Leggi il formato PDF - Ordine degli Avvocati di Lecco
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“O àndres Athenàioi” (“O citta<strong>di</strong>ni ateniesi”) :<br />
la <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Socrate<br />
Come seguito all’articolo pubblicato sul<br />
numero <strong>di</strong> Ottobre 2009, nel quale un <strong>il</strong>lustre<br />
collega riprendeva alcuni consigli<br />
espressi dal grande Marco Tullio Cicerone<br />
nel “De Oratore”, sottopongo all’attenzione<br />
dei lettori l’altissima figura <strong>di</strong> Socrate,<br />
esimio maestro <strong>di</strong> Platone, <strong>il</strong> quale<br />
ne tratteggia un ritratto in<strong>di</strong>menticab<strong>il</strong>e<br />
nell’”Apologia <strong>di</strong> Socrate”.<br />
L’opera contiene l’articolata <strong>di</strong>fesa spiegata<br />
dal f<strong>il</strong>osofo contro i suoi detrattori che<br />
lo perseguitano ingiustamente (lui, <strong>il</strong> giusto<br />
per eccellenza accusato <strong>di</strong> empietà ed ateismo,<br />
l’uomo che Platone stimava più saggio<br />
<strong>di</strong> ogni altro per la coscienza del proprio<br />
non-sapere e la sua vita condotta in perfetta<br />
povertà in continuo servizio dell’onore<br />
<strong>di</strong> quel <strong>di</strong>o che aveva voluto metterlo alle<br />
costole <strong>degli</strong> Ateniesi per correggerli e <strong>di</strong>stoglierli<br />
dal male morale) e ne provocano<br />
la condanna a morte tramite la somministrazione<br />
<strong>di</strong> una dose <strong>di</strong> veleno (la cicuta).<br />
Quella morte (accettata con <strong>di</strong>gnità e<br />
coraggio - sul cui significato riflette l’impareggiab<strong>il</strong>e<br />
oratore nel suo ultimo intervento<br />
f<strong>il</strong>osofico, pacato ed ispirato - rimasta<br />
ignota, ma prefigurata dalla nostra mente<br />
o come eterno sonno senza sogni o come<br />
un viaggio in regioni remote, tra spiriti <strong>di</strong>versi<br />
e più giusti) rappresenta <strong>il</strong> luogo in cui<br />
Socrate proseguirà serenamente la sua indagine<br />
sul valore del sapere umano, senza<br />
timore <strong>di</strong> calunnie e <strong>di</strong> o<strong>di</strong>o, senza pericolo<br />
<strong>di</strong> una seconda impossib<strong>il</strong>e ingiusta sentenza.<br />
L’”Apologia <strong>di</strong> Socrate”, uno dei primi<br />
scritti <strong>di</strong> Platone ( Atene 427-348 a.C. ),<br />
pare sia <strong>il</strong> verbale del processo subìto da<br />
Socrate nel 399 a.C., quando <strong>il</strong> poeta Melèto,<br />
<strong>il</strong> pellaio Anito ed <strong>il</strong> retore Licone lo<br />
accusarono <strong>di</strong> introdurre nuove <strong>di</strong>vinità in<br />
Atene e <strong>di</strong> corrompere la gioventù.<br />
I nuovi dèi rappresentati dal daimònion,<br />
cioè la coscienza morale che è in Socrate;<br />
la corruzione della gioventù si riferiva soprattutto<br />
ad Alcibiade.<br />
La <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Socrate fu una provocazione,<br />
alla quale i giu<strong>di</strong>ci reagirono con la condanna<br />
a morte.<br />
Sonia Bova<br />
“Io proprio non so quale impressione vi<br />
abbiano fatto, Ateniesi, le parole dei miei<br />
accusatori; quanto a me , credevo <strong>di</strong> non<br />
essere più io, tanto quei loro <strong>di</strong>scorsi mi<br />
parvero persuasivi; e <strong>il</strong> bello è che non cera<br />
una parola che rispondesse al vero.<br />
Ma fra tutte le loro menzogne una sola,<br />
soprattutto, mi ha stupito, cioè quella che<br />
voi dovete stare in guar<strong>di</strong>a e non lasciarvi<br />
ingannare da me che sarei un ab<strong>il</strong>e parlatore<br />
.<br />
E <strong>il</strong> fatto che costoro non si siano vergognati<br />
pensando che io, presto, li avrei<br />
smentiti <strong>di</strong>mostrando <strong>di</strong> non essere affatto<br />
quell’ab<strong>il</strong>e parlatore che essi sostenevano<br />
mi è parsa la loro più grande impudenza,<br />
a meno che costoro non chiamino buon<br />
oratore chi <strong>di</strong>ce la verità, nel qual caso, io<br />
stesso devo convenire <strong>di</strong> essere tale, ma<br />
non nel senso che <strong>di</strong>cono loro.<br />
In ogni caso, ripeto, costoro non hanno<br />
detto nulla, o quasi, <strong>di</strong> vero; da me, invece,<br />
voi udrete tutta la verità.<br />
Oh , non certo, citta<strong>di</strong>ni, con <strong>di</strong>scorsi ricercati,<br />
come han fatto costoro, abbelliti da<br />
frasi e termini raffinati, ma con parole alla<br />
buona, come mi vengono, perché io so che<br />
quello che <strong>di</strong>co è giusto: non vi aspettate<br />
altro da me.<br />
E, d’altronde, sarebbe indecoroso, alla<br />
mia età, venirvi a raccontare fandonie, proprio<br />
a voi, come un ragazzino. Io, però, vi<br />
chiedo una cosa e vi prego <strong>di</strong> concedermela:<br />
se nella mia <strong>di</strong>fesa mi udrete parlare al<br />
mio solito, come facevo in piazza, presso<br />
i banchi dei cambiavalute o altrove , dove<br />
molti <strong>di</strong> voi si fermavano ad ascoltarmi, non<br />
vi scandalizzate, vi prego, e non protestate<br />
per questo.<br />
Il fatto è che, a settant’anni, questa è<br />
la prima volta che entro in un tribunale e,<br />
così, sono del tutto inesperto del linguaggio<br />
forense.<br />
Del resto, io penso che voi mi perdonereste<br />
se fossi straniero e parlassi in quel<br />
<strong>di</strong>aletto e con quell’accento in cui fossi<br />
stato allevato; e, dunque, mi sembra giusto<br />
chiedervi <strong>di</strong> non badare allo st<strong>il</strong>e del mio<br />
<strong>di</strong>scorso , bello o brutto che sia.<br />
Quel che importa è che voi facciate attenzione<br />
se io <strong>di</strong>co cose giuste o meno perché<br />
questa è , in fin dei conti, la virtù del<br />
giu<strong>di</strong>ce, mentre quella dell’oratore è <strong>di</strong> <strong>di</strong>re<br />
la verità.<br />
◆<br />
Ebbene, citta<strong>di</strong>ni, io devo, prima <strong>di</strong> tutto,<br />
<strong>di</strong>fendermi dalle false accuse che mi furono<br />
mosse per <strong>il</strong> passato e dai miei primi accusatori,<br />
poi risponderò a quelle più recenti<br />
e agli accusatori attuali.<br />
Infatti, molti sono quelli che, per <strong>il</strong> passato,<br />
anzi fin da molti anni fa, mi hanno accusato<br />
davanti a voi: costoro non <strong>di</strong>cevano<br />
che menzogne, ma sono proprio questi, per<br />
me , i più pericolosi, più <strong>di</strong> Anito e compagni,<br />
che pure non scherzano, i più temib<strong>il</strong>i,<br />
che cominciarono con voi – da quei ragazzi<br />
che eravate – a spargere calunnie nei miei<br />
riguar<strong>di</strong> e ad accusarmi, <strong>di</strong>cendovi che<br />
c’era un certo Socrate, un sapientone , tutto<br />
intento a indagare sui fenomeni celesti<br />
e sui misteri che cela la terra e capace <strong>di</strong><br />
far passare per buona anche la causa peggiore.<br />
Costoro che sul mio conto hanno <strong>di</strong>ffuso<br />
una sim<strong>il</strong>e favola sono gli accusatori<br />
più pericolosi perché quelli che li sentono<br />
parlare in questo modo si convincono che<br />
chi fa sim<strong>il</strong>i indagini non crede nemmeno<br />
in <strong>di</strong>o. Aggiungete poi che sono numerosi<br />
e che vanno avanti da tanto tempo con<br />
sim<strong>il</strong>i accuse e che hanno incominciato a<br />
rivolgersi a voi quando eravate ancora in<br />
quell’età in cui, <strong>di</strong> solito, si crede a tutto<br />
ciò che si sente <strong>di</strong>re, quando cioè eravate<br />
ancora giovinetti, alcuni ad<strong>di</strong>rittura fanciulli<br />
e che, per <strong>di</strong> più, accusavano un assente<br />
che nessuno poteva <strong>di</strong>fendere.<br />
Ma la cosa più sconcertante è che non<br />
è possib<strong>il</strong>e sapere nemmeno i loro nomi e<br />
riferirveli, salvo, forse, quello <strong>di</strong> un certo<br />
scrittore <strong>di</strong> comme<strong>di</strong>e. Ma gli altri, quelli<br />
che per invi<strong>di</strong>a o malvagità vi insinuavano<br />
sim<strong>il</strong>i calunnie o quelli che se ne persuadevano<br />
e a loro volta convincevano gli<br />
altri, ebbene, costoro sono i più <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>i da<br />
confutare. Infatti, non è possib<strong>il</strong>e citarli in<br />
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