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10 <strong>Libertà</strong> - 17 Maggio 2009 tEMPi MODERni<br />

<strong>il</strong> campan<strong>il</strong>e della Comunità<br />

monastica di bose<br />

(frazione di Magnano,<br />

biella).<br />

Alla scuola di Enzo Bianchi<br />

IL PAnE DI IErI è BuOnO PEr DOMAnI<br />

Leonarda tola le giuste ricorrenze. C’è la poesia perduta del<br />

l Pane di Ieri” (einaudi) è uno degli ul-<br />

“itimi libri di enzo Bianchi, priore di Bose<br />

noto per l’impegno della sua comunità e per<br />

l’intensa opera di scrittore e giornalista. in<br />

questo libro, che sta avendo un grande successo,<br />

eccezionalmente Bianchi parla di sé e delle<br />

sue origini di figlio di gente povera del Monferrato,<br />

nel Piemonte agricolo e contadino. vi si<br />

raccontano le opere e i giorni di una storia non<br />

solo personale che tocca <strong>il</strong> periodo che va dal<br />

1943, anno della sua nascita, fino ai primi anni<br />

sessanta: <strong>il</strong> duro dopoguerra in italia prima dei<br />

cambiamenti sociali e del boom economico.<br />

<strong>il</strong> paesaggio naturale è quello delle colline<br />

piemontesi “coperte di f<strong>il</strong>ari di vite e piccole<br />

pianure chiazzate da campi di grano”, i lunghi<br />

inverni e gli autunni saporosi che attendevano<br />

<strong>il</strong> miracolo della vendemmia; <strong>il</strong> paesaggio<br />

dell’anima sono le presenze che popolavano <strong>il</strong><br />

mondo che c’era allora e che l’autore richiama<br />

dal passato e al cuore. <strong>il</strong> padre e la madre sono<br />

gente di quella terra: la mamma (morì quando<br />

l’autore aveva sette anni) che ogni giorno depone<br />

sulla mensa <strong>il</strong> pane, l’olio e <strong>il</strong> sale per la<br />

consolazione dell’ospite, <strong>il</strong> padre stagnaro che<br />

istruisce <strong>il</strong> figlio con la sapienza contadina dei<br />

precetti che servono a stare al mondo con dignità<br />

e onore. C’è anche tutta la cornice, i suoni<br />

e i s<strong>il</strong>enzi della vita contadina; le campane che<br />

battono le ore, segnano l’agonia dei morenti<br />

che mai morivano soli, le feste del paese, nel-<br />

quando Enzo bianchi (fondatore<br />

e attuale priore) decide<br />

di iniziare a vivere, solo, in<br />

una casa affittata presso le<br />

cascine di bose, frazione del<br />

comune di Magnano (provincia<br />

di biella). i primi fratelli<br />

giungono tre anni dopo, fra<br />

essi una donna e un pastore<br />

evangelico. Sin dalla fondazione,<br />

infatti, la Comunità<br />

promuove un intenso dialogo<br />

ecumenico fra le differenti<br />

chiese cristiane. Da allora,<br />

canto del gallo che squarcia le tenebre della<br />

notte, apre alla luce e porta la speranza del giorno<br />

nuovo. È la segreta armonia tra <strong>il</strong> sentire e<br />

l’esistere che ha accompagnato <strong>il</strong> percorso del<br />

monaco di Bose dettando molte sue vocazioni:<br />

la fedeltà alla terra che è madre per l’uomo che<br />

da essa trae <strong>il</strong> pane del sostentamento e <strong>il</strong> vino<br />

della gioia; la compagnia degli uomini, cercata<br />

per condividere <strong>il</strong> dono e l’ebbrezza buona<br />

del cibo che quando è buono, come può e deve<br />

essere, parla della cura affettuosa con cui lo si<br />

prepara; è amore, è bene.<br />

non si pensi tuttavia che <strong>il</strong> libro sia un’evocazione<br />

nostalgica ed elegiaca di quel mondo<br />

contadino di cui invece l’autore non tace <strong>il</strong> grumo<br />

di amarezza e di infelicità che sapeva covare,<br />

nella pesantezza del lavoro e nella miseria<br />

dei mezzi, nella ruvidezza dei modi che, non di<br />

rado, si alterava nella “violenza verbale e psicologica”<br />

della nodosa prepotenza masch<strong>il</strong>e, che<br />

um<strong>il</strong>iava le donne. Ma se molto è mancato in<br />

quella realtà sociale del nostro passato di poveri,<br />

che non è stato un paradiso, molto è però<br />

travasato nell’umanità conquistata anche a costo<br />

di quel duro apprendistato.<br />

La compiutezza del libro di Bianchi sta nella<br />

corrispondenza di risonanze che quel raccontare<br />

accende in noi, che abbiamo conosciuto quegli<br />

anni. L’emozione del riconoscere quelle orme<br />

scritte nel cuore, come se si parlasse delle nostre<br />

vite, coltivate con gli stessi riti e perfino con le<br />

cOMunITà DI BOSE: “PIccOLO GrEGGE<br />

La comunità monastica<br />

di Bose è una comunità religiosa<br />

composta attualmente<br />

da 80 membri, tra fratelli e<br />

sorelle, di sette nazionalità<br />

differenti, provenienti da<br />

chiese cristiane diverse e<br />

vive la propria vocazione<br />

monastica nel celibato, nella<br />

comunione fraterna dei beni,<br />

nell'obbedienza al Vangelo.<br />

Essa nasce l’8 dicembre<br />

del 1965, giorno in cui si<br />

chiude <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io Vaticano ii,<br />

la giornata nella Comunità<br />

è scandita dalla preghiera<br />

e dal lavoro: si celebra la liturgia<br />

delle ore cantata (preghiera<br />

comunitaria), la lectio<br />

divina (preghiera personale),<br />

si lavora, si pratica l’accoglienza,<br />

si studia la Scrittura,<br />

la tradizione monastica e si<br />

vive la faticosa ma feconda<br />

avventura comunitaria. La<br />

vita di ogni membro è una<br />

vita semplice: l’unica sua<br />

“missione” è credere e vivere

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