Fonti documentarie per la storia delle mura di Viterbo nel Medioevo

si rinnovano di anno in anno, e
chiunque li offendeva era soggetto
al doppio delle pene o~dinarie.~
111, 218. Nemini licitun~ sit pone-
re aliquid in rnuris Civitatis. Nessu-
no doveva arrecare lesioni alle mu-
ra né danneggiarle. Era, inoltre, vie-
tato erigere o porre alcunclié, sulle
torri della città o in prossimità delle
stesse.
111, 219. Quod potestas videat
quater in anno barbacanos civitatis
Viterbii. I1 Podestà doveva recarsi
almeno quattro volte all'anno a visi-
tare i barhacani, per assicurarsi del-
la solidità delle mura, e dell'inviola-
bilità delle torri. Se si trovavano le-
sioni o srnussamenti, questi dove-
vano essere reintegrati a spese dei
proprietari dei barbacani, i quali
avevano l'onere della conservazio-
ne delle mura.68
XX. 1111. Ile pena cornmittentis
homicidium. Nei casi di omicidio
perpetrato con insidia o premedita-
zione era prevista un'ammenda di
duecento libbre. Queste erano divi-
se fra il Corilune, gli eredi e i pa-
renti più stretti dell'ucciso fino al
terzo grado. Questi ultimi, però,
non avrebl->ero avuto la loro metà,
se non si fossero riappacificati con
l'omicida entro il termine di un an-
no. Durante questo tempo, la loro
porzione di ammenda rimaneva de-
positata e custoclita dentro una
chiesa o in altro luogo sacro. Quin-
di, decorso l'anno, se la pace non
era stabilita, si devolveva la somma
a beneficio del fondo per la ripara-
zione delle mura cittadine. Leggia-
mo inoltre nella stessa rubrica, clie,
se il potestà era negligente nell'ap-
plicazione della norma, veniva pu-
nito con un'ammenda di cento lib-
bre del suo salario, da devolversi
nella costruzione delle IIILIIY~.~~~
IV, LXXXXI. I>e pena ascenden-
tium muros Civitatis per scala ve1
Mura urbane con indicazione della data
di costruzione
alio n?odo. Chi enti-ava o ~isciva porta: qu:indo cjuest'ultima nella
dalla città, scavalcando le iuiira con notte era chiusa, egli doveva i~iipel'ausilio
di scale o di altri mezzi, er:i dire l'ingresso o l'uscita dalla cittiì
punito. Se il fatto accadeva di gior- agli uomini cli iiiala hma, al fine eli
no, la pena era un'ariiinenda di die- evitare che si esportassero o si imci
libbre, se di notte, di 50. -0 portassero beni di provenienza so-
IV, CII. De pena facentiunl fora- spetta. Era previsto inoltre clie si
mina ve1 hostia in niuris Civitatis. fingesse cotnplice clel ladro per
Per salvag~iai-dare l'integrità delle consegnarlo alla Curia. Clii non rimura,
si vietava di :iprire fori o por- spettava le disposiziori era punito
te nelle stesse, punendo chi lo fa- con cento soldi di pena.-i
ceva con XXV libl>re eli ammenda e IV, C:XXXII. Q~iod potest~is, ve1
I'ohbligo di richiiidere i fori effet- consci1 teneantur defenclere muros
tuati.;'
et t~arbacanos Civitatis. I1 I'odestii e
IV, CXIIII. Quod liabeat liberam il Console erano tenuti a difendere
potestateiii, volens fodere in carlm- e conservare le iiiiira e gli oggetti
nariis fodiendi. Chiunque avesse clie fossero all'interno dei I,arl,acavoluto
scavare nel fondo delle car- ni. Chi avesse distrutto, tolto pietre
bonare era libero eli farlo perché dalle iilura, dai barbacani o dalle
ciò aumentava la sicurezza della porte er:i punito con XX lil11,t-e. Clii
città. Nessuno poteva inipeclire lo avesse r~il,ato o non avesse fatto
sc:ivo, specificando però che gli ar- buona custodia sarel>be stato piinibusti
spinosi e i rovi esistenti nel to con XX libtx-e cl'anin-iencla e tefossato
non dovevrino essere taglia- nuto a rifondere il danno. Se fosse
ti, pena 10 soldi di amnienda.-2 stata scardinata la porta, spettava
IV, CXV. Quod carbonarie non
amplientur nisi ut continetur in Iioc
agli abitanti della contrada ripristinarla.
"
capitiilo. Le carbonare esistenti da IV, CXXXV. De pena facientis
porta Saliciccliia (San I'ietro) a por- viri1 portunario posito ad portam
ta San Sisto (Romana) dovevano Conlunis. Clii recava violenza al
conservare la loro ampiezza, tnen- "pctrt~in:irio", resisteva alle sue intitre
quelle da porta S. Sisto a porta iiiazioni o forzava la porta, era pu-
San Marco clovevano essere allarga- nito, se milite, con una amrnenda
te e portate alle dimensioni di quel- fino a ciieci libbre, se fante, fino a
le di porta S. Mar~o.~;
cento soldi acl arlitrio del Podestà
IV, 119. Qiiod nullus officium del Console o del suo conesta1,ile.-'
consulatus, iudicatus, cameratus, IV, CLXVIII. De eliiptione palatii
dato prornisso assu~nat. Nessuno comitis Ilclil~randini. Era vietato
poteva assumere la carica di Con- coiupl-are il palazzo della kiiniglia
sole, Giiidice, Can~erario, Notaio Ildel3randini. Chi non avesse rispetpro~nettendo
in cainlio clel clenaro. tato la disposizione sarebbe stato
I1 corruttore e il corrotto erano te- punito con dieci libl~re da impieganuti
a pagai-e un'amrnenda di 50 re nella costruzione delle mura."
libbre destinate alla costruzione IV, CLXXI. De illo qui acceperit
della cinta iiiuraria ridotte a 25 nel salariurn ah una parte et non al, alcaso
di confessione spontanea.'-t' tera. Si vietava agli ufficiali co~nii-
IV, 125. Quocl nullus portonarius nali, Podestà, Console, giudice e alaperiat
lionlinil3~is mala fame. I1 tri, di accettare un salario da altri
"portonarius" era l'addetto a ogni oltre al Cor-iiune. Chi non avesse ri-