senso o della logica
popolare; sono capaci di arrivare alla verità attraverso
i canali, mai ostruiti, dell’esperienza quotidiana.
Leggiamo nel loro intervento una carica di interessamento
per il loro padrone che si potrebbe definire,
senza enfasi, sincero amore. Sono persone che si
appassionano dell’altro, perché si fanno carico dei
problemi altrui, hanno l’audacia di richiamare indietro
chi ha preso decisioni impulsive e avventate,
desiderano costruire insieme, senza arrendersi alle
difficoltà.
Davanti al suggerimento dei servi, le reazioni del
generale potevano essere diverse. Egli poteva
orgogliosamente disprezzare la proposta; poteva,
sdegnato, non soffermarsi a considerare altre possibilità;
infine, poteva far propria l’osservazione dei
suoi servi. Di fatto ha scelto questa ultima strada.
Dimostra di possedere la vera intelligenza perché
non si lascia centrifugare da un istintivo rifiuto, né
da risentimenti personali. È segno di intelligenza,
infatti, accogliere tutto ciò che di buono e di valido
viene proposto, da qualunque parte esso venga. Il
risultato supera ogni più rosea aspettativa e la guarigione
avviene immediatamente e in modo perfet-
10
Comunità in ascolto
La
Parola
per
noi
noi meditare sulla
to: «la sua carne ridivenne
come quella di un giovinetto».
Sacra Scrittura
A questo punto scatta il sentimento, non comune,
della riconoscenza. Il generale ritorna sui suoi passi,
segno evidente di una conversione che è un
ritornare al punto di partenza con sentimenti rinnovati.
Egli tenta di gratificare l’uomo di Dio con i
ricchi doni che ha portato con sé, ma invano, perché
il profeta rifiuta ogni compenso. La gratuità del
gesto compiuto da Eliseo richiama che la grazia di
Dio è amministrata senza interesse personale. Il
profeta è pago di aver fatto del bene, non solo
guarendo la malattia, ma parlando di Dio al generale.
Il profeta è «l’uomo di Dio» e la sua azione rimanda
alla potenza divina. Solo Dio poteva guarire dalla
lebbra: l’avvenuta guarigione proclama sia l’esistenza
sia la potenza del Dio di Israele. Infatti la conquista
spirituale del pagano Naaman sta nell’umile
confessione dell’unicità di Dio, riconosciuto e
acclamato Dio di Israele: «Ebbene, ora so che non
c’è Dio su tutta la terra se non in Israele». La
riconoscenza è sincera ammissione dell’esistenza
dell’unico Dio, misericordioso e provvido, che per
mezzo del suo profeta fa partecipi anche i pagani
del dono della salute/salvezza. Infatti, oltre che
risanato, Naaman è anche salvato.
Il culto delle labbra, necessario per la professione
della fede, si colora di vita con il gesto altamente
simbolico di caricare su due muli la terra da portare
nella sua patria. È un legame “sacramentale”, cioè
sensibile, con quel Dio che egli ha incontrato in
Israele e dal quale ora non vuole più staccarsi. La

terra sacra diventa per lui la concreta opportunità
per prolungare il legame con Dio. Tornato nel suo
paese, considerato terra immonda perché si pratica
il culto idolatrico, Naaman potrà continuare ad
adorare il vero Dio grazie a quell’isola felice che egli
potrà costruirsi con i sacchi di terra santa portata da
Israele.
Il finale mostra che la conversione del generale è
profonda perché investe tutta la vita. Naaman
chiede ad Eliseo l’autorizzazione a presenziare alle
cerimonie religiose presiedute dal re. Nella sua veste
di generale dovrà stare accanto al suo sovrano quando
questi si reca al tempio pagano del dio Rimmon
e lui stesso dovrà prostrarsi. Perciò Naaman chiede
ad Eliseo di perdonargli l’adempimento di quel
dovere che lui intende solo di lealtà al sovrano e non
di adorazione alla falsa divinità.
L’autorizzazione è accordata. La vera esperienza di
Dio genera serenità e libertà nei confronti delle situazioni.
«Va’ in pace» è la parola con la quale il profeta
si congeda dal generale. La pace è augurio e
dono, espressione di una mirabile sintesi che si è
andata costruendo nel tempo, con la buona volontà
di tante persone. Essa è anche il bene che accompagna
il pagano che ha incontrato Dio nella sua vita,
grazie al concorso di tutti coloro che hanno offerto
il loro apparentemente modesto, eppure determinante,
contributo per questa storia di
guarigione/salvezza: il corpo è risanato dalla lebbra,
la vita è liberata dal paganesimo. Ora nasce un
uomo nuovo, quello reso tale dall’amore di quel Dio
che raggiunge il suo fine impastando nella storia
eventi e collaborazione umana.
11
Comunità in ascolto
Sintesi: L’arte di comunicare la fede
Il punto di partenza è negativo, dato dalla situazione
di grave disagio in cui versa Naaman. La sua
malattia lo isola e lo condanna alla solitudine. A
questo punto scatta una collaborazione di generosità
che assomma diverse energie, materiali e
spirituali, facendole convergere verso il bene. C’è un
concorso di persone che si innerva sull’opera
grandiosa di Dio, tramite il suo profeta. La comunicazione
della fede è una S.p.a., una società per
azioni, che ha Dio come maggiore azionista e tanti
altri soci che pure devono contribuire con il loro
capitale, anche se modesto. Nell’itinerario che porta
alla guarigione fisica e all’incontro con il Dio vivo e
vero si è venuto a creare un insieme organico che
tende a un unico fine: la schiava ebrea che suggerisce
l’esistenza di un profeta in Israele, l’entusiasmo
del re a lasciar partire il suo generale affinché
tenti il tutto per tutto, l’audace intervento dei suoi
servi che fanno riflettere Naaman, suggerendo che,
in fondo, il profeta di Israele aveva proposto una
cosa semplice, di facile attuazione, la disponibilità
di Naaman ad accogliere e a far propria la sollecitudine
dei servi. In questo contesto di comunione, Dio
opera il miracolo per mezzo del suo profeta. È come
affermare che Dio benedice il lavoro di più persone
che si mettono insieme per raggiungere un fine di
salvezza, intesa dapprima come salute fisica e poi
come salvezza complessiva.
La concretezza del testo biblico ricorda e richiama
alcuni atteggiamenti e sentimenti che dobbiamo
verificare nella nostra vita. Nostro dovere è quello di
valutare i fatti, conoscere le persone, apprendere il
positivo, smascherare ed eliminare il negativo. Il
confronto con la Parola di Dio sollecita un rinnovamento
di mentalità e di prassi, disponendoci ad
assumere degli impegni per fare della comunicazione
della fede alle nuove generazioni una parola
che riempia, oltre che la bocca, il cuore e la vita.

Contemplare il Volto
del Verbo fatto carne
Ai fini immediatamente pratici, la seconda parte del
documento “programmatico” per l’avvio di millenio
consegnato alla Chiesa da Giovanni Paolo II la
mattina dell’Epifania 2001 (quello che dà il titolo a
questa rubrica), come dono di fine – Giubileo, sembra
quella meno incisiva. Sbaglierebbe chi, inseguendo
la mentalità pragmatica da cui siamo affetti
(o infetti), la ritenesse insignificante a causa dell’apparente
mancanza di concretezza e di indicazioni
operative. Queste, oltretutto, si trovano nella
terza parte e ne stiamo, di volta in volta, vedendo
alcune.
Quello che il papa ci indica, però, non è un fare
tanto per fare: la motivazione di questo “fare” ci é
indicata, appunto, nella seconda parte: Un Volto da
contemplare. Il cristiano deve trovare la carica per il
suo impegno nel mondo nell’incontro con Cristo
Gesù, che chiama a stare con Lui (Mc. 3, 14) per poi
mandarci (Mc. 3, 15).
Proponiamo una sintesi di quanto il santo padre ci
dice e da lui ci lasciamo guidare a contemplare il
Volto del Signore; il linguaggio che egli usa è volutamente
semplice e non richiede spiegazioni. Ci
limitiamo solo a qualche breve commento, qua e là.
16. " Vogliamo vedere Gesù " (Gv. 12, 21). È la richiesta,
fatta all’apostolo Filippo da alcuni Greci che si erano recati
a Gerusalemme per il pellegrinaggio pasquale […] Come
quei pellegrini di duemila anni fa, gli uomini del nostro
tempo, magari non sempre consapevolmente, chiedono ai
credenti di oggi non solo di " parlare " di Cristo, ma in
certo senso di farlo loro " vedere ". Non è forse compito
della Chiesa […] farne risplendere il volto anche davanti
alle generazioni del nuovo millennio?
12
di don Giovanni
Comunità in ascolto
Questo è, dunque il compito
della Chiesa, la sua missione
e, in essa, quella di ogni sigolo credente. Ma
ecco il passaggio fondamentale:
La nostra testimonianza sarebbe, tuttavia, insopportabilmente
povera, se noi per primi non fossimo contemplatori
del suo volto".
Il Signore ci manda, si diceva poc’anzi: non a portare
qualcosa di nostro, ma quanto Egli ci dona. Quel
Volto, contemplato nel dialogo della preghiera e
nell’incontro “ravvicinato” che è l’Eucaristia, lo
Spirito ci rende poi capaci di riconoscere in quello
delle persone, soprattutto i poveri e gli ultimi. In
questo modo, per il cristiano, " lo sguardo resta più che
mai fisso sul volto del Signore".
La testimonianza dei Vangeli
17. La contemplazione del volto di Cristo non può che ispirarsi
a quanto di Lui ci dice la Sacra Scrittura, che è, da
capo a fondo, attraversata dal suo mistero, oscuramente
additato nell'Antico Testamento, pienamente rivelato nel
Nuovo, al punto che san Girolamo sentenzia con vigore:
"L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo stesso".
Restando ancorati alla Scrittura, ci apriamo all’azione
dello Spirito (cfr. Gv. 15, 26), che è all’origine di quegli
scritti, e insieme, alla testimonianza degli Apostoli (cfr.
ibid., 27), che hanno fatto esperienza viva di Cristo, il
Verbo della vita, lo hanno visto con i loro occhi, udito con le
loro orecchie, toccato con le loro mani (cfr. 1 Gv. 1, 1 – v.
Vespro di Natale). Quella che ci giunge per loro tramite è
una visione di fede, suffragata da una precisa testimonian

Il Volto di Cristo in un icona orientale (arte bizantina)
za storica: una testimonianza veritiera, che i Vangeli […] ci
consegnano in modo pienamente attendibile.
18. […]Gli Evangelisti si preoccuparono di raccogliere testimonianze
affidabili (cfr. Lc 1, 3) e lavorando su documenti
sottoposti al vigile discernimento ecclesiale. Fu sulla base
di queste testimonianze della prima ora che essi, sotto l’azione
illuminante dello Spirito Santo, appresero il dato
umanamente sconcertante della nascita verginale di Gesù
da Maria, sposa di Giuseppe. Da chi lo aveva conosciuto
durante i circa trent’anni da lui trascorsi a Nazareth (cfr.
Lc. 3, 23), raccolsero i dati sulla sua vita di " figlio del carpentiere
" (Mt. 13, 55) e "carpentiere" egli stesso, ben collocato
nel quadro della sua parentela (cfr. Mc. 6, 3). Ne
registrarono la religiosità, che lo spingeva a recarsi con i
suoi in pellegrinaggio annuale al tempio di Gerusalemme
(cfr. Lc. 2,41) e soprattutto lo rendeva abituale frequentatore
della sinagoga della sua città (cfr Lc 4,16).
Le notizie si fanno poi più ampie […] per il periodo del
ministero pubblico, a partire dal momento in cui il giovane
Galileo si fa battezzare da Giovanni Battista al Giordano,
e forte della testimonianza dall’alto, con la consapevolezza
di essere il " figlio prediletto " (Lc. 3, 22), inizia la sua predicazione
dell’avvento del Regno di Dio, illustrandone le
13
esigenze e la potenza attraverso parole e segni di grazia e
misericordia. I Vangeli ce lo presentano così in cammino
per città e villaggi, accompagnato da dodici Apostoli da lui
scelti (cfr. Mc 3,13-19), da un gruppo di donne che li assistono
(cfr. Lc. 8,2-3), da folle che lo cercano o lo seguono, da
malati che ne invocano la potenza guaritrice, da interlocutori
che ne ascoltano, con vario profitto, le parole.
La narrazione dei Vangeli converge poi nel mostrare la crescente
tensione che si verifica tra Gesù e i gruppi emergenti
della società religiosa del suo tempo, fino alla crisi finale,
che ha il suo drammatico epilogo sul Golgotha. È l’ora delle
tenebre, a cui segue una nuova, radiosa e definitiva aurora.
I racconti evangelici si chiudono infatti mostrando il
Nazareno vittorioso sulla morte, ne additano la tomba
vuota e lo seguono nel ciclo delle apparizioni, nelle quali i
discepoli, prima perplessi e attoniti, poi colmi di indicibile
gioia, lo sperimentano vivente e radioso, e da lui ricevono il
dono dello Spirito (cfr. Gv. 20, 22) e il mandato di annunciare
il Vangelo a " tutte le nazioni " (Mt. 28, 19).
Perché il Papa ci ripete cose che già sappiamo? Se
abbiamo letto in fretta questa sintesi della vicenda
terrena di Gesù, non ci troveremo nulla di nuovo.
Se, invece, l’abbiamo letta con sguardo contemplativo,
vale a dire con amore, essa ci ha aiutato ad imprimerci
nella mente e nel cuore il Volto umano del
Figlio di Dio.
Ora si tratta di fare un passo in avanti e di penetrare
nella profondità di questo Volto:
La via della fede
Comunità in ascolto
19. ...."Voi chi dite che io sia?" (Mt. 16,15). ... "Tu sei il
Cristo, il figlio del Dio vivente" (Mt. 16, 16).
20. Com’era arrivato Pietro a questa fede? E che cosa viene
chiesto a noi, se vogliamo metterci in maniera sempre più
convinta sulle sue orme? Matteo ci dà una indicazione illuminante
nelle parole con cui Gesù accoglie la confessione di
Pietro: " Né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il
Padre mio che sta nei cieli " (16, 17). L’espressione " carne
e sangue " evoca l’uomo e il modo comune di conoscere.
Questo modo comune, nel caso di Gesù, non basta. È necessaria
una grazia di " rivelazione " che viene dal Padre.
...Solo l’esperienza del silenzio e della preghiera offre l’orizzonte
adeguato in cui può maturare e svilupparsi la conoscenza
più vera, aderente e coerente, di quel mistero, che ha

la sua espressione culminante nella solenne proclamazione
dell’evangelista Giovanni: " E il Verbo si fece carne e venne
ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria
come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità "
(Gv. 1, 14; v. Vangelo di Natale, Messa del giorno).
Da quanto stiamo leggendo, possiamo intuire la
profonda interiorità di Giovanni Paolo II, quanto egli
sia immerso nella contemplazione del Volto che egli
invita anche noi a contemplare.
La profondità del mistero
21. Il Verbo e la carne, la gloria divina e la sua tenda tra gli
uomini! […] Sì, Gesù è vero Dio e vero uomo! Come l’apostolo
Tommaso, la Chiesa è continuamente invitata da Cristo
a toccare le sue piaghe, a riconoscerne cioè la piena umanità
assunta da Maria, consegnata alla morte, trasfigurata dalla
risurrezione. […] Come Tommaso la Chiesa si prostra adorante
davanti al Risorto, nella pienezza del suo splendore
divino, e perennemente esclama: " Mio Signore e mio Dio! "
(Gv. 20, 28).
22. " Il Verbo si è fatto carne " (Gv. 1, 14, v. Vangelo di
Natale, Messa del giorno). .... Se oggi, col razionalismo che
serpeggia in tanta parte della cultura contemporanea, è
soprattutto la fede nella divinità di Cristo che fa problema, in
altri contesti storici e culturali ci fu piuttosto la tendenza a
sminuire o dissolvere la concretezza storica dell’umanità di
Gesù. Ma per la fede della Chiesa è essenziale e irrinunciabile
affermare che davvero il Verbo " si è fatto carne " ed ha
assunto tutte le dimensioni dell'umano, tranne il peccato (cfr.
Eb. 4,15). L’Incarnazione è veramente uno " spogliarsi ", da
parte del Figlio di Dio, di quella gloria che egli possiede dall’eternità
(cfr. Fil. 2, 6-8; 1Pt. 3, 18).
D’altra parte, questo abbassamento del Figlio di Dio non è
fine a se stesso; tende piuttosto alla piena glorificazione di
Cristo, anche nella sua umanità: " Per questo Dio l’ha esaltato
e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome;
perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla
terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il
Signore, a gloria di Dio Padre " (Fil. 2, 9-11).
Eccoci così al punto di arrivo di questa prima serie di
riflessioni, condotte dal papa con straordinaria arte di
educatore-accompagnatore:
23. " Il tuo volto, Signore, io cerco " (Sal. 27[26], 8). L’antico
anelito del Salmista non poteva ricevere esaudimento più
grande e sorprendente che nella contemplazione del volto di
14
Comunità in ascolto
Cristo. In lui veramente Dio ci ha benedetti, e ha fatto " splendere
il suo volto " sopra di noi (cfr. Sal. 67[66], 3; v. I
Gennaio, 1a lettura). Al tempo stesso, Dio e uomo qual è, egli
ci rivela anche il volto autentico dell’uomo, " svela pienamente
l’uomo all’uomo ".
Gesù è " l’uomo nuovo " (Ef. 4, 24) che chiama a partecipare
alla sua vita divina l’umanità redenta. Nel mistero
dell’Incarnazione sono poste le basi per un’antropologia che
può andare oltre i propri limiti e le proprie contraddizioni,
muovendosi verso Dio stesso, anzi, verso il traguardo della "
divinizzazione ", attraverso l’inserimento in Cristo dell’uomo
redento, ammesso all’intimità della vita trinitaria. […]
Tutto questo è quanto ci accingiamo a contemplare
nelle prossime solennità, da Natale all’Epifania, passando
attraverso la celebrazione della Madre di Dio e
giungendo al Battesimo di Gesù.
Celebriamo per amare e “per metterci in maniera sempre
più convinta sulle sue orme” (v. sopra, n. 20). Il
papa ci ha appena ricordato, esultante, quale meta sta
in fondo a questo cammino.
Il Volto del Crocifisso di S. Damiano (Basilica di S. Chiaa, Assisi)
- arte orientale - siriaca

(7)
I misteri del Santo Rosario
Misteri Dolorosi - Martedì e Venerdì
l) Gesù nel Gethsemani: Gesù, che fa la volontà del
Padre.
“Padre se vuoi allontana da me questo calice!
Tuttavia non sia fatta la mia, ma la Tua volontà”
(Lc. 22, 42).
Intenzione: “Non la mia, ma la Tua volontà sia fatta”.
Con l’intercessione di Maria, il Signore ci aiuti ad accogliere
la sua Volontà, a calarci nella sua Volontà in ogni
momento della nostra giornata.
2) Gesù è flagellato: Gesù, che per amore nostro
soffre fisicamente.
“Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare”
(Gv. 19, 1).
Intenzione: Grazie all’intercessione di Maria, lo Spirito
del Signore ci aiuti a vivere amando, anche nelle malattie,
nelle stanchezze, sofferenze fisiche. Maria ci aiuti ad unire
tutta la nostra vita alla Passione di Gesù che si rinnova
nella S. Messa.
3) Gesù è coronato di spine: Gesù, che per amore
nostro è deriso.
“I soldati, intrecciata una corona di spine, gliela
posero sul capo e gli misero addosso un mantello di
porpora: quindi gli venivano davanti e gli dicevano
"Salve Re dei Giudei"” (Gv. 19, 2-3).
Intenzione: Maria con la sua intercessione ci aiuti ad
unire ai dolori di Gesù le nostre oscurità, ogni prova della
mente e dell’anima, le fatiche per amare intensamente gli
altri.
4) Gesù sale al Calvario portando la croce: Gesù,
che condivide la croce con noi.
“Gesù portando la croce, si avviò verso il luogo del
Cranio, detto in ebraico Golgota, dove lo crocifisse-
15
Comunità in ascolto
ro” (Gv. 19, 17-18).
Intenzione: Per l’intercessione di Maria, il Signore ci conceda
il dono di morire nella sua Grazia. Ci aiuti a morire a
noi stessi ogni giorno.
5) Gesù muore sulla croce: Gesù, che muore per
amore nostro.
“Gesù disse: ‘Tutto è compiuto’. E chinato il capo
spirò” (Gv. 19, 29-30).
Intenzione: Con l’intercessione di Maria, il Signore ci
aiuti a dirgli sempre il nostro sì anche quando ci costa, per
amarlo sempre, subito e con gioia.
Misteri Gloriosi
- Mercoledì e Domenica
a cura di don Giovanni
(Continua dal numero precedente, su cui sono stati già pubblicati i misteri Gaudiosi e Luminosi; sulle medesime pagine, vedere
anche le premesse)
l) Gesù è Risorto: Gesù, che vince la morte.
“L’Angelo disse alle donne: "Non abbiate paura, voi!
So che cercate Gesù il Crocifisso. Non è qui . È
Risorto come aveva detto..."” (Mt. 28, 5-7).
Intenzione: Attraverso l’intercessione di Maria, Lo Spirito
del Signore ci aiuti a risorgere sempre amando Gesù nella
gioia e nella prova. Nonostante tutto, ricominciare sempre.
2) Gesù ascende al cielo: Gesù, che sale in cielo per
prepararci un posto.
“Mentre li benediceva si staccò da loro e fu portato
verso il cielo” (Lc. 24, 50-51).
Intenzione: Per l’intercessione di Maria, il Signore ci aiuti
a migliorarci sempre nell’amare Lui e i fratelli, perché "chi
non va avanti, va indietro".
3) A Pentecoste ci viene donato lo Spirito Santo:
Gesù, che ci dona lo Spirito Santo.
“...ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo” (Atti 2,
1-4).

Intenzione: Grazie all’intercessione di Maria, lo Spirito
Santo ci rendi capaci di vivere sempre la nostra vita di preghiera
in modo autentico, uniti a Dio e ai fratelli.
4) Maria Santissima è Assunta in cielo: Gesù, che
ti accoglie in cielo gloriosa.
“Padre voglio che anche quelli che mi hai dato, siano
dove sono io, perché contemplino la mia gloria...”
(Gv. 17, 24).
Intenzione: Per l’intercessione di Maria, lo Spirito santo
ci aiuti a camminare verso la santità, con lo sforzo quotidiano
di mettere Gesù al centro dei nostri pensieri, parole,
azioni.
Abbiamo pensato di offrire questa preghiera che servirà
solo tra più di un mese, ma si rivelerà utile a chi vorrà
vivere con consapevolezza l’avvio del nuovo anno, con lo
sguardo volto a Chi ci offre la possibilità di iniziarlo e a
coloro che, nella gioia o nel dolore, lo condivideranno, del
tutto o solo in parte, con noi.
Preghiera per il Capodanno
Grazie, Signore, dei giorni e degli anni
che ci concedi con generosità.
Non meritiamo tanto
eppure tu ci doni la gioia
di guardare avanti
e continuare a sperare.
Grazie, Signore, del dono dell’amore
che gustiamo nel gesto affettuoso
di tante persone.
Grazie per il sorriso e la felicità
di tanti bambini che possono
vivere tranquilli nelle loro famiglie.
Grazie anche del dolore che purifica il nostro
cuore e ci abitua al coraggio e a non demordere
mai.
16
Comunità in ascolto
5) Maria Santissima è regina degli Angeli e dei
Santi: Gesù, che ti dà a noi Madre e Regina.
“Quelli che Dio ha chiamati, li ha raccolti come
suoi, e li ha fatti partecipi della sua Gloria” (Romani
8, 30).
Intenzione: Attraverso l’intercessione di Maria e di tutti i
Santi, il Signore ci accompagni nel nostro “santo viaggio”
su questa terra: uniti fra di noi, incontro a Lui.
Grazie infinite, a Te che sei l’Infinito
Grazie sincero, a Te che sei l’Autentico
Grazie davvero, a Te che sei il Vero
Grazie continuamente, a te che sei l’Eterno.
Questo nostro grazie possa trovare riscontro
nella gratitudine di tutti gli uomini.
O Dio, Tu che tutto sai e puoi,
non permettere che al mondo
ci siano persone,
soprattutto se deboli ed indifese
che soffrano per la cattiveria e l’indifferenza.

Madre Teresa
Questa rubrica intende offrire ai lettori de “La vecchia Pieve” la possibilità
di entrare in contatto con alcuni grandi maestri della spiritualità
cristiana di tutti i tempi, soprattutto con i cosiddetti “classici”. Da
Qualche tempo siamo in cammino con madre Teresa, proclamata beata
il 19 ottobre.
I pensieri proposti sono una selezione tra altri; ne possiamo utilizzare
uno ogni tre-quattro giorni, così da avere la possibilità di interiorizzare
meglio quanto ci viene proposto, nelle circa otto settimane che ci separano
dal prossimo bollettino.
Diventare santi: camminare nell’amore, alimentati
dall’Eucaristia, presenza viva del Dio-con-noi
* " Amerai il Signore, Dio tuo, con tutto il cuore, con
tutta l’anima e con tutta la mente ". Questo è il comandamento
del nostro immenso Dio ed egli certamente non
può darci un comandamento impossibile. L’amore è un
frutto di tutte le stagioni, che ogni mano può arrivare a
cogliere. Chiunque può farlo e non esistono limiti.
* Voglio che tutti voi riempiate i vostri cuori di un grande
amore. Non pensiate che questo amore, per essere
ardente e sincero, debba essere straordinario. No, quel
che occorre nel vostro amore è il continuo desiderio di
amare Chi vi ama.
* Per possedere Dio, dobbiamo consentirgli di possedere
le nostre anime. … Come è facile conquistare il Signore!
…. La moneta con cui Dio ripaga il nostro abbandono a
Lui è la sua persona. Noi diventiamo meritevoli di possederlo
quando ci arrendiamo completamente a Lui.
* Il totale abbandono consiste nel donarci completamente
a Lui. Dobbiamo dare pienamente noi stessi a Dio
perché Dio ha dato se stesso a noi. Se Dio non ci è debitore
di nulla e tuttavia è pronto a comunicarci niente
meno che se stesso, noi risponderemo soltanto con una
frazione di noi? Non dovremo piuttosto donarci pienamente
a Dio per poter ricevere Dio stesso? Io per Dio e
Dio per me.
* Abbandonarsi significa offrirgli la mia volontà libera, la
mia ragione, la mia stessa vita in un puro atto di fede. La
mia anima potrebbe brancolare nel buio. La prova e la
17
Comunità in ascolto
sofferenza sono le verifiche più sicure del mio cieco
abbandono.
* Abbandonarsi significa anche amare veramente. Più ci
abbandoniamo, più amiamo Dio e le anime…. Non ci
sono limiti all’amore di Dio. È senza misura e non è possibile
controllarne la profondità. Ci viene dimostrato
dalla sua vita e dal suo morire per noi. Ora ribaltiamo la
situazione: non deve esservi limite all’amore che ci spinge
a donarci a Dio, ad essere le vittime del suo amore rifiutato,
cioè, dell’amore di Dio che non è stato accettato
dagli uomini.
* Cerchiamo oggi di riflettere sull’amore che Dio riserba
per voi e per me. Il suo amore è così tenero; il suo amore
è così grande, così tangibile, così vitale che Gesù venne
proprio a insegnarci come amare. L’amore non è qualcosa
che si fossilizza, ma qualcosa che vive di continuo. Le
opere di amore e che attestano amore sono una via per la
pace. E dove comincia questo amore? Proprio nei nostri
cuori. Dobbiamo sapere che siamo stati creati per cose
più grandi, non per essere un numero qualsiasi nel
mondo; non per conseguire lauree e diplomi, questa o
quella carriera. Siamo stati creati per amare e per essere
amati.
* " A meno che diventiate come questi piccoli, non entrerete
nel regno dei cieli". E che significa essere piccolo?
Significa avere un cuore pulito, un cuore puro, un cuore
che possiede Gesù, un cuore che può continuare a dire: "
Gesù che sei nel mio cuore, io credo nel tuo tenero amore

per me. Ti amo ". Questo è il cuore a cui voi ed io, anche
i più giovani, devono guardare, guardare alla croce e comprendere
quanto Gesù mi ha amato, quanto ha amato
ciascuno di noi, singolarmente.
* Siate gentili e amorevoli l’uno verso l’altro …. L’amore
per essere vitale deve essere alimentato dal sacrificio.
Siate prodighi di mortificazioni e di tutti i sacrifici che
derivano dalla nostra povertà e sarete in grado di dire in
tutta sincerità: " Mio Dio e mio tutto " (s. Francesco).
* Dobbiamo diventare santi non perché vogliamo sentirci
santi, ma perché Cristo deve poter vivere pienamente in
noi la sua vita. Dobbiamo essere tutto amore, tutta fede,
tutta purezza, per amore delle persone che incontriamo.
Una volta che abbiamo appreso a cercare innanzitutto
Dio e la sua volontà, il nostro contatto con il povero
diventerà un mezzo per raggiungere una grande santità
interiore e verso gli altri. Santità è unione con Dio; nella
preghiera come nell’azione, in eguale maniera, noi veniamo
da Dio a Cristo e andiamo a Dio attraverso Cristo.
* Un giorno Santa Margherita Maria chiese a Gesù: "
Signore, che vuoi che io faccia?". " Dammi mano libera ",
le rispose Gesù. Sarà Lui a compiere la divina opera della
santità e non voi; egli domanda soltanto di essere docili.
Lascia che ti vuoti e ti corregga e poi ricolmi il calice del
tuo cuore sino all’orlo, così che a tua volta potrai dispensare
ciò di cui abbondi. Guardatelo nel tabernacolo; fissate
i vostri occhi su di Lui che è la luce; ponete i vostri
cuori accanto al suo cuore divino; chiedetegli di accordarvi
la grazia di conoscerlo, l’amore per amarlo, il coraggio
di servirlo. Cercatelo con fervore.
* Sin dall’inizio dei tempi il cuore umano ha sentito il
bisogno di offrire a Dio un sacrificio, ma come dice san
Paolo: " Era impossibile che il peccato venisse cancellato
col sangue di capri e di tori ". Perciò, Gesù Cristo dovette
offrire un altro sacrificio, quello di se stesso. Gesù,
morendo sulla croce, è divenuto il nostro sacrificio. La
Santa Messa è il vero sacrificio, come quello che Egli ha
offerto sulla croce. È molto consolante sapere che questo
sacrificio è il nostro sacrificio.
* Cercate di aumentare il vostro amore per la Santa
Messa e per la Passione di Cristo, accettando con gioia
tutti quei piccoli sacrifici che ci vengono ogni giorno.
Non trascurate questi piccoli doni, poiché sono molto
preziosi per voi stessi e per gli altri.
* Come parla teneramente Gesù quando dà se stesso
nella Santa Comunione. " La mia carne è veramente cibo
e il mio sangue veramente bevanda. Chi mangia la mia
carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui". Oh,
cosa potrebbe fare di più il mio Gesù che darmi la sua
18
Comunità in ascolto
carne come cibo? No, neppure Dio potrebbe fare di più
né mostrarmi un amore più grande.
* La Santa Comunione, come sottintende la parola stessa,
e l’intima unione di Gesù con la nostra anima e il
nostro corpo. Se vogliamo avere la vita e averla in abbondanza,
dobbiamo vivere della carne di Nostro Signore. I
santi compresero così bene questo, che spendevano ore
intere per la preparazione e ancor più tempo per il ringraziamento.
* Quando comunicate con il Cristo nell’intimo del
vostro cuore dopo aver condiviso il Pane di vita, ricordate
cosa deve aver provato la Madonna quando lo Spirito
Santo scese su di Lei ed Ella, che era piena di grazia,
divenne piena del corpo di Cristo. Lo spirito in Lei era
così forte che " subito si levò " per andare a servire.
* Nelle Scritture leggiamo della tenerezza di Dio per il
mondo e leggiamo che Dio amò talmente il mondo da
dare il suo figlio Gesù perché venisse ad essere uno di noi
e portasse la buona novella: Dio è amore, Dio vi ama e mi
ama. Dio vuole che ci amiamo gli uni gli altri, come egli
ama ciascuno di noi.
Tutti sappiamo, quando guardiamo la croce, quanto Dio
ci ha amato. Quando guardiamo l’Eucarestia sappiamo
quanto Egli ci ama anche adesso. Ecco perché si è fatto
Pane di vita, per soddisfare la nostra fame del suo amore,
e poi, come se non bastasse, è diventato Lui stesso l’affamato,
colui che è nudo, senza casa, così da offrirci la possibilità
di soddisfare la sua fame del nostro amore
umano. Poiché per questo siamo stati creati, per amarlo e
per essere amati.
* Dove riceverete in dono la gioia di amare?
Nell’Eucarestia. Nella Santa Comunione. Gesù si è fatto
Pane di vita per darci la vita. Giorno e notte egli è sempre
presente. Se davvero volete crescere nell’amore, sostenetevi
coll’Eucarestia, coll’adorazione. Nella nostra congregazione,
da quando abbiamo cominciato ogni giorno ad
avere la nostra ora di adorazione, il nostro amore per
Gesù è diventato più intenso, il nostro amore l’uno per
l’altro più comprensivo, il nostro amore per il povero più
compassionevole e abbiamo raddoppiato il numero di
vocazioni.
* Ogni momento di preghiera, specialmente davanti a
Nostro Signore nel tabernacolo, è sicuramente un guadagno.
Il tempo che trascorriamo nel quotidiano colloquio
con Dio costituisce la parte più preziosa di tutta la giornata.
* Per diventare santi occorre tanta umiltà e tanta preghiera.

Invito mistico
"Segnami con il segno della tua santa croce... Che da te,
o mio amore crocifisso, dolcissimo Gesù, io riceva il
segno della tua santa croce sulla fronte e sul cuore!
Poni, o amatissimo Gesù, il segno della tua santa croce
nella mia mano destra, perché io proceda sempre circondata
dalla tua protezione come da un baluardo. Così, tu
resterai crocifisso per me e sempre inchiodato al mio
cuore".
Chi ha scritto queste parole è una stella di prima grandezza
della mistica tedesca. Oblata benedettina dall’età
di cinque anni, Gertrude (dal tedesco gari, lancia, e trud,
fedeltà), fa onore al suo nome. Donna colta, rimane
semplice; teologa esperta, la monaca sassone è l’autrice
degli Esercizi, una meditazione sui grandi momenti della
vita cristiana e religiosa.
Quanto sopra citato commenta sobriamente il gioco di
parole di san Bernardo (m. nel 1153): "Clavus-Clavis".
Infatti, il chiodo (clavus) che trapassa la carne di Cristo
diventa per noi una chiave (clavis) per aprire i divini
misteri. Gertrude vuole essere marchiata con il segno
della croce: "Sulla fronte, sul cuore e sulla mano
destra".
Sotto il segno della croce
"Quando fai il segno della croce, fallo bene. Non così
affrettato, rattrappito, tale che nessuno capisce cosa
debba significare. No, un segno della croce giusto, cioè
lento, ampio, dalla fronte al petto, da una spalla all’altra.
Senti come esso ti abbraccia tutto? Raccogliti dunque
bene; raccogli in questo segno tutti i pensieri e tutto
l’animo tuo, mentre esso si dispiega dalla fronte al
petto, da una spalla all’altra. Allora tu lo senti: ti avvolge
tutto, corpo e anima, ti raccoglie, ti consacra, ti santifica.
Perché? Perché è il segno della totalità ed è il segno della
redenzione. Sulla croce nostro Signore ci ha redenti
tutti. Mediante la croce egli santifica l’uomo nella sua
IL SEGNO DI CROCE - VI
19
Comunità in ascolto
Sotto il segno della Croce
a cura di don Giovanni
Concludiamo la catechesi sull’atto di culto “primordiale” di ogni cristiano: gesto di preghiera e, al
tempo stesso, professione di fede sintetica dell’essenza del credo cristiano.
Presentiamo alcuni spunti di meditazione da vari autori e una breve catechesi sulla benedizione.
totalità, fin nelle ultime fibre del suo essere.
Perciò lo facciamo prima della preghiera, affinché esso
ci raccolga e ci metta spiritualmente in ordine; concentri
in Dio pensieri, cuore e volere; dopo la preghiera, affinché
rimanga in noi quello che Dio ci ha donato. Nella
tentazione, perché ci irrobustisca. Nel pericolo, perché ci
protegga. Nell’atto della benedizione, perché la pienezza
della vita divina penetri nell’anima e vi renda feconda e
consacri ogni cosa. Pensa quanto spesso fai il segno
della croce. È il segno più santo che ci sia. Fallo bene:
lento, ampio, consapevole. Allora esso abbraccia tutto
l’essere tuo, corpo e anima, pensieri e volontà, senso e
sentimento, agire e patire, e tutto vi viene irrobustito,
segnato, consacrato nella forza di Cristo, nel nome del
Dio uno e trino ".
Questo bellissimo testo è di Romano Guardini, di origine
italiana ma tedesco per cultura e formazione.
Professore di teologia a Berlino, Tubinga e Monaco, perseguì
per mezzo secolo un apostolato sacerdotale e missionario
insieme. Pensatore intuitivo, seppe coniugare la
chiarezza latina con la pienezza germanica del pensiero!
Precursore del movimento liturgico ed ecclesiologico tra
le due guerre mondiali e brillante divulgatore.
La benedizione con la croce
La parola "benedizione" (dal latino: bene-dicere = dire
bene), intesa in senso generale, è una parola di lode
rivolta a Dio, a un santo, a qualcuno che si stima.
L’uomo che benedice Dio gli rende grazie. Il padre, il
sacerdote, il profeta benedicono con autorità, nel nome
dell’Altissimo. Nel primo caso si esalta il Signore con la
formula: "Sia benedetto Dio, sia benedetto il suo santo
nome! ". Nel secondo caso, il ministro consacrato invoca
il favore di Dio sugli uomini o sulle cose. La maggior
parte dei sacramenti implicano tutto questo nel segno
della croce. Al fonte battesimale, per esempio: "Io ti battezzo,
nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo".

Benedizioni episcopali
Il gesto solenne del vescovo, che alza le mani al cielo e
traccia sul popolo tre grandi segni di croce, è accompagnato
da una formula caratteristica:
- Sia benedetto il nome del Signore!
- Ora e sempre.
- Il nostro aiuto è nel nome del Signore.
- Egli ha fatto cielo e terra.
- Vi benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito
Santo.
- Amen.
Consegna della croce ai missionari
La cerimonia di benedizione di coloro che partono per
annunciare il Vangelo è ricca di sigificato. Quando i
cristiani (chierici, religiosi o laici) sono inviati dai loro
legittimi pastori per annunciare la buona novella nel
mondo, la Chiesa celebra il loro invio in forma solenne.
La liturgia presenta in proposito due azioni successive.
Il celebrante benedice le croci con queste parole:
"Signore, Padre santo, che tu hai voluto fare della
croce del tuo Figlio l’origine di ogni benedizione e la
fonte di ogni grazia, benedici queste croci e fa’ che
quanti le porteranno davanti agli uomini si impegnino
a rinnovarsi a immagine del tuo Figlio. Egli vive e
regna nei secoli dei secoli ".
Poi, ciascun missionario riceve la croce che gli viene
consegnata con parole belle e semplici: "Ricevi questo
segno della carità di Cristo e della nostra fede. Predica
il Cristo crocifisso, potenza di Dio e sapienza di Dio".
Il " Benedicite " e il " gratias agimus "
Queste parole latine non sono quasi più usate oggi.
Indicano però ancora le preghiere cristiane prima e
dopo i pasti, accompagnate dal segno di croce.
L’imperativo latino Benedicite supplica: "Benedici tutti
noi, o Signore". Si continua con la breve orazione:
"Benedici, Padre, noi e questi doni che stiamo per ricevere
come segno della tua bontà". L’ospite augura poi
ai commensali il "Buon appetito ".
Alla fine del pasto, si esprime riconoscenza con tre
parole che vengono rivolte sia al Signore Dio, dispensatore
di tutti i doni, sia al padrone di casa: Agimus tibi
gratias (Ti rendiamo grazie), con il segno di croce conclusivo.
Si possono usare altre formule, come questa che svi-
20
luppa la gratitudine attiva e la eleva dal nutrimento
terreno al celeste banchetto:
"Ti ringraziamo, Signore, dispensatore di ogni bene,
che ci hai riunito intorno a questa mensa; fa’ che rinvigoriti
nel corpo proseguiamo con alacrità nel nostro
cammino, per giungere felicemente al banchetto del
cielo".
(cfr. Jean Huscenot, Il Segno di croce, storia e catechesi,
Ed. San Paolo, Alba 1993, capp. 9, 10, 12)
IMPEGNO DI VITA
Comunità in ascolto
Non potremo più, d’ora in poi, farci il segno di Croce
frettolosamente e a qualche modo: ogni volta esso
esprime qualcosa della nostra fede in Dio, Padre Figlio
e Spirito, ci fa dire qualche cosa del nostro amore riconoscente
a Colui che sulla Croce per noi ha dato la sua
vita ed è il Signore vivente, sempre con noi. Al tempo
stesso non potremo non riconoscere un po’ di più il
suo Volto in quello dei nostri fratelli e sorelle, soprattutto
coloro che vivono l’esperienza della croce.
- Fine -

Vita della Comunità
15 settembre – 16 novembre 2003
Sono figli di Dio, con il Battesimo:
44 Grazioli Gabriele n. 26 novembre 03
da Stefano e Cadei Giuliana b. 21 settembre
45 Grasselli Damiano n. 30 aprile 03
da Renato e Massetti Emanuela b. 5 ottobre
46 Camoni Giulio n. 4 luglio 03
da Claudio e Chianese Filomena b. 5 ottobre
47 Camoni Francesca n. 4 luglio 03
da Claudio e Chianese Filomena b. 5 ottobre
48 Lorini Desirée n. 22 maggio 03
da Ermes e Barbieri Floriana b. 5 ottobre
49 Raineri Nicola n. 26 maggio 03
da Francesco Angelo e Crescini Elena b. 5 ottobre
50 Lezama Arianna n. 20 settembre 99
da Victor e Giovanna Gutierrez b. 5 ottobre
51 Zambelli Ilaria n. 25 maggio 03
da Gianluigi e Messali Michela b. 19 ottobre
52 Rossi Lorenzo n. 20 settembre 03
da Rossi Lorena b. 19 ottobre
53 Garau Lorenzo n. 19 maggio 03
da Patrizio e Cani Ilaria b. 2 novembre
54 Tira Martina n. 9 agosto 03
da Eugenio e Goffi Juliette b. 16 novembre
55 Scotti Andrea n. 31 luglio 03
da Rodney e Tira Cristina b. 16 novembre
56 Orizio Erika n. 19 settembre 03
da Gianluigi e Ferrari Maura b. 16 novembre
57 Compiani Vanessa n. 8 agosto 03
da Walter e Viesi Elena b. 16 novembre
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Comunità in cammino

Ci hanno preceduto nell’eternità:
51 Pedrali Fausta, di anni 92 5 ottobre
52 Martinelli Alessandro, di anni 74 26 ottobre
53 Omodei Anna Maria, di anni 90 28 ottobre
54 Pedrini Gaudiosa, di anni 82 7 novembre
Hanno consacrato il loro amore
davanti all’altare del Signore:
Caruna Pietro e Mazzocchi Emanuela il 27 settembre
Viceconti Domenico e Pè Chiara l’ 11 ottobre
Nella preghiera, affidiamo al Signore della Vita e della Pace i nostri
diciannove connazionali assassinati vilmente nell’attentato di Nassirya,
in terra iraqena. Chiediamo a Maria la sua intercessione affinché lo Spirito Consolatore sia accanto ai
famigliari straziati dal dolore e a coloro che ancora si trovano là o in altre parti del mondo a testimoniare
la volontà solidale e portatrice di pace dell’intero nostro popolo.
In memoria di Sara Sara
Ketty K tty Pagano Paganotti
tti
La comunità parrocchiale, già con la sua presenza
numerosa il giorno del funerale e, ora, attraverso le
pagine della “Vecchia Pieve”, si unisce al papà, alla
mamma, alla sorella, a nonna Albina, agli altri
familiari, agli amici e a tutti coloro che hanno sofferto
e ancora soffrono per la morte di Ketty, giovane
vita stroncata a trent’anni dalla malattia.
Ci rimane il suo ricordo e il suo bel sorriso.
Nell’abbraccio dell’amore infinito di Dio, questo
sorriso é trasfigurato nella luce della gioia che non
conosce confini: é ciò che per lei speriamo e per cui
preghiamo.
(a cura e su esclusiva iniziativa della Redazione)
22
Comunità in cammino

NOVEMBRE
Calendario liturgico - pastorale
23- Domenica XXXIV ed ultima del tempo ordinario (Sett. I)
ore 9,00
NOSTRO NOSTRO
SIGNORE GESÙ CRISTO, RE DELL’UNIVERSO
DELL’UNIVERSO,
solennità
Gesù disse: il mio regno non è di questo mondo. Per questo io sono nato e per questo sono
venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità (Gv. 18, 36-37)
s. Messa solenne
ore 9,15 all’Oratorio femminile, ritiro I per i fanciulli di 2a elementare
ore 14,30 presso il Focolare, incontro per i genitori dei fanciulli di 2a elementare
ore 17,30 celebrazione del Vespro, atto di consacrazione a Cristo Re e benedizione
Eucaristica. Segue la Messa vespertina.
29 – Sabato termina l’Anno liturgico.
Con i primi Vespri e/o la Messa festiva vespertina della 1a dom. di Avvento,
Inizia il nuovo anno liturgico. Ciclo della Parola di Dio nelle Messe domenicali:
letture dell’anno C, caratterizzate dalla lettura del Vangelo secondo
Luca.
30 – Domenica I di Avvento (sett. II)
Gesù disse: "Vegliate e pregate in ogni momento, perché
abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di
comparire davanti al figlio dell’uomo" (Lc. 21, 36)
ore 9.15 presso la casa delle Madri, ritiro I per i fanciulli/e di 4a
e 5a elementare.
ore 10,00 durante la Messa, alla presenza dei Genitori, dei padrini e delle madrine, i fanciulli di
2a elem. fanno memoria del loro Battesimo.
Il tempo d’Avvento sarà caratterizzato da una più intensa preghiera:
- la s. Messa dei giorni feriali sarà preceduta dalla Liturgia delle Ore;
- la Messa delle 8,30 e delle 16,30 saranno caratterizzate da una breve proposta
di riflessione.
Si ricorda, inoltre, che le celebrazioni feriali dell’Eucaristia sono precedute dal
s. Rosario, come quella domenicale delle 9,00.
sDICEMBRE
4 – Giovedì primo del mese. Giornata di preghiera per le vocazioni. Dopo la Messa delle
8,30, esposizione del ss. Sacramento, fino alle ore 12,00.
5 – Venerdì primo del mese, dedicato alla devozione al s. Cuore di Gesù.
7 - Domenica II di Avvento [s. Ambrogio, patrono della Lombardia]
"Nell’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare... la
parola di Dio scese su Giovanni... Ed egli percorse tutta la
regione del Giordano predicando un battesimo di conversione
per il perdono dei peccati". (Lc. 3, 1.3)
(Sett. III)
ore 9.15 Orat. femm.. ritiro I per i ragazzi/e di 1a media
ore 14,20 Focolare: incontro per i Genitori dei fanciulli/e di 3a el.
23
Comunità in cammino

8- Lunedì IMMACOLA MMACOLATA
CONCEZIONE ONCEZIONE DELLA
DELLA B.V. B.V.
MARIA MARIA,
solennità
ore 9,00:
Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore,
avvenga di me quello che hai detto". E l’angelo partì da lei.
(Lc. 1, 38)
S. Messa solenne
ore 17,30 Vespro dell’Immacolata, benedizione eucaristica;
segue la Messa delle 18.00
9 - Martedì s. Siro, patrono principale della val Camonica,
memoria
in serata, incontro di spiritualità per giovani al centro Oreb, Calino
13 – Sabato s. Lucia, vergine e martire, memoria
14 - Domenica III di Avvento “Gaudete” (Sett. I)
Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua:
ma viene uno dopo di me che vi battezzerà in Spirito Santo e
fuoco". (Lc. 3, 16)
ore 9.15: presso la casa delle Madri, ritiro I per i ragazzi/e di 2a media
15 – Lunedì s. Maria Crocifissa di Rosa, vergine bresciana, memoria
16 – Martedì inizia la novena devozionale di Natale
17 - Mercoledì inizia la seconda parte del Tempo di Avvento (“Ferie maggiori”)
giornata di ritiro per gli adulti, in chiesa; due le possibilità:
1 – alle 14.30: momento di preghiera, proposta di riflessione, possibilità di preghiera personale
e guidata, davanti all’Eucaristia solennemente esposta; benedizione conclusiva;
2 – alle 20.00, per chi è impossibilitato nel pomeriggio, secondo le medesime modalità.
ore 20,30: presso il Focolare, incontro di magistero per i catechisti
19 – Venerdì ore 16,15: confessione natalizia per i fanciulli delle elementari
Sabato 20: ore 20,00 liturgia penitenziale per gli adulti, con il sacramento della Riconciliazione; si
conclude con la celebrazione dell’Eucaristia.
21 - Domenica IV di Avvento (Sett. II)
Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce:
"Benedetta tu, Maria, fra le donne e benedetto il frutto del
tuo grembo". (Lc. 1, 41-42)
ore 9.15: presso la casa delle Madri, ritiro I per i ragazzi/e di 3a media
ore 14,20: presso il Focolare, incontro per i Genitori dei fanciulli/e di 3a
media
23 – Martedì ore 15,30 confessione natalizia per i ragazzi delle medie
ore 20.30: liturgia penitenziale per gli adolescenti e i giovani
a partire dalle ore 15.00, si offre la possibilità di celebrare il Sacramento della
riconciliazione, con la presenza del sacerdote forestiero, che si protrarrà fino
alla mattina di Natale.
24
Comunità in cammino

24 - Mercoledì vigilia di Natale
i sacerdoti sono a disposizione per le Confessioni a partire dalle ore 7,00 fino
alle 12.00; dalle 15.00 alle 18,30
ore 19.00: Si chiude la chiesa
ore 22.30: Si riapre la chiesa. Sante Confessioni fino alle 23,45
NB: nel pomeriggio non viene celebrata la Messa, né
alle 16.30, né alle 18.00
25 - Giovedì Natale Natale
del Signore, Signore solennità
Mezzanotte: SANTA MESSA DELLA NATIVITA’
Ora mentre Giuseppe e Maria si trovavano in quel luogo,
si compirono per Maria i giorni del parto. Diede alla luce il
suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una
mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo”.
(Lc. 2, 6-7)
Le sante Messe del giorno vengono celebrate secondo l’orario festivo
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l’hanno accolto. (Gv. 1, 9-11)
ore 9.00: santa Messa in Casa Albergo (non viene celebrata nel pomeriggio)
ore 11.00: santa messa solenne
ore 17.00: Santo Rosario
ore 17.30: Vespro solenne del Santo Natale, con la Benedizione eucaristica.
Segue la s. Messa delle ore 18.00
26- Venerdì S. Stefano, primo Martire, festa
Le sante Messe vengono celebrate con orario festivo
27 - Sabato S. Giovanni Apostolo ed Evangelista, festa
28 - Domenica I dopo Natale: Santa Famiglia di Gesù, Maria
e Giuseppe, festa (Sett. III)
Gesù partì e tornò con Maria e Giuseppe a Nazareth e
stava loro sottomesso. (Lc. 2, 51)
ore 11.00 santa Messa per le famiglie.
In questo giornata della Famiglia celebriamo l’anniversario
di matrimonio di tutti gli sposi cristiani,
in particolare delle coppie che celebrano il 10°,
il 25°, il 50° e oltre di matrimonio.
31 - Mercoledì S. Silvestro papa – Ultimo giorno dell’anno solare
ore 18.00 Santa messa prefestiva di ringraziamento, con il canto del Te Deum
25
Comunità in cammino

2004 - GENNAIO
1 - Giovedì MARIA SANTISSIMA
SANTISSIMA,
MADRE DI DIO
Giornata mondiale della pace
, MADRE DI DIO - Ottava di Natale, sol.
Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da
donna…perché ricevessimo l’adozione a figli. Lo Spirito grida in noi
"Abbà, Padre!" (Gal. 4, 4.5.6)
Le sante Messe vengono celebrate secondo l’orario festivo
ore 17.00 santo rosario
ore 17.30 Vespro in onore della santa Madre di Dio e Benedizione
eucaristica
ore 18.00 santa Messa solenne
2 - Venerdì primo del mese, dedicato alla devozione al sacro
Cuore
Celebrazione, trsferita da ieri, della giornata di preghiera
per le vocazioni. Dopo la Messa delle 8,30,
esposizione del ss. Sacramento, fino alle ore 12,00.
4 - Domenica II dopo Natale (Sett. I)
Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi
dia uno spirito di sapienza e di rivelazione, per una più
profonda conoscenza di Lui (Ef. 1, 17)
6 - Martedì Epifania del Signore, solennità
I Magi, al vedere la stella provarono una grandissima
gioia. Entrati nella casa videro il bambino con
Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. (Mt.
2, 10-11)
Le sante Messe vengono celebrate secondo
l’orario festivo
ore 9.00: santa Messa solenne - annuncio della
Pasqua e delle feste mobili
ore 14.15: momento di preghiera per fanciulli e ragazzi
ore 15.00: incontro con Gesù Bambino da parte dei più piccoli
ore 17.00 santo rosario
ore 17.30 Vespro solenne dell’Epifania, con la Benedizione eucaristica.
Segue la s. Messa delle ore 18.00
7 - Mercoledì alle 20,30, presso il Focolare, incontro di Magistero per i catechist
9- Venerdì questa sera, il 16, il 23 e 30 gennaio: corso biblico, presso il centro Oreb di Calino
(salvo diversa indicazione)
26
Comunità in cammino

11 - Domenica Battesimo del Signore, festa (Sett. II)
Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto
anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese
su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di
colomba, e ci fu una voce dal cielo: “Tu sei il mio figlio prediletto,
in te mi sono compiaciuto. (Lc. 3, 21-22)
ore 11.00: Santa messa con la celebrazione del Battesimo
ore 15.00 rosario, Vespro - Benedizione eucaristica
Si chiude il tempo di Natale. Inizia il Tempo Ordinario (o “per annum”)
12 – Lunedì anniversario dell’ordinazione episcopale del vescovo emerito mons. Bruno
Foresti (Bergamo 1975)
13 - Martedì in serata, incontro di spiritualità per giovani al centro Oreb, Calino
16 - Venerdì beato Giuseppe Tovini, laico, sposo e professionista bresciano, mem. fac.
17 – Sabato s. Antonio abate, memoria
Giornata dedicata all’approfondimento e allo sviluppo del dialogo ebraico –
cristiano, per sensibilizzare le comunità cristiane a non dimenticare la “propria
radice santa il popolo di Israele a cui appartengono Gesù e Maria, gli Apostoli
e la prima comunità cristiana di Gerusalemme”. Tale giornata vuole essere uno
stimolo a rimuovere errati e secolari pregiudizi antiebraici e a rispettare e conoscere
la tradizione ebraica vivente.
18 - Domenica II del tempo ordinario (Sett. III)
Il maestro di tavola disse allo sposo: - Tutti servono da principio
il vino buono... tu invece hai conservato fino ad ora il vino
buono”. Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di
Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in
lui”. (Gv. 2, 10-11)
si apre l’ottavario di preghiera per l’unità dei Cristiani.
ore 14.20 presso il Focolare, incontro per i genitori dei fanciulli/e di 2a elementare
23 – Venerdì beata Paola Gambara, laica e sposa bresciana, memoria
25 - Domenica III del tempo ordinario [Conversione di s. Paolo,
apostolo] (Sett. I)
Giornata mondiale dell’Unità della Chiesa. Si conclude
l’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani.
Gesù si recò a Nazareth... nella sinagoga si alzò a leggere. Gli fu dato
il rotolo del profeta Isaia, apertolo... trovò il passo dove era scritto:
“Lo Spirito del Signore è sopra di me... e mi ha mandato ad annunziare
ai poveri un lieto messaggio... per proclamare ai prigionieri
la liberazione e ai ciechi la vista”. (Lc. 4, 17-18)
27
Comunità in cammino

La meraviglia è l'unica bussola che possa dirigerci
verso il polo del significato (A. J. Heschel)
Natale è per tradizione la festa della famiglia che si ritrova,
in un clima di serenità e di pace, a condividere la gioia
di stare insieme. Natale è la festa dell'amore che genera la
vita. La preparazione al Natale può essere allora l'occasione
per riflettere sulla vita e sui condizionamenti culturali
che portano a far perdere la coscienza o ad attenuare
la gravità degli attentati che continuamente vengono
perpetrati nei confronti della vita.
Il mondo contemporaneo è stato profondamente trasformato
dal progresso scientifico, al punto che ogni
momento della nostra esistenza è segnato dalla tecnica.
Nascere, vivere, morire rischiano di diventare esperienze
sempre meno umane e sempre più fatti da prevedere, pianificare,
orientare secondo precisi parametri sociali e culturali.
Per avere un’idea di questo è sufficiente guardare
alle innumerevoli tecniche con le quali l’uomo oggi può
determinare alcune caratteristiche biologiche dell’individuo,
scegliere le modalità del concepimento e, se è il caso,
valutare l’opportunità che un essere umano prosegua il
suo sviluppo, giungendo alla nascita.
Ricorda Giovanni Paolo II: “Il concepimento, la gravidanza
e la nascita non vengono più intesi come modi per
cooperare con il Creatore al compito meraviglioso di
donare la vita a un nuovo essere umano” (Discorso
18/06/01), ma spesso sono ridotti ad un puro fatto tecnico.
Come “guardare’ alla vita umana nascente? Questo interrogativo,
semplice se non addirittura banale, è in realtà
determinante per il modo di considerare la vita e di
affrontare i problemi concreti ch’essa pone a ciascuno di
noi. Dallo sguardo, come atteggiamento interiore e spirituale,
dipende il comportamento esteriore e concreto, e
dunque la risposta che viene data ai problemi della vita
stessa.
La vita è un miracolo che rimanda al Creatore. Ma se perdiamo
la capacità di guardarla con meraviglia e stupore,
di riconoscere e di ammettere il miracolo, sulla vita tutto
diventa possibile. L’esperienza quotidiana ci fa capire
come non sia davvero facile possedere e vivere uno sguar-
OBIETTIVO VITA
28
Comunità in cammino
Il Natale ci parla dell’amore
per la vita
do contemplativo sulla vita umana. Ad offuscarlo basta
poco: bastano l’abitudine e la fretta di cui sono segnate le
nostre giornate e il nostro lavoro, e soprattutto la pressione
culturale dominante, che tende a considerare la tecnologia
come un assoluto, e concepisce la “qualità della
vita” secondo i criteri dell’avere, del potere e del godere,
del produrre.
In un simile contesto è assolutamente necessario, come
scrivono i Vescovi italiani, “un percorso interiore di conversione
tale da aprire il cuore allo stupore delle grandi
meraviglie che Dio compie nella vita di ogni creatura
umana” (Messaggio per la Giornata della vita 2002). Se
nel mondo del tecnicismo e della pianificazione dell’esistenza
non c’è molto posto per lo stupore e per la meraviglia,
questi sentimenti possono rinascere laddove la vita
è colta in tutta la sua sacralità.
Non basta riconoscere la vita umana come dato biologico,
bisogna anche interrogarsi sul senso del vivere e, viste
le prime avvisaglie di battaglia sull'eutanasia, avere anche
il coraggio di spingersi oltre, sulla frontiera della sofferenza
e della diversità. Per confermare la nostra attenzione
alla difesa della vita è importante 'vigilare', approfondire
i temi attinenti alla vita umana e le frontiere scientifiche
che la interessano: sono discussioni che riguardano
il nostro futuro e di quelli che verranno. Ed il Natale è
proprio la festa che ci costringe a riflettere sulla sacralità
di ogni nascita, sul significato profondo di ogni vita
umana per collocarla nella prospettiva dell’“essere”, liberandola
dalla logica del diventare.
Dal momento in cui un bambino nasce si mette in moto
la macchina sociale per farlo 'diventare'. Ed è fatta: l’unica
cosa che gli rimane da fare è solo crescere, crescere
per diventare. Famiglia e scuola in prima fila si battono
per questo, perché se non si diventa qualcosa o qualcuno
si rischia di rimanere un nulla. Uno nasce ed è poco o
niente, perché si nasce solo per diventare (figuriamoci
cosa era prima di nascere quando ancora si trovava nel
grembo materno! Una società che considera tra le sue più
grandi conquiste una legge sull’aborto - fosse anche per
la cosiddetta salvaguardia dei diritti e della vita della
donna -, è frutto di una cultura che ha ben poca conside-

azione dell’evento nascita e dei suoi significati etico-spirituali).
Tutto ciò che sarà di importante lo dovrà solo
diventare a fatica e a sudore. Anzi, sarà importante solo
per quello che dovrà diventare e per quello che alla fine
diventerà. Si rischia allora di vivere solo e unicamente per
“diventare”.
Vi è tutto un contesto sociale che funziona così, attanagliato
da questa tremenda logica biologica. Vi è la politica;
vi è il sistema economico e i sistemi legislativi dei paesi
più sviluppati e civilizzati, lo stato sociale di tutti gli stati
moderni… La fatica del diventare (e ce ne vuole di fatica!)
fa dimenticare che uno è nato e che “altri” hanno permesso
che questo avvenisse, perché nessuno si è fatto da
sé. La foga (o la cupidigia?!) del diventare (con le proprie
mani, con le proprie idee, con le proprie forze) allontana
spesso definitivamente qualsiasi idea sulla nascita, sulla
possibilità di poter essere ciò che si è.
Quando venne annunziata la nascita del bambino di
Betlemme, gli angeli dissero: "Oggi vi è nato un
Salvatore", non "oggi è nato uno che diverrà il Salvatore".
Di Gesù si dice poco o niente di ciò che avvenne
dopo la sua nascita, in merito alla sua “crescita”. Quasi
tutto si riduce a pochi versetti nel vangelo di Luca (2,39-
52). Gesù non diventò ma fu il Salvatore fin da prima
della sua nascita, fin da sempre. Egli nacque per essere
questo e non per diventarlo: divenne il Salvatore solo perché
lo era! Quando Gesù venne ritrovato, dopo alcuni
giorni, al Tempio (uno dei pochi episodi della sua infanzia),
alle preoccupazioni dei genitori Egli rispose in modo
perentorio (Lc 2,49). Quante volte, con le nostre ansie e
preoccupazioni di genitori, abbiamo schiacciato l’“essere”
dei nostri figli? Quante volte, con i nostri “programmi”,
abbiamo precluso la loro propria “chiamata” alla
vita, cercando di farli diventare ciò che noi abbiamo pensato
per loro? Chi siamo noi per fare questo? Abbiamo
questo diritto, noi genitori?
La corsa, la gara per diventare, molto spesso, ci allontana
drasticamente da noi stessi, da ciò che siamo, da ciò che
siamo chiamati ad essere. E questo allontanarci da noi è
solo la premessa per allontanarci da Dio nostro Creatore
e Padre. Capire e ammettere tutto questo, tale impostazione,
equivale a rivoltare tutto il nostro sistema. Chiedersi
cosa siamo e non cosa diventeremo. Chiedersi cosa
siamo significa già ammettere un Creatore, un Padre che
ci ha voluti e chiamati alla vita: ci ha chiamati ad essere.
Allora il nascere, il crescere, il diventare, acquistano una
luce diversa: è il compimento dell’essere. Questo non ci
autorizzerebbe più a dare libero corso alle nostre fanta-
29
Comunità in cammino
sie... Il guaio è che noi cristiani siamo i primi a disattendere
tale visione della vita
Ecco allora il tempo di Avvento e di Natale - Epifania
giunge a noi come tempo propizio, carico di grazia e di
nuovi stimoli per rinnovare il nostro sì alla vita, e imparare
a guardarla in modo nuovo, con uno sguardo umile,
sapiente e coraggioso. Umiltà, sapienza e coraggio sono
tre atteggiamenti, tre energie spirituali che sono indispensabili
perché questo sguardo sulla vita umana possa
realizzarsi in un contesto culturale che si oppone a una
certa visione della vita. Senza umiltà non c’è accesso alla
verità, senza sapienza non si giunge alle radici stesse della
realtà, senza coraggio non è possibile essere coerenti con
se stessi e pronti a sostenere l’urto con la società e la cultura
dominante.
Meditando sul mistero del Natale, la nostra riflessione
può essere illuminata dalla contemplazione dello sguardo
dei tanti personaggi che animano il presepe:
Lo sguardo di Maria: è lo sguardo sereno, fiducioso,
gioioso di chi non teme di dire sì alla vita.
Lo sguardo di Giuseppe: è uno sguardo umile e coraggioso
di chi ha fiducia e vede che i sogni sono possibili.
Lo sguardo dei pastori: è uno sguardo carico di stupore,
capace di riconoscere i 'segni' della presenza dell'
Emmanuele, il Dio tra noi.
Lo sguardo dei Magi: è lo sguardo dei sapienti che guardano
con la sapienza umana, scrutano con la scienza e la
ragione ma sanno andare oltre e guardare con la sapienza
del cuore.
Lo sguardo del Bambino: è uno sguardo di amore, di
tenerezza; lo sguardo stesso della Vita che chiede di essere
accolta e trovare spazio tra di noi, dentro di noi.
Avere uno sguardo così non è facile: possa il Natale, festa
dei doni, recarci questa gioia.

30
Comunità in cammino
LA CHIESA – LA RELIGIONE – LE SETTE
La difficoltà a precisare cosa si intenda per “SETTE”
ha condotto la recente ricerca ad abbandonare tale
termine per parlare di “nuove religioni”. Sotto tale
nome si collocano una molteplicità di forme che la
fenomenologia delle religioni tenta di catalogare
con l’unica pretesa di individuare delle tipologie
fondamentali almeno tendenziali. Un dato balza
evidente alle considerazioni delle “ nuove religioni”:
non si riconoscono in nessuna delle religioni tradizionali
e determinano, perciò, una dilatazione del
concetto di religione, fino a farlo coincidere con
qualsiasi esperienza di salvezza.
E’ ovvio che, stante la situazione, l’atteggiamento
della Chiesa nei confronti di queste “ religioni
nuove” non si può configurare su quello nei confronti
delle religioni tradizionali.
Senza negare che la Chiesa vuole dialogare con tutti,
resta il fatto che il dialogo si attua in forma diversa
in dipendenza dagli interlocutori dello stesso.
In rapporto alle religioni diverse dal cristianesimo, il
Concilio Ecumenico Vaticano II° ha autorevolmente
dichiarato che : ” la Chiesa Cattolica nulla rigetta
di quanto è vero e santo” (cfr.Nostra Aetate n.12)
così anche il magistero Pontificio nel periodo successivo
al Concilio più colte è intervenuto a riproporre
l’affermazione richiamata ed illustrata in tal
senso.
Lo scopo del dialogo fra le religioni tradizionali è
pertanto quello di scoprire quanto di verità e di
bene Dio, mediante il Verbo e lo Spirito, ha diffuso
in esse, onde verso un processo di “purificazione,
assunzione ed elevazione” (cfr. Lumen Gentium
n.13) si possono condurre alla fede cristiana le per-
( PRIMA PARTE)
( a cura di don Francesco Mazzotti)
sone che appartengono a quelle tradizioni religiose.
Il dialogo, quindi, non sostituisce l’annunzio, ma lo
precede e lo accompagna. Certo, si potrebbe ritenere
che la stessa cosa valga anche per le “nuove religioni”.
Queste, tuttavia, non hanno ancora dietro di
se la storia che serve a rassodare e purificare.
Pertanto il rapporto della Chiesa con esse ha bisogno
anzitutto di discernimento sia per quanto attiene
la verifica della loro identità religiosa, sia per
quanto attiene la salvezza che prospettano.
Gli elementi che qui si suggeriscono hanno appunto,
questo obiettivo.
La questione previa che si pone è, però, come se
possa precedere
nella
verifica: infatti
si potrebbe
chiamare in
causa sia la,
sociologia, sia
la fenomenologia
delle
religioni.
Le due discipline
si stanno esercitando a leggere il sorgere ed il
tramontare delle “ nuove religioni”; ma si deve
osservare che esse si limitano a descrivere il fenomeno,
rinunciando metodologicamente ad esprimere
valutazioni mentre per individuare l’atteggiamento
che la Chiesa deve assumere si deve procedere da un
punto di vista teologico.
- continua -
Ai giovani che la scorsa estate hanno conseguito il diploma di maturità o, recentemente,
la laurea, in particolare, tra loro, i collabratori - educatori dell’Oratorio , porgiamo le
nostre felicitazioni.
Esprimiamo i nostri rallegramenti ad Andrea Rosa, maestro del nostro coro alpino, per il
diploma in composizione brillantemente conseguito alcune settimane or sono.

IL PAPA E LA FAMIGLIA:
25 ANNI DI RIVOLUZIONI
di Luciano Moia
Giovanni Paolo Il ha donato forza al matrimonio,
sacramento per raggiungere la "perfezione cristiana".
E ha dimostrato che la santità nella vita domestica
è un traguardo alla portata di tutte le coppie.
Tra le numerose vie della missione e del ministero
della Chiesa la famiglia "è la prima e la più importante;
una via dalla quale l’essere umano non può
distaccarsi". Le parole iniziali della “Lettera alle
famiglie” sintetizzano tutta l’affettuosa premura
che nel corso dei 25 anni del suo pontificato
Giovanni Paolo II ha riservato alle nostre famiglie.
Migliaia di pagine scritte, altrettanti discorsi, decine
di interventi concreti, decisioni fondamentali,
autentiche “rivoluzioni”
nella storia della Chiesa.
Così il Papa in questo quarto
di secolo ha donato forza e
consapevolezza "all’intera
verità e alla piena dignità"
del matrimonio e della famiglia.
Se oggi è possibile non
abbandonarsi al pessimismo
per la crisi che rischia di
disgregare i valori familiari, è
anche per la speranza che
questo Pontefice ha saputo
infondere a noi famiglie,
mostrandoci come il disegno
di Dio sulla “chiesa domestica” riguardi l’uomo e la
donna nella concretezza delle nostre esistenze quotidiane.
In questi 25 anni l’attenzione di Giovanni Paolo II è
sempre stata costante. Anzi, con il trascorrere degli
anni la puntualità e il peso dei suoi interventi sono
andati via via aumentando, fino a culminare, il 18
ottobre 2001, con la beatificazione dei coniugi
Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi, la prima coppia
di sposi nella storia della Chiesa elevata alla gloria
degli altari per le virtù cristiane esercitate nella
quotidianità del matrimonio e della famiglia.
Vent’anni prima, nell’esortazione apostolica
Familiaris consortio, il Papa parlava del matrimonio
31
Comunità in cammino
come sacramento
- per raggiungere la "perfezione cristiana" e, addirittura,
- la "mutua santificazione" degli sposi,
- attraverso il quale si partecipa "alla glorificazione
di Dio".
Quello che, allora, poteva sembrare solo un auspicio
teologicamente corretto ma concretamente irrealizzabile,
nei fatti, questo Pontefice, spalancando scenari
inimmaginabili, ci ha mostrato invece che è traguardo
alla portata di tutti noi, perché "la famiglia
cristiana proclama ad alta voce le virtù presenti nel
Regno di Dio e la speranza della vita beata".
Giovanni Paolo II l’aveva già
delineato con chiarezza nella
sua prima enciclica, la
“Redemptor hominis” (‘79),
il documento che costituisce
la traccia programmatica del
suo pontificato. In quell’enciclica,
parlando di consapevolezza
alla vocazione e alla
responsabilità, spiegava che
in base a questo principio
devono costruire la loro vita
non solo i sacerdoti, i religiosi
e le religiose, ma anche "gli
sposi, i genitori, le donne e
gli uomini di condizione e di professione diverse". E
più oltre, sottolineando il valore decisivo della
fedeltà alla vocazione, metteva sorprendentemente
al primo posto "gli sposi, come esige la natura indissolubile
dell’istituzione sacramentale del matrimonio".
Solo dopo elencava "i sacerdoti, atteso il carattere
indelebile che il sacramento dell’ordine imprime
nelle loro anime".
Questo non vuole indicare nessuna classifica, ma la
volontà forte da parte del Papa, collocando ordine e
matrimonio sullo stesso piano, di segnare una svolta
anche questa storica rispetto a una certa mentalità,
prevalente almeno a quel tempo. Che questo
fosse il suo indirizzo lo dimostrava due anni dopo,

nella “Familiaris consortio”, spiegando che la rivelazione
cristiana "conosce due modi specifici di realizzare
la vocazione della persona umana, nella sua
interezza, all’amore: il matrimonio e la verginità. Sia
l’uno che l’altra, nella forma loro propria, sono una
concretizzazione della verità più profonda dell’uomo,
del suo essere immagine di Dio". È un’altra
delle sorprese del Papa: matrimonio e ordine insieme,
finalmente con pari dignità per realizzare la
stessa vocazione all’amore.
Non bastano certo queste poche righe per sintetizzare
tutto quanto Giovanni Paolo II ha donato alla
famiglia in 25 anni di pontificato. Dovremmo
dilungarci su eventi simbolo di eccezionale rilevanza
come le Giornate mondiali della famiglia (Roma
‘94, Rio de Janeiro ‘97, Roma 2000, Manila 2003).
Oppure su istituzioni determinanti, dal Pontificio
consiglio per la famiglia, all’Accademia per la vita,
per finire con l’Istituto Giovanni Paolo II per studi
su matrimonio e famiglia, ormai diffuso con decine
di centri in tutto il mondo, autentici avamposti di
cultura familiare. Tra i numerosi documenti che
approfondiscono dinamiche comunque legate alle
relazioni familiari, non si possono dimenticare la
“Mulieris dignitatem” (15 agosto ‘88); la delicatissima
“Lettera ai bambini”, in occasione del Natale ‘94;
la lunga e per certi versi dirompente catechesi sulla
dignità del corpo svolta nelle udienze del mercoledì;
l’“Evangelium vitae” (‘95), un’altra enciclica straordinaria.
E infine la “Lettera alle donne” (‘96) con
accenni lirici di gratitudine:
"Grazie a te, donna - madre, che ti fai grembo dell’essere
umano nella gioia e nel travaglio... Grazie a
te, donna sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo
destino a quello dì un uomo in un rapporto di reciproco
dono... Grazie a te, donna figlia e donna
32
Comunità in cammino
sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso
della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità..."Con
lo stesso trasporto, la gratitudine e l’affetto
salgono dall’anima di tutte le famiglie. Così,
carissimo Papa, parafrasando le parole che ci hai
indirizzato nella “Lettera alle famiglie”, sia consentito
anche a noi dire: "Grazie a te, Papa amico e
custode della famiglia, che in questi 25 anni hai
saputo prendere parte alle gioie, alle speranze, alle
angosce del nostro cammino quotidiano, profondamente
persuaso che è stato Cristo stesso a introdurci
in questi sentieri e che la famiglia ha la sua origine
da quello stesso amore con cui il Creatore
abbraccia il mondo creato". Grazie.
(cfr. “Noi, genitori e figli”, supplemento mensile ad
Avvenire, 26 ottobre 2003, pagg.3-5)
a fianco e nella pagina precedente, immagini della giornata
della Famiglia di Manila (gennaio 2003)

a ge ®
associazione genitori Coccaglio
Anche quest’anno l’autunno è arrivato, portando
con sé delle giornate con un cielo azzurro, limpido,
che fa esaltare i colori della natura, ma anche con
giorni umidi e grigi che ci rattristano un po’.
Potremmo paragonare tutto questo alle situazioni
vissute ogni giorno all’interno della nostra famiglia,
alcune ricche di gioia, altre più difficili.
Sfogliando la rivista dell’AGE stampa, abbiamo
letto con piacere dei pensieri di S. Ambrogio che vi
proponiamo, certi che vi saranno di grande aiuto in
quelle giornate più “uggiose” di altre.
Ai genitori ...
L’educazione dei figli è impresa per adulti disposti a
una dedizione che dimentica sé stessa: ne sono capaci
marito e moglie che si amano abbastanza da non
dimenticare altrove l’affetto necessario.
Il bene dei vostri figli sarà quello che sceglieranno:
non sognate per loro i vostri desideri. Basterà che
sappiano amare il bene e guardarsi dal male e che
abbiano in orrore la menzogna. Non pretendete
dunque di disegnare il loro futuro: siate fieri piuttosto
che vadano incontro al domani di slancio: anche
quando sembrerà che si dimentichino di voi. Non
incoraggiate ingenue fantasie di grandezza, ma se
Dio li chiama a qualcosa di bello e grande, non siate
voi la zavorra che impedisce di volare.
Non arrogatevi il diritto di prendere decisioni al
loro posto, ma aiutateli a capire che decidere bisogna,
e non si spaventino se ciò che amano richiede
fatica e fa qualche volta soffrire: è più insopportabile
una vita vissuta per niente.
Più dei vostri consigli li aiuterà la stima che hanno
di voi e la stima che voi avete di loro: più di mille raccomandazioni
soffocanti, saranno aiutati dai gesti
che videro in casa: gli affetti semplici, certi ed espressi
con pudore, la stima vicendevole, il senso della
misura, il dominio delle passioni, il gusto per le cose
belle e l’arte, la forza anche di sorridere.
S. Ambrogio
33
Comunità in cammino
Buon Natale e felice 2004 !
Cari Genitori
se volete confrontare le vostre esperienze con
quelle di altri genitori, o semplicemente se volete
un momento di aggregazione, vi invitiamo a
partecipare alle nostre riunioni, che si tengono
il terzo Lunedì di ogni mese, alle ore 20,45 presso
la sede in via Paolo VI (scuole elementari).

34
Comunità in cammino
SUL CAMMINO DI SAN GIACOMO
CON MARIA
La nostra famiglia parrocchiale è ormai solita vivere, in primavera inoltrata, un pellegrinaggio di fede
e di crescita che la porterà a meditare sulla figura di Maria Santissima e dell’Apostolo san Giacomo il
maggiore. Ed è per questo che, in questo spazio del bollettino parrocchiale, viene proposto a tutti il
PELLEGRINAGGIO PARROCCHIALE a Fatima e SantIago (san Giacomo) de Compostela che
si svolgerà dal 19 al 28 APRILE 2004. Riteniamo giusto porre alla Vs. attenzione il programma del
viaggio, che più dettagliatamente, potrete ritirare in sacrestia domandando a don Francesco:
● 1° giorno: COCCAGLIO - TOLOSA
● 2° giorno: TOLOSA –S.JEAN PIED DE PORT –PAMPLONA
● 3° giorno: PAMPLONA – FROMISTA –SAHAGUN –LEON
● 4° giorno: LEON –SANTIAGO
● 5° giorno : ESCURSIONE A LA CORUNA
● 6° giorno : SANTIAGO – COIMBRA - FATIMA
● 7° giorno: FATIMA
● 8° giorno : FATIMA - MADRID e dintorni
● 9° giorno: MADRID – SARAGOZZA –BARCELLONA
● 10° giorno : BARCELLONA – COCCAGLIO
il costo del pellegrinaggio è fissato in € 1025.00
e comprende:
- trasporto con bus G.T.
- sistemazione in hotel ***/**** stelle
- trattamento di pensione completa
- visite con guida (come da programma)
- bevande ai pasti (escluso cena su
motonave “ Grimaldi”)
- mance varie
- ingressi come da programma
- accompagnatore dell’agenzia
- assicurazione Elvia Interassistance
- omaggio
Le iscrizioni si ricevono in sacrestia da don Francesco sino al mese di Febbraio 2004

SCOUT
PROGETTO SARAJEVO: SCOUT DI PACE
Il due agosto scorso, dopo un viaggio infinito di 36
ore, siamo finalmente arrivati a Sarajevo ed ai nostri
occhi si è subito presentata una situazione molto
scioccante: palazzi crivellati di colpi, la sede del giornale
Oslobodenje bruciata, numerosi segni di bombardamenti
sull’alfalto, come se la guerra fosse
appena scivolata via.
Via l’accoglienza siamo stati alloggiati presso la
nuova scuola di Dobrinja, quartiere prevalentemente
musulmano a sud della città, sulla vecchia linea
del conflitto tra bosniaci e serbi.
Le nostre giornate sono trascorse secondo un copione
già sperimentato e messo a punto nei diversi anni
di presenza dell’Agesci a Sarajevo e cioè facendo animazione
la mattina e incontri ed esperienze varie al
pomeriggio.
Grande felicità e soddisfazione
ci ha regalato
il condividere
con il clan del
Grignasco I il gioco e
l’allegria dei numerosi
bambini più piccoli
(a volte anche
50!) e la complicità
creatasi con gruppi
di ragazzi e ragazze
già adolescenti.
Gli spostamenti pomeridiani in bicicletta per la
città ci hanno fatto assaporare momenti importanti
ben organizzati dalla Pattuglia Sarajevo.
Abbiamo così avuto modo di conoscere Frate
Franio, del convento Francescano di S.Paolo, che ci
ha parlato del ruolo importante che hanno i francescani
nei luoghi di frontiera (nonostante i cristiani
siano solo il 3% della popolazione). Abbiamo conosciuto
anche l'Imam di una nuova moschea di
Sarajevo, costruita anche con l'aiuto dei fratelli cristiani.
L'imam ci ha spiegato alcuni aspetti della
fede musulmana e ci ha dato la possibilità di visitare
la moschea.
Comunità in cammino - dall’oratorio
35
Una cosa ci ha colpito molto di questi due incontri:
i religiosi cristiani e musulmani si sono mostrati
molto aperti al dialogo e ad una collaborazione attiva.
Tra gli incontri fatti, quello con i responsabili del
Mac, che si occupa del processo di sminamento in
Bosnia, è stato tra i più significativi e allo stesso
tempo sconvolgenti.
E' veramente difficile capire come, nonostante le
numerose campagne di sensibilizzazione della
popolazione, ogni anno in Bosnia 100 persone
muoiono ancora per colpa delle mine anti-uomo.
Uno degli ultimi giorni abbiamo visitato lo storico
Tunnel di Dobrinja. Costruito sotto l'aeroporto,
lungo 864 metri, alto 165 e largo 140 cm, il tunnel
ha permesso alla città di Sarajevo di risistere all'assedio
serbo durato 4
anni poichè garantiva
l'ingresso e l'uscita di
persone, armi, cibo e
il passaggio dei cavi
della corrente e del
telefono. Noi abbiamo
potuto percorrere
i 25 metri che sono
resistiti al crollo e, vi
assicuriamo, sono bastati
per accorgerci che
utilizzare il tunnel era
molto faticoso (la maggior parte delle volte l'acqua
arrivava sopra le ginocchia) e pericoloso (tagli in
testa e svenimenti erano all'ordine del giorno!).
Durante la nostra permanenza a Sarajevo abbiamo
conosciuto alcuni membri dell'Associazione
Sprofondo che si occupa della promozione della
pace e dei diritti dei popoli della Bosnia; senza
dimenticare Boban, il coordinatore tecnico del progetto,
che ci ha raccontato la sua esperienza in
prima linea contro i serbi e Zoran, nostro prezioso
traduttore, che ci ha accompagnato alla scoperta del
centro di Sarajevo e ci ha raccontato la storia di
alcuni luoghi significativi della città.

Dopo la forte esperienza vissuta quest'estate a
Sarajevo, ci stiamo impegnando in quello che viene
chiamato il "progetto invernale", ossia stiamo valutando
come intervenire nelle nostre realtà quotidiane
portando avanti un discorso di sensibilizzazione
verso tutti coloro che non sanno o che vorrebbero
sapere di più, allo scopo di contribuire, nel nostro
piccolo, alla crescita e alla costruzione di una
società multietnica, di un paese che consideri
il diverso come fonte di arricchimento e non
come motivo di scontro, di un mondo che
comprenda mondi diversi e culture differenti.
Tra le nostre idee c’è quella di preparare un
documentario sull'esperienza che abbiamo
vissuto da mostrare alla comunità.
Da un’insolita analisi dell’esperienza vissuta,
noi del clan Markab abbiamo “giocato” a
dipingere un ritratto della città multietnica
per eccellenza: Sarajevo.
Sarajevo è una signora anziana con occhi
gonfi, per le troppe lacrime versate, profondi e
vigili perché ancora ben visibili sono le ferite del
passato, che con speranza guardano a quel futuro
incerto che la attende.
La bocca è minuta e chiusa perché ancora oggi troppe
cose sulla guerra non sono state dette, troppi
segreti sono stati nascosti. Abbozza però un sorriso
per convincersi e convincere che si può dimenticare.
Le orecchie sono tappate, quasi sorde, per le troppe
grida e il fragore delle bombe che hanno dovuto sentire.
Sulla fronte ha una cicatrice per una botta
presa mentre passava nel tunnel.
I suoi capelli sono ritti in piedi per lo spavento della
Comunità in cammino - dall’oratorio
36
guerra ma, più passa il tempo, più tendono ad
arricciarsi, ammorbidirsi, intrecciarsi e a formare
nuovi e sinuosi ricci compatti; purtroppo,
le doppie punte persistono e ancora oggi
alcuni capelli si spezzano.
Sarajevo ha la gobba, per i grandi pesi che ha
dovuto sopportare, e ha la schiena dolorante
per le montagne ancora minate che rendono
malata la città. Sarajevo è di bassa statura perché
deve ricominciare a crescere; ha braccia
forti per il duro lavoro che la ricostruzione del
dopo guerra richiede; i suoi polsi sono segnati
a causa delle mani troppo a lungo legate per
colpa di tutti quei paesi che l'hanno sfruttata e strumentalizzata.
Sarajevo ha perso una gamba su una
mina antiuomo nascosta dal nemico; i nei e le cicatrici
che coprono tutto il suo corpo sono i segni
della guerra che non si possono rimarginare e cancellare.
Sarajevo ha dei piedi grossi: troppi diritti sono stati
calpestati durante la guerra.
Sarajevo veste in modo elegante, alla moda, per
dimostrare che nonostante tutto è al passo con il
tempo.
Sarajevo ha liberato la sua mente perché ha una
gran voglia di ricominciare, ma la sua memoria è
piena di scene tremende difficili da dimenticare.
Sarajevo ha il cuore malato, di odio, di rancore e di
preoccupazione per il futuro. La solidarietà di molte
persone sono una cura per lei; purtroppo la guarigione
completa è ancora lontana...

Comunità in cammino - dall’oratorio
37

Per incontrare Gesù è necessario fidarsi totalmente di
lui, non fondare la vita sul possesso di beni materiali ed
essere critici verso la mentalità consumistica dominante
nella cultura del nostro tempo. Si deve ritornare a
testimoniare il Vangelo della Carità, dell’Amore che è la
via che conduce ogni cristiano incontro a Cristo povero
e sofferente che domanda il nostro aiuto nella persona
bisognosa che abbiamo accanto. Penso che parlando di
Carità sia necessario porci subito nella giusta prospettiva,
altrimenti non se ne vede l’intimo splendore e l’intrinseca
bellezza. E’ come quando guardiamo un dipinto:
si deve scegliere la collocazione giusta. Qual è? La
risposta ce la offre l’apostolo Giovanni :”In questo sta
l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che
ha amato noi ed ha mandato il suo Figlio come vittima
di espiazione per i nostri peccati” (1GV 4,10). Per capire,
per avere una qualche intelligenza dell’amore non si
deve partire dal nostro modo di amare; si deve partire
dal modo di amare di Dio stesso.La prima cosa che colpisce
nel testo di Giovanni è la messa in chiaro dell’iniziativa:
di chi comincia il cammino di Carità e di
Amore. Chi ha cominciato? Ci viene detto che è stato
Dio a cominciare. Perché è così importante sapere chi
comincia? Perché cominciando Dio, il suo amore non è
risposta, ma inizio assoluto, è gratuità pura, è dono
d’Amore, è dono disinteressato e gratuito. La gratuità è
amare senza nessun calcolo, senza nessuna attesa di
ricompensa, senza nessuna previsione di tornaconto.
Noi non abbiamo un’esperienza diretta di gratuità,
almeno di gratuità totale. Possiamo tentare un avvicinamento
a questa idea senza poterla mai raggiungere,
attraverso alcune esemplificazioni desunte dalla nostra
vita quotidiana.Il dono gratuito e disinteressato di se
stessi verso il povero ci conduce dentro l’essenza stessa
dell’Amore di Dio. Essendo pienamente gratuito, Dio
non vuole, amando, il suo bene: non sarebbe più gratuito.
Egli vuole puramente, semplicemente, niente
altro se non il bene della persona amate. Amare significa
voler bene, avere Carità, mostrare comprensione e
dialogo.Ma fino a che punto Dio ha fatto dono di sé?
Entriamo qui nel mistero profondo del cristianesimo.
Dio ci ha donato se stesso, anche nel senso che ci ha resi
partecipi della sua
stessa vita divina, la
vita della Trinità.
” Non siamo stati noi
ad amare Dio, ma è
lui che ha amato
noi”.Questo essere
testimoni dell’Amore
Carità = Amore
( a cura di G.Pedrali )
38
Comunità aperta
di Dio ci invita ad essere solidali e caritatevoli fra di noi
e verso i poveri che bussano alle porte delle nostre casa.
E’ facile, molte volte, mostrare carità verso il povero
dando del denaro o…semplicemente…facendo finta di
essere interessati al suo DESIDERIO di essere ASCOL-
TATO. E’ facile portare un attimo di pazienza per metterci
apposto con la coscienza e poi dimenticarci totalmente
di quel povero. Dio non ha fatto così ne ci chiede
di comportarci in questa maniera. Dio ci invita ad
essere testimoni del suo amore che si concretizza con
piccoli e grandi gesti di Carità che sfociano nel dono di
se per l’altro che ha bisogno del nostro aiuto. Ci chiede
di ascoltare il grido del povero e del misero che invocano
giustizia e pace, che chiedono cibo ed acqua, che
aspettano solidarietà e dignità. Ci chiede di portare con
coraggio il Vangelo di suo Figlio Gesù nelle nostre case,
nelle strade, sui tetti del nostro paese. Ci chiede di testimoniare
la
carità verso
tutti soprattutto
verso
quelli che soffrono.
Ed è per
questo che,
dopo qualche
anno di forzata
chiusura, la nostra Charitas parrocchiale, spinta dal
desiderio di essere testimone credibile e vera del
Vangelo di Gesù, nuovamente inizia la distribuzione di
generi alimentari ai poveri che ogni giorno bussano alla
porta della Chiesa per chiedere un aiuto.
La Charitas di Coccaglio, denominata “ PORTA APER-
TA ”, donerà a tutti coloro che si trovano in difficoltà e
sono poveri ciò che la Comunità stessa metterà a disposizione.
Ogni giorno si potrà lasciare nella cesta posta
in fondo alla Chiesa: RISO – PASTA – PELATI – ZUC-
CHERO – CARNE IN SCATOLA – LATTE A LUNGA
CONSERVAZIONE. Importante e da chiarire bene che
NON SI RACCOGLIERANNO VESTITI ne in Chiesa
ne nella sede Charitas.Gli indumenti devono essere portati
nel raccoglitore presso il Focolare.Per tenere aperte
la Charitas ed aiutare a nome del Popolo Coccagliese i
poveri, abbiamo bisogno del Vostro aiuto costante e
della Vostra generosità. Non dimenticateci!
+++++++++++
Grazie al vostro aiuto abbiamo dato
€ 250.00 per la mensa dei poveri OSF di Milano
€ 250.00 per la mensa dei poveri della Charitas
Diocesana di Brescia

Missionarie di casa nostra
Sr. Emilia Paris ci ha scritto:
Vita missionaria
frontespizio della lettera di sr. Emilia
39
Comunità aperta
Giornata Missionaria mondiale:
e 545,00, ss. Messe e Battesimi
e 2.854,00, offerte
e 3.399,00 Totale, versato all’Ufficio Missionario

Nel nostro Paese, come nel resto del mondo, la disponibilità
alla donazione degli organi è ancora insufficiente,
anche se in aumento.In Italia a fronte di oltre 10.000 persone
iscritte nelle liste di attesa, poco più del 20% ogni anno
vengono trapiantate. Per le altre le speranze di vita rimangono
piuttosto flebili.
In un Paese civile come il nostro questo non è tollerabile:
quindi ognuno di noi deve fare il proprio dovere,
rispettando quanto disposto dalla legge 91 del 1 aprile del
1999”Disposizioni in materia dei prelievi e di trapianti di
organi e tessuti” (manifestazione di consenso o di dissenso
alla donazione):
- l’AIDO continuando e incrementando l’opera di sensibilizzazione
e di informazione ,che da oltre trent’anni sta portando
avanti, per fare crescere nel nostro Paese la cultura
della donazione degli organi post-mortem;
- lo Stato investendo in strutture, tecnologie e personale,
che consentano di ottimizzare al meglio le grandi capacità
tecnico-operative delle Aziende Ospedaliere pubbliche del
nostro Paese, notoriamente all’avanguardia al mondo,
soprattutto nel settore dei prelievi e dei trapianti di organi;
- le Istituzioni: regioni, province, comuni, ASL, scuole, università
ecc., promovendo, in collaborazione con le
Associazioni di Volontariato, come previsto dalla Legge,
campagne di corretta informazione che consentano a tutti
una scelta consapevole e meditata;
- la stampa, la televisione e tutto il comparto dell’informazione,
dando spazio a tutte quelle iniziative che tendano ad
accrescere la cultura della donazione degli organi nel nostro
Paese;
- le Associazioni di Volontariato, culturali,scientifiche,sindacali,di
categoria, di culto, le famiglie,ecc.,affinché discutano
al loro interno del valore umano, morale, civile e cristiano
del gesto della donazione degli organi.
Nel nostro Comune, grazie all’iniziativa del 2001 del
Sindaco (primo in Italia e ora seguito da molti), ogni famiglia,
come previsto dalla citata legge, a mezzo lettera, è stata
informata ed è a conoscenza del problema.
A dimostrazione e conferma della particolare sensibilità e
solidarietà della nostra Comunità, anche a Coccaglio abbiamo
avuto dei donatori di organi e gli iscritti
40
Comunità aperta
DAL MONDO DEL VOLONTARIATO
PER UN SI’ CONVINTO ALLA VITA
Campagna di informazione a favore della donazione degli organi
all’Associazione sono circa 600, il 10% dei residenti.
Pur se in presenza di dati positivi, è necessario continuare a
tenere alta l’attenzione sul problema, affinché tutti coloro
che ne hanno bisogno arrivino al trapianto. Non dimentichiamo
che ci sono anche nostri concittadini iscritti in queste
liste e che altri , grazie alla solidarietà di qualcuno, vivono
una vita serena nella loro famiglia e nella nostra comunità.
Con questa lettera, invitiamo chi ha già fatto la scelta del
“SI' ALLA VITA”, a farsi portatori e promotori di quest’importante
messaggio, nelle loro famiglie, con gli amici, sui
luoghi di lavoro,affinché altri possano conoscere, capire e
soprattutto decidere.
Per saperne di più è sufficiente telefonare al 3355477413 o
alla segreteria Provinciale dell’AIDO tel.030/300108. A tutti
verrà inviato il materiale informativo che consentirà di fare
la propria scelta con conoscenza e secondo coscienza. Per i
ragazzi/e che nel corso dell’anno diventano
maggiorenni,presso l’ufficio anagrafe del comune, al
momento della richiesta di carta di identità, possono ritirare
il materiale informativo.
Chi è in attesa di un trapianto di organo,ha bisogno della
nostra solidarietà-Non aspettare domani a “DIRE SI ALLA
VITA”, per qualcuno potrebbe essere troppo tardi.
LA CIVILTA’ DI UN POPOLO SI EVINCE DALLA
QUANTITA’ E DELLA QUALITA DI SOLIDARIETA’
CHE SA ESPRIMERE. DISPORRE PER LA DONAZIO-
NE DEGLI ORGANI E’ UN GESTO DI CIVILE E CRI-
STIANA SOLIDARIETA’
A.I.D.O.
Associazione Italiana
Donatori Organi e Tessuti
Gruppo Comunale “P.I.M.E.”
Via Paolo VI° N.2
25030 Coccaglio Brescia
Tel e fax.030/7722815-
Cell.3355477413

A poco più di un anno della posa della prima pietra, la
casa della solidarietà ha preso corpo e consistenza.
Le iniziative attuate dal gruppo Volontari del Soccorso,
dal Gruppo Comunale AIDO, dall’Associazione il
“GIRASOLE” e dal Gruppo Sportivo “Vita per la Vita”,
promotori dell’iniziativa, e la generosità di tanti cittadini,
di alcune ditte e di alcune banche, hanno consentito,
di recuperare le risorse economiche necessarie, circa
300.000 Euro, e di realizzare l’ossatura della casa, così
come visibile a tutti.
Per completare la costruzione e rendere operativa l’importante
struttura, abbiamo bisogno di ulteriori
350/400.000 EURO e di nuovi volontari/e.
Con questo scritto intendiamo:
1. Innanzi tutto ringraziare coloro che con la loro generosità
hanno consentito di portare l’opera al compimento
attuale.
2. Chiedere un ulteriore sforzo perché l’opera possa essere
ultimata nel più breve tempo possibile (fine 2004)
Si sottolinea che ogni contributo, qualsiasi sia l’importo,
è determinante, e che essendo il Gruppo Volontari del
Soccorso, una ONLUS, è deducibile dalla denuncia dei
redditi.
41
Al termine dei lavori, sarà nostra cura, inviare a tutte le
famiglie il bilancio economico dell’iniziativa.
Gruppo Volontari del soccorso
Comunità aperta
SONO RIPRESI I LAVORI PER LA COSTRUZIONE DELLA CASA DELLA
SOLIDARIETA’ “Vita per la Vita”
A tutte le famiglie di Coccaglio
Dobbiamo attrezzarci per servizi sempre più qualificati:
trasporto in emergenza con elicottero o ambulanze, assistenza
domiciliare telematica e sociale per gli anziani e le
persone sole,protezione civile, ecc.,sono alcuni dei servizi
che attiveremo nella nuova struttura per dare più tranquillità
e sicurezza a tutti i cittadini.
Il servizio di assistenza domiciliare sociale e telematica
per anziani e persone sole è il primo dei servizi che attueremo.
In collaborazione con l’ASL, ai primi di Marzo inizierà il
corso di preparazione/formazione dei volontari/e che
gestiranno il nuovo e importante servizio.
CERCHIAMO 25/30 VOLONTARI/E DISPOSTI AD
IMPEGNARSI ALCUNE ORE ALLA SETTIMANA-
L’UNICO REQUISITO E’ ESSERE DISPONIBILI AD
AIUTARE CHI HA BISOGNO DELLA NOSTRA
SOLIDARIETA’.
Per informazioni - tel/fax 030 7722815 cell.335 54 77 413

Un’iniziativa di solidarietà con i lavoratori argentini
IL CIRCOLO ACLI INVITA AD UN
PROSSIMO NATALE …..
DOLCE COME IL MIELE
Sono ormai tante le iniziative di solidarietà proposte da associazioni, movimenti, gruppi missionari
per sostenere progetti di sviluppo nel Terzo mondo (ma non solo): ognuno di noi, se lo desidera, può
trovare, secondo la propria sensibilità, un’iniziativa da sostenere anche con un piccolo contributo. Il
periodo dell’Avvento e quello natalizio possono essere l’occasione per prendere in considerazione una
di queste proposte e far del bene agli altri e a se stessi.
All’inizio dell’anno, all’interno delle ACLI provinciali bresciane, si è costituita l’associazione Senza
Confini Onlus, nata per proporre e sostenere progetti di sviluppo. Uno di questi è stato denominato
“Miele per lo sviluppo”, e per le ACLI di Brescia rappresenta una sfida coinvolgente. L’idea è nata
dopo la visita di alcuni aclisti bresciani in alcune delle zone più povere dell’Argentina, rese ancora
più povere dalla grave crisi economica, dove lavorano alcune Suore Dorotee da Cemmo, e consiste
nell’aiutare i contadini di quella zona a ritrovare strade per creare posti di lavoro e sfamare ed educare
i propri figli. A Santiago del Estero la gente vuole lavorare, vuole impegnarsi. Mentre qualcuno
aspetta soluzioni “miracolose”, loro cercano di “costruire soluzioni”. E’ il caso della Cooperativa di
solidarietà Coopsol che lavora nel ramo dell’apicoltura, che gli aclisti hanno avuto modo di conoscere
laggiù. Nata da un gruppo di laici e su stimolo della suore Dorotee, la cooperativa è oggi un’occasione
concreta di sviluppo per la povera gente della provincia di Santiago del Estero nel Nord del
paese. Il miele ha un mercato assicurato e la richiesta è in continua crescita. La cooperativa vuole
cogliere questo momento positivo per offrire alle famiglie più povere, e soprattutto ai giovani, una
occasione di lavoro dignitoso e una rendita discreta. L’obiettivo è consegnare a 30 famiglie 20 arnie
ciascuna che rimborseranno, dopo due anni, grazie alla produzione del miele. Altre 30 famiglie
potranno così accedere al prestito. Con 20 arnie una famiglia può avere un’entrata di circa 3.000 euro
e la possibilità, a partire dal secondo anno, di raddoppiarli. L’impegno economico è notevole, ma
come le api sanno fare il miele con piccolissime gocce di nettare, pensiamo che si possa aiutare questa
cooperativa sommando l’impegno di chi vorrà aderire. Ogni arnia, completa di api e accessori,
costa 75 euro. Ma qualsiasi somma, anche se piccola, è utile e preziosa per realizzare il progetto.
Come associazione di lavoratori cristiani crediamo che aiutare altri lavoratori a vivere più dignitosamente
nel loro paese rappresenti un modo concreto di testimoniare i valori evangelici.
Chi fosse interessato e desiderasse ulteriori informazioni può contattare:
Senza Confini Onlus, via Corsica n. 165 a Brescia, tel. 0302294031
e-mail info@senzaconfinionlus.org
www.senzaconfinionlus.org
42
Comunità aperta

La Chiesa Copta - Ortodossa Etipoe
Figli di Salomone e della Regina di Saba
di Antonio Corsini
Vivono in terra di Etiopia, sono i fratelli della Chiesa Copta
- Ortodossa Etiope.
La tradizione etiopica, perpretata fino al tempo dell’ultimo
imperatore Hailé Selassie, considerava la dinastia dei
Negus come il legittimo proseguimento del regno di
Salomone e del sacerdozio di Aronne.
Secondo la leggenda, la “regina del sud” che fece visita a
Salomone ( cfr. 1Re 10,1-13)era Makeda di Axum, la quale
ebbe un figlio dal re ebreo, Menelik. Quando questi dovet-
Un prete della Chiesa Copta ortodossa Etiope nei suoi variopinti
abiti liturgici e con la caratteristica - e bellissima - croce etiope.
te far ritorno in Etiopia ad Axum, dopo essersi formato alla
scuola della sinagoga, Salomone lo fece accompagnare da
Azaria, figlio del gran sacerdote Zadok. Azaria non volle
però partire senza avere con sé l’Arca dell’Alleanza, sottratta
al tempio grazie ad un sotterfugio e trasferita così ad
Axum, dove si troverebbe ancora celata. L’antica capitale
axumita divenne così la novella Sion. In memoria delle origini
salomoniche tutti i discendenti di Menelik si sono fregiati,
nei secoli, del titolo di “Leone di Giuda”. La storia:
secondo John Baur, che alle origini del Cristianesimo etiopico
dedica ampio spazio nella sua “Storia del
Cristianesimo in Africa” ( Emi, Bologna, 1998), la relazione
del regno etiope con quello di Saba “ ha un fondamento
solido, perché al tempo di Davide e Salomone la tribù
Comunità aperta - Chiese cristiane
43
habesh del regno di Saba nell’Arabia meridionale attraversò
il Mar Rosso e si stabilì sulla costa africana.
Così ebbe origine il regno di Axum”. Grazie a questi legami
con Israele e con il mondo mediterraneo e mediorientale, il
regno di Axum era naturalmente aperto agli influssi culturali
e religiosi provenienti da nord, anche in virtù delle
rotte commerciali aperte dai mercanti greci e siriani. E proprio
lungo queste rotte dovette giungere l’annuncio del
Vangelo nelle terre dei “visi bruciati”.
Se non sembra avere fondamento storico la leggenda che
attribuisce all’eunuco etiope funzionario della regina
Candace convertito da Filippo (Atti, 8,26-40) la prima
evangelizzazione dell’Etiopia, sono invece attendibili le
fonti storiche che indicano San Frumenzio ed il fratello
Edesio, siriani, discepoli di Merope, filosofo di Tiro, come
primi evangelizzatori della regione. In viaggio verso l’India,
fecero naufragio sulla costa etiope. Alcuni soldati li condussero
alla corte di Axum.
Qui, grazie alla loro intelligenza, si guadagnarono importanti
incarichi. Nella loro posizione privilegiata i due incominciarono
a predicare il cristianesimo, fondando la prima
comunità cristiana d’Etiopia. La tradizione fissa nel 333
l’anno della conversione del regno etiopico al cristianesimo.
E proprio ad Axum che storia, fede e leggenda s’intrecciano
in un groviglio affascinante e inestricabile. Oggi Axum è un
centro agricolo polveroso circondato da poveri villaggi.
Una condizione di isolamento determinata da varie vicissitudini
e guerre anche recenti che hanno interrotto quasi
del tutto i flussi turistici. Un tempo, invece, era il centro e
l’orgoglio del potere imperiale. Segni dello splendore antico
lo si può ancora cogliere visitando il Parco delle Stele,
giganteschi monoliti simbolo della potenza axumita; la
necropoli di re Kaleb o il palazzo di Dongour, che la leggenda
vorrebbe antica residenza della regina di Saba. Ma
che fa speciale la città agli occhi dei fedeli è la reliquia
custodita in una cappella eretta tra le due chiese di
Maryam Sion che la tradizione identifica con l’Arca
dell’Alleanza, l’urna che avrebbe contenuto le tavole dei
dieci comandamenti affidati a Mosè sul Monte Sinai, trafugata
da Azaria quando riaccompagnò in Etiopia il figlio
che la regina di Saba aveva avuto dal re ebreo Menelik.
L’Atang, l’anziano custode dell’Arca, è l’unico essere vivente
ad avere visto la reliquia. Privilegio e condanna insieme,
il vecchio monaco, nominato a vita tra quelli di più prova-

ta virtù, non può mai abbandonare il recinto sacro ed è
l’unico autorizzato a pregare e a spargere incenso attorno
all’urna di legno intarsiata in oro. Ai visitatori che lo
interrogano sull’esistenza e sul contenuto dello scrigno
sacro, l’Atang sorride quasi assente:” L’Arca è il simbolo
concreto della nostra fede. ma se credi, che sia o no in
questa cappella non conta. Conta la tua vita e il bene che
fai in questo viaggio verso la casa celeste”.
Adagiata sull’Asmara Road (la strada costruita dagli
Italiani per collegare Eritrea e Etiopia, ed ancora oggi la
principale arteria stradale del paese) si trova Lalibela
Le chiese di roccia di Lalibela
Nel XII secolo, sovrani della dinastia Zagwe di Lalibela di
Etiopia costruì una serie di 11 chiese nella nuda roccia, i
cui tetti si trovano al livello del suolo. Ogni edificio è circondato
da un fossato profondo 12 m e sembra costruito
in mattoni, per l'elaboratezza delle finestre, la cura dei
dettagli e delle decorazioni scolpite sulle pareti, la struttura
di sporgenze e dorsali. Ogni chiesa possiede un
complesso sistema di fossati, passaggi e canali di drenaggio.
Pellegrini e turisti vengono da tutto il mondo per
ammirare le chiese e per partecipare a varie feste religiose.
Nel 1978, le chiese scavate nella roccia a Lalibela sono
state designate WHS (World Heritage Site, luogo patrimonio
dell'umanità). A Lalibela il giorno che comincia vede
una folla variopinta e silenziosa che si tuffa quasi nelle
viscere della terra e le prime luci dell’alba sono salutate
dal raccoglimento e dalla preghiera, scandita dal fascino
ipnotico del canto liturgico. Undici sono le chiese rupestri
, opere d’arte uniche e irripetibili, vere e proprie “preghiere
di pietra”, collegate tra loro da una serie di cunicoli
e da un groviglio inestricabile di passaggi. Si dividono
in due complessi distanti tra loro poche centinaia di
metri. La più solenne è Medhane Alem (Cristo Salvatore
del mondo), circondata da 34 colonne. Le più suggestive
sono forse Beta Maryam (Casa di Maria), affiancata dalle
cappelle rupestri di Beta Dangal ( Casa delle Vergini) e
Beta Meskal (Casa Della Santa Croce). I monaci raccon-
Comunità aperta - Chiese cristiane
44
tano che sull’ampio loggiato era solito sostare in preghiera
re Lalibela. Si dice che il suo spirito aleggia ancora
in quel luogo. La più bella di tutte è probabilmente Beta
Giorgis, (foto) intarsiata nella roccia in splendida solitudine.
Il suo tetto a forma di croce greca sbuca da una terrazza
che si spalanca verso la valle. All’interno sono
custoditi antichi evangeli e dipinti che rifulgono d’oro e
di ocra. Attorno alla chiesa che si sprofonda per 13 metri
nella roccia, si aprono numerose caverne dove riposano
mumificati alcuni pellegrini. Secondo la leggenda, San
Giorgio in persona avrebbe sorvegliato i lavori di costruzione
della “sua” chiesa, lasciando impressa l’orma degli
zoccoli del cavallo nella roccia. Testimonianza della fede
e della tradizione, baluardo contro i tentativi di sopraffazione,
da parte di altre culture e religioni, sono stati i
monastero-fortezza nella zona di Adigat e in altre zone
dell’Eritrea dove grazie alla presenza di monaci devoti si
respira ancora la suggestiva e contagiosa atmosfera di
raccoglimento e di fede che ha caratterizzato la vita di
generazioni e generazioni di credenti.
LA FESTA : il giorno di TIMKAT
Il giorno di Timkat, l’Epifania, è la festa più attesa nel
calendario liturgico della Chiesa ortodossa etiopica.
Secondo il calendario giuliano, seguito ancora oggi in
tutto il paese, Timkat cade 12 giorni dopo Ghenna, il
Natale di Cristo, che viene celebrato il 7 gennaio. Ma
l’Epifania etiopica, in linea con la tradizione delle chiese
orientali, non ricorda la manifestazione di Gesù
Bambino. E’ piuttosto la celebrazione del Battesimo di
Cristo nel Giordano. In quella occasione, racconta il
Vangelo di Marco, il Padre rese pubblica testimonianza
della presenza del Figlio dell’Uomo sulla terra.
Proprio in ricordo del Battesimo di Gesù. Timkat è una
festa che vede come simbolo principale l’acqua, che viene
benedetta e portata in ogni casa. Ogni anno Timkat
richiama nei luoghi più santi della cristianità etiope
schiere infinite di pellegrini. All’alba il celebrante, attorniato
dai monaci, diaconi e presbiteri, alza verso il cielo la
pesante croce. E mentre il ritmo dei tamburi e il tintinnio
dei sistri si diffonde per l’aria tersa delle montagne, l’abba
tocca con la croce la superficie della vasca battesimale,
e mentre i cerimonieri spengono i ceri e cospargono di
petali rossi il terreno, inizia la festa. La penitenza e le preghiere
che hanno scandito le ore della notte lasciano il
posto alla gioia. Una gioia irrefrenabile fatta di tuffi,
schizzi e abluzioni. E l’acqua benedetta restituisce al
mondo e agli uomini che lo abitano la grazia di Dio.
(Tratto da Mondo Missione genn. 2003 )

UN PO’ DI STORIA
( a cura di G. Pedrali.)
I nostri santi Patroni
Giacinto e Maurizio, martiri
Il 22 novembre la nostra famiglia Parrocchiale onora i
propri protettori Giacinto e Maurizio martiri, le cui
reliquie insigni sono giunte a Coccaglio nel lontano
1638.Nel nostro archivio storico sono conservati molti
documenti che attestano l’arrivo dei santi Patroni. In uno
di essi, il più importante, vi è scritto:” Giuseppe
Brescianini della terra di Coccaglio, volendo gratificare la
Chiesa Arcipretale
di santa Maria
Nascente di detta
terra, donò al di lei
R.R.P.P. Arciprete
Bernardino Mellini
ed alla Comunità i
corpi dei Santi
Giacinto e Maurizio
con altre reliquie,
cavate dal cimitero
di Callisto e
Priscilla in Roma
affine che fossero
S. Maurizio
depositate in luogo
rispettabile e decente siccome fu fatto”.
Nell’archivio diocesano e nel nostro archivio parrocchiale
è segnalato che ben 14 documenti, risalenti al
1600, testimoniano “ la identità ed il legittimo possesso
de’ santi Martiri”, il culto dei quali, quindi, essendo sostenuto
dalle “ testimonianze autorevoli della pubblica
fede” non va contestato.
La storia delle reliquie inizia con la decisione del papa
Gregorio XV° di concedere al cardinal Toledo la
facoltà di scavare in tutti i cimiteri dell’Urbe per portare
alla luce i santi corpi dei martiri. L’arduo compito di raccolta
dei resti dei Santi venne affidato a Giovanni De
Rubeis che trovò nel cimitero di Callisto i corpi dei nostri
Santi Patroni e li donò al vescovo di Alessandria Erasmo
Paravicini. Quest’ultimo decise di donarli alla Pieve di
Coccaglio “ perché aveva inteso la pietà di codesto popolo
e paese ed era pesuaso della riverenza con cui sarebbe-
Cultura, sport, notizie - Curiosando nello scrigno
45
ro stati tenuti e custoditi”. Il viaggio delle reliquie attraversò
lo stato di Milano e fu immune dal dazio. Giunte a
Brescia il Brescianini le consegnò a Bernardo Mellini ( o
Milini) arciprete pievano di Coccaglio, era il 26 ottobre
1638. Prima di giungere a Coccaglio le reliquie vennero
certificate e studiate dal vescovado di Brescia. Una volta a
Coccaglio le reliquie vennero poste presso l’altare ligneo
della Madonna nell’antica pieve. L’ultimo viaggio delle
requie avvenne il 22 novembre del 1789 quando furono
trasferite “ con processione solenne maestosa” nella
nuova chiesa arcipretale.
Si sa, da documenti
di archivio,
che al corpo di san
Maurizio mancano
due insigni reliquie:
una si trova presso
la chiesa parrocchiale
di San
Maurizio Canavese
(TO), e l’altra che è
conservata in una
chiesa svizzera.
M
S. Giacinto
olti sono i
documenti che attestano l’identità ,la veridicità e la
“potenza” dei nostri Santi Patroni, non solo nel nostro
archivio, ma anche in altri. Anni fa, per gentile concessione
del compianto mons. Albertelli prevosto di Rovato, mi
passò per le mani un documento di cronaca risalente al
XIX° secolo dell’archivio parrocchiale di Marone nel
quale vi era scritto:”…sia noto a tutti che oggi, dì 16 del
mese di augusti, si è svolta, per decreto del Popolo, una
solenne processione verso que’ Santi dè Cocai, per impetrar
pioggia e salvar moria dè pesci. Processione solenne
fu fatta con furor di Popolo e grande fede. I sanch dè
Cocai vennero per noi esposti e noi prendemmo la polver
dè sanch de Cocai per sanar le nostre ferite…”. Altre testimonianze
le possiamo vedere e leggere nei quadri ex voto
conservati nella sacrestia maggiore: “ sia noto a tutti li
posteri come allì 16 aprile 1752 si sono portati i nostri
santi Maurizio e Giacinto è questo è stato l’unico rimedio
per fermare il male incurabile delle dolie e febbri maligne
universali”. In un altro vi è scritto:” sia noto a tutti li

posteri come nella primavera dell’anno 1768, crescendo
sempre più li ammalati e morti fu fatto voto dalla spettabile
comunità di portare solennemente in processione li
santi corpi di questi grandi Protettori…” Questi quadri, di
autore ignoto, sono 4 e ricordano lo scoprimento o le
processioni effettuate e narrano i prodigi dei nostri santi
che hanno sempre vegliato e pregato per la nostra
Comunità.
Ma cosa sappiamo di queste splendide figure che
hanno versato il proprio sangue per testimoniare il
Vangelo di Cristo?
Maurizio ebbe il privilegio di far parte della legione
Tebana, composta da un migliaio di soldati tutti
originari dei dintorni di Tebe. La legione era agli ordini di
Massimiano, associato al governo nel 286 d.C. con l’imperatore
Diocleziano. Prima di una battaglia tutti i soldati
vennero invitati a compiere un sacrificio agli dei, ma
Maurizio ed i suoi compagni, profondamente cristiani,
rifiutarono. L’ira di Massimiano si sfogò contro di loro:
ordinò che venisse flagellato un soldato ogni 10, ma
anche con questa prova, i soldati non vennero meno alla
propria fede. Massimiano si inferocì fece decapitare quasi
tutti i soldati dopo un tremendo martirio. Maurizio fu
uno degli ultimi ad essere decapitato e per tutto il tempo
incoraggiò e sostenne i suoi compagni che, morendo,
invocavano il perdono di Dio.
Giacinto nacque da famiglia cristiana nel XII° secolo
ad Amatris, sulle rive del mar Nero e fin da piccolo
ebbe il dono di compiere miracoli. Unico scopo della sua
vita era quello di aprire le menti ed i cuori al messaggio di
Cristo. In tarda età incontrò un gruppo di pagani in adorazione
di un albero; attese la notte e lo sradicò, aspettando
poi di essere arrestato. La prigionia fu molto dura,
ma la preghiera e la fiducia in Dio lo sostenne. Venne sottoposto
ad ogni tormento e prova crudele sino a quando
i suoi carnefici non lo uccisero. Non sappiamo bene
quale martirio subì, però la sua devozione si moltiplicò
subito dopo la sua morte. Ogni anno, nell’anniversario
della sua nascita al cielo, il popolo si recava sulla sua
tomba dove scaturiva una polvere miracolosa che tutti
usavano come medicina.
Durante la costruzione della nuova chiesa Arcipretale
una delle preoccupazioni principali fu quella di erigere
un altare in onore dei Patroni. Cesare Esposito, nel
suo libro sulla chiesa di Coccaglio dice:” intorno al 1748
Domenico, Bernardino e Giovanni Battista Carboni col-
46
Cultura, sport, notizie
laborarono all’erezione dell’altare dei santi Maurizio e
Giacinto. Domenico lo disegnò, Bernardino ne curò la
costruzione e Battista lo completò.” Quest’opera della
famiglia Carboni ( situata al centro della nuova chiesa
sulla destra per chi entra dalla porta principale) è un
capolavoro nel suo genere certamente è l’altare migliore
della chiesa, poiché ricco di marmi pregiati e di maestose
statue, e ad esso si sono ispirati gli autori degli altari laterali.
Per compiere quest’opera vennero stipulati due contratti:
uno il 10 aprile 1758, l’altro il 18 gennaio 1769. Il
22 novembre 1779 furono collocate le casse con le reliquie
dei Martiri.
Rimane misterioso il completamento dell’altare perché
solo nel 1824 venne commissionata al pittore
Gabriello Rottini la tela dei santi Martiri.
LA PALA DE“I SANTI GIACINTO E MAURIZIO
CON B. M. VERGINE E BAMBINO”
(di Gabriello Rottini 1824)
Gabriello Rottini nacque a Brescia 1 dicembre del
1797 e morì a Brescia il 2 aprile del 1858.

E
’ noto alla comunità bresciana poiché nel 1840 ebbe
l’idea di aprire una scuola di disegno e pittura, sostenuta
da benefattori, che consentiva a ragazzi analfabeti
vogliosi di imparare, di frequentarla gratuitamente, fra
questi vi era il padre di santa Maria Crocifissa di Rosa ed
il celebre architetto Rodolfo Vantini. Nel 1851 il
Municipio di Brescia assorbì quella scuola e nominò il
Rottini conservatore della neo acquisita Pinacoteca di
Paolo Tosio. Il disegno che veniva insegnato in quella
scuola era
ritenuto un
poco la
chiave polivalente
per
molte attivitàartistico
– artigianali
, da
quelle inerentiall'architettura
a
quelle dei
mobilieri,
dei fabbri,
dei ceramisti
e dei tessitori.
Il
Rottini
affermava
che il disegno è la forma del pensiero di figurazione e prefigurazione
cioè di ogni progetto. Egli cercò di materializzare
il passaggio delle scuole per artisti a quelle per
artigiani. La scuola fondata dal Rottini ora è conosciuta
come “ Scuola Moretto”.
Il Rottini a Coccaglio lasciò due testimonianze importanti
del suo lavoro: la tela dei Santi Patroni e l’affresco,
posto sopra il portale d’ingresso esterno della chiesa,
raffigurante la nascita della Vergine, alla quale è dedicata
la Chiesa Arcipretale.
Isanti Giacinto e Maurizio con B.V. Maria e Bambino:
220 x 400 cm, olio su tela centinata. In archivio è
conservato questo documento nel quale vi è
scritto:”…l’11 novembre A.D. 1824, la venerabile
Fabriceria di Coccaglio, grazie al lascito di L.581 ricevuto
dalla N.D. Maria Corioni l’anno precedente, poté accordarsi
col pittore Gabriello Rottini per un quadro rappresentante
il martirio dei Santi Giacinto e Maurizio
Protettori del paese. Il quadro misura 9 braccia e 1 mezzo
47
Cultura, sport, notizie
di altezza, e 4 braccia e mezzo di larghezza. La consegna
del quadro era prevista entro diciotto mesi…”
La tela si presenta maestosa e solenne e mostra la gloria
dei santi patroni. Ritto a sinistra vi è la figura di
san Maurizio, riconoscibile dalla tenuta militare, che in
preghiera adora la Vergine con Bambino che indica con il
gesto della mano sinistra la corona del martirio. La
Vergine Maria poggia su un basamento contornato da un
bassorilievo che mostra il martirio di san Maurizio e dei
suoi compagni per decapitazione. Il bassorilievo sembra
quasi staccarsi dal quadro e mostra volumi e forme
nuove. A destra, sempre in atteggiamento di adorazione,
vi è la figura di possente di san Giacinto in abiti non militari.
San Giacinto è in ginocchio e sta ad indicare la sottomissione
a Dio ed il rispetto che dobbiamo portare
verso di Lui; sembra guardare assorto i due angeli che
mostrano la palma del martirio. Dietro san Giacinto
trova spazio la figura di un angelo in bianche vesti che,
quasi spinto dalla Vergine, dona ai due santi la corona del
martirio. Da notare in quest’opera sono i visi dei personaggi
che emanano una luce quasi divina e fanno si che
chi guarda l’opera venga quasi rapito dalla serenità e dolcezza
che vi è racchiusa. I volti sereni e rosei dei santi
Martiri, quasi angelici, indicano la fede, la purezza e l’innocenza
della loro vita.
Quest’opera, in realtà, cela un piccolo mistero: dal
1779 al 1825 che cosa vi era dove attualmente è collocato
il gruppo ligneo della Vergine Maria scolpito all’inizio
del XX° secolo? Questo quadro fu certamente
posto come pala dell’altare appositamente costruito per i
santi Patroni, le misure iniziali corrispondono, e così
anche la forma iniziale del quadro che non era rettangolare
ma era simile alla pala dell’altare maggiore del
Savanni.
La tela del Rottini venne trasferita da mons. Dossena al
primitivo altare della Vergine “vestita”( una statua di
legno rivestita da un piviale di tipo giardino) sul lato
sinistro sotto l’organo.
Nell’opera di restauro, eseguita nel 1997 grazie alla
donazione di una famiglia di Coccaglio, si è avuta
conferma della riduzione in alto ed ai lati della tela del
Rottini per adattarla alla nuova collocazione.

Per ricordare il caro prof. Stefano Dotti che, insieme al sig. Cesare Esposito, ha iniziato la ricerca sulla storia del
nostro paese, si ripropongono i suoi articoli sulle vicende che precedettero, accompagnarono e seguirono la fine del
vecchio campanile e la costruzione del nuovo, scritti con il suo caratteristico stile diretto e piacevolmente didattico
PARTE SECONDA
Com’è sorto il nuovo campanile
Da premettere che l’edificazione del campanile
nuovo, di per se stessa, non richiederebbe la stesura
di un capitolo.
Difatti non ha molta storia , se non per i riflessi
sulla comunità di Coccaglio e nella eccezionalità dei
tempi dell’immediato dopoguerra.
Altra considerazione, a causa di quella eccezionalità,
non sarebbe di certo sorto il campanile nuovo,
se non avessimo avuto a che fare, a quei tempi, con
un Parroco “eccezionale”, pure lui, mons. Dossena,
che stava alla guida spirituale del paese con ferree
mani e con infinito
cuore.
Mons. Antonio Dossena
Parroco di Coccaglio dal 1919 al 1956
e....addentellati
E’ logico quindi
che si debbano
tenere in considerazione
pure i
fatti dei tempi
dell’immediato
dopoguerra, con
una comunità
campagnola ed
operaia che ritornavafaticosamente
alla normalità.
Per gli operai,
basti un cenno ai
molti uomini e donne nostri, che avevano intrapreso
la strasa di Milano, dalla mattina all’alba, ed
anche prima, a sera inoltrata, su quei treni dove sta-
Cultura, sport, notizie - Note di storia
48
a cura di Natale Partegiani
vano pigiati come sardina ed ancora costituiti da
carri-bestiame senza riscaldamento durante i rigidissimi
inverni del 1946 – 1947.
Fortunati in merito i contadini che pure loro però
subivano i loro travagli, nel rifacimento di quella
economia produttiva che aveva subito il tracollo
della valuta: qualche liretta l’avevano raggranellata
durante gli anni della guerra, ora però si trovavano
con un pugno di mosche in mano.
Comunque non facciamone l’introduzione alla tragedia!
Niente di brutto se non per i sacrifici che si
stavano sopportando, con la rassegnazione caratteristica
di sempre, presso la nostra gente e diciamo
pure con quell’humor che ha contraddistinto i
compaesani nostri anche nella canzonetta che ancora
si canta , quando un buon bicchiere ci induce a
sorridere.
In tale atmosfera collochiamo dunque mons.
Dossena ed il suo campanile nuovo con la frase citata
addietro: “Dobbiamo costruire un campanile
nuovo con nuove campane, che mandino su nel
cielo l’armonia corale delle nostre genti!”.
Perciò, mentre il campanile vecchio non aveva
ancora smesso di minacciare rovina, già negli accenni
del Sacerdote si parlava del nuovo.
Nel 1948 l’operazione persuasoria era in atto dall’alto
del pulpito, ad ogni messa della domenica ed
anche delle infrasettimanali, quando capitavano le
occasioni.
Bella frase intendiamoci, da introdurre sempre in

ogni omelia, al momento giusto e per il “corpus” del
discorso, che pian piano andava ad assumere i toni
dell’ “Eroica” di Beethoven.
Perché tale era il modo di “combattere” del nostro
Parroco sul pulpito, dove la sua personalità mite,
buona, infinitamente generosa (è morto senza una
lira in tasca), subiva una trasformazione incredibile.
Avevamo sul pulpito un “titano”, una specie di
leone ruggente, detto alla buona perché non intendo
offendere la memoria d’una brava persona, anzi.
Così un mese dopo l’altro, un anno dopo l’altro, gli
abitanti di Coccaglio si convinsero che per mettere
in quiete il buon uomo, non avevano che dargli
ascolto.
Va premesso però che la faccenda “dell’armonia”,
per noi castellani e viciniori, non aveva di per sé convinto
molto.
Ne avevamo avuto a sufficienza del coro delle vecchie
campane, cinque, martellanti le orecchie dalle
Per molto tempo si è creduto che le catacombe fossero
luoghi di riunione e di rifugio dei cristiani perseguitati.
In realtà esse erano cimiteri scavati nel
tufo; qui i cristiani dei primi secoli (come facevano
del resto anche pagani ed Ebrei) deponevano i loro
morti e specialmente i martiri, decorandone i sepolcri
con affreschi, marmi, immagini su vetro dorato.Solo
in casi eccezionali, durante le persecuzioni,
servirono come luoghi di rifugio momentaneo per la
celebrazione dell’Eucarestia.
Gli antichi cristiani non usavano il termine “catacomba”.
La parola è di origine greca e significa “presso
il dirupo”; i Romani chiamavano così una località
sulla via Appia dove si trovavano delle cave per l’asportazione
dei blocchi di tufo. Siccome lì vicino
furono scavate le catacombe di San Sebastiano – il
Cultura, sport, notizie - Note di storia
49
sei del mattino a sera, per più volte, anche perché il
vecchio campanile di metri 27 si era sempre prestato
al martellamento.
Tant’era comunque, anche perché nel 1948 il
Parroco, visto che ancora non avevano concretano
nulla, aveva introdotto un’altra frase: “Vox populi,
vox asini!!!”.
In tal modo ci tassammo con offerte volontarie , da
mettere però in busta aperta: Tutte le famiglie si tassarono,
talmente era stato “persuasivo” il Parroco.
L’edificazione ebbe inizio il 22 novembre del 1951
ad opera dell’impresa Gnutti di Rovato, con la singolarità
bella o brutta, che lo si andava costruendo
in blocchi di cemento armato, l’uno sull’altro.
LE CATACOMBE
di Graziella Lorini
Prof. Stefano Dotti
coemeterium ad catacumbas- il termine fu poi esteso
a tutti i cimiteri sotterranei.
Ma perché questa scelta di cimiteri sotterranei?
Prima di tutti i cristiani rifiutavano l’usanza pagana
della cremazione dei corpi e, sull’esempio della
sepoltura di Cristo, preferivano l’inumazione, per un
senso di rispetto verso il corpo destinato un giorno
alla resurrezione dai morti. Poi c’era il problema
dello spazio che, all’aperto, si sarebbe ben presto
esaurito. Inoltre non dimentichiamo che nei cristiani
era vivissimo il senso della comunità, per cui desideravano
trovarsi assieme anche nel sonno della
morte ( cimitero è una parola di origine greca che
significa “luogo di riposo”); infine questi luoghi
appartati permettevano raduni comunitari riservati
e discreti e consentivano il libero uso dei simboli

cristiani. In conformità alla legge romana, che proibiva
la sepoltura dei defunti entro le mura della città,
tutte le catacombe sono situate lungo le grandi vie
consolari, entro un raggio di tre miglia dalla cinta
muraria.
L’aspetto più comune delle catacombe è quello di una
serie di corridoi lunghi e stretti, ai due lati dei quali
sono scavati i loculi ( ossia le nicchie destinate ad accogliere
le spoglie dei defunti) posti uno sopra l’altro e
ogni tanto ambienti più ampi, i cubicoli. L’arcosolio è
una nicchia molto più grande che serviva da tomba per
un’intera famiglia e presentava un arco sovrastante,
per lo più decorato
con affreschi
o mosaici.
Deposto solennemente
il cadavere
nella nicchia
– avvolto in
un sudario di
lino , imbalsamato
oppure
semplicemente
cosparso di calce
viva- il loculo
veniva chiuso
con una lastra di
marmo o con grandi tegole e sigillato con malta.
Poiché molte tombe non recavano alcuna scritta, si
usava inserire nella malta qualche segno di riconoscimento:
vasetti, monete, conchiglie, piccole lucerne,
statuette, paste vitree.
Tra gli oggetti rinvenuti nelle catacombe, quelli che
hanno dato più frequenti reperti sono le lucerne di terracotta
ed i vetri a fondo d’oro. Le lucerne, il cui beccuccio
è stato trovato quasi costantemente annerito,
servivano soprattutto a scopo di illuminazione, ma
non è escluso che, almeno in qualche caso, siano da
considerarsi quali segni di pietà funeraria. I vetri a
fondo d’oro sono dischi di vetro spianati a smeriglio,
con applicata, mediante una resina sottilissima, una
foglia d’oro incisa lungo i contorni delle figure. Le
scene che vi compaiono si riferiscono al Vecchio e al
Nuovo Testamento oppure raffigurano il Buon
Pastore, l’orante, i SS Pietro e Paolo, busti di vari personaggi.
Presso i loculi sono state non di rado trovate
delle fialette di vetro che presentavano tracce rossastre.
Nei secoli scorsi si credeva che avessero contenuto il
Cultura, sport, notizie - Note di storia
50
sangue dei martiri e furono perciò ritenute come contrassegni
certi di martirio. Oggi si è più propensi a credere
che abbiano contenuto balsami od oli aromatici.
Nelle catacombe i pittori dipingono a fresco le pareti e
le volte dei cubicoli, lo sfondo dei sottarchi, la fronte
degli arcosoli. Le più antiche figurazioni sono comuni
al mondo classico, ma ad esse i cristiani attribuiscono
un particolare significato simbolico: la vite coi grappoli
rappresenta l’Eucarestia e i frutti della grazia; le
scene pastorali rappresentano le anime elette intorno
al Divino Pastore; i miti pagani di Orfeo, di Prometeo,
di Amore e Psiche sono simboli rispettivamente del
Cristo, della creazione dell’uomo,delle vicende dell’anima.
I motivi preferiti sono: la colomba, l’agnello, il
cesto dei pani, l’ancora e il pesce. Quest’ultimo, in
greco IKTHUS, significa: Gesù (I) Cristo (K) Figlio (U)
di Dio (TH) Salvatore (S). La croce non compare prima
del V secolo. Due sono le figure più frequentemente
ripetute da scultori e pittori cristiani: il Buon Pastore e
l’Orante. Col procedere del tempo prendono sempre
maggior importanza i soggetti forniti dall’Antico e dal
Nuovo Testamento, rappresentati però in una forma
assai semplificata. Frequentissimo anche il monogramma
di Cristo, formato dalle due lettere greche X e
P (sono le prime due lettere della parola greca
“Christòs”) intrecciate insieme.
Vi sono più di sessanta catacombe a Roma, con centinaia
di chilometri di gallerie e decine di migliaia di
tombe. Cimiteri sotterranei si trovano anche a Chiusi,
Bolsena, Napoli , nella Sicilia orientale e nel Nord
Africa.
Le catacombe sono oggi visitate da migliaia di pellegrini
da ogni parte del mondo. Esse infatti per il loro
prezioso patrimonio di pitture, iscrizioni, sculture, ecc
sono considerate autentici archivi della Chiesa primitiva,
che documentano gli usi e i costumi, i riti e la dottrina
cristiana, come era intesa, insegnata e praticata
allora. Nonostante il fatto che le catacombe siano,
dopo tutto, soltanto dei cimiteri, esse parlano alla
mente e al cuore dei visitatori con un linguaggio silenzioso
ma efficace. Là sotto tutto parla di vita più che
di morte; ogni galleria percorsa, ogni simbolo o dipinto
incontrati, ogni iscrizione letta, fa rivivere il passato
ed offre un chiaro messaggio di fede e di testimonianza
cristiana.

MUSICA
Deep Purple
Banana
Emi – Durata: 51’30”
Dopo tanta attesa, ecco arrivare sugli
scaffali, il nuovo Cd dei Deep Purple,
purtroppo per noi anche John Lord (il
mitico, il grande, l’unico, l’inimitabile)
ha lasciato il gruppo, (ebbene si, dopo
Blackmore, un’altra colonna portante
della band se n’è andata), al suo posto
un eccellente musicista Don Airey (già
con Colesseum, Colesseum II, Gary
moore e altri ancora). Per chi si fosse
perso i cambi di formazione dopo l’uscita
dalla Band di Blackmore c’é stata
una serie di chitarristi che hanno cercato
di tamponare il vuoto (tra cui Joe
Satriani), ma il nuovo equilibrio, i Deep
sembrano averlo trovato con Steve
Morse (ex Dixie Dregs), eccellente chitarrista,
con uno stile inconfondibile,
ma diverso rispetto a Blackmore (infatti
Blackmore è più classic oriented,
mentre Morse ha uno stile più Jazzy
oriented). Fra i Deep Purpoliani di vecchia
data ci sarà forse chi rimpiangerà
(ma non troppo) l’ex chitarrista perso
in nuove esperienze musicali con i
Blackmore’s night. Resta comunque il
fatto che Banana è un ottimo disco
suonato con entusiasmo da dei signori
rispettabili, con tanta voglia di stupire
ancora dopo oltre trent’anni.
Analizzando le canzoni sì in comincia
con un ottima “house of pain”, in
pieno stile Deep, si prosegue con “sun
goes down” che ricorda le glorie passate,
si macina hard rock con un impeccabile
performance canora di Ian
Gillian; Haunted è un bel pezzo lento
suonato con molto feeling è un intelligente
costruzione armonica, classica
ma efficace con l’accompagnamento
degli archi che rendono il pezzo di
grande atmosfera. Si passa poi a pezzi
suonati molto bene che evidenziano il
nuovo “line up” del gruppo. Picture of
innocence è un pezzo molto “bluesy”
che rimanda agli ultimi due album.
“Never a word”, merita di essere ascoltata
per l’originalità un stupenda ballata
acustica. Bananas è un bel pezzo tirato
e da il titolo all’album. Chiude l’album
“contact lost” un piccolo capolavoro.
Giorgia
Ladra di vento
L’ultimo cd di Giorgia, è la conferma
del talento artistico della cantante
romana, che qui, troviamo non solo in
veste di interprete, ma anche di autrice
dei brani e produttrice. “Gocce di
memoria” track list del film “la finestra
di fronte” è uno dei brani migliori del
disco, dove i vari stili tanto amati dalla
cantante si fondono per creare nuove
alchimie, purtroppo però questo brano
è l’unico a non essere stato scritto dalla
cantante.
Il resto del disco è zeppo di cose già sentite
in passato, che scivolano via senza
lasciare traccia. Nonostante tutto, i
testi delle canzoni scritti, quasi tutti da
Giorgia risultano essere di grande spessore
nei contenuti anche se elementari
nella struttura.
Rimane comunque un buon cd che non
deluderà i fans dell’artista; dopo tutto è
una delle migliori voci italiane, da lodare
anche il suo impegno e la dedizione
per il lavoro che fa. Giorgia è brava.
51
Cristian
Cultura, sport, notizie
Pa nèghér,
pulenta e fic sec
Chésta lé öna storia vera,
ma per ‘nquadrala méi
bisogna turnà ‘ndrè fina a
la primaèra del quarantaquatér.
El sul l’era apena spuntàt e
sic fredilì, du mascc e tre
scetè (nof, set, sic, quater e
du agn) i s’èra désédàcc
trop prést per la fam; sentacc
zo söl muradél föra dé
la butiga de la Rusina ‘ntat
che la so’ mama la spettaa
él furnér ch’él riàess a portaga
a la butighera el pa
negher de le tesere. Ma el
furnèr l’era prope en ritardo...
entat i popi impasienti
i mandaa zo la salia e i
cöntaa la fam.
La sera prima i ghèra mangiàt
sul la minestra de riss
con dò patate schisade e en
po’ de spinase.
La famia de l’Aneta l’era
mia töta lè: Pierino, el
prim, l’andaa a ‘nparà a fa
‘l falegnam e Faustina, la
seconda, en servisio dal
vicediretur del stabiliment.
De mangià i s’era portat
vià pà e ficc sec, per colasiù
e per disnà.
“Saràl endòe stamatina
Paulì??” le se disia le mame
föra de la butiga.
“Me so mia tat preocupada

Proèrbe dé önâ oltâ…Per ön sorìso dé adéss…
de la scöla, ma de daga de
mangià a chei picinì lè! La scöla
la pöl spetà... tanto ghé riàcc töcc
chéi soldacc lè e i ga ocupàt töte
le scöle e l’oratore. Le maestre le
ma dit che ‘l sarà dificil finì l’an
scolastico” La ghe diss l’Aneta a
doi o trei fomne le visì (le fomne
che spettaa iera entat deentade
parece).
Paulì el ria, ma l’è sensa pà! En
del pogià la bicicletta con le séste
öde al mür el ghe diss:
“Me dispiass fomne! Stamattina
töt el pà i l’à requisìt él capitano
del batagliù de la Tagliamento
per i soldacc....!!!” La nutisia la fa
a la svelta a girà. Töcc i va a
cà...ma l’Aneta la sé scoraggia
mia la và de la so amica mulinera,
la compra dess chili de farina
bianca a credit… e:
“Che ghé daroi me a chei popi
lé?!?!?”
“Arda che mè ansàt ch’el toc de
pulenta chè! Daghela ai scecc!!!”
“Ndom a cà!” le ghe diss ai sò
popi la Aneta “Stamatina pulentà
e fic sec,.....ma stasera, dumà e
duminica PA’ BIANC E BU’! En
barba a le tesere!….
(Segue sul prossimo numero)
LIME
● A San Martì, stòpa ‘l tò vì, a Nedàl cumincia a
tastàl.
● El murus l’è come èl pès, l’è catìf se nò lè frès-c.
● Chi póda a San Martì, guadègna pa e vì.
● E_l prim l’è d’or, èl second l’è d’arzènt, èl tèrz èl val
niènt.
● E_l pìcol istàtd de San Martì èl düra tré dé e ‘n tuchilì.
● A töcc i Sancc, sciarpe e guàncc.
● Murus rifüdàt amò dè piö ‘nnamuràt.
● A Santa Bibiana, l’è amò ‘n la tana. A Santa Lüssia, la
vé a fa la spia. A Ne-dal, sensa fai. (l’arrivo della neve)
● Le beghe dè murùs, le prepara per quan s’e spùs.
● Quan piöf èl dé de Santa Bibiana, piöf quaranta dé e
‘na setimana.
● A Santa Barbera o Barbarina, sàra le bestie ‘n la cascina.
● Se ‘l cör nó ‘l döl, piànzer nöl pöl.
● Santa Barbara e San Simù, lìberem da le saète e dai tù,
dal tù e da la saè-ta, Santa Barbara benedèta.
● ‘Na spusa buna, no’ l’è mai galina capuna.
● All’Epifania, anche ‘l frèt lè ‘n’allegria..
● Amur sensa baröfa, ‘l fa la möfa.
● Per Sant’Antóne de la barba bianca, se manca ‘l gias la
néf nó la manca.
● Sorèc, somèghé, scaraàs e scurpiù, dè la bràa maseéra
jè la disperassiù.
● Sant’Antóne, San Vinsèns e Sant’Agnés, jè tré grancc
mercàncc de néf.
● San Fabià e San Bascià i vè cò la viöla ‘n mà.
● La fòmna buna la te ‘n pé la cà, chela catìa la la ruinarà.
● Fómne, cà e bacalà per fai deèntà bu, jè dè pestà.
52
Cultura, sport, notizie
(Ben-Tar)

Orari di trasmissione:
Notizie utili
A s c o l t i a m o
La voce parrocchiale
Radio E.C.Z. - Mhz 91.85
Emittente Cattolica Zonale
. Dal lunedì al sabato: ore 7.00 - 7.30 S.te Messe
8.00 - 9.30 S. Messa + Rosario
18,00 - 19,30 S. Messa vespertina
20,00 - 21,30 Rosario/notizie/catechesi/
eventuali funzioni.
53
Cultura, sport, notizie
. Domenica e festivi: ore 8.30 - 12.00 Santificazione delle feste
18,00 - 19,30 Vespertina.
N.B. Le trasmissioni sono limitate agli orari sopra elencati. Sono esclusi quindi i vespri, funerali e le
S.te Messe delle ore 16,30.
Farmacie di turno – Guardia Farmaceutica
Dal 28 Nov ROVATO, P.za Cavour, 14 Dal 09 Gen COLOGNE P. Garibaldi, 8
Dal 05 Dic CHIARI, V. 25 Aprile, 30 Dal 16 Gen ROVATO C. Bonomelli, 112
Dal 12 Dic ROVATO, V.le Battisti V.Staz Dal 23 Gen CHIARI Via D.Gasperi, 45
Dal 19 Dic CHIARI, V. Rivetti, 1 Dal 30 Gen CASTREZZATO V.Torri, 25
Dal 26 Dic COCCAGLIO P L. Marenzio, 12 Dal 05 Feb ROVATO P.zza Cavour, 14
Dal 02 Gen A D R O, V. Roma, 35 Dal 13 Feb CHIARI Via 25 Aprile, 30
(Viene indicata la farmacia di turno più vicina a noi; il turno inizia il venerdì sera alle ore 20)
Numeri telefonici di immediata utilità
Municipio: centralino
. fax
. Ufficio Vigili
- Agente di servizio
- Emergenze
. Ufficio Anagrafe
. Ufficio Tributi
. Ufficio Ragioneria
. Ufficio Servizi sciali
. Ufficio Segreteria
. Ufficio Tecnico
Scuola Materna
Scuola Elementare
Scuola Media
Radio parrocchiale
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030 7721800
030 7725702
335 7250663
335 7637031
030 7725704
030 7725707
030 7725709
030 7725716
030 7725724
030 7725731
030 7721562
030 723730
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Ferrovie
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Soccorso pubblico di emergenza
Carabinieri
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Vigili del Fuoco
Emergenza sanitaria
Telefono Azzurro
Guardia Farmaceutica
Ufficio Invalidi
Prenotazioni ambulatoriali
030 7703004
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113
112
115
118
19696
800 297002
030 7007025
030 711253
Ben Tar

SERIE D
Cultura, sport, notizie
Ottima partenza della nostra squadra che si mantiene nei piani alti della classifica (cinque vittorie e
due sconfitte) e confortante la numerosa presenza di pubblico.
Le gare casalinghe vengono disputate il venerdi con inizio alle ore 21
e pubblicizzate mediante manifesti.
GIOVANILI
Sono iniziati tutti i campionati giovanili: juniores, cadetti e bam
le categorie di riferimento.
Martedi e sabato i giorni per vederli in azione presso
il palazzetto dello sport.
NOVITA’
E’ nato
Basket
Coccaglio notizie notizie notizie
il progetto condiviso con i quattro comuni confinanti con il
nostro monte prevede la promozione presso le scuole
elementari realizzata in collaborazione con il corpo docente.
La partercipazione è aperta a tutti i bambini e bambine
della scuola dell’obbligo.
Tutte le informazioni relative ai vari corsi,
i risultati e i commenti delle partite
li puoi trovare sul nostro sito:
www.basketcoccaglio.it
Prova il basket
vieni a giocare con noi !
sei invitato a divertirti con tanti amici
martedi e venerdi dalle 17,30 alle 18,30 al palazzetto dello sport
provaci...

Offerte per le opere parrocchiali --- 15 SETTEMBRE – 16 novembre 2003
NN. per l’Oratorio e la Parr.,
in memoria dei cari defunti e 1.000,00
NN. e 50,00
NN. e 10,00
NN. e 10,00
NN. e 10,00
NN. e 10,00
NN. e 10,00
NN. e 50,00
Per la prossima ristr. dell’Oratorio e 50,00
NN. e 20,00
NN. e 50,00
NN. e 10,00
NN. e 20,00
NN. e 20,00
Per la prossima ristr. dell’Oratorio e 50,00
NN. e 15,00
NN. e 5,00
NN. e 10,00
NN. e 10,00
Per la prossima ristr. dell’Oratorio e 50,00
NN. e 20,00
In memoria di Ketty e 100,00
NN. e 40,00
NN. e 10,00
NN. e 10,00
NN. e 5,00
NN. e 25,00
NN. e 50,00
In occasione del Battesimo e 50,00
In memoria dei coscritti del ’65 e 50,00
In occasione del 50° di matrim. e 100,00
Per la prossima ristr. dell’Oratorio e 100,00
Prima Domenica di ottobre e 834,00
Per la prossima ristr. dell’Oratorio e 100,00
In memoria del fratello Giuseppe e 50,00
NN. e 20,00
NN. e 10,00
NN. e 20,00
NN. e 5,00
NN. vari e 55,00
NN. e 120,00
In occasione del Battesimo e 200,00
In occasione del Battesimo e 50,00
In occasione del Battesimo e 60,00
In occasione del Battesimo e 70,00
In memoria dei cari Defunti e 220,00
In occasione del Matrimonio e 50,00
55
In occasione del 50° di matrim. e 100,00
NN. e 30,00
In memoria della mamma Fausta e 100,00
In occasione della ben. della casa e 5,00
In occasione del Matrimonio e 100,00
NN. e 50,00
In mem. dei genitori e del fratello e 100,00
NN. e 50,00
Per la prossima ristr. dell’Oratorio e 250,00
Per la Charitas e 250,00
In memoria del caro Gaetano e 50,00
In occasione del Battesimo e 50,00
In occasione del Battesimo e 50,00
Per la prossima ristr. dell’Oratorio e 50,00
Per la prossima ristr. dell’Oratorio e 50,00
In occasione della ben. della casa e 5,00
NN. e 20,00
In memoria di una persona cara e 50,00
Prima Domenica di novembre e 827,00
NN. e 20,00
In occasione della ben. della casa e 5,00
In occasione della ben. della casa e 5,00
In occasione della ben. della casa e 5,00
In occasione della ben. della casa e 15,00
Per la sistemazione del portale e 1000,00
Per il restauro della tela e 20,00
In memoria della cara mamma e 150,00
In occasione della ben. della casa e 20,00
In occasione della ben. della casa e 30,00
In memoria di Anna e 50,00
NN. e 10,00
NN. e 50,00
Per l’Oratorio e 50,00
NN. e 20,00
NN. e 10,00
NN. e 100,00
In occasione della ben. della casa e 50,00
In occasione del Battesimo e 50,00
In occasione del Battesimo e 30,00
In occasione del Battesimo e 10,00
In occasione del Battesimo e 15,00
CAI Coccaglio e 50,00
NN. vari e 50,00
In memoria della cara mamma e 250,00

La vecchia Pieve
augura a tutti i suoi lettori,
in particolare
ai Missionari e alle Missionarie di
Coccaglio
Buone e Sante Festività Natalizie
e un Nuovo Anno
nel Signore
GRAFICAESSEBICOCCAGLIO