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L’annO Di San PaOLO<br />

(segue nel prossimo numero)<br />

<strong>Libertà</strong> - 17 Maggio 2009<br />

SIGnOrE, cOSA VuOI chE IO FAccIA?<br />

Retti nella fede e nelle opere<br />

Salvatore alberto Panimolle<br />

nel secondo racconto della conversione<br />

di saulo è inserita in modo esplicito<br />

la seguente domanda di questo ebreo,<br />

folgorato dalla voce celeste del Cristo: “Che<br />

cosa devo fare, Signore?” (At 22,10). Questa<br />

richiesta è fondamentale per dimostrare<br />

<strong>il</strong> cambiamento radicale della mente e del<br />

cuore di saulo, <strong>il</strong> quale da accanito persecutore<br />

è trasformato in doc<strong>il</strong>e discepolo<br />

di Gesù. Tale domanda infatti manifesta la<br />

sua piena disponib<strong>il</strong>ità a compiere in tutto<br />

la volontà della persona divina, che gli sta<br />

parlando. egli infatti professa la sua fede<br />

nella divinità del Cristo, in quanto riconosce<br />

che egli è <strong>il</strong> signore (in greco kýrios),<br />

quindi crede per la prima volta che Gesù <strong>il</strong><br />

nazareno non è un semplice uomo, né tanto<br />

meno un eretico o un rinnegato, perché<br />

avrebbe tradito le tradizioni paterne, come<br />

aveva ritenuto fino a quel momento.<br />

Tale atto di fede retta (ortodossia) suscita<br />

nella volontà di questo convertito la<br />

disponib<strong>il</strong>ità a fare quanto <strong>il</strong> signore gli<br />

richiede (la ‘famosa’ ortoprassi). La retta<br />

fede infatti stimola <strong>il</strong> credente a impegnarsi<br />

nel compiere ciò che <strong>il</strong> signore vuole da lui<br />

e san Paolo è stato modello esemplare nel<br />

vivere in modo eroico l’etica evangelica.<br />

in proposito richiamiamo l’insegnamento<br />

di Gesù verso la fine del Discorso della<br />

montagna, laddove <strong>il</strong> signore ammonisce<br />

a impegnarsi seriamente nel fare la volontà<br />

del Padre per poter entrare nel regno dei<br />

cieli: “Non chiunque dice: «Signore, Signore»<br />

entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà<br />

del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7,21).<br />

Per raggiungere la salvezza eterna, non<br />

bastano le belle professioni di fede, anche<br />

se corrette, perché la fede retta senza le<br />

opere non è sufficiente per ottenere la vita<br />

divina immortale. Per avere questa grazia,<br />

dalla quale dipende la nostra felicità eterna,<br />

bisogna impegnarsi seriamente e concretamente<br />

nel compiere la volontà di Dio.<br />

i discepoli di Gesù, che vivono <strong>il</strong> mes-<br />

saggio di Cristo, compiono la volontà del<br />

Padre, a differenza di quelli che obbediscono<br />

solo a parole, ma in realtà si rifiutano<br />

di mettere in pratica la parola del vangelo.<br />

Con questo impegno nell’ortoprassi, cioè<br />

nell’eseguire la volontà di Dio, accogliendo<br />

e vivendo la sua parola, i credenti diventano<br />

nientemeno che consanguinei di Gesù<br />

(Mt 12,48). <strong>il</strong> Terzo evangelista nel passo<br />

parallelo concretizza la volontà del Padre<br />

nel praticare la parola di Dio: “Mia madre<br />

e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la<br />

parola di Dio e la compiono” (Lc 8,21).<br />

Sopra: A. Ru b l e v, San Paolo<br />

(1410-1420), icona, State<br />

tretyakov Gallery di Mosca.<br />

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