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Rosa d'Irlanda

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Avrebbe continuato più tardi.<br />

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La vita a Milano non andò come si aspettava. Erano trascorsi circa tre mesi<br />

da quando aveva cominciato a frequentare l'Università. Le ore di studio<br />

erano lunghe e l'impegno pesante. Suo padre, prima di morire, le aveva<br />

lasciato un modesto conto in banca ma quei mesi bastarono a prosciugarlo.<br />

L'<br />

anticipo della casa, l'affitto mensile, l'acqua, la luce, il condominio<br />

e<br />

poi le tasse universitarie, i libri. Aveva tentato di trovare un impiego<br />

ma,<br />

appena sentivano il suo accento siculo, improvvisamente cambiavano<br />

atteggiamento. Alcuni troncavano subito la conversazione, altri le<br />

chiedevano il libretto sanitario, la certificazione di alcuni vaccini. Non<br />

aveva nulla di tutto ciò, né aveva avuto il tempo per occuparsene. Il ritmo<br />

con cui procedevano le sue giornate era scalpitante. In compenso, da alcune<br />

settimane lavorava già per un giornale; inizialmente ne fu felice, poi si<br />

rese conto di quanto veniva sfruttata dagli "esperti del mestiere".<br />

Impiegava notti intere per svolgere i servizi che le assegnavano ma non<br />

firmava i pezzi che scriveva. "Era troppo presto", le disse la redattrice.<br />

A<br />

detta sua, Lisa doveva anzi esserle grata per l'opportunità che le veniva<br />

offerta. Cercava di farsi coraggio, diceva a se stessa che questa era la<br />

dura gavetta di una giornalista. Non aveva santi in paradiso, lei! Aveva<br />

soltanto tanta tenacia e volontà di arrivare.<br />

L'Università procedeva discretamente e, incoraggiata dal professore di<br />

storia della lingua italiana (l'esame che aveva appena dato con 28),<br />

cominciò la stesura di un libro.<br />

Che fatica, però. Per i servizi giornalistici doveva usare un linguaggio<br />

immediato, incisivo e raccontare fatti reali. Poche parole ma buone, le<br />

ripeteva il direttore del settimanale. Per la stesura del libro, era<br />

diverso. Poteva lasciarsi andare a descrizioni particolareggiate, all'<br />

introspezione, alla creatività, alla fantasia.<br />

Ce l'avrebbe fatta, continuava a ripetersi, anche se nel corso della<br />

giornata doveva sdoppiarsi nella studentessa universitaria, nell'aspirante<br />

giornalista, nella ragazza umile in cerca di qualsiasi impiego temporaneo.<br />

Ma la sua vita era diventata invivibile: doveva dare gli esami, lavorare<br />

per<br />

il giornale, continuare il libro, arrangiarsi con qualche lavoretto qua<br />

e là<br />

e pregare il padrone di casa di non cacciarla via. Doveva resistere. Eppure<br />

com'era diventata brava a fingere, al telefono, con sua madre. Non le<br />

avrebbe mai chiesto aiuto. Continuava a ripetere che aveva trovato un buon<br />

lavoro, che si arrangiava facendo la baby-sitter e che riusciva<br />

tranquillamente a studiare e a mantenersi. Che bugiarda! Quanto soffriva,<br />

invece. Le mancava terribilmente suo padre, quell'uomo che era riuscito,<br />

negli anni, a tirarle fuori quella carica che a volte ignorava di possedere.<br />

E i sacrifici che faceva, in quella città, stavano indebolendo la sua figura<br />

già snella. Mangiava poco e dormiva ancora meno. Doveva fare qualcosa.<br />

Forse avrebbe fatto bene a ritornare in Sicilia, lì un pasto sicuro e un

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