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antiche sacre rappresentazioni - San Marco in Lamis Web

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Per la festa di san Ciro presso la chiesa di sant’Antonio abate si faceva la Dimostranza<br />

che non era una <strong>rappresentazioni</strong> <strong>sacre</strong> con testi ma solo scene mute con pupazzi<br />

enormi che rappresentavano le varie fasi della vita del santo eremita, medico e martire.<br />

Per la festa di san Vito martire, presso la chiesa della Verg<strong>in</strong>e Addolorata, si cantava,<br />

con l’aiuto di un lenzuolo dip<strong>in</strong>to, a cura di un cantastorie il dramma di san Vito.<br />

Durante la festa di san Matteo presso il convento si realizzava con i pupi un teatr<strong>in</strong>o<br />

con le marionette sulla vita di san Matteo o di altro tema religioso.<br />

Nel periodo natalizio venivano cantati, nelle varie chiese, i Canti della novena di<br />

Natale, i Canti natalizi davanti il presepe, la Serenata dei pastori, Quann Maria<br />

lavava e La Madonna e la z<strong>in</strong>garella.<br />

Nel periodo della quaresima venivano cantati La Madonna e il riccone e La storia<br />

bellissima della samaritana.<br />

L’ultima domenica di aprile presso il convento di santa Maria di Stignano si<br />

rappresentava la diavolata <strong>in</strong>serita nelle varie manifestazioni della festa.<br />

Il numeroso clero locale 132 doveva cont<strong>in</strong>uamente essere impegnato nell’attività<br />

catechistica, nell’istruzione alla dottr<strong>in</strong>a cristiana, nella preparazione delle omelie, dei<br />

canti e delle funzioni, ma doveva anche essere impegnato nell’attività di animazione<br />

delle otto confraternite e dei vari sodalizi laicali operanti, nelle tre parrocchie allora<br />

esistenti, nelle otto chiese pubbliche e nelle oltre 10 cappelle private sia <strong>in</strong> paese che<br />

nelle campagne, nell’animazione dei ragazzi, nell’amm<strong>in</strong>istrazione dei sacramenti e<br />

nelle attività pastorali varie, oltre a tutte le <strong>in</strong>combenze del Capitolo e agli <strong>in</strong>evitabili<br />

contrasti.<br />

Le <strong>sacre</strong> <strong>rappresentazioni</strong> della Passione e i canti del Giovedì santo erano uno dei<br />

molteplici aspetti di come era vissuta la Settimana santa o maggiore a <strong>San</strong> <strong>Marco</strong> <strong>in</strong><br />

<strong>Lamis</strong>. Settimana che impegnava tutto il clero 133 e la popolazione nel partecipare alle<br />

varie liturgie, funzioni e cerimonie pubbliche e private, 134 ancora molto diffuse anche<br />

se <strong>in</strong> tono m<strong>in</strong>ore.<br />

Nella Settimana santa e nelle feste pr<strong>in</strong>cipali sicuramente si svolgevano diverse<br />

attività per solennizzare la ricorrenza; le varie forme di <strong>sacre</strong> <strong>rappresentazioni</strong><br />

(<strong>rappresentazioni</strong> teatrali, canti, processioni figurate, marionette, canti dialogati,<br />

cantastorie,…) dovevano essere un modo per esprimere la festa e dare un messaggio<br />

catechetico-didascalico ai fedeli.<br />

Alcuni testi sono <strong>in</strong> italiano poetico mentre altri sono <strong>in</strong> dialetto sammarchese con una<br />

trascrizione difficile da leggere e comprendere. I testi <strong>in</strong> dialetto sono i più antichi<br />

f<strong>in</strong>ora trovati, per molti purtroppo s’ignora l’autore e qu<strong>in</strong>di sono di difficile datazione<br />

anche se per alcuni si potrebbe ipotizzare una data tra il XVIII e il XIX sec. mentre il<br />

testo def<strong>in</strong>itivo di san Nicola sicuramente è di f<strong>in</strong>e XIX sec.<br />

Si ha il dubbio che chi ha scritto per la prima volta o trascritto successivamente i testi<br />

<strong>in</strong> dialetto non possedeva appieno gli strumenti l<strong>in</strong>guistici o non sapesse come<br />

132 Da documenti dell’Archivio Diocesano di Foggia si ha notizia che nella metà ‘800 c’erano<br />

68 preti diocesani che esercitavano a <strong>San</strong> <strong>Marco</strong> <strong>in</strong> <strong>Lamis</strong> e altri 12 che vivevano stabilmente a<br />

Manfredonia, <strong>San</strong> Giovanni Rotondo, Foggia e <strong>San</strong> Severo, oltre i frati religiosi sacerdoti e<br />

laici di vari ord<strong>in</strong>i religiosi.<br />

133 In un documento del 16 settembre 1880 conservato nell’Archivio Diocesano di Foggia e<br />

nell’Archivio della Collegiata di <strong>San</strong> <strong>Marco</strong> <strong>in</strong> <strong>Lamis</strong> c’è un dettagliato regolamento <strong>in</strong><br />

perpetuum della Settimana maggiore che i capitolari sammarchesi erano obbligati a svolgere<br />

durante la Settimana santa.<br />

134 Un detto di <strong>San</strong> <strong>Marco</strong> <strong>in</strong> <strong>Lamis</strong> che evidenziava la gravosità degli impegni dei preti nella<br />

Settimana santa era: Iè mmégghie a ièsse cozze de vosche che prèvete la Settemàna <strong>San</strong>ta<br />

(Meglio essere contad<strong>in</strong>o di bosco che prete la Settimana santa).

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