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4 <strong>Libertà</strong> - 17 Maggio 2009 RiSURREziOnE a.D. 2009<br />

Le parole di Benedetto XVI tra risurrezione e terremoto<br />

unA PASquA LunGA un MESE<br />

Sotto: immagini del<br />

disastroso sisma e<br />

dei soccorsi alle popolazioni<br />

abruzzesi.<br />

“C<br />

Michele Murgia<br />

he cosa vuol dire risorgere dai morti?”... “Che cosa vuol dirci <strong>il</strong><br />

Signore attraverso questo triste evento?”. Queste le domande<br />

in cui Benedetto Xvi ha concentrato i suoi discorsi, tra la veglia<br />

pasquale in san Pietro (roma, 11 apr<strong>il</strong>e) e l’incontro con i fedeli e<br />

i soccorritori delle popolazioni colpite dal recente gravissimo terremoto<br />

(Coppito, 28 apr<strong>il</strong>e). ancora una volta ha voluto mostrarci,<br />

da pastore sapiente qual è, che la vita dei cristiani non è mai stravolta<br />

-sino alla disperazione- dagli eventi della storia, nemmeno quelli<br />

più tragici, perché proprio dalla morte in Cristo (nel Battesimo)<br />

siamo confermati nella promessa di una Pasqua definitiva: la risurrezione.<br />

La prima domanda, nelle parole del papa, scaturisce dalla perplessità<br />

degli apostoli di fronte all’annuncio ripetutamente fatto da<br />

Gesù (cfr. Mc 9,10): anche gli uomini di oggi sono costantemente<br />

tentati dal dubbio, spesso tratti in inganno da falsi annunci di salvezze<br />

provvisorie che promettono -e non mantengono!- una felicità<br />

da consumare in fretta. Con un’analisi dei segni della liturgia<br />

della veglia pasquale, <strong>il</strong> Pontefice ha voluto ricordare che la Chiesa<br />

(noi tutti!) vive sulle “acque di morte della storia, e tuttavia è già<br />

risorta. Cantando essa si aggrappa alla mano del Signore, che la tiene<br />

al di sopra delle acque”, le acque di un mare ost<strong>il</strong>e, misto di fiamme<br />

e gelo, che non potranno mai sopraffarla (cfr. Ap 15,2s). noi tutti,<br />

infatti, “siamo come moribondi e invece viviamo” (2Cor 6,9), perché<br />

nella risurrezione del suo Figlio unigenito, <strong>il</strong> Padre stesso ha pronunciato<br />

di nuovo “Sia la luce”, una luce nuova in cui saranno dissipate<br />

per sempre le tenebre del dolore e della morte, di fronte alla<br />

quale si è spalancato <strong>il</strong> sepolcro che da allora sprigiona l’“eruzione<br />

di luce” che è <strong>il</strong> signore della vita. Questa la ragione di una speranza<br />

che vince ogni avversità, anche la più atroce: “Con la risurrezione,<br />

<strong>il</strong> giorno di Dio entra nelle notti della storia”, manifestando “ciò che<br />

non muore e che <strong>il</strong> terremoto non ha distrutto e non può distruggere:<br />

l’amore. L’amore rimane anche ald<strong>il</strong>à del guado di questa nostra precaria<br />

esistenza terrena, perché l’Amore vero è Dio. Chi ama vince, in<br />

Dio, la morte e sa di non perdere coloro che ha amato”.<br />

<strong>il</strong> dolore e la disperazione sono sempre in agguato, per far apparire<br />

Dio lontano, non presente nel mondo, addirittura inesistente.<br />

Questa l’esperienza fatta anche dai discepoli di emmaus (cfr. Lc<br />

24,13-35), episodio ricordato da Benedetto Xvi agli sfollati della<br />

tendopoli (onna, 28 apr<strong>il</strong>e): “Ma, lungo la strada, Egli si accostò<br />

loro e si mise a conversare con loro... risvegliando i loro cuori”. Con la<br />

sua presenza, papa Benedetto ha voluto testimoniare la vicinanza

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