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Rischio sismico, paesaggio, architettura: l'Irpinia, contributi ... - Amra

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Il valore storico<br />

Queste catastrofi produssero in rari casi alcuni tra i più interessanti e originali<br />

esempi di <strong>architettura</strong> della zona, come il Loreto di Mercogliano, nato in seguito<br />

alla distruzione della vecchia sede per il terremoto del 1732 e costruito su progetto<br />

di Domenico Antonio Vaccaro, uno degli architetti più noti della capitale.<br />

Tuttavia, prescindendo da episodi come il precedente, che rimangono per lo più<br />

casi isolati, la ricostruzione dell’edilizia minore, soprattutto, fu sempre condotta<br />

nel consolidato solco della tradizione costruttiva locale, tanto da rendere impercettibile<br />

una qualsiasi soluzione di continuità con l’edilizia antecedente il terremoto.<br />

E proprio l’edilizia minuta, più che le sporadiche emergenze monumentali,<br />

connotava il particolare contesto ambientale di queste zone che, costrette in un<br />

secolare isolamento hanno visto il perpetrarsi di tradizioni costruttive, tipologiche,<br />

morfologiche caratterizzate dalla semplicità funzionale e lessicale e dalla materiali<br />

da costruzione estremamente poveri. L’estrema fragilità di questo patrimonio<br />

storico era dovuta da un lato dalla sua intrinseca vulnerabilità alle sollecitazioni<br />

sismiche, dall’altro la prevalenza di un’<strong>architettura</strong> “minore” ha fatto sì che i tentativi<br />

di salvaguardia fossero del tutto inefficienti concentrati, com’erano, sulle<br />

sole testimonianze monumentali. Del tutto esposto a calamità naturali e ancor di<br />

più ai fattori antropici, il patrimonio storico dell’Irpinia ha subito dunque gravi<br />

menomazioni in conseguenza dell’ultimo sisma.<br />

Non solo le distruzioni causate direttamente dalla catastrofe, ma anche, e forse<br />

con ancora maggior effetto, le alterazioni imputabili alla mano dell’uomo hanno<br />

corrotto irrimediabilmente il <strong>paesaggio</strong> naturale e quello costruito. Nuovi tracciati<br />

urbanistici, spesso sovrapposti con violenza a quelli originari, trasferimenti di<br />

centri abitati, nuove reti viarie, insediamenti industriali, hanno reso quasi irriconoscibile<br />

il panorama irpino.<br />

Di fronte a trasformazioni così massicce, il compito dello storico è quello di<br />

recuperare tutte le testimonianze utili a ricostruire nel modo più completo possibile<br />

la memoria storica dei luoghi, la loro identità, la peculiarità, il valore storico che<br />

caratterizza quel luogo come unico e diverso da tutti gli altri, che ce lo fa preferire<br />

a un altro, che lo contraddistingue rispetto a un altro.<br />

Ma non è solo il fine culturale della conoscenza storica – di per sé già altamente<br />

sufficiente a giustificare ogni impegno negli studi – che deve essere perseguito.<br />

Quando si ha a che fare con un patrimonio culturale, ci sono grandi responsabilità<br />

a mettere in atto degli interventi strutturali e di adeguamento ai bisogni della<br />

popolazione che oggi ci vive. La conoscenza più approfondita possibile delle trasformazioni<br />

che la struttura urbana ha maturato è un elemento strategico per assumere<br />

delle decisioni politiche rispettose di un organismo nato con altre regole e<br />

cresciuto con esigenze diverse da quelle di ora.<br />

Nonostante siano trascorsi più di due decenni, poco o niente è stato fatto per<br />

ricostruire la memoria storica di queste zone. Eppure, in presenza di alterazioni<br />

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