"Il Diogene Moderno" Ottobre - Novembre 2009 ... - Scalea .it
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ottobre-novembre <strong>2009</strong>9 Società ❏ 13<br />
Psicologia: Ansia, attacchi di panico e agorafobia<br />
Ansia, attacchi di panico e agorafobia sono sintomi<br />
oggi molto frequenti tra giovani e giovanissimi.<br />
Intendo riportare brevemente un caso clinico per<br />
sottolineare che (in assenza di eventi traumatici) vi<br />
è quasi sempre una significativa correlazione tra<br />
questo tipo di disturbi e il rapporto gen<strong>it</strong>ori-figli,<br />
sin dall’ infanzia.<br />
Mirco ha 27 anni, è primogen<strong>it</strong>o, ha una sorella di<br />
24 anni che lavora ed è fidanzata, entrambi vivono<br />
nella casa dei gen<strong>it</strong>ori. Mirco ha interrotto gli studi<br />
dopo aver frequentato la facoltà di ingegneria per 2<br />
anni (scelta condizionata dal padre); attualmente<br />
lavora come rappresentante.<br />
Due anni fa si verifica il primo attacco di panico, ma<br />
Mirco si rivolge allo psicologo solo un anno dopo<br />
quando sopraggiunge l’agorafobia.<br />
La sua infanzia è trascorsa in un clima APPARENTE-<br />
MENTE sereno: ha avuto tanti amici, tanti giochi come<br />
tutti i bambini, ha sempre vissuto la scuola con<br />
seren<strong>it</strong>à insieme con insegnanti e compagni, nessun<br />
evento traumatico, malattie, lutti o separazioni particolari.<br />
Nessun elemento poteva, dunque, indurre i<br />
gen<strong>it</strong>ori a presagire il disturbo di Mirco. Da bambino,<br />
però, era cagionevole di salute e quindi sempre oggetto<br />
di attenzioni particolari; non ha mai vissuto<br />
periodi lontano da casa, nessuna separazione neppure<br />
temporanea, non gli è stato concesso neppure<br />
di partecipare alle g<strong>it</strong>e scolastiche. Durante l’adolescenza,<br />
le sue richieste di indipendenza,<br />
identiche a quelle di tutti i ragazzi della sua età,<br />
hanno avuto sempre risposta negativa da parte dei<br />
gen<strong>it</strong>ori che si mostravano persino risent<strong>it</strong>i quando<br />
le attiv<strong>it</strong>à di Mirco erano dirette fuori dai confini della<br />
famiglia. I suoi hobby: suonare e scrivere, erano<br />
svolti di nascosto. I gen<strong>it</strong>ori di Mirco non lo punivano<br />
mai esplic<strong>it</strong>amente, ma usavano spesso i cosiddetti<br />
“ricatti morali” per ottenere che si adattasse alla<br />
loro volontà.<br />
La madre, 53 anni, maestra elementare lo aveva<br />
iscr<strong>it</strong>to alla sua stessa scuola per poterlo controllare<br />
almeno durante la ricreazione e le attiv<strong>it</strong>à svolte all’aperto.<br />
Madre molto apprensiva, lo metteva continuamente<br />
in guardia contro i pericoli e lui condivideva<br />
la sua stessa ansia. A casa gli proibiva qualsiasi<br />
attiv<strong>it</strong>à tipicamente divertente per i bimbi: divertirsi<br />
correndo, giocare scalzo, bagnarsi ecc..; tutto ciò<br />
rendeva Mirco insicuro e dipendente. La mancanza<br />
d’autonomia è dunque, un elemento caratteristico<br />
della v<strong>it</strong>a di Mirco. La madre, inoltre, è ossessionata<br />
dal “m<strong>it</strong>o” della famiglia, per lei la famiglia è veramente<br />
tutto ed è terrorizzata dalle separazioni es-<br />
UN CASO CLINICO<br />
sendo rimasta orfana di entrambi i gen<strong>it</strong>ori quando<br />
era ancora bambina.<br />
<strong>Il</strong> padre ha 61 anni, imprend<strong>it</strong>ore. Persona severa,<br />
autor<strong>it</strong>ario ed impulsivo; era stato molto dipendente<br />
dai suoi gen<strong>it</strong>ori ormai morti e da sua sorella maggiore<br />
ancora in v<strong>it</strong>a. Un anno fa gli è stata diagnosticata<br />
una grave malattia e per 2 mesi la famiglia ha<br />
avuto il terrore di perderlo, ma si è trattato di un falso<br />
allarme. Nonostante ciò, Mirco non percepisce<br />
più il padre come autor<strong>it</strong>ario e onnipotente, ma debole<br />
più di tanti altri e soprattutto bisognoso; comincia<br />
l’agorafobia: Mirco non è più in grado di recarsi<br />
in un qualsiasi posto senza la vicinanza del<br />
padre; non solo è bloccato dalla paura che si possa<br />
ripetere l’attacco di panico, ma vive ogni piccola iniziativa<br />
presa come un tradimento nei confronti del<br />
padre “debole” e della madre in quanto persona<br />
che ha vissuto esclusivamente per i figli. Dunque per<br />
Mirco ogni tentativo verso l’autonomia rappresenta<br />
un tradimento. Nonostante i suoi 27 anni egli non<br />
riesce ad individuarsi, confessa di sentirsi un bimbo<br />
di 7 anni e non un uomo di 27 in quanto il trattamento<br />
che continua a ricevere dai gen<strong>it</strong>ori, in particolare<br />
dalla madre, è lo stesso che riceveva da bambino:<br />
cure, protezione, ostacoli al desiderio di<br />
inserirsi nel mondo esterno.<br />
Valutazione: <strong>Il</strong> tipo di educazione eccessivamente<br />
rigido nelle regole e pieno di decisioni autor<strong>it</strong>arie<br />
adottato dai gen<strong>it</strong>ori ha ostacolato sin dall’infanzia<br />
lo sviluppo di una volontà autonoma. <strong>Il</strong> senso di colpa<br />
che è stato ed è ancora oggi un elemento dominante<br />
dei legami di questa famiglia ha reso Mirco incapace<br />
di qualsiasi passo verso la propria<br />
indipendenza. Inizialmente le sedute di psicoterapia<br />
di Mirco sembravano prive di senso, ma dopo<br />
due mesi egli comincia a raccontare la sua infanzia<br />
ed adolescenza soffermandosi in particolari che prima<br />
gli sembravano insignificanti e soprattutto non<br />
responsabili del suo sintomo. Durante l’analisi supportiva<br />
cominciano ad emergere alcune sensazioni<br />
di fastidio che si trasformano in sentimenti negativi:<br />
emozioni di rabbia, inadeguatezza, incapac<strong>it</strong>à. Dopo<br />
sei mesi Mirco ha piena consapevolezza della<br />
sua storia, della sua personal<strong>it</strong>à, delle cause del suo<br />
disturbo. Inizia così l’elaborazione dei sentimenti e<br />
delle emozioni negative. Mirco non saltava una seduta,<br />
era determinato ad affrontare tutto il dolore.<br />
Durante l’analisi Mirco ha scoperto così che alla base<br />
del rifiuto di uscire c’era la difficoltà a separarsi<br />
dai gen<strong>it</strong>ori sia per MANCANZA DI AUTONOMIA sia<br />
per forte SENSO DI COLPA. Nel giro di un anno individuò<br />
la sua strada e giunse a completa guarigione.<br />
Per chiarimenti o consulenze gratu<strong>it</strong>e:<br />
DOTT.SSA GIUSEPPINA PROVENZANO<br />
cell. 338/2391983.<br />
PROBLEMI ESISTENZIALI<br />
adolescenti: generazione senza no<br />
Nel numero scorso questo giornale ha pubblicato<br />
un articolo a firma dello scrivente dal t<strong>it</strong>olo “Mini pirati<br />
in azione”, in questo il collegamento all’articolo<br />
precedente è dettato dalla necess<strong>it</strong>à di comprendere<br />
le cause di un certo comportamento.<br />
Navigando in internet mi è cap<strong>it</strong>ato di leggere la recensione<br />
del nuovo libro dello psichiatra e psicologo<br />
Paolo Crepet “Sfamiglia” (ed<strong>it</strong>o per i tipi della<br />
ed<strong>it</strong>rice Einaudi) e parecchie domande che mi ponevo<br />
hanno trovato una risposta e un riscontro logico<br />
a s<strong>it</strong>uazioni estreme di bullismo e atteggiamenti<br />
caratteriali dei giovani di oggi. In famiglia,<br />
vuoi per malinteso senso di liberal<strong>it</strong>à, vuoi per mancanza<br />
di tempo da dedicare ai figli, non si dicono<br />
più “No”. Le richieste, a volte assurde, ricevono<br />
nella maggior parte dei casi risposte affermative,<br />
anzi, i gen<strong>it</strong>ori in alcuni casi affrontano disagi pur di<br />
esaudire i desideri di questi poveri figli bistrattati e<br />
mal segu<strong>it</strong>i. Si può fare del male anche per troppo<br />
“amore”. In primo luogo l’autore consiglia di non<br />
ev<strong>it</strong>are di l<strong>it</strong>igare con i ragazzi, anzi inv<strong>it</strong>a a contraddirli<br />
nelle loro fantasie: lo scopo è quello di ridurre<br />
il senso di onnipotenza che li pervade, quella<br />
sensazione che li spinge a fare di tutto e di più in<br />
quanto a loro tutto è permesso. <strong>Il</strong> permissivismo<br />
che impera nelle famiglie è forse la causa principale<br />
della s<strong>it</strong>uazione, a questo propos<strong>it</strong>o mi piace riportare<br />
testualmente un passo che mi ha particolarmente<br />
colp<strong>it</strong>o relativo alla domanda, cosa vuoi<br />
fare da grande?: «...<strong>Il</strong> giovanotto ha stancamente<br />
raggiunto un diploma un paio d’anni prima, poi, più<br />
nulla. Attiv<strong>it</strong>à principali: ascoltare musica, uscire<br />
con la fidanzata, incontrarsi con gli amici anch’essi<br />
nullafacenti... Poi, dice tranquillo: “<strong>Il</strong> Pensionato.<br />
Voglio fare il pensionato”... Forse non ha tutti i torti.<br />
In fin dei conti, è stato pensionato per i suoi primi<br />
vent’anni; perchè mai dovrebbe cambiare condizione<br />
proprio adesso, rinunciare a godere di un<br />
dir<strong>it</strong>to acquis<strong>it</strong>o? Non è per caso cresciuto nell’ozio<br />
e nel permissivismo, imbevuto delle tutele più<br />
indecenti? Non è forse vero che gli è stato fatto capire<br />
che la tranquill<strong>it</strong>à economica non è un trampolino<br />
di lancio, ma un comodo giaciglio dove impigrirsi<br />
come e quando vuole? Che cosa<br />
pretendono quei gen<strong>it</strong>ori, dopo che per vent’anni<br />
hanno scelto l’educazione invertebrata del non dire<br />
nulla, del non contrariare mai il figlio, del non<br />
contrastarlo. Sfidarlo punirlo, provocarlo insomma?<br />
E adesso tocca guardarlo nella sua rassegnata quiete,<br />
incapace di pensare che la responsabil<strong>it</strong>à di un<br />
progetto di v<strong>it</strong>a non è un anatema biblico, ma la<br />
declinazione della libertà...?» Non è vero però, che<br />
siano incapaci di pensare, il permessivismo di cui<br />
hanno goduto fa loro credere che qualunque cosa<br />
facciano o pensino di fare, sia fattibile, perchè, tanto<br />
poi, ci sarà qualcuno che metterà le cose a posto<br />
e si potrà r<strong>it</strong>ornare a fare ciò che si vuole. Allora<br />
vale picchiare (e filmare l’evento) il compagno<br />
diversamente abile, vale distruggere gli arredi di<br />
un’aula scolastica, vale dileggiare i docenti portandoli<br />
all’esasperazione, vale compiere atti sessuali<br />
con la compagnuccia compiacente, filmarli e poi<br />
usarli come arma di ricatto, vale malmenare l’anziano<br />
per strada, il diverso, l’extracomun<strong>it</strong>ario, vale<br />
tutto, tanto alla fine ci pensa papà. La v<strong>it</strong>a, però,<br />
non è questa, presto si troveranno ad affrontare i<br />
veri problemi. Forse sfileranno per chiedere lavoro<br />
e sicurezza alle autor<strong>it</strong>à, oppure si troveranno ad<br />
affrontare pesanti problemi di sopravvivenza, di<br />
mantenimento, di figli, di legge, in sintesi di v<strong>it</strong>a<br />
quotidiana. I gen<strong>it</strong>ori non sono eterni e “lo scudo”<br />
con il tempo si logora, non protegge più, si r<strong>it</strong>rovano<br />
inermi di fronte ad un mondo che fagoc<strong>it</strong>a tutti<br />
coloro che non hanno una difesa, una forza, dettata<br />
dalle difficoltà superate. Alla luce di queste s<strong>it</strong>uazioni<br />
trovano giustificazione i micro criminali per<br />
noia, gli atti di bullismo fatti per avere qualcosa da<br />
raccontare. La mancanza di “NO” provoca effetti<br />
devastanti, forma dei disabili sociali che sono peggio<br />
dei disabili fisici, forma mental<strong>it</strong>à distorte che<br />
saranno alla base della società futura, forma il malessere<br />
del futuro. Ecco la risposta ai mini pirati dello<br />
scorso numero, onnipotenti stolti senza guida. In<br />
chiusura mi piace ricordare un’altra realtà: su questa<br />
nostra terra ogni tre secondi un bimbo con tanti<br />
“NO” muore di fame: 1-2-3..., 1-2-3..., 1-2-3...;<br />
c’è da pensare.<br />
(G.E.Z.)