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Rischio sismico, paesaggio, architettura: l'Irpinia, contributi ... - Amra

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nella valutazione dei dati cognitivi, tutta una serie di saperi tendenzialmente muti<br />

(quelli che si generano nei margini e nei campi neutri fra le discipline, nei vuoti e<br />

ai confini delle città, negli interstizi e nelle interrelazioni fra “natura” e “cultura”<br />

piuttosto che non nelle zone centrali della conoscenza) che, se non possono essere<br />

manipolati senza danno dagli strumenti troppo taglienti e forti delle metodologie<br />

scientifiche codificate, d’altra parte risulterebbero perduti se abbandonati al loro<br />

destino di puri sintomi senza storia né statuto linguistico riconosciuto. In effetti,<br />

nell’indagine sul significato profondo dell’abitare è necessario un “rigore elastico”<br />

cui lo statuto logico-deduttivo delle scienze della natura, strettamente fondato su<br />

dati “obiettivi” e misurabili in modo impersonale, non può dare piena soddisfazione.<br />

Né d’altra parte essa verrebbe soddisfatta da rappresentazioni puramente soggettive,<br />

emozionali, perché queste risulterebbero incommensurabili, intraducibili in<br />

altri linguaggi della conoscenza e sostanzialmente tautologiche.<br />

Carlo Ginzburg nel suo storico saggio “Spie. Radici di un paradigma indiziario”<br />

individua nello sviluppo delle scienze umane alla fine dell’Ottocento la ripresa<br />

di un antico modello epistemologico cui – egli dice – non si è prestata finora la<br />

dovuta attenzione, mentre è proprio questo modello che può «aiutare a uscire dalle<br />

secche della contrapposizione tra “razionalismo” e “irrazionalismo”» 8 . Egli evidenzia<br />

che il metodo di lavoro del conoscitore d’arte Giovanni Morelli, il metodo<br />

d’indagine poliziesca attribuito negli stessi anni al detective Sherlock Holmes<br />

dallo scrittore Arthur Conan Doyle, e il metodo psicoanalitico messo a punto dopo<br />

poco da Sigmund Freud seguono un processo comune: quello della ricostruzione<br />

di una storia a partire da indizi, da scarti dell’osservazione, da piccoli particolari<br />

che appaiono irrilevanti agli occhi dei profani, in modo da risalire da dati sperimentali<br />

apparentemente trascurabili fino a poter delineare una realtà complessa<br />

non sperimentabile direttamente.<br />

È nel paradigma indiziario che si può trovare lo strumento concettuale insieme<br />

rigoroso ed elastico necessario per costruire una conoscenza olistica dell’ambiente.<br />

Servendosi di tale paradigma, si svilupperà un modello di conoscenza ambientale<br />

di tipo semeiotico (nel senso della semeiotica medica), o – se vogliamo usare<br />

un termine più antico – divinatorio o ancora, andando ancor più indietro nel<br />

tempo, venatorio. La conoscenza che ne deriverà sarà “indiretta, indiziaria, congetturale”<br />

9 . E sarà una conoscenza antica, simile a quella che si sviluppava nell’arte<br />

della divinazione dell’antica Mesopotamia, o nell’arte della medicina ippocratica<br />

dell’antica Grecia, ma anche nelle arti dei marinai e dei pescatori del<br />

Mediterraneo, e dei cacciatori, e infine in tutte le arti delle donne: quella conoscenza<br />

capace di elaborare “storie” a partire da null’altro che l’osservazione attenta<br />

e minuziosa di dettagli: la conoscenza governata nella mitologia greca dalla dea<br />

Metis, che personificava la divinazione mediante l’acqua – che in seguito fu<br />

8 Ibidem p. 59.<br />

9 Ibidem p. 71.<br />

Il valore iconologico<br />

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