scarica il PDF - Libertà

S I A L O D A T O G E S Ù C R I S T O !
LIBERTA
PerioDiCo DeLL’arCiDioCesi Di sassari
nuova serie - ANNO XCIX - N. 9 - 17 MAGGIO 2009 - sPeD. in a.P. - DL 353/2003 - (C.L. n. 46/2004) sassari - aut. Poste it. sPa n.140/2008 - € 1
DISASTRO E
RISuRREzIOnE (pAGG. 4-9)
3 dIACONI
Don Michele,
don Gian Paolo
e don Antonio.
Pagg. 14-15
Ban a r i, Siligo,
Mor e S , Th i e S i,
Che r e M u l e e
gia v e
Pagg. 16-21
MIssIONI
Il POIM incontra
le parrocchie.
Pag. 28

LIBERTà
PerioDiCo CattoLiCo
arCiDioCesi Di sassari
nuova serie
| ANNO XCIX | N. 9 | 17 MAGGIO 2009 |
Direttore responsabile
PaoLo aTZei
Redazione
Gianfranco addis, Giovanni Gelsomino,
Michele Murgia, Leonarda Tola
Segretaria di Redazione
sarah Pinna
Hanno collaborato a questo numero:
Gianluca Basciu, efisio Branca, Caritas
diocesana, Luca Collu, Boniface Da, Pietro
Faedda, Maria Letizia Fiori, Franco Lecca,
vincenzo Mangione, Franco Manunta,
Gianni Molinari, Paolo Mulas, Francesco
nuvoli, salvatore alberto Panimolle, Finella
Pinna, emanuele Piredda, Marcello
Piredda, Gian Paolo sini, antonio serra,
antonio simula, antonio solinas, Piera Tirotto,
Giuseppe Zichi.
Progetto grafico e impaginazione
Michele Murgia, sarah Pinna.
Direzione e Amministrazione
Largo Seminario 2/a - SASSARI
Tel. 079.20.21.806 / 23.93.00
Fax 079.20.21.807
Sito Internet e email
www.settimanalediocesano.it
settimanale@gmail.com
Proprietà
arCiDioCesi Di sassari
reg. trib. sassari n. 9 del 13/10/2008
Abbonamento
Ordinario € 25,00 | Sostenitore € 50,00
Estero € 50,00 | Benemerito € 100,00
Con versamento su
Conto corrente postale (c.c.p.) n. 91752402
oppure Conto corrente bancario (c.c.b.)
iban it 78 y076 0117 2000 0009 1752 402
intestato a:
A.p.S. Libertà - periodico Diocesi Sassari
L.go Seminario, 2/a - 07100 - SASSARI
Stampa
TiPoGraFia La CoMMerCiaLe s.n.C.
Via F.lli Rosselli 8/a - SASSARI
tiplacommerciale@tiscali.it
ai sensi dell’art. 13 del D. Lgs. 16/2003,
vi informiamo che i dati in nostro possesso
saranno mantenuti riservati e verranno
trattati esclusivamente per soddisfare gli
obblighi previsti dalla normativa in vigore.
In copertina: i segni della distruzione lasciati dal recente sisma nell’abruzzo,
raccontano del dolore, dello stato di emergenza e della morte dei nostri connazionali.
Allo stesso modo, la croce rimane per sempre il segno del sacrificio
di sè attuato dal Figlio di Dio per ogni uomo. Come questa però richiama alla
Sua risurrezione, così anche alle popolazioni colpite dal terremoto si apre ora
un futuro di ricostruzione, all’insegna di una speranza che non muore: la morte
non può vincere perché l’amore è più forte della morte (cfr. Ct 8,6).
Pe r il S a C r a M e n T o d e l l a riC o n C i l i a z i o n e
Sacerdoti a disposizione dalle ore 6 alle ore 12 e dalle ore 15 alle ore 20.
Pr e d iC a z i o n e
alla Santa Messa delle ore 18.30:
Don Luigi Tiana osb, Priore di Subiaco (dal 10 al 14).
Mons. Americo Ciani, Prelato Uditore del trib. ap. della Sacra Rota (dal 15 al 25).
P. Marco Nobile, Professore di S. Scrittura all’antonianum di Roma (dal 26 al 31).
A tutte le Sante Messe i sacerdoti che presiederanno proporranno brevi riflessioni.
1 Ma g g i o - ve n e r d ì
San Giuseppe Lavoratore. Festa del Gremio dei Massai.
Ore 10: Concelebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Mons. Paolo atzei, arcivescovo
di Sassari, con la partecipazione del Sindaco Dr. Ganau e del Gremio.
Ore 19: processione con il Simulacro della beata Vergine delle Grazie, presieduta
da S.E. Mons. arcivescovo, attorno alla città ospedaliera con sosta presso l’Ospedale
Civile. Partecipano associazioni, gremi e banda musicale.
3 Ma g g i o - iv do M e n iC a d i Pa S q u a
Ore 16: Consacrazione dei bambini alla Madonna.
9 Ma g g i o - Sa B aT o
Solennità liturgica della beata Vergine delle Grazie, Patrona della Provincia dei
Frati Minori di Sardegna. Centenario dell’incoronazione del Simulacro della beataVergine
delle Grazie. Pellegrinaggio dei Frati Minori e concelebrazione (ore 11)
presieduta dal Ministro provinciale P. Mario Solinas. Santa Messa Vespertina presieduta
dal Vicario Generale Mons. antonio Loriga.
14 Ma g g i o - gi o v e d ì
il Clero dell’arcidiocesi con l’arcivescovo Mons. Paolo atzei rende omaggio alla
Vergine delle Grazie: ore 10.30 preghiera del Rosario; ore 11 messaggio di saluto
e riflessione del Superiore del Santuario; ore 11.30 concelebrazione dell’Eucaristia
presieduta da S.E. Mons. arcivescovo; ore 16 incontro di preghiera per le vocazioni
guidato dal Centro Diocesano Vocazioni e dal Seminario arcivescovile.
17 Ma g g i o - vi do M e n iC a d i Pa S q u a
Giornata degli ammalati a cura dell’UnitaLSi. Concelebrazione (ore 18.30) presieduta
da S.E. l’arcivescovo Mons. Paolo atzei.
24 Ma g g i o - vii do M e n iC a d i Pa S q u a - aS C e n S i o n e d e l Si g n o r e
Giornata della Vita Consacrata degli Ordini Secolari e aggregazioni Laicali (incontro
di preghiera alle ore 16).
FESTA DEL VOTO
30 Ma g g i o - Sa B aT o
Ore 17.30: traslazione del Simulacro della beata Vergine delle Grazie in Cattedrale;
ore 19: Santa Messa in Cattedrale.
nel Santuario: Santa Messa alle ore 17 e 18.30.
31 Ma g g i o - do M e n iC a d i Pe n T e C o S T e
nel Santuario Sante Messe come ogni domenica.
Ore 10.30: in Cattedrale concelebrazione del Capitolo turritano presieduta da
Mons. arcivescovo.
Ore 19: solenne processione con il Simulacro della beata Vergine delle Grazie verso
il Santuario. in piazza San Pietro il popolo e il clero con le autorità religiose e civili
sciolgono il Voto e rinnovano l’atto di consacrazione della Città alla beata Vergine
delle Grazie, Patrona della Città.

SOMMaRiO
RiSURREziOnE a.D. 2009
una Pasqua lunga un mese
Caritas: da subito con i terremotati 6
Lettera dell’arcivescovo all’abruzzo 7
risorto per far risorgere 8
otto vite... rinnovate in Cristo 9
tEMPi MODERni
il pane di ieri è buono per domani
Comunità di Bose: piccolo...
nOtiziE FLaSh
GiOVani in CaMMinO
ViSita PaStORaLE
tEStiMOni nEL MOnDO
verso “un altro mondo possibile”
inFORMaCaRitaS
emergenza, accoglienza e...
4
12
14
Conosciuto e amatolo, servono...
annunciatori e servitori 15
16
Banari - una comunità piccola...
siligo - Tra passato e presente 17
Thiesi - Tutti collaboratori per... 18
Cheremule - il ‘futuro’ della... 19
Mores - insieme per divenire... 20
Mejlogu: “la terra di mezzo” 21
Vita DiOCESana
Giustificati per la fede...
a scuola di battesimo 23
MOnDOMiSSiOni
L’annuncio è la nostra festa!
StORiE aLtRE
il sangue di mio figlio
9
9
22
Musica e parabole 23
‘risvegliarsi’ nella gioia 24
L’annO Di San PaOLO
signore, cosa vuoi che io faccia?
26
27
28
29
31
EDitORiaLE
MOrTE E
rISurrEzIOnE
Libertà - 17 Maggio 2009
Paolo atzei, arcivescovo
ancora una volta la terra ha tremato in una zona dell’appennino centrale,
a L’aquila e dintorni, seminando terrore e morte, distruggendo
o compromettendo circa metà delle strutture fisiche. Tutto il Paese ha
stretto a sé, in un ideale abbraccio, commosso e solidale, le popolazioni
colpite, piangendone i morti e assicurando una sollecita ricostruzione.
Morte e risurrezione, dunque, il 6 aprile scorso, in sintonia con gli ultimi
giorni della Quaresima e l’imminente Triduo pasquale, memoriale
della Cena, della Passione e Morte, della risurrezione di Gesù Cristo.
La Quaresima, introdotta con l’imposizione delle Ceneri, simbolo
della creaturalità dell’uomo (“Memento, homo!”), del dono e compito
che è la vita, invita ad assumere l’atteggiamento oblativo di Cristo
nell’esodo da questo mondo.
La Pasqua celebra la sua vittoria sulla morte, la liberazione dal peccato,
da ogni male, e fonda la speranza dei credenti nell’agone esistenziale:
“Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della
vita era morto, ma ora, vivo, trionfa” (sequenza pasquale) . Per aver
attuato il disegno salvifico del Padre, attraverso l’obbedienza estrema
della morte in croce, il Figlio è stato liberato dalla morte e, proclamato
“Signore”, libera dalla morte e ridona la vita.
il mistero della vita ci trascende, previene e avvolge. Quello della morte,
parimenti, abita la nostra carne, è sempre in agguato, ci sconvolge.
Dal Grembo della vita è disceso il verbo per reintegrare l’uomo
nell’originaria dignità, liberarlo dalla cecità e dall’egoismo, offrendogli
l’esempio per realizzarsi nella costitutiva relazionalità con Dio, i propri
simili, la natura, e ricordargli che lo “hai fatto per te, Signore”, per amare
e servire, e “non ha pace finché in Te non riposa” (s. agostino).
il terremoto è certamente un attentato alla vita, una ferita inferta
all’istinto di conservazione. Tuttavia, una calamità naturale non è diretta
conseguenza del peccato del singolo o dell’umanità (cfr. Lc 13, 4-5).
non è mai, dunque, un castigo di Dio. Dio non ‘gioca’ con la vita, né si
accanisce contro l’uomo, sua creatura. Peccato è non riconoscere in Lui
il Padre della vita e nel Figlio Colui che egli ha mandato per rivelarla, attuarla
e offrirla. Peccato è l’egoismo che acceca e fa perdere la memoria
della propria originaria identità di “immagine di Dio”, della ‘capacità’ e
del ‘desiderio’ di Lui, riconoscendone la sovranità attraverso l’esperienza
creaturale dentro l’imprevedibilità della natura.
i credenti sanno che l’esistenza è un processo pasquale, di morte e
risurrezione, sull’esempio di Cristo, verso la piena liberazione: “Non vi
sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima
sono passate” (Ap 21, 4). nessuno è escluso dal dramma esistenziale.
Dobbiamo essere sempre vigili sulla nostra e altrui vita, amare e rispettare
la natura, sapendo del limite e del rischio che è abitare nella
carne e sulla terra; e avere una fede grande, provata, capace di quella pazienza
che insegna a soffrire “in perfetta letizia” (cfr. Gc 1, 2-4), ossia vivendo
la sofferenza come purificazione, in vista di una gioia più grande.
Beata la Passione e Morte di Cristo e benedetta la sua gloriosa risurrezione,
causa e paradigma di una vita donata per amore, morendo a se stessi,
e di una testimonianza fedele, da risorti, già sulla terra e poi per sempre.
3

4 Libertà - 17 Maggio 2009 RiSURREziOnE a.D. 2009
Le parole di Benedetto XVI tra risurrezione e terremoto
unA PASquA LunGA un MESE
Sotto: immagini del
disastroso sisma e
dei soccorsi alle popolazioni
abruzzesi.
“C
Michele Murgia
he cosa vuol dire risorgere dai morti?”... “Che cosa vuol dirci il
Signore attraverso questo triste evento?”. Queste le domande
in cui Benedetto Xvi ha concentrato i suoi discorsi, tra la veglia
pasquale in san Pietro (roma, 11 aprile) e l’incontro con i fedeli e
i soccorritori delle popolazioni colpite dal recente gravissimo terremoto
(Coppito, 28 aprile). ancora una volta ha voluto mostrarci,
da pastore sapiente qual è, che la vita dei cristiani non è mai stravolta
-sino alla disperazione- dagli eventi della storia, nemmeno quelli
più tragici, perché proprio dalla morte in Cristo (nel Battesimo)
siamo confermati nella promessa di una Pasqua definitiva: la risurrezione.
La prima domanda, nelle parole del papa, scaturisce dalla perplessità
degli apostoli di fronte all’annuncio ripetutamente fatto da
Gesù (cfr. Mc 9,10): anche gli uomini di oggi sono costantemente
tentati dal dubbio, spesso tratti in inganno da falsi annunci di salvezze
provvisorie che promettono -e non mantengono!- una felicità
da consumare in fretta. Con un’analisi dei segni della liturgia
della veglia pasquale, il Pontefice ha voluto ricordare che la Chiesa
(noi tutti!) vive sulle “acque di morte della storia, e tuttavia è già
risorta. Cantando essa si aggrappa alla mano del Signore, che la tiene
al di sopra delle acque”, le acque di un mare ostile, misto di fiamme
e gelo, che non potranno mai sopraffarla (cfr. Ap 15,2s). noi tutti,
infatti, “siamo come moribondi e invece viviamo” (2Cor 6,9), perché
nella risurrezione del suo Figlio unigenito, il Padre stesso ha pronunciato
di nuovo “Sia la luce”, una luce nuova in cui saranno dissipate
per sempre le tenebre del dolore e della morte, di fronte alla
quale si è spalancato il sepolcro che da allora sprigiona l’“eruzione
di luce” che è il signore della vita. Questa la ragione di una speranza
che vince ogni avversità, anche la più atroce: “Con la risurrezione,
il giorno di Dio entra nelle notti della storia”, manifestando “ciò che
non muore e che il terremoto non ha distrutto e non può distruggere:
l’amore. L’amore rimane anche aldilà del guado di questa nostra precaria
esistenza terrena, perché l’Amore vero è Dio. Chi ama vince, in
Dio, la morte e sa di non perdere coloro che ha amato”.
il dolore e la disperazione sono sempre in agguato, per far apparire
Dio lontano, non presente nel mondo, addirittura inesistente.
Questa l’esperienza fatta anche dai discepoli di emmaus (cfr. Lc
24,13-35), episodio ricordato da Benedetto Xvi agli sfollati della
tendopoli (onna, 28 aprile): “Ma, lungo la strada, Egli si accostò
loro e si mise a conversare con loro... risvegliando i loro cuori”. Con la
sua presenza, papa Benedetto ha voluto testimoniare la vicinanza

eale, presente, di Dio e della Chiesa a tutte le famiglie frastornate
dal lutto, dai traumi subiti e dalla pesante situazione di disagio. Ha
compiuto gli stessi gesti di Cristo, facendosi prossimo dei suoi figli
sofferenti: “Sono venuto di persona… Vi sono stato accanto fin dal
primo momento… Ho seguito con apprensione... condividendo il vostro
sgomento e le vostre lacrime... Ora sono qui tra voi, la Chiesa è
tutta qui con me!”, per rassicurare una volta di più ognuno “che il Signore
crocifisso vive, che è con noi” e che non verrà meno la “fraterna
solidarietà di tutta la Chiesa… un solo corpo spirituale”, perché “se
una parte soffre, tutte le parti soffrono con lei; e se una parte si sforza
di risollevarsi, tutte partecipano al suo sforzo”.
nella luce e nel calore che si diffondono dal cero pasquale, nelle
acque di morte trasformate da Cristo in sorgenti di vita eterna, nel
canto dell’Alleluja che rompe il silenzio della notte, “abbiamo celebrato
la morte e la risurrezione di Cristo, portando nella mente e nel
cuore il vostro dolore, pregando che non venissero meno nelle persone
colpite la fiducia in Dio e la speranza... perchè nell’estrema sofferenza
della Croce si è mostrato l’amore immenso e puro di Dio”.
Croce e risurrezione sono inseparabili, e se il terremoto ha lasciato
come eredità un desolato mare di macerie, è anche vero che
un “fuoco è nascosto sotto la cenere”, manifestato silenziosamente ma
efficacemente, dal coraggio che il papa stesso ha ammirato e lodato
insieme alla dignità e alla fede con cui i nostri fratelli abruzzesi
hanno affrontato la durissima prova della catastrofe. alla Madonna
di roio, venerata in un santuario caro agli abitanti de L’aquila, ha
voluto affidare il loro ardore fiducioso, insieme alle trecento vite di
quanti sono stati strappati all’affetto dei propri cari dalla violenza
del sisma: bambini, giovani, adulti, anziani, sia abruzzesi che di
ogni altra provenienza... “Maria, tu che stai vicino alle nostre croci,
come rimanesti accanto a quella di Gesù, sostieni la nostra fede” e
“L’Aquila, anche se ferita, tornerà a volare”.
Cosa significa, quindi, risorgere dai morti? innanzitutto che in noi
pulsa una vita che non è solo quella biologica, facilmente riconoscibile,
confortata dalla presenza e dall’affetto dei nostri cari, ma la stessa
vita di Dio, anch’essa visibile con lo sguardo della fede, confortata
dalla sua presenza e dal suo amore sconfinato. Cosa trattenere, seppure
nel dolore della perdita, del disastroso evento che ha colpito i
nostri fratelli e connazionali? Che la parola definitiva di Dio sulla
morte è già stata pronunciata nella risurrezione del signore, “primizia
di coloro che sono morti” (1Cor 15,20), che la nostra fragile condizione
di creature, sempre esposte all’instabilità di una creazione
che “geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi” (Rm 8,22), ci deve
sollecitare a pronunciare in ogni evento della nostra vita la Parola
di speranza che il mondo attende di sentire da noi (cfr. 1Ts 4,13ss).
Questo crediamo, speriamo, celebriamo ogni anno nella Pasqua.
Libertà - 17 Maggio 2009
Al centro: R. Be Rt i n i,
Risurrezione (2005), olio
su tela (130x300cm), Casa
parrocchiale di Cristo Risorto
(Pesaro).
il pittore pesarese
racconta il Risorto
dopo essersi confrontato
con la parola del
Vangelo: il cielo inonda
di luce il volto di
Gesù e si prepara ad
accoglierlo trionfante
alla destra del Padre.
Sotto: immagini della
celebrazione della
Veglia pasquale in
Vaticano e della visita
di benedetto XVi
in abruzzo.
5

6 Libertà - 17 Maggio 2009 risurrezione A.D. 2009
in queste quattro settimane,
Caritas italiana
ha raccolto contributi
per 6 milioni di euro,
oltre ai 5 milioni stanziati
dalla CEi. a questi
11 milioni di euro
andranno aggiunte le
offerte raccolte durante
la colletta nazionale
di domenica 19 aprile
2009, indetta sempre
dalla CEi. il tutto in
un’ottica di prossimità
e presenza continuativa
e di lungo periodo
con la gente. Caritas
italiana ha attivato un
centro di coordinamento
nazionale presso
la parrocchia San
Francesco d’assisi nel
quartiere Pettino, periferia
ovest de L’aquila,
da cui dipendono tutti
gli aiuti della rete alle
popolazioni colpite dal
terremoto.
il Centro di coordinamento
Caritas ha
suddiviso il territorio
colpito dal sisma in 9
zone omogenee, “affidate”
alle Delegazioni
regionali delle Caritas
diocesane. i primi gemellaggi
sono entrati
nel vivo una settimana
Supporto nazionale e internazionale ai terremotati
LA cArITAS: DA SuBITO
cOn IL POPOLO ABruzzESE
a cura della Caritas Diocesana
nelle ore immediatamente successive al
terremoto che ha colpito L’aquila il 6
aprile, la Caritas era presente in mezzo alle persone
sfollate per portare aiuto.
una delegazione di Caritas italia, guidata
dal direttore Mons. vittorio nozza, è arrivata
alle prime ore del mattino successivo e ha incontrato
il vescovo de L’aquila Mons. Molinari
e il direttore della Caritas diocesana don
Dionisio Humberto rimasti a loro volta vittime
della distruzione. nella parrocchia di san
Francesco d’assisi, nel quartiere Pettino, è stato
attivato il centro operativo con il compito
di coordinare gli aiuti di tutta la rete Caritas,
la più vasta rete di solidarietà del pianeta. La
sciagura abruzzese ha destato commozione
e partecipazione ben oltre i confini italiani.
Dalle Caritas nazionali dei 5 continenti sono
pervenuti messaggi di solidarietà e disponibilità
a contribuire alla ricostruzione. Dai 1000
euro inviati dalla Caritas somala, o i 2000 dalla
Caritas georgiana (segno di una gratitudine
per l’impegno costante della Caritas italiana in
questi paesi), ai 50 mila euro della Caritas Germania
che sta esaminando, con le autorità pubbliche
tedesche, la possibilità di finanziare un
progetto a favore di onna, teatro della violenza
nazista durante la seconda guerra mondiale.
intenzione significativa non solo in termini di
solidarietà, ma anche di ricomposizione della
memoria di un’europa, che dal dolore delle
popolazioni civili deve trarre motivi di unità.
La “catena di solidarietà” coinvolge oltre
40 Caritas nazionali. Dopo la fase dell’emergenza
inizia quella della ricostruzione che non
riguarda solo gli edifici ma soprattutto le persone
che con la casa hanno perso tutto e devono
ricominciare. Per questo tutte le delegazioni
regionali sono pronte ad agire nelle otto zone
omogenee in cui è stato suddiviso il territorio
colpito dal sisma. alcune sono già operative
con volontari che, insieme alle parrocchie locali,
ascoltano i bisogni della gente dedicandosi
soprattutto alle fasce più vulnerabili (anziani,
malati, disabili, minori, migranti) e registrando
tutte le esigenze di ricostruzione delle strutture
comunitarie. si prevedono circa 1500 volontari,
secondo l’accordo stretto tra Caritas e
azione Cattolica italiana, che si alterneranno
nell’area del disastro nei prossimi mesi e anni.
il 19 aprile è stata indetta, dalla Presidenza
della Conferenza episcopale italiana, una colletta
nazionale in tutte le parrocchie. Le offerte
raccolte, insieme ai 5 milioni di euro già stanziati
dalla Cei, saranno interamente inviate alla
Caritas italiana.
La diocesi di sassari ha manifestato la solidarietà
alle persone colpite dal terremoto e la
vicinanza alla chiesa de L’aquila, tramite una
lettera dell’arcivescovo Padre Paolo atzei e
don Francesco soddu, inviata al vescovo mons.
Giuseppe Molinari, che riportiamo qui a fianco.
L’arcivescovo ha inoltre disposto che tutte
le offerte raccolte il Giovedì santo e la Domenica
di Pasqua (in aggiunta a quando deciso
dalla Cei), vengano destinate ai terremotati
dell’abruzzo.
La Caritas Turritana, insieme alla delegazione
sarda, è in attesa delle indicazioni che verranno
date dal Centro operativo, ed è pronta a
dare il proprio contributo materiale e umano.

Lettera dell’Arcivescovo alla popolazione abruzzese
sassari, 7 aprile 2009
La catastrofe causata dal terremoto, ieri mattina alle 3,32 nella città e zona de L’Aquila, con
epicentro nei vicini paesi del circondario, Paganica e Onna, soprattutto, ci ha profondamente scossi,
addolorati, subito spinti a condividere con quelle popolazioni e comunità cristiane le sofferenze, i
lutti, le angosce del terribile momento che stanno attraversando e dovranno ancora a lungo sostenere.
La nostra preghiera è per gli odierni accertati 176 morti, le decine di dispersi e di feriti gravi
e a rischio, le migliaia e migliaia di sfollati, i tanti generosi soccorritori.
La nostra Chiesa in comunione con tutte le Chiese italiane, è quanto mai vicina alla Chiesa
sorella de L’Aquila, al suo Pastore mons. Giuseppe Molinari, con la preghiera incessante a Dio,
Padre onnipotente, perché in Cristo doni la pace ai defunti, consolazione ai loro familiari, speranza
per ritrovare i dispersi, grazia di guarigione ai feriti, conforto e serenità agli sfollati, forza
e tenacia ai soccorritori, attenzione sollecita e generosa nei governanti, concreta sensibilità in
tutti gli italiani, a partire dai fedeli delle comunità cristiane.
Per questo, abbiamo subito pensato di destinare per le popolazioni colpite dal terremoto, tutta la
raccolta di offerte della Giornata della Carità, che si celebrerà nella nostra diocesi Giovedì Santo, 9
aprile, e di estenderla anche al giorno di Pasqua, ricordando che per Venerdì 10 aprile rimane fissata
la giornata per la Terra Santa, le cui ragioni derivano da altri disastri: quelli causati dalla guerra.
La nostra Caritas diocesana, che sta seguendo l’evolversi degli effetti del sisma, valuterà se e
come intervenire per eventuali altri bisogni specifici, d’accordo con la Caritas Nazionale.
A nome di tutti coloro che, unitamente agli altri fondi delle Chiese particolari, saranno beneficiari
del nostro gesto di carità, ringrazio nel nome del Signore: Lui veda e rimeriti ciascuno
che con gioia offrirà il suo obolo, piccolo o grande non importa, per soccorrere questi fratelli
bisognosi.
Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Così sia.
+ p. Paolo Atzei, arcivescovo don Francesco Soddu
Presidente della Caritas Direttore della Caritas
Per sostenere gli interventi (causale “TErrEMOTO ABruzzO”) potete inviare offerte a:
• Caritas Italiana
C/C POStaLE n. 347013
(biC: bPPi tRRX XX)*
• Unicredit Banca di Roma S.p.a.
iban it38 K030 0205 2060 0040 1120 727
(biC: bROM itR1 707)*
Sono possibili anche altri canali, tra cui:
• Intesa Sanpaolo, via Aurelia 796, Roma
iban: it19 W030 6905 0921 0000 0000 012
(biC: bCit itMM)*
• Allianz Bank, via San Claudio 82, Roma
iban: it26 F035 8903 2003 0157 0306 097
(biC: bKRa itMM)*
• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma
iban: it29 U050 1803 2000 0000 0011 113
(biC: CCRt it2t 84a)*
• CartaSi e Diners
telefonando a Caritas italiana
al num. 06.661.770.01 (orario d’ufficio)
* Per bonifici provenienti dall’estero
Libertà - 17 Maggio 2009
Foto: www.dirittoalcuore.tv
dopo il sisma: prevedono
la condivisione
con le comunità locali,
con operatori e volontari
che, per un lungo
periodo svolgeranno
opera di ascolto e assistenza
delle persone
terremotate, soprattutto
delle fasce più fragili
(anziani, malati, disabili,
minori, migranti). Caritas
italiana ha stretto
anche un accordo con
l’Azione cattolica Italiana,
per coordinare
insieme l’impegno dei
circa 1.600 volontari
che si prevede si alterneranno
nell’area del
disastro. intese e sinergie
sono state sviluppate
anche con le Acli e
con la Pastorale giovanile
e intensa è l’attività
di coordinamento
con le molteplici associazioni
collegate alle
realtà ecclesiali.
Dall’inizio dell’emergenza,
sono stati distribuiti
beni di prima necessità
a più di 2.000 persone.
Caritas italiana ha
già confermato la disponibilità
a ricostruire
scuole, centri di aggregazione
delle comunità
(strutture polifunzionali
per finalità sociali, assistenziali,
pastorali e
culturali), la mensa e
un dormitorio, e a realizzare
opere di edilizia
sociale e interventi per
i bisogni delle fasce
più vulnerabili (anziani,
famiglie in difficoltà,
soggetti svantaggiati,
migranti).
Fonte: www.caritasitaliana.it
7

8 Libertà - 17 Maggio 2009 risurrezione A.d. 2009
Sotto: alcuni momenti
della celebrazione della
Veglia pasquale in cattedrale.
Dall’alto: l’assemblea
radunata in ascolto;
l’annuncio pasquale
(Exultet); l’aspersione.
Le parole dell’Arcivescovo nella Veglia pasquale
rISOrTO PEr FAr rISOrGErE
a cura di Sarah Pinna
Riportiamo i punti dell’omelia dell’arcivescovo per la Veglia pasquale e, per intero, la parte conclusiva
che è un’attualizzazione per i catecumeni.
1. “Voi cercate Gesù Nazareno, il Crocifisso.
È risorto, non è qui!”.
nel racconto pasquale, Marco intende
mettere i discepoli e i lettori sui passi delle
donne che hanno trovato il sepolcro vuoto.
solo partendo da questa ‘assenza’ e nuova
presenza di Cristo, riconoscendo nella sua
morte e risurrezione l’attuarsi delle scritture,
è possibile accogliere il mistero per esserne
coinvolti, cominciando e ricominciando
da dove Lui chiama a seguirlo. ‘Prova’ della
risurrezione, infatti, è anche il processo di
conversione e la testimonianza fedele dei discepoli,
il loro vivere da risorti.
2. La veglia celebra il mistero della risurrezione
con linguaggio ineguagliabile: in un clima
di attesa e di festa, con il simbolismo vivo, il
racconto della storia della salvezza, i sacramenti
dell’iniziazione cristiana. segni e parole, per
l’azione dello spirito, rendono attuale il memoriale
della Pasqua. L’esultanza nel cielo, sulla
terra e nella Chiesa è per il trionfo del risorto
sulla morte e sulle tenebre del mondo. il fuoco,
alla cui fiamma è stato acceso il cero pasquale,
richiama il passaggio dalla notte al giorno, dalla
morte alla vita. Cristo risorto è “la luce del mondo”,
“la vita” in pienezza, suo Principio e Fine.
il racconto della storia della salvezza focalizza
i momenti salienti del cammino dell’uomo: lo
stupore del primo uomo, “immagine di Dio”, e
la tentazione di “essere come Dio”. L’uomo è e
vivrà di questa memoria e relative cadute.
3. nella notte oscura del primo e di ogni
successivo peccato, ecco la luce della speranza
e la lunga attesa di “questa notte”, memorabile
per la cancellazione dell’“antica colpa”, la liberazione
di israele dalla schiavitù in egitto, la
conferma dell’indefettibile amore di Dio per
la sua creatura e dell’insopprimibile nostalgia
che l’uomo ha del suo Creatore, nell’inquietudine
della ricerca e nel rischio del fallimento,
consumando energie per ciò che non appaga,
sciupando o contaminando il patrimonio di
sapienza dei padri. sarà lo spirito del signore
a dare un cuore nuovo e a far vivere secondo
Dio. La storia dell’antico uomo e del popolo di
israele, in e per Cristo, sfocia in quella dell’“uomo
nuovo” e del “popolo messianico, regale e
sacerdotale”, della Chiesa, “Sposa che Cristo acquistò
col suo sangue” e alla quale, da risorto,
ha affidato la missione di “predicare il Vangelo,
ammaestrare e far discepoli tutti i popoli”, mettendoli
in relazione profonda con Lui, “battezzandoli
nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto
ciò che vi ho comandato” (Mt 28,19-20).
4. “Carissimi catecumeni: Aisha,
Bashkim, Doris, Riccardo, Sara, Simone,
Valerio, Vivian!
Questa è la Pasqua dei credenti, chiamati a
riviverne il mistero, rinnovando gli impegni del
Battesimo. Questa è la vostra Pasqua, nella quale
sarete battezzati. Solo voi, in modo così intenso,
potete celebrare le meraviglie che il Signore
ha operato. Siete stati chiamati alla vita e avete
vissuto ignorando Cristo; avete vagato e cercato,
fino a scorgere la Verità e a conoscerla. La vostra
storia interiore è ‘prova’ della Risurrezione. I
Sacramenti che riceverete, per il dono dello Spirito,
sono il luogo misterioso e reale dell’incontro
con Cristo. Il Battesimo vi fa morire al peccato,
risorgere a vita nuova, divenire figli di Dio e
membri della Chiesa. La Confermazione sigilla
la fede battesimale e vi abilita a maturarla e
testimoniarla con coraggio. L’Eucaristia, Corpo
e Sangue di Cristo, è cibo che nutre e bevanda
che disseta di eternità, ora sulla terra e poi per
sempre. Rendete lode e grazie al Signore risorto
con la Chiesa, perché vi ha resi partecipi del
suo mistero e della sorte dei santi. Dopo avervi
accompagnato in questi mesi, con la catechesi e i
passaggi rituali, culminati in questa celebrazione,
benedico il Signore per voi e in Lui vi sono
grato. E voi, carissimi Sacerdoti e Fedeli, accogliete
con amore questi nuovi figli di Dio come
vostri fratelli e sorelle, aiutandoli ad approfondire
i misteri celebrati, per gustarne la bellezza,
viverli con gioia, raccontarli nella vita.”

I catecumeni hanno ricevuto i sacramenti dell’Iniziazione cristiana
OTTO VITE... rInnOVATE In crISTO
Sarah Pinna
Hanno storie incredibili: su alcuni pesa
l’ombra di guerre dimeticate, altri hanno
percorsi tortuosi, carichi di attese e speranze,
o vite tranquille, pazienti e generose. Hanno
vissuto cercando un senso alla loro esistenza e,
avendolo trovato in Cristo, caparbiamente e responsabilmente
si sono presentati ai sacerdoti
che avevano più vicini, parroci e non, per chiedere
umilmente quel ‘dono’ che poteva placare
il loro desiderio di Dio: essere a tutti gli effetti
membra del Corpo Mistico del signore, accedendo
ai sacramenti dell’iniziazione Cristiana
e vivendo con pienezza la loro fede.
sono otto, quattro uomini e quattro donne,
di origini diverse, di età differenti e con personalità
tra le più disparate. Li accomuna il
cammino catecumenale che hanno percorso,
seguiti dal proprio parroco e dall’arcivescovo
in persona: insieme hanno fatto le opportune
richieste, insieme sono stati iscritti tra i catecumeni,
insieme hanno ricevuto il Credo ed
hanno professato la fede della Chiesa, insieme
hanno avuto in consegna e pregato il Padre
nostro, insieme, infine, hanno ricevuto gli immensi
doni che la Chiesa elargisce per volontà
del suo signore: il Battesimo, la Confermazione
e l’eucaristia.
non siamo riusciti ad intervistarli tutti, ma
quelli con cui abbiamo parlato hanno raccontato
di sé con cuore aperto, raggianti per la
gratitudine verso Dio e verso la Chiesa che li
ha accolti, raccontandoci spesso di come “da
tempo” o “da sempre”, nel loro animo albergas-
se il desiderio di essere battezzati: molti di loro
partecipavano già regolarmente all’eucaristia
domenicale, rimanendo al loro posto quando
il resto dell’assemblea riunita ‘procedeva’ verso
i Misteri pasquali. e noi raccogliamo la loro
testimonianza per quanti, pur avendo ricevuto
il Battesimo da piccoli, vivono con noncuranza
la loro appartenenza al popolo di Dio.
alcuni di loro si sono sposati civilmente, e
attendevano (non senza sofferenza!) di essere
ammessi pienamente nella Chiesa per regolarizzare
il proprio stato di vita: hanno voluto
comunque che i loro figli fossero battezzati da
piccoli, perché ricevessero da subito ciò che a
loro non era stato concesso dalle circostanze o
dalle persone cui erano a loro volta affidati.
ora possono raccontare, con gli occhi pieni
di commozione e la voce che s’interrompe
a tratti, come sentano nel profondo che la
loro vita è stata trasformata, che il peccato, la
morte, il dolore, la diffidenza del prossimo non
spadroneggiano più nella loro esistenza. ora
vorrebbero raccontare a tutti di come il signore
risorto, nella veglia Pasquale dell’11 aprile,
li ha uniti a sé perché a loro volta potessero
diventare annunciatori delle “grandi cose” che
Dio ha compiuto anche per ognuno di noi: ci
ha creati, accompagnati, redenti ed elevati alla
dignità di figli... ci ha dato, ancora una volta,
nuovi fratelli in Cristo! a noi spetta il compito
di prendere lezioni dalla loro ‘semplicità’!
volete conoscerli anche voi? ecco i loro
nomi: aisha, Bashkim, Doris, riccardo, sara,
simone, valerio evivian.
Libertà - 17 Maggio 2009
Sopra: i catecumeni prima
e durante la Veglia
Pasquale.
Sotto (dall’alto): la consegna
del Padre nostro;
il battesimo; la Confermazione.
9

10 Libertà - 17 Maggio 2009 tEMPi MODERni
il campanile della Comunità
monastica di bose
(frazione di Magnano,
biella).
Alla scuola di Enzo Bianchi
IL PAnE DI IErI è BuOnO PEr DOMAnI
Leonarda tola le giuste ricorrenze. C’è la poesia perduta del
l Pane di Ieri” (einaudi) è uno degli ul-
“itimi libri di enzo Bianchi, priore di Bose
noto per l’impegno della sua comunità e per
l’intensa opera di scrittore e giornalista. in
questo libro, che sta avendo un grande successo,
eccezionalmente Bianchi parla di sé e delle
sue origini di figlio di gente povera del Monferrato,
nel Piemonte agricolo e contadino. vi si
raccontano le opere e i giorni di una storia non
solo personale che tocca il periodo che va dal
1943, anno della sua nascita, fino ai primi anni
sessanta: il duro dopoguerra in italia prima dei
cambiamenti sociali e del boom economico.
il paesaggio naturale è quello delle colline
piemontesi “coperte di filari di vite e piccole
pianure chiazzate da campi di grano”, i lunghi
inverni e gli autunni saporosi che attendevano
il miracolo della vendemmia; il paesaggio
dell’anima sono le presenze che popolavano il
mondo che c’era allora e che l’autore richiama
dal passato e al cuore. il padre e la madre sono
gente di quella terra: la mamma (morì quando
l’autore aveva sette anni) che ogni giorno depone
sulla mensa il pane, l’olio e il sale per la
consolazione dell’ospite, il padre stagnaro che
istruisce il figlio con la sapienza contadina dei
precetti che servono a stare al mondo con dignità
e onore. C’è anche tutta la cornice, i suoni
e i silenzi della vita contadina; le campane che
battono le ore, segnano l’agonia dei morenti
che mai morivano soli, le feste del paese, nel-
quando Enzo bianchi (fondatore
e attuale priore) decide
di iniziare a vivere, solo, in
una casa affittata presso le
cascine di bose, frazione del
comune di Magnano (provincia
di biella). i primi fratelli
giungono tre anni dopo, fra
essi una donna e un pastore
evangelico. Sin dalla fondazione,
infatti, la Comunità
promuove un intenso dialogo
ecumenico fra le differenti
chiese cristiane. Da allora,
canto del gallo che squarcia le tenebre della
notte, apre alla luce e porta la speranza del giorno
nuovo. È la segreta armonia tra il sentire e
l’esistere che ha accompagnato il percorso del
monaco di Bose dettando molte sue vocazioni:
la fedeltà alla terra che è madre per l’uomo che
da essa trae il pane del sostentamento e il vino
della gioia; la compagnia degli uomini, cercata
per condividere il dono e l’ebbrezza buona
del cibo che quando è buono, come può e deve
essere, parla della cura affettuosa con cui lo si
prepara; è amore, è bene.
non si pensi tuttavia che il libro sia un’evocazione
nostalgica ed elegiaca di quel mondo
contadino di cui invece l’autore non tace il grumo
di amarezza e di infelicità che sapeva covare,
nella pesantezza del lavoro e nella miseria
dei mezzi, nella ruvidezza dei modi che, non di
rado, si alterava nella “violenza verbale e psicologica”
della nodosa prepotenza maschile, che
umiliava le donne. Ma se molto è mancato in
quella realtà sociale del nostro passato di poveri,
che non è stato un paradiso, molto è però
travasato nell’umanità conquistata anche a costo
di quel duro apprendistato.
La compiutezza del libro di Bianchi sta nella
corrispondenza di risonanze che quel raccontare
accende in noi, che abbiamo conosciuto quegli
anni. L’emozione del riconoscere quelle orme
scritte nel cuore, come se si parlasse delle nostre
vite, coltivate con gli stessi riti e perfino con le
cOMunITà DI BOSE: “PIccOLO GrEGGE
La comunità monastica
di Bose è una comunità religiosa
composta attualmente
da 80 membri, tra fratelli e
sorelle, di sette nazionalità
differenti, provenienti da
chiese cristiane diverse e
vive la propria vocazione
monastica nel celibato, nella
comunione fraterna dei beni,
nell'obbedienza al Vangelo.
Essa nasce l’8 dicembre
del 1965, giorno in cui si
chiude il Concilio Vaticano ii,
la giornata nella Comunità
è scandita dalla preghiera
e dal lavoro: si celebra la liturgia
delle ore cantata (preghiera
comunitaria), la lectio
divina (preghiera personale),
si lavora, si pratica l’accoglienza,
si studia la Scrittura,
la tradizione monastica e si
vive la faticosa ma feconda
avventura comunitaria. La
vita di ogni membro è una
vita semplice: l’unica sua
“missione” è credere e vivere

stesse parole. Così il compendio delle massime
morali che nel libro parlano il dialetto del
Monferrato-Langhe (in cui parlò, come ricorda
l’autore, anche il filosofo norberto Bobbio) trovano
un’eco antica nella lingua dei sardi come in
ogni lingua contadina. “Comandi monferrini che
sono per me un magistero umano che ha edificato
la mia etica laica e che ancora oggi considero una
coda necessaria ai dieci comandamenti consegnati
a Mosè”, scrive Bianchi. Quali comandi? “Il primo
è una sorta di traduzione popolare dell’imperativo
categorico kantiano: fare il proprio dovere
a costo di crepare”(“fagher su dovere mancari crebes”;
è “elogio del dovere posto sotto la legge della
perseveranza”).
il secondo ammonimento: “Non esageriamo”.
“Quando uno si costruiva la casa o ristrutturava
la cascina, nel raccontare se stessi come
nel reagire al successo era segno di saggezza, e
fonte di stima, restare nella semplicità”; significava
avere il senso dei propri limiti e tenere
i piedi per terra. il terzo precetto: “Si tratta di
non prendersela” per “fermare la sofferenza…
porre un limite anche al dolore… perché il male
non travolga l’intera esistenza”. È la lezione della
pazienza di fronte alla sventura, la resistenza
agli eventi da accettare con risoluta compostezza,
contando sulla mutevolezza della sorte (“né
su onu durat né su malu”).
Che cosa resta oggi di questa pedagogia? È
facile leggere in controluce i comportamenti,
e la misura nella quale dilagano nella società
di oggi, che sono dimenticanza e aperta sconfessione
di quella morale. in contrasto con la
legge ferrea del dovere, e della perseveranza
nell’adempierlo, ci si educa alla reversibilità di
ogni impegno, alla remissione delle scelte e alla
fuga di fronte alla fatica, quando c’è da rimanere
inchiodati al dovere e alla parola data. “Se
eri studente, dovevi studiare, e sodo, soprattutto
se -scrive Bianchi parlando di sé- potevi continuare
a farlo solo conquistando borse di studio e
presalari grazie alla media dei voti ottenuti”.
il comando di non ostentare la fortuna, l’ordine
di non aspirare a distinguersi dagli altri da
lasciare indietro, oggi è moneta fuori corso: la
consegna è sopravanzare, uscire al massimo scoperto
(magari in televisione) e nessuna esagerazione
trova il limite del riserbo. La lezione del
coraggio di fronte alla prova è ancora più difficile
da studiare: l’aspirazione irragionevole ai paradisi
in terra, la spinta al piacere e l’illusione della
vita facile creano le fragilità a causa delle quali
spesso si schiantano le esistenze dei più deboli.
etica individuale che è sostrato dell’ethos
collettivo: a soffrirne la mancanza sono soprattutto
i luoghi deputati alla costruzione del senso,
famiglia e scuola.
il libro di enzo Bianchi è invito alla memoria
di noi stessi che risveglia e aiuta a risollevarsi.
Ciò che è stato è patrimonio da custodire e
il pane di ieri è buono per domani. il distillato
di questa sapienza antica è stato il nutrimento
della vita del monaco di Bose sfociata in una
straordinaria avventura comunitaria e in una
spiritualità alimentata nello studio e nella preghiera,
nella pace di una cella che si affaccia
sull’orto da curare. a sentire, a leggere enzo
Bianchi sembra anche di carpire il segreto di
una misteriosa felicità.
chE SPErA cOnTrO OGnI SPErAnzA”
in Colui che Dio ha mandato,
Gesù Cristo.
Ognuno di loro lavora,
guadagnandosi da vivere con
le proprie mani, come tutti gli
altri uomini e sull’esempio degli
apostoli e dei padri, come
si legge nella loro Regola.
Le loro principali attività
sono: la cura del frutteto e
dell'orto; la produzione di
manufatti artigianali in ceramica
e di icone a soggetto
religioso secondo i metodi
tradizionali; la falegnameria;
l'attività editrice e la tipografia,
che pubblica i libri della
comunità nelle edizioni Qiqajon;
la ricerca biblica e la predicazione
catechetica, quale
servizio alla comunità e alle
chiese locali.
Oltre alla sede principale
e originaria, l’esperienza
della Comunità di bose si è
diffusa anche in altre località:
dal gennaio del 1981 la
Comunità è presente anche
a Gerusalemme per approfondire
le radici ebraiche del
cristianesimo e per allargare
la propria comprensione delle
Scritture comuni a cristiani
ed ebrei; nel 1998 è stata
aperta una fraternità maschile
a Ostuni, in una regione,
la Puglia, nella quale fin dagli
inizi della storia di bose si
sono stretti profondi legami
di amicizia.
(Dal sito http://www.monasterodibose.it)
Libertà - 17 Maggio 2009
il Libro è una raccolta di
racconti di modi, usi, sapori
e profumi di una volta.
“Il pane di ieri è buono
domani”, dice per intero il
proverbio. Con la bussola
di queste parole Enzo
bianchi racconta storie e
rievoca volti della propria
esistenza. Ogni racconto
è la tappa di un cammino
sapienziale che parla
dell’amicizia, della diversità,
del vivere insieme,
dei giorni che passano e
della gioia. Della vita di
ogni uomo in ogni tempo
e terra del mondo.
e. Bi a n c h i, Il pane di ieri,
Giulio Einaudi Editore, Torino
2008, pp. 114.
Vivere il cristianesimo
nell’età della globalizzazione:
R. Ma n c i n i, L’umanità
promessa, Edizioni Qiqajon,
Bose 2009, pp. 136.
11

12 Libertà - 17 Maggio 2009
nOtiziE FLaSh
Campagna Nazionale contro il razzismo: 26 organizzazioni partecipanti
“nO!” A InDIFFErEnzA E PAurA DELL’ALTrO
anche la Caritas turritana
partecipa alla campagna
nazionale contro il razzismo.
L’obiettivo è sensibilizzare
l’opinione pubblica nella lotta ai
pregiudizi contro gli immigrati,
per riportare l’attenzione sulla
tutela dei diritti, sull’uguaglianza
e la pari dignità di tutti, e rasserenare
il dibattito culturale e
politico attorno a questi temi.
«Una società che si chiude in
se stessa, che cede alla paura
degli stranieri e delle differenze
è una società meno libera,
Giornata Mondiale delle comunicazioni Sociali
VErSO rELAzIOnI rInnOVATE
in prossimità della 43a Giornata Mondiale delle comunicazioni
Sociali, che sarà celebrata il 24 Maggio, il Papa così ha parlato
del tema nuove tecnologie, nuove relazioni: “sono un vero
dono per l’umanità: dobbiamo perciò far sì che i vantaggi che
esse offrono siano messi al servizio di tutti gli esseri umani e di
tutte le comunità, soprattutto di chi è bisognoso e vulnerabile”.
La nostra Diocesi ha celebrato la Giornata Mondiale il 17 Maggio
insieme alla Famiglia Paolina, la Parrocchia di San Paolo
(SS) e la Consulta per la Pastorale Giovanile:
Preghiera ore 18.00: Sagrato del Cuore immacolato
itinerante ore 18.30: Piazza del Sacro Cuore
ore 19.00: Sagrato Gesù buon Pastore
Musical ore 19.30: Centro di aggregazione Sociale
“Paulus” Smeraldo - via Gabriele d’annunzio
di F. Baggio presentato dal gruppo Parrocchiale di Usini
meno democratica e senza futuro.
Non si possono difendere
i nostri diritti senza difendere i
diritti di ciascuno, a cominciare
da chi è straniero». Manifesto
e messaggio della campagna
sono scaricabili dal sito:
www.caritasitaliana.it
a Sassari la Caritas diocesana
ha organizzato:
- il 30 aprile incontro con la
scuola al Liceo Scientifico Spano
per le classi iV e V;
- il 3 maggio, nella Giornata
Diocesana dei Giovani, con
Proposte per il discernimento
vocazionale
non mancano mai le proposte
di discernimento e
approfondimento vocazionale
rivolte soprattutto (ma non
solo!) ai giovani della nostra
Diocesi. in questo, il Seminario
arcivescovile ed il Centro
Diocesano Vocazioni (CDV)
non cercano mai riposo!
Dal 12 al 19 luglio ‘09:
campo Scuola Vocazionale
per i ragazzi delle
scuole medie inferiori e
superiori con il Seminario
arcivescovile di Sassari.
Dal 4 al 6 settembre ‘09:
Week-end per Giovani,
organizzato dal CDV.
(Per informazioni: 079.20.21.850)
uno stand al centro storico.
Ecco le 26 organizzazioni e
associazioni promotrici: acli,
acnur, amnesty international,
antigone, arci, asgi, Cantieri
Sociali, Caritas italiana, Centro
astalli, Cgil, Cir, Cisl, Cnca, Comunità
di Sant’Egidio, Csvnet,
Emmaus italia, Federazione
delle Chiese evangeliche in
italia, Federazione rom e sinti,
Fio.psd, Gruppo abele, Libera,
Rete G2, Seconde Generazioni,
Save the children, Sei-Ugl,
terra del fuoco, Uil.
M u S I c A E
PrEGhIErA
non occorre scomodare San
benedetto per ricordare a tutti
che chi canta prega due volte!
il Gruppo Liturgico della
Parrocchia di San Basilio
Magno (Sennori), ha organizzato
un Concerto-Preghiera
per il 16 Maggio, dalle ore
20.00, nella chiesa parrocchiale.
Il tema che unificato i
canti eseguiti e le meditazioni
proposte è stato ispirato ad
una preghiera di don Oreste
benzi, in sintonia con il mese
dedicato alla Madre di Dio:
“Chi fa conoscere i figli al padre
è sempre la madre. Chi
fa conoscere a tutti gli uomini
Dio Padre è Maria, la Madre
universale. è Lei che rivela
Gesù, il Dio-con-noi”.
il Pellegrinaggio roma-Assisi del Cammino degli Angeli è alla
sua terza edizione: un itinerario inedito, tra storia, natura, spiritualità,
dal cuore della Cristianità, per antiche vie e campagne,
fino alle colline umbre e alla montagna di Francesco. Il Cammino
parte domenica 5 luglio da roma, nel tardo pomeriggio,
attraversa il Viterbese sino al Santuario di Santa Maria ad Rupes,
prosegue per il Santuario della SS. trinità di Orte, per Pian
d’arca (luogo della Predica agli uccelli). arriveremo ad Assisi
giovedì 16 luglio, dopo un percorso a piedi di 200 km circa.
tutte le informazioni sul sito www.ilcamminodegliangeli.org

w w w . e d i t r i c e s h a l o m . i t

14 Libertà - 17 Maggio 2009 GiOVani in CaMMinO
tre nuovi diaconi ordinati nella Domenica della Divina Misericordia
cOnOScIuTO E AMATOLO, SErVOnO IL SIGnOrE
a cura della Redazione
La nostra Diocesi festeggia l’ordinazione
di tre nuovi diaconi, in cammino
verso il sacerdozio ministeriale.
L’arcivescovo ha imposto le mani ed ha
invocato su di loro la discesa dello spirito
santo il 19 aprile scorso, nella Cattedrale
di san nicola in sassari.
abbiamo loro chiesto di esprimere
direttamente, con un piccolo contributo
per voi lettori, la gioia ed il mistero
del dono appena ricevuto con il primo
grado del sacramento dell’ordine.
a noi redazione, e a voi lettori, il
compito di accompagnarli nell’inizio
del ministero ordinato con la simpatia,
la stima, l’affetto e la preghiera, nel servizio
che si apprestano ad offrire gratuitamente
alla nostra Chiesa diocesana, secondo
quanto il vescovo chiederà loro!
In alto a destra: (da sinistra) don Michele
Murgia, don antonio Serra e don Gian Paolo
Sini con l’arcivescovo.
Nella pagina a fianco: un momento della
Concelebrazione nella cappella del Pontificio
Seminario Regionale Sardo di Cagliari.
Don Michele Murgia (Sennori):
olo poche settimane trascorse, ma
“Sa me sembra che misteriosamente
la mia vita sia stata sempre la stessa
di oggi: nella Domenica in albis, anniversario
di elezione di Benedetto XVI,
sono stato ordinato diacono insieme ad
altri due giovani. Non era per niente
consueta, invece, la tensione accumulata
per i preparativi; né potrei dire di aver
mai provato prima una gioia simile a
quella scaturita dalla celebrazione del
rito, nella cornice della Divina Misericordia.
Tutto ciò è facile da comprendere
per chi ha celebrato il sacramento del
Matrimonio: davanti a Dio si diviene
un tutt’uno con la persona amata, rivestendo
di novità inaudita la propria
vita, mentre –giorno per giorno– l’amore
coniugale trasforma la quotidianità.
Gli anni trascorsi in seminario hanno
fatto da preparazione e sfondo, ma per
consacrarmi completamente, ho portato
sull’altare tutto il resto della mia vita.
Il ricordo più vivido? La consapevolezza
della chiamata: l’attimo in cui ogni
istante della mia vita, ogni persona incontrata
e accolta, sono divenuti trasparenza
di un amore più grande di quello
che avrei mai creduto di poter sentire.
Da quel momento ho voluto, provato e
preteso di rivolgere a quella Fonte ogni
mia energia, per non essere più falsamente
convinto di essere un self-made man.
Questo è successo: ho sentito l’eco della
voce di Qualcuno che mi sussurrava,
senza pretendere niente in cambio: “io
ho fatto tutto per te”. Non potevo non essere
sedotto da quel sentimento e provare
a tentare di ricambiare: “anch’io donerò
tutto me stesso a Te”. Questo ho fatto,
con semplicità, non senza fatica, nella
gioia continua di chi sa di essere amato e
salvato. E questo amore e quella salvezza
continuerò ad annunciare con lo stesso
slancio, soprattutto da adesso in poi.
Ora mi preparerò al momento in cui
potrò farlo da presbitero, per servire Dio,
ogni uomo e la Chiesa, attraverso il sacramento
che più di ogni altro significa e
realizza l’amore totale di Cristo per noi:
l’Eucaristia”.

Don Gian paolo Sini (porto Torres):
ulget in tenebris sole splendi-
“Fdius”, leggevo sul portale del Seminario
diocesano, nel lontano 1996,
appena tredicenne, mentre ne varcavo
per la prima volta la soglia. Incomprensibile
quanto affascinante a quel tempo,
non sapendo che mi avrebbe accompagnato
tutti gli anni della mia vita fino a
oggi quando, come diacono, ne ho compreso
il significato: ‘rifulge nelle tenebre
un sole ancora più splendente’.
Il “sole splendidius” che mi ha chiamato
alla vita, che mi ha fatto passare
dalle tenebre del peccato alla sua mirabile
luce, che mi chiamato a seguire
la sua sequela luminosa è Lui: Gesù.
Ed io, non potevo che desiderare di seguirLo,
incamminarmi in questa via
che conduce alla piena conformazione
in Lui. Così giovane eppure così determinato
–quasi testardo, disse il vescovo
nell’omelia della ordinazione– a seguirlo,
non certo per privata ambizione,
ma per guadagnare quel “centuplo”
promesso a chi rinunciava a tutto per
Lui, senza mai voltarsi indietro. Naturalmente
il percorso non è stato facile, e
le tenebre spesso si dimostravano paradossalmente
più accoglienti della luce,
eppure, il richiamo a rifulgere è sempre
stato più forte, tanto che mi ha condotto
a questo traguardo importante, e mi sospinge
a proseguire fino ad essere Lui.
Un percorso lineare: il Seminario diocesano
e il Liceo classico, poi il Seminario
regionale e la Facoltà teologica. Un
cammino non praticato da solo, ma con
altri, accomunati dall’unica chiamata,
accompagnato da esempi di vita sacerdotale,
luminosi, innamorati di Cristo e
associato allo studio della filosofia e della
teologia, di cui campione raggiante è San
Tommaso d’Aquino: un’anima ardente
di zelo per il Signore cui voleva conformarsi
appieno e dal quale, umilmente,
traggo ispirazione.
Ora, in preparazione al Sacerdozio,
il mio servizio si attua nella Segreteria
dell’Arcivescovo, a stretto contatto
con il Pastore della Diocesi, e nella mia
parrocchia di origine, sempre tutto con
semplicità ed entusiasmo, il medesimo di
sempre”.
Don Antonio Serra (Cargeghe):
innanzi al dono della vocazione
“Dnon si può che rimanere in silenziosa
adorazione, davanti al Signore. Ma
le circostanze mi portano a raccontarvi
la mia grande gioia. Gioia che deriva da
quell’“eccomi” incondizionato detto a
Cristo, nell’intimo del mio cuore, tanto
tempo fa e ripetuto solennemente dinnanzi
alla Chiesa tutta il 19 aprile scorso.
Per la preghiera consacratoria e
l’imposizione delle mani per mezzo di
mons. Arcivescovo, il Signore mi ha fatto
completamente suo e mi ha chiesto di
rimanere in modo speciale con Lui e in
Lui, che significa, pregare molto, pregare
bene, per espropriarmi sempre più di me
e unirmi sempre più a Gesù Buon Pastore
e Servo dei fratelli.
Grande gioia, quel 19 aprile, perché
Libertà - 17 Maggio 2009
cagliari: conferimento del Lettorato e dell’Accolitato
AnnuncIATOrI E SErVITOrI
nuovi passi verso il dono totale di sé
a cura della Redazione
il cammino verso il sacerdozio è scandito
da passi che fanno procedere i
nostri giovani verso l’esercizio progressivo
di una fedeltà piena al signore ed
al suo popolo. infatti i ministeri introducono
i seminaristi a quell’impegno
responsabile che è anticipazione del
dono totale di sé nell’ordinazione
sacra: il servizio dell’annuncio, della
catechesi e della preghiera (con il ministero
del Lettorato); il servizio litur-
mentre la Chiesa festeggiava la Divina
Misericordia, io ringraziavo la sua
misericordia riversata su di me in maniera
così abbondante con il dono della
chiamata. Lo stesso giorno si celebrava
l’anniversario di elezione del Papa; obbedienza
e venerazione al Santo Padre
sempre contraddistingueranno la mia
vita come quella di ogni buon cristiano.
Inoltre, esattamente un mese prima
dell’ordinazione si celebrava la Solennità
di San Giuseppe. La sua figura di umile
e attento servitore della Sacra Famiglia
sia l’esempio ed il modello del mio umile
servizio alla grande e santa famiglia che
è la Chiesa. Invocando l’intercessione di
Maria Santissima, Madre di ogni vocato,
chiedo a tutti voi, cari lettori, preghiere
affinché sia un sempre meno indegno servitore
di Cristo”.
gico all’altare, la distribuzione dell’eucaristia
e la prossimità agli ammalati ed
ai bisognosi (con il ministero dell’accolitato).
È la conferma che i nostri
seminaristi stanno camminando con
impegno sulle orme di Cristo Buon
Pastore, che a suo tempo li ha chiamati
a sé per una speciale sequela. auguri di
cuore, quindi, ai lettori pietro Ventura
(ossi) e Giuseppe Marras (ittiri), e
all’accolito Alessandro pilo (sassari).
15

16 Libertà - 17 Maggio 2009 ViSita PaStORaLE
BAnArI
PArrOcchIA SAn LOrEnzO M.
Dal 15 al 21 marzo , nella III settimana di Quaresima
unA cOMunITà PIccOLA E GLOrIOSA
nMariele Chigu
ell’omelia inaugurale, dopo il saluto di
don Boniface Da e don Luca Collu, l’arcivescovo
si è detto ben felice di incontrare una
comunità che tante volte ha potuto visitare per
celebrazioni religiose e manifestazioni culturali.
a conclusione della visita ha infatti confermato
di aver avuto modo di conoscere meglio,
per meglio servirla, la comunità, nell’ascolto
delle persone e la lettura della situazione attuale.
Ha lanciato messaggi di consolazione, di
incoraggiamento, di stimolo alla crescita nella
verità e nella carità cristiana. nella Messa di
ringraziamento, anche il sindaco, Gian Piero
Cordedda, ha rivolto all’arcivescovo il suo cordiale
saluto.
Durante i giorni tra il 15 e 21 marzo, Padre
Paolo ha definito la comunità “piccola e gloriosa,
civile e cristiana”, ricca di una storia insieme
discreta e nobile, scritta da “persone umili e
anonime per la storia ‘dei libri’ ma non agli occhi
di Dio e da persone più dotate e famose agli
occhi degli uomini, fra cui mons. Marongio Del
Rio, certo dotto e sapiente, ma soprattutto santo
Arcivescovo”.
Mons. atzei ha poi riservato parole di ammirazione
anche per il contesto paesaggistico
e naturalistico che incornicia il piccolo centro
“che insiste in uno splendido lembo di terra del
Mejlogu”, ricordando che “L’amore alla terra,
che il Signore ci ha dato di abitare, è segno di
grande civiltà, perché costituisce l’habitat in cui
leggiamo e custodiamo i segni della creazione, da
restituire più ricca alle generazioni future”.
nell’incontro presso la Casa Comunale, il
sindaco ha presentato la situazione del paese
come una piccola ma vivace realtà, dotata di
strutture essenziali, la cui popolazione (pericolosamente
in diminuzione, dramma comune a
molti altri centri) è occupata prevalentemente
nella pastorizia, in impieghi statali, parastatali,
privati, commerciali nella vicina sassari e nel
Cantiere forestale.
Per mons. arcivescovo, degno di nota è il
“segno di novità, davvero lodevole e meritorio,
che è la Fondazione Logudoro-Mejlogu per l’arte
contemporanea, che ha reso famosa Banari
non solo in Sardegna e a livello nazionale, ma
europeo e mondiale. E ciò, in un contesto in cui
non sono molti, anzi rari, coloro che scommettono
e investono sulla cultura”.
Dopo un ‘malinteso’ storico sul rapporto tra
Chiesa e istiuzioni civili, la comunità cristiana
vive un momento delicato di crescita, perché
chiamata ad assumere una rinnovata maturità
circa le proprie esigenze pastorali: “il rapido
passaggio di sacerdoti, in questi anni, non ha
certamente contribuito a far crescere la società
civile, né la comunità cristiana. E ciò perché nessuno,
a causa forse del breve periodo di tempo
e lavoro pastorale, ha inciso al punto da essere
significativo ed efficace”.
Tuttavia il popolo banarese è conosciuto
per spirito d’iniziativa e vivacità culturale:
per questo l’arcivescovo ha invitato tutti a
unire sinergicamente le proprie qualità per
esaltare ciò che tiene unita la trama sociale,
soccorrere chi è nel bisogno, continuare a far
rivivere e sperare una comunità che non difetta
di stima, meritata a buon diritto: “Nella
comunità cristiana e civile, ciò che conta e rimane
è l’amore, fatto rispetto, attenzione, collaborazione,
vicinanza, che mai squalifica, mai
de-responsabilizza, mai trascura”.
nel saluto finale dell’arcivescovo, la benedizione
per intercessione della Madonna di Cea,
venerata nell’omonima splendida chiesetta:
“Lei veda, vegli e protegga, interceda per ciascuno
e per ogni famiglia. Così sia!”.
nella foto: chiesa della Madonna di Cea.

Dal 15 al 21 marzo , nella III settimana di Quaresima
TrA PASSATO E PrESEnTE
Giuseppe
n
zichi
ella lunga storia della Chiesa, le visite pastorali
hanno rappresentato dei momenti
dre Paolo atzei ha voluto privilegiare durante la
sua visita pastorale a siligo, e sulla quale si sono
soffermati a dibattere istituzioni civili, militari
importanti di confronto e di crescita sul versan- e religiose con momenti collettivi di riflessione
te religioso, sociale e culturale; non solo, quindi, in municipio e nella scuola, a partire da quella
uno strumento di controllo, in mano ai vescovi, per l’infanzia. agli ammalati e alle loro famiglie,
sull’operato delle loro comunità parrocchiali e il presule ha riservato una visita personale e un
dei loro sacerdoti.
messaggio di sostegno e di speranza.
Per quanto riguarda siligo, è del 1688 una nell’anno paolino, l’arcivescovo ha voluto ri-
delle prime visite pastorali di cui ci rimane testibadire -durante le celebrazioni religiose di quei
monianza scritta; ad effettuarla è stato Giovanni giorni- l’attualità del messaggio di san Paolo,
Morillo y velarde, arcivescovo dal 1685 al 1699, tanto più importante alla luce del crescente pro-
espressione di quell’episcopato d’origine spacesso di scristianizzazione della società.
gnola che fino agli anni del passaggio alla sarde- Tenendo ben presente il ‘motto’ coniato per
gna sabauda ricoprirà la gran parte delle mitre il progetto pastorale 2007-2012 “Cristiani non
vescovili dell’isola. in quell’occasione, il presule si nasce, si diventa!”, la necessità sentita come
aveva potuto constatare lo stato di “decenza” incombente da padre Paolo è quella di aprire,
della vita parrocchiale locale; e questo com- “anzi spalancare” -si potrebbe dire parafrasando
prendeva tra le altre cose: le strutture, la dimen- Giovanni Paolo ii- le porte della Chiesa a cosione
amministrativa relativa alla compilazione loro che intendono iniziare un rinnovato cam-
dei Quinque Libri e dei lasciti testamentari, la mino di fede con l’aiuto dell’intera comunità.
vita della confraternita di santa Croce, come in questa logica, alle associazioni parrocchiali
anche la variegata realtà delle Chiese rurali. e ai comitati religiosi è rivolto l’invito a conti-
La mancanza di osservazioni di natura religionuare nel loro operato. Padre Paolo ha voluto,
sa, se paragonata alle valutazioni di segno opposto peraltro, che l’incontro del mese di marzo non
della gran parte delle visite pastorali che l’arcive- si rivelasse un’occasione di confronto e di crescovo
fece durante il suo episcopato, sono dimoscita su questioni di natura solamente religiosa;
strazione del buon operato di quella comunità. di questo si è compiaciuto don Luca Collu, da
Quelli erano anni nei quali siligo viveva una alcuni mesi nuovo Parroco di siligo, nella Ce-
profonda trasformazione, identificata da un aulebrazione eucaristica a chiusura della visita
mento esponenziale della popolazione e dalla pastorale, nella quale ha messo in evidenza so-
conseguente espansione urbanistica. in questa
direzione, per Morillo y velarde una più esatta
conoscenza della vita parrocchiale rappresentava
uno strumento di fondamentale importanza per
una fattiva riorganizzazione di quella diocesana.
solo in parte differenti appaiono oggi le sfide
che la Chiesa intende portare avanti, seppur
in un contesto che vede nei paesi più periferici
-ma non è sicuramente una loro peculiarità- un
bassissimo tasso di natalità, che sta portando
sempre più all’acuirsi del loro spopolamento,
cui contribuisce l’esodo crescente verso i maggiori
centri dell’isola. Da qui la problematica dei
percorsi scolastici e dei servizi offerti in ambito
pedagogico ed assistenziale.
una dimensione, questa, che l’arcivescovo paprattutto
la dimensione umana di quell’evento.
nella foto: facciata di Santa Vittoria.
Libertà - 17 Maggio 2009
17
SILIGO
PArrOcchIA SAnTA VITTOrIA V. E M.

18 Libertà - 17 Maggio 2009 visita pastorale
ThIESI
PArrOcchIA SAnTA VITTOrIA V. E M.
Dal 22 al 28 marzo, nella IV settimana di Quaresima
TuTTI cOLLABOrATOrI PEr IL rEGnO
Gemma Licheri
“Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti
a me!’ (Gv 12,20): ogni uomo che cerca Dio con
sincerità sarà attratto dal suo mistero, perché riconoscerà
in Lui il senso originario della propria
identità, della storia, della vita piena. Il ‘morire’
che la croce comporta diventa strumento della
costruzione di un mondo nuovo, di un’umanità
nuova, possibile anche nelle nostre piccole comunità
locali: ‘Non c’è sofferenza che non contenga
in sé una gioia più grande!’(Primo Mazzolari).
È nel riconoscimento della fatica e della sofferenza
come valori funzionali ad un bene più grande
che dobbiamo imparare ad ‘obbedire’ a Dio:
come il Figlio suo”. Questo, in sintesi, il contenuto
della riflessione del vescovo a conclusione
della visita pastorale.
anche in questo gli abitanti di Thiesi manifestano
una profonda e antica dignità umana e
cristiana: nella laboriosità, onestà, generosità,
pragmatismo, spirito di intraprendenza e senso
della famiglia, mai separati dal duro lavoro dei
campi, delle attività agro-pastorali, dell’industria
casearia, delle piccole imprese e dei servizi
che nel centro del Mejlogu trovano terreno
fecondo (l’istituto Tecnico Commerciale, la
Caserma, la Pubblica assistenza, la Guardia
Forestale, i servizi culturali, sportivi, di assistenza
per l’integrazione dei 90 immigrati).
il quadro presentato in Consiglio comunale
dal sindaco Gigi Schintu, e ampliato da alcuni
Consiglieri, ha delineato il contesto della crisi
economica, disoccupazione, apatia e apparen-
te indifferenza dei giovani, fatica dei servizi sociali
ed emergenza povertà. a livello ecclesiale,
una bella e salda tradizione testimonia che tra
Comune e Chiesa c’è sempre stata una serena e
proficua collaborazione.
L’arcivescovo ha manifestato il desidero di
ripetere pubblicamente la gratitudine per ogni
istituzione incontrata, da cui è stato accolto con
grande rispetto e affetto cordiale: le scuole Medie,
la Comunità alloggio per gli anziani, l’istituto
Tecnico per ragionieri, le scuole Materne ed
elementari, la Guardia Forestale, la Pubblica assistenza
Meilogu (nel 25° di fondazione), il Tralcio:
“Qualsiasi cosa avete fatto anche a uno solo di
questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
La Comunità Parrocchiale è guidata da don
Antonio Solinas: “Il Vescovo gode nel sapere che
gli volete bene, che lo considerate come un fratello e
un amico, per come si propone”.
Thiesi “è una comunità con tante potenzialità”
in cui però “sono stati persi alcuni chiari punti di
riferimento e che non è riuscita a riempire il vuoto
di presenze e di formazione”. anche di fronte
ai primi due casi di apostasia, la comunità deve
ripartire dalla centralità della Pasqua: “lì nasce la
Chiesa, la nostra fede; lì è la ragione segreta del vivere
e del morire cristiano... Non posso però dimenticare
la pietà filiale verso la Vergine, qui venerata
sotto il titolo di Nostra Signora di Seunis, un nome
che riempie di commozione ogni vero thiesino, nella
gioia come nella sofferenza”.
Mons. atzei ha lodato, tra gli altri, la redazione
del foglio mensile “L’eco di Seunis” e la radio
a circuito chiuso per i malati; ha avuto parole di
gratitudine e incoraggiamento per i Comitati, il
Gruppo ministranti, il Coro, l’organista, i catechisti.
Quanto alla testimonianza, padre Paolo
ha ringraziato l’apostolato della Preghiera e del
rosario Perpetuo, le sorelle del Getsemani, il
volontariato vicenziano, la Caritas e le suore
Missionarie della Carità dell’immacolata Concezione.
infine “Al Signore, alle famiglie, a voi la
riconoscenza per il bel dono della vocazione e del
ministero di don Giuseppe Virgilio, che collabora
qui nei tempi forti”. Thiesi ha mostrato di avere
tanti doni, carismi, servizi e potenzialità, che
deve riscoprire nell’impegno a difesa e promozione
dei valori della famiglia cristiana”.
nella foto: l’arcivescovo incontra i bambini.

Dal 22 al 28 marzo, nella IV settimana di Quaresima
Il ‘fUtURo’ DEllA tRADIzIoNE
anna Piras
Cheremule dev’essere “grata al passato per la
ricchezza del suo patrimonio di valori storici,
culturali, etici e spirituali, ma attenta... perché in
qualche modo rischia di smettere di trasmetterli
alle nuove generazioni”. Questa la riflessione in
cui l’arcivescovo ha ribadito alla comunità la sua
fiducia, incoraggiando ognuno a creare continuità
tra passato e presente. secoli di storia cristiana
hanno informato il modo di essere, pensare, comportarsi
e giudicare degli abitanti di Cheremule,
alla luce di fede, speranza e carità. Tuttavia recentemente
qualcosa è cambiato per le spinte dei fermenti
sociali del mondo occidentale: anche nella
Chiesa si è pensato di rigettare il passato con
una perniciosa rimozione dei valori che avevano
costituito l’ordito comunitario (la sparizione
dell’aC, la disaffezione per le confraternite, i tentativi
di far sparire gli antichi cimeli liturgici e la
stessa memoria del passato): “Abbiamo capito che
‘rinnovare’ significa conversione interiore e adattamento
esteriore, e il segreto rimane Colui che è lo
stesso ieri, oggi e sempre (cfr. Eb 3,8): Gesù Cristo!”.
Per ‘ripartire’ è necessario rinnovare l’educazione
civile ed ecclesiale, i riferimenti valoriali,
l’impegno e lo sforzo del buon esempio; reagire,
insomma, da cristiani maturi contro le false
dottrine e l’andazzo comune: “Niente oggi deve
più essere dato per scontato! ‘Vedere Gesù’... significa
riuscire a scorgerlo mentre passa, fermarsi a
riconoscerlo, desiderare di parlargli, sentirlo come
Colui di cui abbiamo fame e sete, come Vita in
pienezza. Mi auguro e prego che la Visita abbia
portato frutto di una fede più matura e di un più
grande amore e fedeltà alla santa Madre Chiesa”.
Presentando la situazione locale di impegno
nel contesto di crisi e le prospettive di un futuro
aperto alla speranza, il sindaco Salvatore Masia,
la Giunta e il giovane Consiglio Comunale
hanno salutato e accolto l’arcivescovo, che ha
manifestato loro la sua fiducia: “Non dubito della
solidarietà che vige nella comunità, non solo tra
parenti, ma per una sorta di naturale ed evangelica
difesa e tutela del debole e del povero”.
Come altri paesi del Mejlogu, anche Cheremule
soffre per lo spopolamento e la precaria situazione
economica di alcune famiglie, che solo la
discrezione e la dignità riesce a mascherare. Padre
nella foto: facciata di San Gabriele arcangelo.
Paolo ha incoraggiato l’impegno per la scuola, lo
sport, l’attenzione e la difesa dell’ambiente, i piccoli
investimenti in sostegno ai giovani, anziani e
ammalati, sulla linea della stretta collaborazione
tra Parrocchia e amministrazione comunale. L’intesa
tra il parroco don Efisio Branca ed il sindaco,
nella mutua disponibilità per il bene comune e per
le tradizioni, ha portato, tra l’altro, alla donazione
di un prezioso organo a canne. “So della fede praticata
assiduamente, dell’amore per la Chiesa, per
i Sacerdoti, il Vescovo, il Papa, le missioni: a padre
Efisio rinnovo la stima, l’affetto fraterno, la gratitudine
per essere stato al suo posto con la riconosciuta
dignità, zelo, competenza e accolgo le sue dimissioni,
in attesa di poterle mandare ad esecuzione. È
doveroso per lui godere ora del meritato riposo!”.
L’arcivescovo ha lodato la comunità per il recupero
della Confraternita di santa Croce; ha appreso
dell’impegno dei catechisti e della loro vicinanza
ai genitori; si è complimentato per la liturgia
esemplare di un’assemblea orante, attenta, partecipe.
non ultimo, ha ricordato i malati: “Splendido
l’amore con cui li assistete e curate, esemplare
l’affetto riconoscente con cui li custodite nelle vostre
famiglie”. a conclusione, Mons. atzei ha affidato la
Comunità alla vergine annunziata: “Il Suo ascolto,
obbedienza, docilità, silenzio, preghiera siano
quello di ogni discepolo del Signore e della Chiesa...
San Gabriele Arcangelo interceda perché abbiate la
forza di Dio per essere suoi messaggeri e testimoni
della fede, per ridestarla e spiegarla, per motivarla
e presentarla come chiave per leggere il disegno di
Dio e attuarlo come Maria, con assoluta fedeltà”.
Libertà - 17 Maggio 2009
19
chErEMuLE
PArrOcchIA SAn GABrIELE Arc.

20 Libertà - 17 Maggio 2009 visita pastorale
MOrES
PArrOcchIA SAnTA cATErInA V. E M.
Dal 29 marzo al 4 aprile, nella V settimana di Quaresima
InSIEME PEr “DIVEnIrE crISTIAnI”
a cura della Redazione
nell’omelia conclusiva, l’arcivescovo ha
elogiato il prezioso tesoro della tradizione
cristiana radicata nella comunità: “Mai
abbastanza capiremo e sapremo come questo
miracolo della fede ha dato frutti di opere buone,
caratterizzato la nostra civiltà, cristianizzandola,
e del cui patrimonio di valori siamo eredi,
destinatari fieri, al punto da promuoverla ancor
oggi… soprattutto nella formazione delle nuove
generazioni, nella celebrazione dei divini misteri,
nella testimonianza di vita dei credenti”.
Questa la fede che il nostro Pastore ha incontrato
a Mores, nella quasi totalità delle persone,
cogliendo i segni lasciati dai precedenti
parroci nella liturgia e nell’attività pastorale.
oggi, “Don Pietro Faedda, come tutti i parroci,
ha tutta la mia stima, il mio affetto, la mia
gratitudine, per la sua comunione e docilità col
vescovo, per la sua bella testimonianza di vita
sacerdotale e il suo impegno anche come cappellano
dell’Ospedale di Thiesi”. nell’accoglienza
dei suoi sacerdoti, la comunità si è dimostrata
spiritualmente e umanamente matura, sebbene
non sfugga al disorientamento della nostra epoca,
nel villaggio globale che è il mondo: “Non
credo che questa comunità sia più o meno indifferente,
poco praticante, rispetto ad altre. È nella
norma, ossia omologata a un trend negativo”.
La partecipazione della popolazione ai momenti
della vista non è stata particolarmente
significativa, indice del fatto che la comunità
ha bisogno di maturare ulteriormente nella sua
coscienza ecclesiale. il quadro della situazione
offerto dagli operatori pastorali segnala l’assenza
dei fanciulli al catechismo e alla Messa domenicale:
tutto ciò invoca una maggiore collaborazione
tra le famiglie, perché siano presenti
e partecipi al “divenire cristiani” dell’intera comunità.
“La formazione specifica dei catechisti,
dei genitori, la pratica cristiana e la preghiera”
sono gli strumenti ordinari per affrontare
l’emergenza educativa, “attivando ogni iniziativa
per descolarizzare il catechismo, integrarlo
nella liturgia e questa con la vita”.
La Liturgia ha un ruolo centrale in una comunità
che quotidianamente celebra la Liturgia
delle ore, che cura la presenza e l’azione di
Ministri straordinari della distribuzione della
Comunione, di Lettori, di solisti-guida per l’assemblea,
sebbene manchi un coro. La testimonianza
della Carità coinvolge tutta la comunità
nei suoi antichi valori di solidarietà: il volontariato
vincenziano, l’assessorato ai servizi sociali,
le benemerite Figlie della Carità.
Le aggregazioni presenti sono: l’azione Cattolica
(in leggera ripresa), le Guardie d’onore,
l’oFs che fa capo alla Comunità dei Cappuccini,
il Gruppo di preghiera ‘Padre Pio’, la Confraternita
di santa Croce, i numerosi Comitati
per le feste religiose (ben 13!).
Mons. arcivescovo ha espresso un ricordo
doveroso nei confronti della presenza dell’ordine
Francescano (Cappuccini): “una presenza
che ha caratterizzato la civiltà di Mores nel segno
della evangelicità. In particolare, rinnovo il
ricordo grato a p. Jean Marcel, guardiano precedente,
e il ringraziamento alla attuale comunità”.
La visita ha riguardato anche istituzioni
civili: l’amministrazione Comunale guidata
dal sindaco, pasqualino porcu, la Giunta, il
Consiglio, gli impiegati, tutti invitati ad una più
stretta collaborazione con la Parrocchia.
il vescovo ha concluso ringraziando tutte
le altre istituzioni visitate: le scuole Materne,
elementari, le Medie; la Cooperativa sociale
del Caseificio e il Centro sociale, affidando
tutti al signore: “Lui benedica, custodisca, faccia
maturare e portare frutto… Dite a chi non ho
visto che li amo e benedico nel Signore”.
nella foto: padre Paolo con alcuni Confratelli.

Parte centromeridionale dell’antico giudicato
di torres, il Meilogu (così chiamato
perchè posto in “mediu logu”, vale a dire nel
cuore del giudicato), è un territorio particolarmente
interessante da un punto di vista paesaggistico
in quanto alle tracce della forte
impronta agropastorale, caratterizzata dalla
presenza delle tipiche costruzioni della transumanza,
aggiunge esemplari delle diverse
civiltà che l’hanno abitato fin dalla preistoria,
come testimoniano le numerose domus de janas
o i nuraghi. Fra questi ultimi, spicca per la
bellezza del paesaggio circostante, dello stato
di conservazione e delle capacità architettoniche
delle popolazioni locali, il nuraghe di Santu
antine in territorio di Torralba, nel cui abitato
si trova il museo della Valle dei nuraghi.
il periodo romanico ha lasciato nel Meilogu
un episodio significativo dell’architettura romanica
in Sardegna, con la chiesa palatina di
Santa Maria del Regno di Ardara, che spicca
con la sua eleganza, data anche dal nero basalto
con cui è costruita, su una scenografica
vallata alle pendici orientali del Montesanto.
in epoca giudicale vi prestavano giuramento
i sovrani di torres!
altra preziosa testimonianza dell’architettura
romanica è l’abbazia di San Pietro di Sorres
nel territorio del comune di Borutta, eretta tra
l’Xi e il Xii secolo, con accanto un convento
benedettino nel quale, fra le altre occupazioni,
i frati producono piante officinali e di dedicano
al restauro di antichi volumi.
BAnArI
Popolazione Residente:
677 (m 330, f 347);
Densità per Kmq:
31,8 (istat 2001);
Denominazione Abitanti:
banaresi;
Santo Patrono:
San Lorenzo Martire;
Festa Patronale:
10 agosto;
Statistiche sul Comune
Reddito Medio:
12.425 € (nel 2005);
numero Famiglie:
293 (nel 2001);
numero abitazioni:
478 (nel 2001).
(fonte: http://www.sardegnaturismo.it)
cOMunI A cOnFrOnTO:
I COMunI DEL MEjLOGu SOnO:
Libertà - 17 Maggio 2009
MEJLOGu
“LA TErrA DI MEzzO”
Ardara, Banari, Bessude, Bonnanaro, Bonorva, Borutta, Cheremule,
Giave, Ittireddu, Mores, Semestene, Siligo, Thiesi, Torralba.
SILIGO
ThIESI
chErEMuLE MOrES
Popolazione Residente: Popolazione Residente: Popolazione Residente: Popolazione Residente:
1012 (m 479, f 533); 3165 (m 1569, f 1596); 527 (m 256, f 271); 2074 (m 330, f 347);
Densità per Kmq: Densità per Kmq: Densità per Kmq: Densità per Kmq:
23,2 (istat 2001); 49,6 (istat 2001); 21,8 (istat 2001); 21,8 (istat 2001);
Denominazione Abitanti: Denominazione Abitanti: Denominazione Abitanti: Denominazione Abitanti:
silighesi;
thiesini;
cheremulesi;
moresi;
Santo Patrono:
Santo Patrono:
Santo Patrono:
Santo Patrono:
Santa Vittoria;
Santa Vittoria;
San Gabriele arc.; Santa Caterina;
Festa Patronale: Festa Patronale: Festa Patronale: Festa Patronale:
15 maggio;
15 maggio;
29 settembre;
25 novembre;
Statistiche sul Comune Statistiche sul Comune Statistiche sul Comune Statistiche sul Comune
Reddito Medio:
Reddito Medio:
Reddito Medio:
Reddito Medio:
15.935 € (nel 2005); 16.646 € (nel 2005); 15.245 € (nel 2005); 14.446 € (nel 2005);
numero Famiglie: numero Famiglie: numero Famiglie: numero Famiglie:
381 (nel 2001);
1168 (nel 2001); 223 (nel 2001);
799 (nel 2001);
numero abitazioni: numero abitazioni: numero abitazioni: numero abitazioni:
700 (nel 2001).
1328 (nel 2001). 279 (nel 2001).
993 (nel 2001).
Per fornirci dati aggiornati o comunicarci qualsiasi altra
informazione sul vostro paese e parrocchia, contattate
la nostra Redazione ai numeri: 079.20.21.806 oppure
079.23.93.00; o per mail a settimanale@gmail.com
(dati ricavati da http://www.comuni-italiani.it)
nEI PrOSSIMI nuMErI
LA VISITA PASTOrALE A:
BOnnAnnArO, BOruTTA,
GIAVE, BOnOrVA E TOrrALBA
21

22 Libertà - 17 Maggio 2009
Sassari - S. Paolo: i Vescovi sardi per l’anno paolino
GIuSTIFIcATI PEr LA FEDE,
rInnOVATI DALLA GrAzIA
Lectio di S.E. mons. ignazio Sanna
Sotto: Mons. ignazio
Sanna, arcivescovo di
Oristano
Vita DiOCESana
Maria Letizia Fiori
nella parrocchia di san Paolo apostolo, il
giorno 27 marzo si è tenuto il terzo incontro
sulla teologia paolina che, mensilmente,
sta offrendo alla nostra Diocesi momenti di
approfondimento e riflessione sulla fede.
Monsignor ignazio sanna, arcivescovo di
oristano, ha proposto il tema: “Avendo dunque
ricevuto la Giustificazione per mezzo della
fede, abbiamo pace in Dio in virtù del Signore
nostro Gesù Cristo”(Rm 5,1).
Quello della giustificazione è un tema fondamentale
sia nella teologia ebraica che in
quella paolina, e quindi in quella cristiana. secondo
il suo stile, monsignor sanna ha trattato
in modo chiarissimo il tema, sviluppandolo
attraverso tre punti principali:
• sviluppo della tematica della Giustificazione
nell’esperienza personale di san Paolo;
• definizione ed evoluzione del concetto di
Giustificazione;
• dottrina della Giustificazione in San Paolo,
nel nuovo Testamento e nel Magistero.
innanzi tutto ha precisato che per ‘giustificazione’
si intende il passaggio dallo stato
di peccato allo stato di grazia, per volontà di
Dio, per mezzo di Gesù Cristo e attraverso la
mediazione della Chiesa. La giustizia di Dio
si esplica nel condannare e punire il peccato,
nell’applicare la misericordia che perdona e
accoglie il peccatore e nell’usare la sapienza
che armonizza giustizia e misericordia. Contrariamente
a quella umana, tale giustizia non
si limita a dichiarare giusto l’innocente e a punire
il colpevole ma, essendo improntata alla
misericordia, ricrea l’innocenza nell’uomo
peccatore. nell’uomo giustificato si determina
una conversione sia intellettuale che affettiva,
perché mente e cuore si rivolgono a Dio e con
Lui stabiliscono una comunione vitale.
Monsignor sanna ha proseguito analizzando
il concetto di salvezza in relazione all’osservanza
della Legge mosaica o al dono della
Grazia, evidenziando come, in entrambi i casi,
dato il vero spirito della Legge, la salvezza non
sia un atto esteriore, ma un’azione profonda
che tocca la coscienza ed induce ad atti autenticamente
e liberamente morali.
il secondo punto ha riguardato il modo con
cui san Paolo ha compreso, meditato, vissuto
e diffuso la consapevolezza che la salvezza dipende
dalla fede in Cristo e dal dono gratuito
del Padre, piuttosto che dall’ osservanza della
Legge. Paolo, fariseo, convinto di dover osservare
minuziosamente la Legge per ottenere la
salvezza, incontra Cristo e in lui si opera una
conversione non ‘morale’ ma ‘teologica’, perché
comprende che la giustificazione non può
che derivare dalla fede in Cristo che ci salva
con i suoi meriti. La salvezza non è quindi
patrimonio del solo popolo ebraico, ma di
chiunque creda in Cristo. Questo è il punto sul
quale san Paolo si scontra con l’ebraismo, per
il quale la Torah è unica espressione della volontà
salvifica di Dio e simbolo di identità del
popolo eletto.
Questo è anche il concetto su cui, secoli
dopo, si è verificata la divisione tra la Chiesa
cattolica e la riforma protestante. infatti,
l’antropologia cattolica afferma che l’uomo,
indebolito dal peccato, viene totalmente giustificato
e ricreato nella sua innocenza dalla
Grazia, perché, anche se peccatore, mantiene
sempre la propria dignità, intelligenza e libertà:
è sempre, quindi, un interlocutore di Dio.
L’antropologia luterana, invece, sostiene che il
peccatore rimane sempre nello stato di peccato,
ma che Dio non considera tale peccato in
virtù dei meriti di Cristo. Ci si salva perciò, secondo
Lutero, solo per la fede in Cristo e nella
misericordia del Padre.
nel terzo punto, l’arcivescovo ha considerato
come per Lutero l’uomo sia totalmente
incapace di collaborare alla propria salvezza,
essendo la sua libertà di scelta irreparabilmente
rovinata dal peccato. Per l’antropologia
cattolica egli è, invece, in grado di rispondere
liberamente, accogliendo con fede il dono
della Grazia. una volta giustificato, l’uomo
non è chiamato a limitarsi a professare la sua
fede, ma a viverla con impegno nella carità e,
orientando la propria vita secondo il progetto
di Dio, a realizzare pienamente sé stesso.

Santa Maria di Pisa: ciclo di catechesi sull’Iniziazione cristiana
A ScuOLA...
DI BATTESIMO!
Finella Pinna
La nostra parrocchia, santa Maria di Pisa, ha
sentito l’esigenza, in quest’anno pastorale
dedicato nella nostra Diocesi al risveglio della
fede, di conoscere e approfondire il primo sacramento,
quello che presuppone e perfeziona
la fede stessa (rBB n.37). L’abbiamo chiamata
scuola di Battesimo e a farci da guida e maestro
abbiamo chiamato don Gianni Pinna che ha
preparato per noi un programma di ‘incontrolezione’
veramente ricco, che ha toccato tutti
gli aspetti del sacramento: biblico, teologico,
ecclesiale , liturgico, pastorale, storico.
Gli incontri erano previsti per tutti i martedì
di febbraio e di marzo nei locali della parrocchia
alle ore 19, aperti a tutti, ma frequentati
più assiduamente dai catechisti.
La prima lezione ci ha condotto subito al significato
più profondo del Battesimo, l’edificazione
della Chiesa, corpo mistico del signore
risorto. vincendo l’antico peccato dell’uomo
che ha portato la divisione e la non-comunione
con Dio e con i propri simili, il Battesimo ristabilisce
l’unità e la comunione.
abbiamo approfondito quest’aspetto soprattutto
nelle catechesi prebattesimali e mistagogiche
dei Padri della Chiesa, cogliendo i
significati del rito così ricco di simbolismo nelle
celebrazioni dei primi secoli.
in successivi incontri è stato trattato il
problema del peccato con riferimenti al
Libro della Genesi e alla Lettera ai romani.
un argomento che ci ha visto molto interessati,
anche nella discussione, è stato
la presenza del male e del demonio. altro
tema trattato è stato l’iniziazione Cristiana
dai primi secoli fino al Concilio di Trento,
che ci ha portato a parlare non solo di
Battesimo ma anche di Cresima, eucaristia,
catechesi, Limbo, usanze e tradizioni;
insomma una moltitudine di domande!
speriamo tutti di ritrovarci, a conclusione,
con le idee più chiare e di riscoprire la bellezza
della nostra fede battesimale.
Mater Ecclesiae: nuove proposte pastorali rivolte alla città
MuSIcA E
PArABOLE
Franco Manunta
olo nella Parola di Dio c’è la gioia di un’esi-
“Sstenza”. il riecheggiare nel tempo di questa
espressione si fa strada nel cuore degli uomini
perché la “Buona Notizia corra” per essere
sempre il centro della vita di tutti e di ciascuno.
‘Musica e Parabole’ nella Parrocchia di Mater
ecclesiae è da sei anni un’iniziativa rivolta
alla città di sassari. sono cinque appuntamenti
che hanno luogo nella chiesa parrocchiale, tutti
i giovedì di Quaresima dalle 19 alle 20.
L’intento è quello di coinvolgere in una riflessione
sulla Parola di Dio non solo i fedeli
cristiani, ma “tutti gli uomini di buona volontà”,
cioè coloro che sollevano lo sguardo oltre
il proprio particolare, aprendosi ai problemi
dell’uomo e del mondo.
La scaletta consiste in un alternarsi di musica,
letture e commenti. La dimensione fondamentale
è quella dell’ascolto: della parola di Dio e
della musica, come sostegno alla meditazione
personale e collettiva. ogni sera viene letta una
parabola, cioè un testo tratto dalla Bibbia che,
sotto forma di una semplice storia, raccoglie
grandi insegnamenti di sapienza che possono
essere riconosciuti dagli uomini di tutti i tempi.
su questi temi si innesta in modo originale
quella che per la Chiesa è la vera chiave interpretativa
di ogni sapienza: Gesù Cristo.
in questo senso, è fondamentale per la riflessione
il taglio interpretativo dato dai diversi
commentatori: 5 tra laici e religiosi, provenienti
da esperienze diverse e con profili professionali
diversi, hanno comunicato ai convenuti le riflessioni
che quella Parola di Dio ha stimolato in loro,
a partire dalla propria vita e professione. Particolarmente
curata la dimensione artistica, affidata
ad attori e musicisti professionisti, con una selezione
di brani che richiamano il tema della serata.
anche questa Quaresima è stata vissuta attraverso
‘musica e parabole’, nel segno di una
sempre rinnovata accoglienza per nuove proposte
pastorali rivolte alla nostra città.
Questa esperienza, ripetuta nel tempo, susciterà,
in quanti ascoltano, il desiderio di riscoprire
la Parola per leggervi il senso della propria
vita e trovare la risposta alla sete di verità e di
felicità insita nel profondo di ogni uomo.
Libertà - 17 Maggio 2009
Sopra: due momenti del
battesimo di un adulto
nella Parrocchia di Santa
Maria di Pisa (Sassari).
Sotto: il grande Crocifisso
nella Parrocchia di Mater
Ecclesiae (Sassari).
23

24 Libertà - 17 Maggio 2009 vita diocesana
A Ploaghe il convegno “ragazzi nella Liturgia”
‘RISVEGlIARSI’ NEllA GIoIA
Un giorno di festa e impegno per i ragazzi
In alto, a sinistra: Un
momento di svago con i
seminaristi del Regionale.
A destra: la partenza
della processione verso
la chiesa parrocchiale.
Paolo Mulas e Marcello Piredda
all’ombra del campanile di san Pietro e di
Cristo re, sotto lo sguardo vigile e premuroso
del parroco don Tonino Canu, il 25
aprile, giorno in cui la Chiesa celebra la festa
di san Marco evangelista, abbiamo rinnovato
l’appuntamento con tutti i piccoli
ministranti della Diocesi. si è
tenuto infatti il Convegno Diocesano
“Ragazzi nella Liturgia”, il
cui tema, in continuità con quello
scorso anno (il Battesimo) e in
sintonia con il Progetto Pastorale
2007-2012, è stato “Risvegliare
la fede dei ministranti: la Confermazione”.
non curanti del freddo vento primaverile,
ci siamo ritrovati per una gioiosa giornata di
festa e con tanti bambini e ragazzi per riflettere,
soprattutto giocando, sulla fede. Dopo
molti preparativi che ci hanno visti coinvolti
in prima persona e sul campo già
da venerdì, con la collaborazione
del parroco e di qualche parrocchiano
molto disponibile, ci siamo
incontrati sabato, alle nove e
mezza, nel piazzale della chiesa
di Cristo re, dove il Convegno
ha preso il via con l’arrivo delle
delegazioni dei ministranti delle varie parrocchie.
ad accoglierli, in segreteria, c’erano i ‘fedelissimi’
ragazzi del seminario arcivescovile,
per registrare le iscrizioni e fornire i gadgets
che contraddistinguono solitamente queste
giornate.
Le parrocchie che hanno risposto ‘si’
all’invito dell’ufficio per i Ministeri Laicali e
dell’ufficio Liturgico sono state diciotto, per
un totale di circa 300 presenti, tra ragazzi e accompagnatori.
Man mano che i partecipanti
arrivavano, alcuni con ‘olimpica’ calma, si sistemavano
-suddivisi per zone-
nei locali della struttura messi a
disposizione dalla Parrocchia, e
predisposti con la collaborazione
di padre ico.
Ci siamo radunati subito fuori,
nel chiostro, per una serie di
canti e giochi animati dai nostri
instancabili seminaristi del seminario regionale
di Cagliari, divenuti ‘jolly’ per l’occasione
per ‘scaldare il motore’ dei partecipanti e mettere
così ‘in circolo’ l’entusiasmo necessario ad
affrontare il fresco pungente di una giornata
ricca di momenti e dunque molto lunga.
Dopo il momento ricreativo
iniziale, dando tempo alle parrocchie
più lontane di arrivare
a Ploaghe, nella stessa chiesa di
Cristo re è cominciato il Convegno
vero e proprio, suddiviso
in due momenti: nel primo,
i ministranti divisi in 4 grup-

pi, si sono confrontati -guidati
dagli animatori e da qualche
giovane sacerdote, su alcuni
aspetti importanti nella vita di
un cristiano e di un chierichetto
quali la grazia, la testimonianza,
la missione e il servizio: dimensioni
nelle quali bisogna coniugare
tutta la ricchezza del sacramento della
Confermazione. nel secondo momento, ci
siamo riuniti tutti insieme per la vivacissima
catechesi guidata da don Luca Collu, Parroco
di siligo, che, aiutato da un gruppo di volenterosi
e talentuosi ragazzi, ha spiegato il
tema della giornata, ricordando
la bellezza e la gioia del vivere
alla luce del messaggio cristiano.
Più che una mera esposizione, il
contributo di don Luca è stato
un fruttuoso e divertente dialogo
con i bambini, resi veri e propri
protagonisti, che ha portato
a una comprensione vera del tema da parte
di tutti i presenti, in un clima di entusiasmo,
anche difficile da “contenere” e che ha poi
animato il resto del Convegno.
La giornata è proseguita con il pranzo al sacco
all’aria aperta, per i più coraggiosi, e nei locali
delle strutture, per i più freddolosi. nemmeno
il tempo di digerire: subito siamo ripartiti con
un secondo momento ricreativo guidato da
quatto seminaristi del regionale, in cui i ministranti
si sono cimentati, tra un’improbabile
prova di ballo attorno a qualche sedia e un’accesa
e simpatica gara di canto, sotto lo sguardo
divertito di una giuria poco critica (ma sim-
paticamente molto criticata!).
Concluso l’ultimo momento
di spensieratezza, abbiamo indossato
le vesti per la Liturgia e ci
siamo incamminati, con una lunga
processione snodata per le vie
del paese, verso la Parrocchia di
san Pietro apostolo: qui una rapida
prova dei canti e subito pronti per accogliere
l’arrivo dell’arcivescovo, Mons. Paolo atzei.
Durante la Celebrazione, animata dagli onnipresenti
seminaristi, l’arcivescovo ha ricordato
nell’omelia l’importanza del ministero e
la gioia che deve contraddistinguere il giovane
che presta servizio all’altare.
La giornata si è poi conclusa
con il suo saluto ai ministranti,
e l’augurio di ogni bene e benedizione
per il loro importante
servizio, nell’auspicio che in
qualche giovane ministrante
possa nascere la vocazione al
sacerdozio o alla consacrazione religiosa maschile
e femminile.
Più o meno alle ore 17, tutti i ministranti e
gli accompagnatori (più stanchi dei primi!)
sono rientrati nei loro paesi e in città, dopo una
ricca giornata vissuta insieme gioiosamente.
ringraziamo la calorosa ospitalità della
Comunità di Ploaghe, l’ufficio Liturgico Diocesano
per la preparazione e l’immancabile
contributo dei seminaristi, guidati dal rettore
don Marco Carta, e rinnoviamo l’invito per
l’appuntamento del prossimo anno, sempre il
25 aprile, per il Convegno “ragazzi nella Liturgia”
dedicato al sacramento dell’eucaristia.
Libertà - 17 Maggio 2009
nei riquadri: i quattro
loghi che rappresentavano
i temi della giornata:
(rosso) i doni dello Spirito
Santo; (giallo) il Crisma
ed il servizio ai fratelli;
(blu) l’annuncio della Parola
di Dio e la missione;
(verde) la croce di Cristo
e la testimonianza dei
suoi credenti.
In basso, a sinistra:
ancora giochi nel primo
pomeriggio; a destra: i
nostri ragazzi arrivano
nel piazzale di San Pietro
apostolo.
25

26 Libertà - 17 Maggio 2009 tEStiMOni nEL MOnDO
Fra le Unioni professionali
cattoliche promosse
nel dopoguerra
dall’allora Movimento
Laureati di azione
Cattolica - MLaC (ora
divenuto Movimento
Ecclesiale di impegno
culturale - MEiC),
l’UCitecnici si occupa
delle professioni tecniche,
tra cui: agronomi,
architetti, biologi,
chimici, commercialisti,
geologi, geometri,
dirigenti di azienda,
ingegneri, matematici,
naturalisti, ragionieri,
ricercatori e urbanisti
(organizzati in sei
rami).
La Chiesa ne ha riconosciuto
lo Statuto nel
1951, inserendo l’UCitecnici
nella Consulta
Generale dell’apostolato
dei Laici (ora
Consulta nazionale
delle aggregazioni laicali
– CnaL).
Dal contributo dell’UCItecnici (Sez. Sardegna - Sassari) per il G8
VErSO “un ALTrO MOnDO POSSIBILE”
Francesco nuvoli
nelle riunioni promosse, l’uCi-Tecnici
ha esaminato a fondo le problematiche
agricole e del territorio rurale e ha individuato
delle linee di azione da sottoporre all’attenzione
dei governanti dei Paesi più industrializzati
del mondo.
rileva intanto che lo stato di malessere che
i paesi poveri della comunità internazionale attraversano
non ha un’origine tecnica ma etica.
si pensi agli intenti spesso speculativi che hanno
motivato la concessione degli aiuti ai paesi
poveri, piuttosto che la volontà di favorire processi
virtuosi di sviluppo basati sulla valorizzazione
delle risorse di questi stessi paesi: ne
sono testimonianza gli aiuti alimentari di frumento
a paesi consumatori tradizionali di riso.
relativamente allo stato di crisi che attraversa
il nostro pianeta, si intende richiamare
l’attenzione in particolare su due aspetti: la distribuzione
delle derrate alimentari e lo stato
dell’agricoltura nei paesi poveri.
Per il primo aspetto, si sostiene da più parti
che nel mondo c’è carenza di cibo e a ciò
viene imputata la condizione di sofferenza
per fame di diverse popolazioni. altri, invece,
sostiengono che la disponibilità attuale
di cibo è sufficiente a soddisfare le esigenze
alimentari della popolazione mondiale, e tale
affermazione è sostenuta dal fatto che dal
1950 al 1980 la quantità prodotta di derrate
è raddoppiata. Pertanto, incentivare la diffusione
dei cosiddetti organismi geneticamente
modificati (oGM), come mezzo per ridurre
il problema della fame nel mondo, potrebbe
rivelarsi non efficace. in realtà, allo stato
attuale, il problema della fame nel mondo
riguarda solo una fascia, anche consistente,
della popolazione, ma lo stato di ‘sicurezza’
alimentare -come detto- non è garantito a livello
mondiale. Quali sono gli elementi che
la caratterizzano? si citano: la disponibilità
e stabilità degli approvvigionamenti alimentari,
l’accettabilità ‘culturale’ degli alimenti e
l’accessibilità ad una alimentazione sufficiente.
Lo stato della sicurezza alimentare è largamente
influenzato dal commercio fra i vari
paesi nel mondo: è nota l’esistenza di barriere
doganali nei riguardi di prodotti provenienti
da paesi poveri.
Cosa può dirsi in merito alla possibilità di
un aiuto a questi paesi? È auspicabile che la
decisione, assunta in sede internazionale da
parte dei paesi ricchi, di cedere un contributo
pari allo 0,7% del loro Prodotto interno Lordo
(PiL) venga puntualmente osservata e non disattesa
come è successo finora. in particolare,
si ritiene che gli scambi di prodotti fra paesi a
differente livello di sviluppo non debbano essere
dipendenti dalle sole regole del mercato,
ma debbano anche tener conto dell’aspetto
umano: non si può continuare ad anteporre il
mercato alle persone.
Favorire una inversione di tendenza, e cioè
anteporre le persone al mercato, significa intraprendere
una azione volta a realizzare una
maggiore coesione sociale tra i popoli e significa
rivalutare la responsabilità degli organismi
internazionali, attraverso compiti in grado di
poter dare concreta risposta in tema di diritto
all’alimentazione.
il disegno che così si perseguirebbe, tende
alla ricerca del bene comune universale, secondo
l’insegnamento della Chiesa per cui le
nazioni più ricche e industrializzate devono
adoperarsi per raggiungere tale obiettivo. in
questo contesto possiamo fare proprio il motto:
“un altro mondo è possibile”, lanciato dal Forum
sociale mondiale tenutosi lo scorso mese
di gennaio in Brasile.
in sostanza, dobbiamo dare più rilievo e -diciamo
meglio- il giusto rilievo ai risvolti etici
per favorire lo sviluppo dei paesi poveri, con
particolare riferimento al settore agricolo e al
territorio rurale. in questi paesi è necessario
attivare programmi di sviluppo delle risorse
locali e questi interventi, mirati allo sviluppo
dei settori economici che potenzialmente possono
essere valorizzati, vanno associati a misure
volte alla crescita culturale e sociale della
popolazione locale, verso una crescita integrale
dell’uomo.
Queste sono anche le finalità per cui l’uCi-
Tecnici opera quotidianamente.

inFORMaCaRitaS
Lampedusa: caritas e coordinamento nazionale Immigrazioni
EMErGEnzA, AccOGLIEnzA E SPErAnzA
Gianfranco addis
ai lavori del Coordinamento nazionale immigrazioni,
tenutosi dal 25 al 27 marzo, ha
partecipato anche la Caritas Turritana, in rappresentanza
della sardegna, con la responsabile
del Gruppo educazione alla Mondialità.
L’isola di Lampedusa, luogo simbolo delle
migrazioni, che le cronache di questi ultimi
mesi hanno riportato all’attenzione pubblica
per i drammatici fatti legati ai flussi migratori
verso l’europa e per le polemiche sul Centro di
identificazione ed espulsione (Cie), ha ospitato
gli esponenti delle Caritas delle sedici regioni
ecclesiastiche e vari rappresentanti del mondo
civile ed ecclesiastico tra cui: Mons. P. romeo,
arcivescovo di Palermo, Mons. F. Montenegro,
arcivescovo di agrigento e Mons. G. Merisi, vescovo
di Lodi e Presidente della Caritas italiana.
Punta Maluk è il punto più meridionale della
piccola isola che dista soli 120 Km dall’africa.
Qui nel 2008 lo scultore M. Paladino ha eretto
una porta, monumento che ricorda l’apertura
all’accoglienza e alla speranza, ma anche
i tanti che sono scomparsi tra i flutti del mare
proprio ad un passo dalla soglia d’europa.
si calcola in 350 milioni di dollari l’anno
il guadagno del racket della tratta di uomini
che pagano una media di 2.600 dollari a testa
per l’illusione di un futuro. Lo scorso anno
sono sparite nel Mediterraneo 642 persone: è
l’annegamento la prima causa di morte per i
disperati che arrivano in condizioni igienicosanitarie
spaventose, peggiori di quelle dei nostri
migranti del 1800 o degli schiavi portati via
dall’africa.
a speranza Canu abbiamo chiesto quali
sono i problemi più urgenti che il Coordinamento
ha discusso e quali le sensazioni vissute
nei giorni di permanenza a Lampedusa.
ogni operatore presente avvertiva chiaramente
di essere una parte viva della Chiesa
che deve operare con finalità e criteri diversi da
quelli che nascono dalle alternanze politiche o
dall’opinione pubblica, sospinta spesso da un sistema
di informazione non propriamente etico.
in un clima di splendida accoglienza riservata
dalla popolazione di Lampedusa, ram-
maricata per l’attuale situazione dell’isola (il
turismo annientato da strade piene di forze
dell’ordine e pubblicità negativa; pescatori
costretti al fermo ogni volta che nelle reti ritrovano
resti umani; nessun sistema scolastico
efficace né un centro sanitario efficiente per far
fronte alle esigenze di residenti e naufraghi;
collegamenti con la terraferma difficoltosi:
l’isola appare un centro di reclusione più che
di accoglienza e non vi è nessun impegno finanziario
per lo sviluppo) si è ribadita l’attenzione
e la vicinanza della Caritas a tutti coloro
che, spinti dal bisogno, hanno raggiunto le
nostre coste meridionali. riprendendo quanto
detto da don vittorio nozza, Direttore di
Caritas italiana, “l’esigenza di coniugare insieme
legalità, testimonianza, dialogo e annuncio
sembra essere l’imperativo a cui tutti noi saremo
chiamati nei prossimi anni...”.
Lampedusa è il simbolo di come conciliare
emergenza e accoglienza in una nuova prospettiva
di rapporti tra europa e africa che riaffermino
il valore della speranza, spesso interrotta da
una morte a pochi metri di distanza dall’italia.
al termine dei tre giorni, il Coordinamento
ha proposto l’apertura di una campagna antirazzismo
ed un progetto di rimpatri volontari
assistiti che preveda forme efficienti di reintegrazione
socio-lavorativa nei paesi di origine.
La nostra Diocesi parteciperà pienamente
ad entrambe le iniziative.
Libertà - 17 Maggio 2009
Sotto: “Porta di Lampedusa
- porta d’Europa”
monumento di M. Paladino
alla memoria dei migranti
deceduti in mare.
27

28 Libertà - 17 Maggio 2009
Sopra: il momento centrale
dell’incontro sul
piazzale della basilica di
San Pietro di Sorres.
Sotto (dall’alto): don Michele
Murgia e i ragazzi
del MGM; i coloratissimi
animatori dell’associazione
“WillClown”.
MOnDOMiSSiOni
L’AnnuncIO è LA nOSTrA FESTA!
Un piccolo gesto per un grande cuore
Emanuele Piredda
Quello del 10 maggio a sorres è
stato il secondo incontro organizzato
dal Centro Diocesano Missionario
(CDM), con la preziosa collaborazione
del Movimento Giovanile
Missionario (MGM), per promuovere
le iniziative del PoiM (Pontificie
opere per l’infanzia Missionaria) a favore
dei bambini e dei loro missionari
sparsi in tutto il mondo. il primo di
questi incontri si è svolto a sassari, nella
Parrocchia di san Paolo, il 28 marzo.
“L’annuncio è la nostra festa!” è
il tema che unifica questi incontri, e
proprio la parola ‘festa’ è il termine
che meglio può riuscire a descriverli.
La loro ‘ricetta’ è semplice: tanta allegria
di molti bambini, l’impegno gratuito
di organizzatori esperti, la generosa
partecipazione di tante comunità
parrocchiali ed il ricordo affettuoso e
riconoscente dei nostri missionari
all’estero. Ciò che a noi mancherebbe
per fortuna lo mette il signore stesso:
la sua Parola, i doni che sa suscitare
nei cuori dei suoi fedeli e -soprattutto-
la sua stessa presenza!
Gli scopi della fortunata iniziativa
sono molteplici e sempre illuminati
dalla luce della carità cristiana: far
conoscere ai nostri bambini le iniziative
del PoiM, educarli all’apertura
verso la mondialità, accompagnarli
nell’esercizio della gratuità, tessere
solidi rapporti ecclesiali, crescere
nella conoscenza delle responsabilità
che la vita in Cristo comporta, aprirsi
alla gioia dello ‘stare insieme’ e creare
ponti di fraternità anche con le lontane
terre di missione.
Proprio per quest’ultima ragione,
oltre alla necessaria raccolta delle
loro ‘piccole’ offerte, ai bambini di
ogni comunità parrocchiale viene affidato
l’indirizzo di un religioso o di
una religiosa della nostra diocesi che
da anni si spende per servire Cristo
in qualche remota parte del mondo.
È un piccolo segno di prossimità che
vuole essere utile anche ai nostri ‘amici’
lontani: il legame epistolare -quasi
un gemellaggio!- potrà essere utile
anche a loro per mantenersi saldi nel
prezioso servizio che offrono, nella
certezza di non essere dimenticati o
abbandonati dai loro condiocesani...
e chissà, magari qualcuno di questi
bambini -un giorno- sarà dall’altro
capo del mondo ad attendere a sua
volta una ‘piccola’ lettera!
Grazie, dunque, a quanti hanno
contribuito alla riuscita dell’iniziativa,
non ultimi i ragazzi dell’associazione
“WillClown”, che hanno animato la
giornata di colori, canti e grandi sorrisi!

StORiE aLtRE
IL SAnGuE DI MIO FIGLIO!
ispirato a un racconto di Ly-honk (taiwan)
Vincenzo Mangione
era un tardo pomeriggio di un
venerdì primaverile. Gwon era
appena uscito dall’ufficio. iniziava a
pregustare un week-end tutto da dedicare
alla sua famiglia. sintonizzò la
radio nella sua stazione preferita, raccontavano
di una strana influenza, di
tre persone in un lontano paese. non
diede molta attenzione a quella notizia,
cambiò subito stazione, era un
venerdì pomeriggio... era finita un’intensa
settimana lavorativa e voleva rilassarsi
con un po’ di musica allegra.
il lunedì, quando si svegliò, sentì
in tv che non erano soltanto tre, ma
già 30.000 i morti tra le colline remote
dell’india orientale. L’istituto
superiore per il controllo della sanità
degli stati uniti, aveva già iniziato a
svolgere le prime indagini preventive
al riguardo. il martedì era diventata
la notizia più importante della prima
pagina di tutti i giornali e i tg aprirono
con vari servizi su questa epidemia.
oramai non era solo circoscritta
all’india, ma velocemente venivano
a galla casi sospetti anche nel nepal,
Cambogia e Laos. La notizia s’era divulgata
in tutto il mondo.
nessuno capiva come era nata e
quindi come controllarla! La chiamarono
subito “l’influenza misteriosa”. il
panico investì l’europa che decise di
chiudere le frontiere per precauzione.
ignota anche la sintomatologia. i telegiornali
dicevano che per la prima settimana
non ti rendi conto di averla, poi
si scatena con dolori terribili alle articolazioni
e poi, dopo 2 giorni muori.
La spagna fu il primo stato a chiudere
le frontiere a tutti i cittadini partiti
da più di un mese. L’indomani,
il presidente degli stati uniti spiegò
alla popolazione la necessità di isolarsi
per evitare il contagio, almeno fino
a quando non fosse pronta una cura.
nei giorni seguenti la gente si riuniva
nelle piazze per pregare o per cercare
di organizzare associazioni.
una mattina, entrò in un locale
un signore trafelato: “Accendete la tv
e ascoltate la notizia!!”: due donne
erano morte a new York. nonostante
la chiusura delle frontiere e l’embargo,
il virus era arrivato in u.s.a.
ormai “l’influenza misteriosa” aveva
contagiato il mondo. Gli scienziati
continuarono a cercare l’antidoto,
brancolando nel buio più totale ed
ogni secondo che passava, centinaia
di persone venivano infettate.
niente sembra funzionare.
Da un laboratorio del Minnesota
arrivò la notizia tanto attesa: era stato
Libertà - 17 Maggio 2009
decifrato il codice genetico del virus.
si poteva iniziare ad elaborare un antidoto,
ma per far questo c’era bisogno
del sangue puro di qualcuno che non
fosse stato ancora infettato. La notizia
si diffuse: tutti corsero all’ospedale
più vicino per fare esami del sangue.
Gwon andò con tutta la sua famiglia
e come lui anche i suoi vicini. un misto
di paura e speranza s’impossessò
di tutti: “Che cosa succederà? Sarà così
che finirà il mondo?”.
all’ospedale, fatti gli esami, un
dottore uscì gridando un nome. il
più piccolo dei figli di Gwon afferrò il
papà per il giubbino e disse: “Papà…
perché hanno detto il mio nome?”.
Prima che Gwon potesse reagire,
gli tolsero suo figlio da vicino. Lui
gridò: “Aspettate!” o forse ebbe solo
la sensazione di gridare. infatti quelle
parole rimasero impigliate fra le sue
corde vocali. Li seguì. i dottori -con
il figlio di Gwon per mano- risposero:
“Il suo sangue è pulito, il suo sangue è
puro. Siamo salvi. Tutto andrà bene!”.
Dopo 5 minuti i dottori uscirono
esultando e sorridendo. era la prima
volta che si sentiva ridere qualcuno in
quella settimana. il dottore più anziano
si avvicinò a Gwon e disse: “Grazie,
signor Gwon! Il sangue di suo figlio
è purissimo, si può fare l’antidoto... siamo
davvero salvi!”.
La notizia si divulgò in pochi secondi
in tutto il mondo. Qualcuno
pianse, altri gridarono di felicità.
29

30 Libertà - 17 Maggio 2009 storie altre
allora il dottore disse poi a Gwon:
“Possiamo parlarle un momento? È
che, beh... non potevamo sapere che il
donatore sarebbe stato un bambino e,
beh... sa... questioni burocratiche... privacy,
etc... abbiamo bisogno che firmiate
queste carte per donare il sangue di
vostro figlio”.
Mentre leggeva il foglio a Gwon
venne in mente che in più di dodici
pagine non era specificata la quantità
di sangue e allora chiese: “Ma... quanto
sangue serve?”. il sorriso del dottore
si spense sul suo viso, come il sole attraversato
da una nube scura. il dottore
deglutì e rispose tutto d’un fiato,
guardando un punto indefinito avanti
a sé: “Noi non pensavamo che sarebbe
stato un bambino. Noi non erava-
mo preparati. Noi lo dobbiamo usare
tutto!”. Gwon si raggelò, cercando di
reclamare: “Come tutto?... Ma... però,
così...”. il medico non gli lasciò tempo:
“Forse lei non ha colto... Non capisce,
stiamo parlando della cura per tutto il
mondo! Per favore... la prego... firmi!
Abbiamo bisogno di tutto il sangue...”.
allora Gwon chiese: “Però… non
potete fargli una trasfusione?” e la risposta
fu: “Sì, se troveremo altro sangue
puro lo faremo... altro sangue puro
compatibile con il gruppo di suo figlio”.
in silenzio, Gwon non sentì più
le dita della mano che stringevano la
penna. “Firmi, la prego!”. Poi: “Vuole
vedere suo figlio?” Gwon camminò
verso la sala delle emergenze.
nel corridoio lo raggiunsero la
moglie e una figlia. arrivarono alla
sala. il figlio seduto sbarrò gli occhi:
“Papà! Mamma! Ma che succede?”.
Gwon prese la sua mano e cercando
di sorridere disse: “Figlio mio, tua madre
ed io ti amiamo tantissimo, lo sai?
Ti amiamo e mai permetteremo che ti
avvenga qualcosa che non sia necessario,
capisci questo?”. Quando ritornò il
dottore disse: “Mi dispiace... ma dobbiamo
incominciare presto, persone in
tutto il mondo stanno aspettando”.
***
Che avresti fatto tu mentre tuo
figlio, su un lettino ti dice: “Papà,
Mamma, perché mi abbandonate?”.
Tu che ora leggi queste righe, te ne saresti
andato? avresti potuto voltare le
spalle e lasciare tuo figlio lì?
siamo sinceri, Gwon avrebbe potuto
dire: “Al diavolo l’influenza misteriosa!
Ora me lo porto a casa e lo
chiudo in una stanza sicura. Mio figlio
deve vivere, mi dispiace per il resto del
mondo”.
***
Ma Gwon non ce la fece, e non
potè fare altro che salutare suo figlio
che s’allontanava nella barella. La
settimana dopo, predispose una cerimonia
per onorarlo, ma ci andò poca
gente. era una bellissima giornata:
qualcuno dormiva a casa sua, altri non
andarono perché preferivano passeggiare
o vedere una partita di calcio.
altri erano presenti alla cerimonia:
con un falso sorriso fecero finta di essere
interessati, mentre scalpitavano e
guardavano l’orologio ripetutamente.
avrebbe voluto fermare tutta la
cerimonia e gridare: “Forse non ve lo
ricordate più, ma... mio figlio è morto
per voi!!! Per caso adesso non vi importa
più?”.
***
ecco, a volte è proprio questo
quello che Dio ci vorrebbe dire:
“Forse non ti ricordi più che mio figlio
è morto per voi. Non riuscite a capire
quanto vi amò?”
È curioso vedere come è semplice
per le persone prima rifiutare Dio e
poi chiedersi perché il mondo va di
male in peggio. È curioso constatare
come crediamo ciecamente a tutto
quello che leggiamo sul giornale, però
siamo pronti a contestare anche le virgole
di quanto sta scritto sulla Bibbia.
È curioso notare come ci sforziamo
–giorno dopo giorno– di accumulare
beni terreni e non ci dedichiamo neanche
un minuto a fare tesoro delle
cose celesti. È curioso soprattutto che
qualcuno dica: “Io credo in Dio”, però
poi con le sue azioni dimostri di segue
ben altri scopi.
Più curioso è vedere un cristiano
fervente di domenica e poi scomparso,
invisibile il resto della settimana.
Più curioso è che quando si finisce
di leggere un articolo di gossip, si sia
pronti a commentarlo con tutti gli
amici e i colleghi di lavoro, mentre
non si sente la stessa necessità, il lunedì,
di commentare la Parola della Domenica,
semplicemente perché non si
è sicuri di ciò che gli altri credono, si
ha paura di urtare la loro sensibilità di
ciò che potranno pensare di noi.
È curioso che ci preoccupiamo più
di quello che la gente pensa di noi,
che di ciò che pensa Dio.
È curioso, vero?

L’annO Di San PaOLO
(segue nel prossimo numero)
Libertà - 17 Maggio 2009
SIGnOrE, cOSA VuOI chE IO FAccIA?
Retti nella fede e nelle opere
Salvatore alberto Panimolle
nel secondo racconto della conversione
di saulo è inserita in modo esplicito
la seguente domanda di questo ebreo,
folgorato dalla voce celeste del Cristo: “Che
cosa devo fare, Signore?” (At 22,10). Questa
richiesta è fondamentale per dimostrare
il cambiamento radicale della mente e del
cuore di saulo, il quale da accanito persecutore
è trasformato in docile discepolo
di Gesù. Tale domanda infatti manifesta la
sua piena disponibilità a compiere in tutto
la volontà della persona divina, che gli sta
parlando. egli infatti professa la sua fede
nella divinità del Cristo, in quanto riconosce
che egli è il signore (in greco kýrios),
quindi crede per la prima volta che Gesù il
nazareno non è un semplice uomo, né tanto
meno un eretico o un rinnegato, perché
avrebbe tradito le tradizioni paterne, come
aveva ritenuto fino a quel momento.
Tale atto di fede retta (ortodossia) suscita
nella volontà di questo convertito la
disponibilità a fare quanto il signore gli
richiede (la ‘famosa’ ortoprassi). La retta
fede infatti stimola il credente a impegnarsi
nel compiere ciò che il signore vuole da lui
e san Paolo è stato modello esemplare nel
vivere in modo eroico l’etica evangelica.
in proposito richiamiamo l’insegnamento
di Gesù verso la fine del Discorso della
montagna, laddove il signore ammonisce
a impegnarsi seriamente nel fare la volontà
del Padre per poter entrare nel regno dei
cieli: “Non chiunque dice: «Signore, Signore»
entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà
del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7,21).
Per raggiungere la salvezza eterna, non
bastano le belle professioni di fede, anche
se corrette, perché la fede retta senza le
opere non è sufficiente per ottenere la vita
divina immortale. Per avere questa grazia,
dalla quale dipende la nostra felicità eterna,
bisogna impegnarsi seriamente e concretamente
nel compiere la volontà di Dio.
i discepoli di Gesù, che vivono il mes-
saggio di Cristo, compiono la volontà del
Padre, a differenza di quelli che obbediscono
solo a parole, ma in realtà si rifiutano
di mettere in pratica la parola del vangelo.
Con questo impegno nell’ortoprassi, cioè
nell’eseguire la volontà di Dio, accogliendo
e vivendo la sua parola, i credenti diventano
nientemeno che consanguinei di Gesù
(Mt 12,48). il Terzo evangelista nel passo
parallelo concretizza la volontà del Padre
nel praticare la parola di Dio: “Mia madre
e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la
parola di Dio e la compiono” (Lc 8,21).
Sopra: A. Ru b l e v, San Paolo
(1410-1420), icona, State
tretyakov Gallery di Mosca.
31