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stesse parole. Così <strong>il</strong> compendio delle massime<br />
morali che nel libro parlano <strong>il</strong> dialetto del<br />
Monferrato-Langhe (in cui parlò, come ricorda<br />
l’autore, anche <strong>il</strong> f<strong>il</strong>osofo norberto Bobbio) trovano<br />
un’eco antica nella lingua dei sardi come in<br />
ogni lingua contadina. “Comandi monferrini che<br />
sono per me un magistero umano che ha edificato<br />
la mia etica laica e che ancora oggi considero una<br />
coda necessaria ai dieci comandamenti consegnati<br />
a Mosè”, scrive Bianchi. Quali comandi? “Il primo<br />
è una sorta di traduzione popolare dell’imperativo<br />
categorico kantiano: fare <strong>il</strong> proprio dovere<br />
a costo di crepare”(“fagher su dovere mancari crebes”;<br />
è “elogio del dovere posto sotto la legge della<br />
perseveranza”).<br />
<strong>il</strong> secondo ammonimento: “Non esageriamo”.<br />
“Quando uno si costruiva la casa o ristrutturava<br />
la cascina, nel raccontare se stessi come<br />
nel reagire al successo era segno di saggezza, e<br />
fonte di stima, restare nella semplicità”; significava<br />
avere <strong>il</strong> senso dei propri limiti e tenere<br />
i piedi per terra. <strong>il</strong> terzo precetto: “Si tratta di<br />
non prendersela” per “fermare la sofferenza…<br />
porre un limite anche al dolore… perché <strong>il</strong> male<br />
non travolga l’intera esistenza”. È la lezione della<br />
pazienza di fronte alla sventura, la resistenza<br />
agli eventi da accettare con risoluta compostezza,<br />
contando sulla mutevolezza della sorte (“né<br />
su onu durat né su malu”).<br />
Che cosa resta oggi di questa pedagogia? È<br />
fac<strong>il</strong>e leggere in controluce i comportamenti,<br />
e la misura nella quale d<strong>il</strong>agano nella società<br />
di oggi, che sono dimenticanza e aperta sconfessione<br />
di quella morale. in contrasto con la<br />
legge ferrea del dovere, e della perseveranza<br />
nell’adempierlo, ci si educa alla reversib<strong>il</strong>ità di<br />
ogni impegno, alla remissione delle scelte e alla<br />
fuga di fronte alla fatica, quando c’è da rimanere<br />
inchiodati al dovere e alla parola data. “Se<br />
eri studente, dovevi studiare, e sodo, soprattutto<br />
se -scrive Bianchi parlando di sé- potevi continuare<br />
a farlo solo conquistando borse di studio e<br />
presalari grazie alla media dei voti ottenuti”.<br />
<strong>il</strong> comando di non ostentare la fortuna, l’ordine<br />
di non aspirare a distinguersi dagli altri da<br />
lasciare indietro, oggi è moneta fuori corso: la<br />
consegna è sopravanzare, uscire al massimo scoperto<br />
(magari in televisione) e nessuna esagerazione<br />
trova <strong>il</strong> limite del riserbo. La lezione del<br />
coraggio di fronte alla prova è ancora più diffic<strong>il</strong>e<br />
da studiare: l’aspirazione irragionevole ai paradisi<br />
in terra, la spinta al piacere e l’<strong>il</strong>lusione della<br />
vita fac<strong>il</strong>e creano le frag<strong>il</strong>ità a causa delle quali<br />
spesso si schiantano le esistenze dei più deboli.<br />
etica individuale che è sostrato dell’ethos<br />
collettivo: a soffrirne la mancanza sono soprattutto<br />
i luoghi deputati alla costruzione del senso,<br />
famiglia e scuola.<br />
<strong>il</strong> libro di enzo Bianchi è invito alla memoria<br />
di noi stessi che risveglia e aiuta a risollevarsi.<br />
Ciò che è stato è patrimonio da custodire e<br />
<strong>il</strong> pane di ieri è buono per domani. <strong>il</strong> dist<strong>il</strong>lato<br />
di questa sapienza antica è stato <strong>il</strong> nutrimento<br />
della vita del monaco di Bose sfociata in una<br />
straordinaria avventura comunitaria e in una<br />
spiritualità alimentata nello studio e nella preghiera,<br />
nella pace di una cella che si affaccia<br />
sull’orto da curare. a sentire, a leggere enzo<br />
Bianchi sembra anche di carpire <strong>il</strong> segreto di<br />
una misteriosa felicità.<br />
chE SPErA cOnTrO OGnI SPErAnzA”<br />
in Colui che Dio ha mandato,<br />
Gesù Cristo.<br />
Ognuno di loro lavora,<br />
guadagnandosi da vivere con<br />
le proprie mani, come tutti gli<br />
altri uomini e sull’esempio degli<br />
apostoli e dei padri, come<br />
si legge nella loro Regola.<br />
Le loro principali attività<br />
sono: la cura del frutteto e<br />
dell'orto; la produzione di<br />
manufatti artigianali in ceramica<br />
e di icone a soggetto<br />
religioso secondo i metodi<br />
tradizionali; la falegnameria;<br />
l'attività editrice e la tipografia,<br />
che pubblica i libri della<br />
comunità nelle edizioni Qiqajon;<br />
la ricerca biblica e la predicazione<br />
catechetica, quale<br />
servizio alla comunità e alle<br />
chiese locali.<br />
Oltre alla sede principale<br />
e originaria, l’esperienza<br />
della Comunità di bose si è<br />
diffusa anche in altre località:<br />
dal gennaio del 1981 la<br />
Comunità è presente anche<br />
a Gerusalemme per approfondire<br />
le radici ebraiche del<br />
cristianesimo e per allargare<br />
la propria comprensione delle<br />
Scritture comuni a cristiani<br />
ed ebrei; nel 1998 è stata<br />
aperta una fraternità masch<strong>il</strong>e<br />
a Ostuni, in una regione,<br />
la Puglia, nella quale fin dagli<br />
inizi della storia di bose si<br />
sono stretti profondi legami<br />
di amicizia.<br />
(Dal sito http://www.monasterodibose.it)<br />
<strong>Libertà</strong> - 17 Maggio 2009<br />
<strong>il</strong> Libro è una raccolta di<br />
racconti di modi, usi, sapori<br />
e profumi di una volta.<br />
“Il pane di ieri è buono<br />
domani”, dice per intero <strong>il</strong><br />
proverbio. Con la bussola<br />
di queste parole Enzo<br />
bianchi racconta storie e<br />
rievoca volti della propria<br />
esistenza. Ogni racconto<br />
è la tappa di un cammino<br />
sapienziale che parla<br />
dell’amicizia, della diversità,<br />
del vivere insieme,<br />
dei giorni che passano e<br />
della gioia. Della vita di<br />
ogni uomo in ogni tempo<br />
e terra del mondo.<br />
e. Bi a n c h i, Il pane di ieri,<br />
Giulio Einaudi Editore, Torino<br />
2008, pp. 114.<br />
Vivere <strong>il</strong> cristianesimo<br />
nell’età della globalizzazione:<br />
R. Ma n c i n i, L’umanità<br />
promessa, Edizioni Qiqajon,<br />
Bose 2009, pp. 136.<br />
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