Maggio - Circhi

8
colpito, ha ammaccature e bitorzoli dappertutto:
ma rimbalza sempre in piedi. E' indistruttibile.
La sua capacità di rialzarsi simboleggia
la speranza. Noi siamo la gente
della resurrezione e il clown dice appunto
che nella vita vi è la sofferenza, il trionfo e
la resurrezione, come ha insegnato Cristo”.
Ho conosciuto da vicino, in altri tempi, la gente d'Abruzzo
colpita dal terremoto. Proprio “quella” gente che ognuno
ha visto sui teleschermi. Volti asciutti, sobrietà di parole,
sobrietà di dolore tenuto dentro per concedere agli altri
il meno possibile. Gente avvezza alle durezze della vita di
montagna, anche se poco distante dal mare, e ospitale
a modo proprio. Gente che non è quella che può definirsi
“simpatica”, ma forte sì, e capace di trasmettere forza a
chi ne ha meno. So per testimonianza diretta, familiare,
che per quanto dure siano apparse a noi telespettatori le
traversie vissute da quei nostri confratelli, per quante
lacrime siano riusciti a spremere i cronisti alle vittime con
quella spregiudicatezza professionale che anch'io per
mestiere conosco, solo una pallida ombra ci è giunta di
quella orrenda verità. Ma destino ha voluto che la terra
si rovesciasse sotto i loro piedi in tempo di Pasqua, quando
le campane suonano – e così ci ricolleghiamo al prete
clown – che Uno è risorto per tutti noi. Ed è stato bello,
per me, vedere stole vescovili e nasi rossi vicini con il
medesimo intento anche se con altri strumenti spirituali
e culturali. Bello vedere Berlusconi mentre tentava di
rincuorare due anziane donne affiancato da un “naso
rosso” che – allegro ma non troppo - minacciava castighi
al capo del governo se non avesse mantenuto gli impegni.
Là dove si parla di resurrezione dell'uomo, il gioco del
circo è al posto suo. Anche fra le macerie.