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stringeva la mano. Accostò la guancia a quella di lui e gli diede un lieve<br />
bacio sulla fronte. La sentì fredda, umida e sudata. Dopo aver pronunciato<br />
queste parole, i suoi occhi si chiusero. Si addormentò. Pareva in pace.<br />
Morì come voleva.nel sonno, portandosi nel cuore l'immagine del volto di<br />
Lisa, la sua bambina.<br />
Il funerale fu celebrato il giorno successivo; tutti rimasero sbalorditi<br />
da<br />
quella figuretta snella, Lisa, che camminava dietro la bara ammantata di<br />
fiori. Procedeva eretta, senza appoggiarsi al braccio della madre o della<br />
sorella che le erano a fianco. Indossava un abito nero semplicissimo. Quando<br />
il servizio funebre fu terminato, le si avvicinarono per farle le<br />
condoglianze. Con serenità e grazia, stringeva le mani, imperturbabile.<br />
"Dio<br />
mio, che donna è diventata", pensò sua sorella Sandra che la guardava. Lisa<br />
era coraggiosa, bella e forte.<br />
La folla cominciava ad assottigliarsi. Appena terminò il funerale, Lisa<br />
tornò a casa, si distese sul letto, al buio, ancora vestita. Pianse<br />
disperatamente, con il corpo scosso dai singhiozzi. Si guardò intorno e<br />
quella che, per anni, era stata il suo luogo di studio, di speranze, di<br />
sogni, adesso sembrava essere diventata una stanza cupa, buia che ospitava<br />
una ragazza distrutta dal dolore.<br />
III CAPITOLO<br />
Settembre 1991<br />
Era trascorsa una settimana dal funerale e Lisa, ogni giorno, andava a<br />
pregare sulla tomba del padre. Viveva di ricordi, guardava malinconica le<br />
foto della sua famiglia al completo. Già, al completo. Adesso mancava un<br />
tassello importante, una Persona Importante, suo padre. Nulla sarebbe<br />
tornato come prima. Chi l'avrebbe sostenuta nelle sue scelte? Chi l'avrebbe<br />
incoraggiata nei momenti di sconforto? Nessuno. Era sola.<br />
Tre giorni dopo, scatenando i pettegolezzi del paese, Lisa preparò la<br />
valigia, mise dentro tutti i regali e tutti i ricordi che aveva. Avrebbe<br />
voluto portare con sé il biglietto di auguri che le aveva scritto suo padre<br />
per il suo diciassettesimo compleanno. Erano le ultime righe che era<br />
riuscito a comporre per lei. Le ricordava bene. Non dimenticare mai tutto<br />
ciò che ti ho insegnato durante questi anni. E soprattutto non rinunciare<br />
mai ai tuoi sogni. Hai cervello, audacia, coraggio. Non mi deludere! Auguri<br />
mia piccola grande bambina! Aveva bisogno di rileggere quelle frasi e tenere<br />
quel biglietto tra le mani, come a voler creare una sorte di ponte tra di<br />
loro. Non lo trovò, neanche stavolta. Eppure era così sicura di averlo<br />
riposto in quel dannato cofanetto.<br />
Prese il primo volo per Milano. Aveva letto sul giornale dell'Istituto