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Leggi il formato PDF - Ordine degli Avvocati di Lecco

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evità (malgrado l’ultimo intervento <strong>di</strong> riforma<br />

dell’art. 5 d.p.r. n. 322/1998, che lo<br />

ha elevato a nove mesi) del termine entro<br />

<strong>il</strong> quale <strong>il</strong> curatore è tenuto a presentare<br />

la <strong>di</strong>chiarazione iniziale; per gli anni che<br />

possono trascorrere prima <strong>di</strong> giungere alla<br />

chiusura del fallimento; e, non ultimo, delle<br />

responsab<strong>il</strong>ità connesse alla redazione della<br />

<strong>di</strong>chiarazione del maxi-periodo.<br />

A questo proposito non va trascurato che<br />

<strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio che <strong>il</strong> curatore è tenuto a re<strong>di</strong>gere<br />

all’inizio della procedura ha una duplice<br />

e <strong>di</strong>stinta valenza: esso r<strong>il</strong>eva ai fini della<br />

<strong>di</strong>chiarazione fiscale della frazione <strong>di</strong> periodo<br />

anteriore al fallimento; e, inoltre, anche<br />

ai fini dell’accertamento della consistenza<br />

del patrimonio netto iniziale usato nel calcolo<br />

dell’imponib<strong>il</strong>e del maxi-periodo.<br />

Con riferimento a tale secondo prof<strong>il</strong>o,<br />

<strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio iniziale (meglio, lo stato patrimoniale<br />

che ne fa parte) è un elemento<br />

della documentazione sottostante alla<br />

<strong>di</strong>chiarazione finale, <strong>di</strong> modo che a rigori<br />

l’incompletezza, inesattezza o falsità dei<br />

dati che vi siano stati in<strong>di</strong>cati espone tale<br />

atto a rettifica (art. 39 c. 1 lett. d) d.p.r. n.<br />

600/1973). Né a scongiurare <strong>il</strong> rischio varrebbe,<br />

in ipotesi, <strong>il</strong> decorso del termine <strong>di</strong><br />

decadenza al quale l’azione accertatrice è<br />

sottoposta, rispetto all’epoca nella quale <strong>il</strong><br />

b<strong>il</strong>ancio iniziale sia stato redatto: esso infatti<br />

estinguerebbe <strong>il</strong> potere <strong>di</strong> rettificare la<br />

<strong>di</strong>chiarazione iniziale, ma non la <strong>di</strong>chiarazione<br />

finale, per la quale <strong>il</strong> termine decorre<br />

dall’anno in cui essa è stata presentata<br />

(art. 43 d.p.r. n. 600/1973).<br />

A evitare brutte sorprese la risposta va<br />

dunque ra<strong>di</strong>cata a dati normativi precisi,<br />

che conviene esplicitare.<br />

10<br />

3.- Riferimenti.<br />

Il riferimento normativo obbligato è la <strong>di</strong>sciplina<br />

che impone al curatore <strong>di</strong> prendere<br />

in consegna le scritture contab<strong>il</strong>i e i documenti<br />

del fallito, e <strong>di</strong> re<strong>di</strong>gere l’inventario<br />

dei beni che gli sono affidati (art. 88 L.F.).<br />

Inoltre <strong>il</strong> successivo art. 89 prescrive che,<br />

in base alle scritture contab<strong>il</strong>i del fallito<br />

e alle altre notizie che può raccogliere, <strong>il</strong><br />

curatore comp<strong>il</strong>a: (a) l’elenco dei cre<strong>di</strong>tori,<br />

(b) l’elenco <strong>di</strong> tutti coloro che vantano <strong>di</strong>ritti<br />

reali e personali, mob<strong>il</strong>iari e immob<strong>il</strong>iari,<br />

su cose in possesso o nella <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità<br />

del fallito; (c) <strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio dell’ultimo esercizio,<br />

se non è stato presentato dal fallito nel<br />

termine stab<strong>il</strong>ito.<br />

Generalmente si ritiene che né l’inventario<br />

previsto dall’art. 88, né l’ (eventuale) b<strong>il</strong>ancio<br />

<strong>di</strong> cui è parola nell’art. 89 corrispondano<br />

al b<strong>il</strong>ancio che l’art. 183 c. 2 TUID<br />

impone al curatore <strong>di</strong> re<strong>di</strong>gere all’inizio del<br />

proce<strong>di</strong>mento.<br />

La <strong>di</strong>stinzione, corretta, è stata tuttavia<br />

enfatizzata, sino a ricavarne che nel re<strong>di</strong>gere<br />

<strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio iniziale <strong>il</strong> curatore sarebbe<br />

tenuto a rendere conto unicamente delle<br />

eventuali attività e passività che, ancorché<br />

non iscritte in contab<strong>il</strong>ità, tuttavia risultino<br />

chiaramente espresse dalla documentazione<br />

contab<strong>il</strong>e consegnatagli dal fallito,<br />

potendo prescindere da un controllo <strong>di</strong><br />

veri<strong>di</strong>cità e completezza <strong>di</strong> essa, e anche<br />

dall’onere <strong>di</strong> correggerla, alla luce <strong>degli</strong><br />

elementi <strong>di</strong> conoscenza eventualmente acquisiti<br />

attraverso l’attività <strong>di</strong> ricognizione<br />

e censimento impostagli dalla legge fallimentare.<br />

Ne è derivata una interpretazione restrittiva<br />

dei compiti del curatore, che, in relazione<br />

al problema che ci siamo posti, produce<br />

effetti controproducenti, perché gioca<br />

in favore <strong>di</strong> un sistematico scostamento<br />

tra la situazione contab<strong>il</strong>e e l’effettiva consistenza<br />

patrimoniale dell’impresa fallita.<br />

E’ infatti evidente che siffatte <strong>di</strong>vergenze<br />

hanno tanto maggiore probab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> verificarsi,<br />

quanto minore sarà l’impegno posto<br />

dal curatore nel convertire le informazioni<br />

raccolte in una fedele rappresentazione<br />

della situazione patrimoniale dell’impresa<br />

all’inizio della procedura.<br />

Sul punto mi pare opportuno convenire<br />

con un’interpretazione interme<strong>di</strong>a che<br />

estenda l’onere informativo che grava sul<br />

curatore agli elementi patrimoniali fiscalmente<br />

r<strong>il</strong>evanti <strong>di</strong> maggiore evidenza anche<br />

se non in<strong>di</strong>cati in contab<strong>il</strong>ità; tale, perciò,<br />

che la non corrispondenza tra i documenti<br />

in<strong>di</strong>cati negli artt. 88 e 89 L.F. e nell’art. 183<br />

TUID, non <strong>di</strong>venti un alibi <strong>di</strong> rappresentazioni<br />

sommarie e parziali, che come <strong>di</strong>rò<br />

subito possono riflettersi negativamente<br />

anche sulla determinazione dell’imponib<strong>il</strong>e<br />

del maxi-periodo.<br />

4.- Interpretazioni.<br />

Ciò posto in or<strong>di</strong>ne alla <strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong> riferimento,<br />

occorre aggiungere che sul regime<br />

fiscale da riservare ai cre<strong>di</strong>ti non ammessi<br />

al passivo in dottrina si sono affacciate due<br />

posizioni.<br />

La prima delle quali sostiene la necessità<br />

che nel calcolo dell’eventuale residuo<br />

attivo si tenga conto anche dei cre<strong>di</strong>ti non<br />

ammessi o rinunciati: (a) per la necessaria<br />

omogeneità con la composizione del patrimonio<br />

netto iniziale; nel senso che <strong>il</strong> residuo<br />

attivo sarebbe <strong>il</strong> patrimonio risultante<br />

al termine della liquidazione, le cui componenti<br />

devono trovare rispondenza in esso,<br />

così da assicurare una esatta rappresentazione<br />

del risultato della procedura; (b) per<br />

la corretta determinazione della per<strong>di</strong>ta del<br />

maxi-periodo, nei casi in cui essa assuma<br />

r<strong>il</strong>evanza in virtù della possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> compensazione<br />

con futuri red<strong>di</strong>ti d’impresa (cfr.<br />

art. 183 c. 3 TUID, per l’impren<strong>di</strong>tore in<strong>di</strong>viduale),<br />

che non sarebbe in<strong>di</strong>cata nel suo<br />

ammontare effettivo se non comprendesse<br />

anche i cre<strong>di</strong>ti non ammessi o rinunciati ( 2).<br />

A questa tesi se ne è opposta altra, per<br />

la quale, invece, i debiti che non partecipano<br />

al concorso perché non insinuati o<br />

rinunciati sarebbero invece da ritenere<br />

definitivamente “ster<strong>il</strong>izzati” ai fini della<br />

determinazione della base imponib<strong>il</strong>e del<br />

maxi-periodo, e non concorrerebbero perciò<br />

al calcolo del residuo attivo: (a) per ragioni<br />

attinenti all’interpretazione letterale<br />

dell’art. 183 c. 2 TUID, giacché residuo attivo<br />

è cosa <strong>di</strong>versa da patrimonio finale, e<br />

designa null’altro che i beni che residuano<br />

dopo <strong>il</strong> sod<strong>di</strong>sfacimento dei cre<strong>di</strong>ti concorsuali;<br />

(b) per ragioni attinenti alla ratio<br />

legislativa, la quale postula una continuità<br />

dell’impresa, e consente <strong>di</strong> prescindere<br />

dall’effettuazione <strong>di</strong> una ricognizione completa<br />

delle componenti patrimoniali avan-<br />

2. MICCINESI, L’imposizione dei red<strong>di</strong>ti e nelle altre<br />

procedure concorsuali, M<strong>il</strong>ano 1990, p.188

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