notiziario n.5.2008 - Collegio dei Geometri della provincia di Trento

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varica il fortissimo sentimento di collegialità e non è disgiunto dalla “razionalità” del pensiero. Si evidenzia l’essenza d’un dovere, d’un compito, e un “ruolo”, che non può essere eluso. Non celebro nessuno, non lo voglio fare. Nel bilancio finale di noi tutti dovremmo includere anche tanti errori e debolezze, ma fortunatamente non è compito mio. Ecco, possiamo dire che lui fu adeguato al suo “ruolo” nei confronti degli altri, vale a dire di noi tutti. 18 PROSPETTIVE GEOMETRI 5/2008 La cerimonia funebre, sobriamente adattata all’uomo, avrebbe di certo meritato una nostra maggiore partecipazione. Quanti erano presenti hanno considerato la folta schiera di colleghi che quest’uomo ha avvicinato in modi diversi e per lungo tempo. Ancora un’occasione persa e la prova della debolezza dei sentimenti umani. Qualcuno ha scritto: “L’ingratitudine nasce forse dall’impossibilità di sdebitarsi.” CATEGORIA KATEGORIE É certo che si è chiusa un’epoca della nostra vita, e non solamente professionale. L’organo espande nelle volte della chiesa due brani bachiani che mi evocano un testo: “Es ist vollbracht - tutto è compiuto”. Solo questo, e addio caro Presidente. Erre.Bi
CATEGORIA KATEGORIE Addio Presidente Antoniacomi Giovedì 19 giugno, l’amico e collega Antoniacomi è deceduto nella sua casa di Pergine assistito dai suoi cari. Non è possibile parlare di lui senza ripercorrere un lungo periodo della storia del nostro Collegio. Era un’epoca in cui la nostra categoria, da un piccolo collegio con meno di cento iscritti, è passata ad alcune centinaia di iscrizioni. Il direttore del notiziario, SILVANO CONTRINI Egli fu il nostro Presidente, apprezzato e rispettato anche dalle altre categorie professionali per la sua concretezza e la voglia di andare al nocciolo dei problemi. Fu lui a tenere aperto un dialogo, tuttora costruttivo, anche sui temi più scottanti delle competenze professionali. Celebri sono rimasti i suoi modi di condurre le assemblee generali. Dopo una relazione a tutto campo dove non risparmiava feroci bordate contro l’invadente burocrazia, contro il tempo perso da inutili commissioni che discutevano di aria fritta e contro le tasse pagate per non ricevere i giusti servizi pubblici, passava velocemente alle votazioni ed alle operazioni di scrutinio che sovrintendeva con una indiscussa competenza su ogni recondita riga del regolamento. Era sì un accentratore pragmatico e ma otteneva molti consensi. Non gli mancavano però avversari che non digerivano la sua sicurezza ed i toni decisi, privi di diplomazia. Fu il nostro presidente fino al 1987 per essere poi eletto nel Consiglio Nazionale. L’aria di Roma non gli era confacente: le interminabili sedute inconcludenti, gli spostamenti in taxi, le sonnolenti pause pranzo ed i bucatini all’amatriciana erano cose che disprezzava al confronto delle cose che riempivano la sua giornata nella città di Trento: i brevi incontri dove ognuno interveniva con concretezza di argomenti, gli appuntamenti urbani sempre rispettati grazie alla sua veloce in bicicletta, un’insalata nella pausa pranzo e poi la lettura dei quotidiani perché doveva sempre essere informato su tutto. Cosa dire ancora di lui? Lo lasciamo dire a tre testimoni che lo conobbero e fecero un tratto di cammino assieme a lui. Era un uomo vulcanico e sorprendente. Incontrandolo ricevevo sempre una emozione particolare perché correva con i suoi discorsi più velocemente di quanto i miei ritmi mentali fossero in grado di seguirlo. Anche ultimamente manteneva un prontezza di riflessi invidiabile: ricordo che sui tornanti per salire a Pinè faticavo per non perderlo di vista davanti a me con la sua guida sportiva da "Trento-Bondone". Quando gli chiesi la ricetta per mantenersi così attivo ed infaticabile rispose: "Lavorare molto e mangiare poco". In montagna non rinunciava mai ad andarci con qualsiasi tempo: le arrampicate non lo spaventavano e se era solo non disdegnava la ricerca di nuovi percorsi: provare sentieri ed avventurarsi in itinerari inesplorati. Non era tagliato per le mezze misure e quando gli ho chiesto il senso dei suoi molti anni spesi per la Categoria, la risposta fu inattesa e mi lasciò sconcertato: "Tempo perso. Cosa mi è rimasto di tanti anni spesi per gli altri? Nulla. Adesso almeno sono soddisfatto, vivo per me e per la mia famiglia". Era fatto così: non aveva tempo per i sentimentalismi. Un personaggio che ho sempre trovato interessante, forse imprevedibile ed un po’ aggressivo proprio perché non voleva mai trovarsi spiazzato: dove non arrivava la sua preparazione c’era sempre la sua analisi critica e la sua intelligenza. Silvano Contrini PROSPETTIVE GEOMETRI 5/2008 19
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