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L’impatto ambientale delle strutture in<br />

calcestruzzo deve essere valutato con un<br />

approccio olistico che tenga conto di tutti<br />

gli aspetti coinvolti: dall’estrazione delle<br />

materie prime e produzione del cemento<br />

alla costruzione, utilizzo, manutenzione<br />

della struttura, fino alla sua demolizione e<br />

gestione dei materiali di risulta. In questa<br />

visione, l’emissione di CO 2 prodotta durante<br />

il ciclo di vita di un edificio in calcestruzzo<br />

è di gran lunga superiore a quella<br />

generata durante la sua costruzione e il<br />

risparmio energetico derivante dall’utilizzo<br />

di strutture in calcestruzzo nella fase di<br />

esercizio compensa abbondantemente il<br />

valore dell’energia consumata per la loro<br />

costruzione e installazione.<br />

L’industria del cemento e delle costruzioni<br />

contribuisce per meno del 10% al<br />

totale delle emissioni di gas serra prodotte<br />

dalle attività industriali 2,3 e c’è un costante<br />

impegno verso la riduzione degli<br />

impatti ambientali prodotti dalle attività<br />

legate a questo settore. In particolare,<br />

negli Stati Uniti l’associazione dei produttori<br />

di cemento (PCA, Portland Cement<br />

Association) ha definito un programma di<br />

sostenibilità (1990 – 2020) che si pone<br />

quattro importanti obiettivi:<br />

■ riduzione delle emissioni di CO 2 del<br />

10%<br />

■ riduzione del 60% dello smaltimento in<br />

discarica delle polveri di cementeria<br />

■ implementazione di sistemi di gestione<br />

ambientale nel 90% degli impianti<br />

■ miglioramento del 20% dell’efficienza<br />

energetica degli impianti 4 .<br />

I rifiuti dell’industria delle costruzioni<br />

e il riutilizzo del calcestruzzo<br />

La sostenibilità di un prodotto o di un<br />

materiale non può prescindere dalla valutazione<br />

del suo destino di “fine vita” e<br />

del conseguente impatto sull’ambiente.<br />

La produzione di rifiuti dall’industria<br />

delle costruzioni (C&DW, Construction<br />

& Demolition Waste) è proporzionale a<br />

quella del calcestruzzo e nei paesi più<br />

industrializzati supera di molto quella dei<br />

rifiuti urbani. In Europa vengono prodotte<br />

ogni anno circa 500 milioni di tonnellate<br />

di C&DW, oltre 300 milioni di tonnellate<br />

negli Stati Uniti e circa 80 milioni di tonnellate<br />

in Giappone 5 .<br />

Molte nazioni, come l’Olanda, il Giappone,<br />

il Belgio e la Germania, hanno raggiunto<br />

elevati valori di recupero e riciclo<br />

dei C&DW, ma in molti altri paesi il ricorso<br />

alla discarica è una prassi ancora assai<br />

diffusa.<br />

Il calcestruzzo ha proprietà uniche e<br />

anche il suo recupero avviene secondo<br />

modalità intermedie rispetto alle classiche<br />

definizioni di “riutilizzo” e di “riciclo”.<br />

Raramente, il calcestruzzo può essere<br />

riutilizzato nella sua forma originale, né<br />

può essere riciclato nei suoi materiali<br />

costituenti. Piuttosto, il calcestruzzo può<br />

essere suddiviso in frammenti di piccole<br />

dimensioni ed essere trasformato in aggregato<br />

per un nuovo ciclo di vita.<br />

Riciclare il calcestruzzo è possibile e ha i<br />

seguenti vantaggi:<br />

■ riduzione della produzione di rifiuti, dello<br />

smaltimento in discarica e del conseguente<br />

danno ambientale<br />

■ sostituzione degli aggregati naturali e<br />

riduzione dei costi e dell’impatto ambientale<br />

nello sfruttamento delle cave<br />

■ riduzione dei costi di trasporto (il calcestruzzo<br />

può essere spesso riciclato in<br />

aree e siti prossimi alle aree urbane dove<br />

può essere riutilizzato)<br />

■ riduzione dei costi di smaltimento in<br />

discarica<br />

■ opportunità di nuova occupazione nei<br />

settori dell’industria del riciclaggio dei rifiuti.<br />

Pertanto, il riciclo del calcestruzzo è uno<br />

degli fattori fondamentali che contribuiscono<br />

alla sostenibilità di questo importante<br />

materiale da costruzione.<br />

Il problema del calcestruzzo reso<br />

Il calcestruzzo reso è la quota di calcestruzzo<br />

preconfezionato che non viene<br />

utilizzata in cantiere ed è restituita in autobetoniera<br />

all’impianto di preconfezionamento.<br />

La ragione principale del mancato<br />

utilizzo integrale del carico dell’autobetoniera<br />

risiede nel fatto che il committente<br />

preferisce sempre ordinare all’impianto<br />

di produzione un “surplus” di calcestruzzo<br />

rispetto al quantitativo di progetto, al<br />

fine di evitare la sospensione del getto<br />

per mancanza di materiale. La frazione di<br />

calcestruzzo reso è - normalmente - circa<br />

lo 0,5% rispetto alla produzione dell’impianto.<br />

Tuttavia, nei periodi di punta e in<br />

certe situazioni critiche, tale quantità può<br />

raggiungere valori più elevati, compresi<br />

tra il 5 e il 9% della produzione. Secondo<br />

queste stime, oltre 50 milioni di m 3 di<br />

calcestruzzo reso vengono generati ogni<br />

anno in tutto il mondo, costituendo un<br />

pesante aggravio economico e gestionale<br />

per l’impianto di produzione.<br />

Attualmente, la gestione del calcestruzzo<br />

reso viene affrontata con sistemi che non<br />

rappresentano soluzioni sostenibili, poiché<br />

non eliminano il ricorso alla discarica,<br />

non valorizzano il calcestruzzo reso e hanno<br />

elevati costi di gestione.<br />

La nuova tecnologia RE-CON ZERO<br />

<strong>Mapei</strong> ha sviluppato RE-CON ZERO, un<br />

nuovo additivo per il riciclo del calcestruzzo<br />

reso. RE-CON ZERO significa “riciclare<br />

il calcestruzzo senza impatto sull’ambiente”<br />

(REcycling CONcrete at ZERO<br />

impact).<br />

RE-CON ZERO trasforma, in pochi minuti<br />

e direttamente nell’autobetoniera, il calcestruzzo<br />

reso in un materiale granulare<br />

che può essere utilizzato come aggregato<br />

per la produzione di nuovo calcestruzzo,<br />

in parziale sostituzione dell’inerte naturale.<br />

La resa del processo è quantitativa: 1 m 3<br />

di calcestruzzo viene trasformato in 2,4<br />

115/2012 RM 33

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