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LA CARNE DI ADAM

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35<br />

10<br />

Il plasma orfico della Ciudad scendeva e saliva le scale del<br />

metro Cuauhtemoc nel putridume dei venditori di fiori e di<br />

forbici e di parti di gomma improbabile e di flor di calavaza<br />

del mese scorso...<br />

Nel corazon mismo di Babylonia gli uomini solo sono cellule<br />

incoscienti di un flusso instabile e perentorio, che ti avventa<br />

dietro le sbarre in men che non si dica, la Ciudad incarcerata<br />

e irremovobile, la metropoli che ha bisogno di camminare<br />

per non rimanere paralitica...<br />

Se solo uno di noi si fermasse per un istante e riuscisse a<br />

intravedesse se stesso di fronte alla metafora indelebile e<br />

improducibile di questi inferni...<br />

tutto gli apparterrebbe...<br />

e allora sì che lo potrebbe gridare a tutta gola...<br />

Non dobbiamo tendere alla sparizione dei corpi, ma alla loro<br />

moltiplicazione spaziale e temporale, come se potessimo<br />

lanciare da aerei-fantasma tendini, spasimi, caviglie, toraci e<br />

femori, cervelletti vagine e corazoni, sparpagliandoli nel<br />

mondo come volantes pubblicitari...<br />

preferibilmente cielo o pozza o linea sudorifica della Ruta 21<br />

...che sarebbe allora più facile dimenticare la infraumanità e<br />

detenere la subordinazione a tal punto che il corpo intero,<br />

frammentato, potrebbe allora sì accasciarsi esanime...<br />

solo lo storpio continuerebbe a camminare a terra con le sue<br />

mani sagrade, facendosi largo nella carrozza 02145 linea<br />

numero uno direzione Pantitlan, vivo, unico, cantando la sua<br />

fatidica canzone tra i cadaveri in decomposizione...

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