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Squinzi: più Europa e più innovazione<br />

per restare competitivi<br />

Di fronte a un biennio che ha visto straripare<br />

la crisi finanziaria per trasformarsi<br />

prima in emergenza debito sovrano e<br />

poi in stagnazione economica, Giorgio<br />

Squinzi non perde la fiducia e sottolinea<br />

l’importanza dell’innovazione in un’Europa<br />

sempre più forte.<br />

«Continuo a credere che alla fine prevarrà<br />

la volontà politica di rafforzare l’Europa e<br />

la sua competitività, ma bisogna vigilare<br />

per non permettere ai mercati finanziari di<br />

polverizzare la necessità di una sempre<br />

maggiore integrazione dell’Europa, delle<br />

nostre economie, delle nostre società»,<br />

ha affermato nel discorso di commiato<br />

dalla presidenza.<br />

Per una volta la chimica è un fiore all’occhiello<br />

e non uno dei tanti talloni d’Achille<br />

del sistema-Europa. Però vive, come<br />

tutti, i contraccolpi e gli inevitabili aggiustamenti<br />

indotti dalla globalizzazione e<br />

dalla prepotente ascesa delle economie<br />

emergenti. Proprio gli ultimi dati del Cefic<br />

confermano il sorpasso della produzione<br />

asiatica sul resto del mondo, con i Paesi<br />

emergenti che hanno battuto il club degli<br />

industrializzati. La quota Ue nel mercato<br />

mondiale si è quasi dimezzata negli ultimi<br />

20 anni.<br />

La Cina ormai è di gran lunga il primo produttore<br />

e il primo esportatore del mondo<br />

con 735 miliardi di dollari annui e il 26,8%<br />

del totale. L’Europa è il secondo con 539<br />

miliardi e il 19,6%. Seguono gli Stati Uniti,<br />

con 408,7 miliardi di dollari e il 14,9%.<br />

Dentro l’Ue, in testa la Germania con<br />

156,4 miliardi e il 5,7% della quota mondiale,<br />

poi la Francia con 83 miliardi e il 3%,<br />

quindi l’Italia con 53 miliardi e il 2%, testa<br />

a testa con l’Olanda. E anche se nel primo<br />

semestre di quest’anno la produzione<br />

Ue è calata del 2,4% e le vendite dell’1%<br />

perché la crisi economica morde, rispetto<br />

al 2008, cioè al picco pre-crisi, entrambe<br />

Nella foto a fianco.<br />

Da sinistra, Hubert<br />

Mandery, direttore<br />

generale di Cefic, Kurt<br />

Bock, amministratore<br />

delegato di Basf e<br />

nuovo presidente<br />

dell’associazione,<br />

e Giorgio Squinzi,<br />

presidente uscente.<br />

EUROPEAN RESPONSIBLE CARE AWARD 2012<br />

risultano aumentate quasi del 6%.<br />

Di fronte alla solita Cina da primati, viene<br />

da chiedersi se anche il destino e l’eccellenza<br />

della chimica europea siano in<br />

qualche modo segnati. Squinzi è convinto<br />

di no. «La quota di produzione cinese<br />

è esplosa perché la Cina è diventata<br />

il più grande stabilimento manifatturiero<br />

del mondo e la chimica è il suo fornitore.<br />

Però una grossa componente della produzione<br />

chimica cinese è europea, viene<br />

dalla Basf e dalla Bayer. La delocalizzazione<br />

geografica non si è tradotta in delocalizzazione<br />

delle tecnologie, che restano<br />

sotto il controllo europeo. Questo ci deve<br />

far riflettere e far capire che, se si lascia<br />

che Pechino diventi il primo produttore<br />

manifatturiero del mondo, è poi inevitabile<br />

che la chimica europea perda quote di<br />

mercato».<br />

Non c’è però solo la Cina dietro l’erosione.<br />

Il settore tende ad andare a produrre<br />

vicino alle fonti di materie prime a basso<br />

costo, dal petrolio al gas, all’etilene.<br />

Quindi anche la quota del<br />

Medio Oriente è destinata<br />

a salire. Non è che allora<br />

per la chimica come per<br />

l’auto, sia venuta l’ora di<br />

Nel corso dell’assemblea annuale del Cefic sono stati consegnati gli European<br />

Responsible Care Award, i premi che ogni anno una giura di esperti assegna nell’ambito<br />

di Responsible Care, programma volontario dell’industria chimica mondiale per la<br />

protezione dell’ambiente e la salute dei lavoratori. Quest’anno il premio nella categoria<br />

generale è andato ad AkzoNobel, che insieme alla spagnola GRIT ha sviluppato una<br />

nuova tecnologia che aiuta a minimizzare le emissioni inquinanti dell’industria della<br />

pelletteria. Nella categoria dedicata alle piccole e medie imprese è stata premiata l’austriaca<br />

Rembrandtin Lack, che produce pitture industriali, per la sua costante attuazione di Responsible<br />

Care, divenuto negli anni un vero e proprio progetto di responsabilità sociale. Premio speciale<br />

delle associazioni nazionali a Essencia, federazione delle industrie chimiche del Belgio.<br />

pensare a una politica industriale europea<br />

e a razionalizzazioni produttive? Squinzi<br />

risponde con un altro no. Perché il settore<br />

è diverso, «ha perso volumi ma ha rafforzato<br />

la leadership nell’innovazione proprio<br />

mentre sposava sfide importanti e costose<br />

come il REACH e la guerra alle emissioni<br />

di CO2, cioè investiva nella crescente<br />

sicurezza dei prodotti e della salute».<br />

Per la natura poliedrica della chimica, una<br />

politica industriale Ue dovrebbe quindi limitarsi<br />

«a favorire l’accesso all’energia a<br />

basso costo e a sfornare una regolamentazione<br />

sempre più coerente a sostegno<br />

dello sviluppo sostenibile». Razionalizzazioni?<br />

Già fatto con la sparizione di due<br />

protagonisti come Hoechst e Rhone Poulenc.<br />

E la chimica italiana? «Si è ristrutturata,<br />

oggi vedo segnali positivi. L’Eni torna a<br />

crederci e investe anche in quella verde.<br />

Le Pmi investono e sono competitive a<br />

livello globale».<br />

115/2012 RM 11

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