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antiche sacre rappresentazioni - San Marco in Lamis Web

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4<br />

I<br />

LE SACRE RAPPRESENTAZIONI<br />

Già con il papa Alessandro I, nel II sec., la lettura del racconto della Passione tratto<br />

dai Vangeli era effettuata con la drammatizzazione di un coro, di un lettore e di uno<br />

che <strong>in</strong>terpretava il Cristo.<br />

Tutt’oggi <strong>in</strong> momenti particolari dell’anno liturgico, come ad esempio nella Settimana<br />

santa, alcune liturgie vengono presentate <strong>in</strong> alcune sue parti <strong>in</strong> forma dialogica tra il<br />

celebrante e i suoi assistenti, oppure si realizzano teatralmente alcuni avvenimenti<br />

storici della vita del Cristo (<strong>in</strong>gresso <strong>in</strong> Gerusalemme con la benedizione delle palme,<br />

lavanda dei piedi, adorazione della croce). Queste liturgie derivano da forme <strong>antiche</strong><br />

di rappresentazione per andare <strong>in</strong>contro alla sete di spettacolo del popolo (gli<br />

spettacoli di piazza erano vietati dalla Chiesa stessa) e per rendere le letture<br />

evangeliche più comprensibili alla popolazione stessa (visto che il rito era <strong>in</strong> lat<strong>in</strong>o e la<br />

gente parlava il volgare). Durante la celebrazione della liturgia della Settimana santa<br />

la lettura della Passione di Cristo viene divisa fra i tre officianti: questo è già dramma<br />

(dal greco drao cioè movimento, azione) <strong>in</strong> quanto più persone che colloquiano tra<br />

loro creano i presupposti per creare dialogicamente un’azione.<br />

Ma tutta la liturgia potrebbe essere <strong>in</strong>terpretata, con le dovute cautele teologiche, come<br />

una sacra rappresentazione dove il sacerdote è il primo attore per <strong>in</strong>terpretare il sacro<br />

rito e tutti i fedeli sono partecipi di questa rappresentazione perché portano il loro<br />

contributo di partecipazione. 2<br />

“Dalla ricerca delle <strong>antiche</strong> fonti donde gli officii trassero ispirazione, emerge che<br />

queste furono talune <strong>in</strong>terpolazioni nel testo liturgico lat<strong>in</strong>o che, con term<strong>in</strong>e<br />

generico, furono dette tropi. Si tratta di aggiunte apportate dai nordici ai venerandi<br />

testi liturgici romani allo scopo di arricchirli con nuovi riti. Siamo così alla prima<br />

apparizione od embrione di dramma liturgico, meglio qualificato “ufficio<br />

drammatico” come giustamente preferisce il Toschi che con il volgere dei secoli,<br />

quando dal suo luogo di orig<strong>in</strong>e, la chiesa, e dalla sua l<strong>in</strong>gua ufficiale, il lat<strong>in</strong>o, si<br />

trasferirà sulla piazza e si adotterà le favelle nazionali, prenderà degli sviluppi tali<br />

che certamente gli scrittori dei primi tropi non avrebbero mai immag<strong>in</strong>ato.” 3<br />

Unendo i testi canonici e i tropi si <strong>in</strong>iziarono a comporre gli “offici drammatici”.<br />

Lentamente nel testo lat<strong>in</strong>o com<strong>in</strong>ciano ad <strong>in</strong>terporsi frasi di l<strong>in</strong>gua volgare e si<br />

formarono i drammi misti, e vennero <strong>in</strong>seriti i personaggi <strong>in</strong> costume, gli animali e le<br />

scenografie. Ormai del primo tropo solenne e liturgico non è rimasto nulla, il teatro del<br />

medioevo è <strong>in</strong> pieno sviluppo.<br />

La vasta fioritura di questi drammi com<strong>in</strong>cia a manifestarsi verso i secoli IX e X,<br />

limitata ai cicli liturgici che abbracciavano i due poli della vita di Gesù: la nascita con<br />

Officium stellae (della stella, processione con i Magi che attraversavano tutta la chiesa<br />

f<strong>in</strong>o all’altare dove depositavano i doni), Officium pastorum (dei pastori) 4 ; il ciclo di<br />

2 P. Toschi, Le orig<strong>in</strong>i del teatro italiano, Tor<strong>in</strong>o, 1976, p. 53.<br />

3 A. Stefanucci, Storia del presepio, Roma, 1944, p. 40.<br />

4 La maggior parte degli studiosi è generalmente d’accordo nell’ammettere che i primi tropi<br />

natalizi siano del secolo IX, coevi a quelli di Pasqua; però i testi più antichi pervenuti s<strong>in</strong>o a<br />

noi, non risalgono oltre l’XI. Proveniente da Limoges, un officio è collocato subito prima<br />

dell’<strong>in</strong>troito, e suona così nella versione italiana: -Chi cercate, o pastori, nel presepe, ditelo? -<br />

Il Salvatore, il Cristo Signore, Bamb<strong>in</strong>o avvolto nelle fascie, secondo il sermone dell’angelo. -

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