notiziario n.5.2008 - Collegio dei Geometri della provincia di Trento

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DAL DIRETTORE VOM DIREKTOR Rumori pubblici e privati Quando un Presidente del Collegio abbandona il suo campo di battaglia per il suo ultimo viaggio e le persone che lo hanno frequentato ed apprezzato si ritrovano per l’ultimo saluto, quanti colleghi saranno tra di loro? Forse duecento? No. Forse cento? No. Una decina? Lasciamo perdere... Lui, Arturo Antoniacomi non sarebbe sicuramente stato deluso perché non cercava consensi, non ne aveva bisogno e non lo interessavano. La sua sicurezza ed il suo pragmatismo erano tali che se in chiesa lui avesse potuto vedere i sette-otto colleghi che si erano ricordati di lui, sicuramente avrebbe sorriso e sentenziato: "Cosa ti aspettavi? Anche troppi!" Ma lo "zio Arturo" come lo chiama affettuosamente Erre Bi. nel suo ricordo ricostruito attraverso le sue frasi dialettali ricorrenti, non ha mai risparmiato sé stesso lavorando per la Categoria, essendone stato il capitano coraggioso per trent’anni, dopo che nella vita di collegio, nelle riunioni pubbliche e nelle assemblee il motore era stato lui e quasi solo lui. Super-presidente. Forse troppo presidente? Non solo, perché egli aveva anche una carica umana ed una energia eccezionali. Pronto alla battuta, sorridente, arguto e disincantato: con lui la conversazione non cadeva mai in 4 PROSPETTIVE GEOMETRI 5/2008 argomenti banali. Grandissimo appassionato di montagna, preferiva affrontarla in solitaria. La affrontava con tutti i mezzi possibili: sci da fondo, sci da discesa, racchette da neve, ramponi. Lui, piccolo di statura ma incredibilmente tenace come sempre nella vita, non si arrendeva mai, continuava a salire nelle valli silenziose del suo Lagorai ed un giorno mi confidò che morire tra le sue montagne sarebbe stato il suo sogno. Non è stato così. Vi lascio quindi ad alcuni ricordi e testimonianze che in questo notiziario mi sembrano doverosi per quanto tutti noi abbiamo ricevuto da Antoniacomi e per l’arricchimento che ha sicuramente dato al nostro Collegio. Ma questo numero non è solo un riconoscente ricordo per lo "zio Arturo", proprio perché la vita continua anche con la nostra attività quotidiana dove tutto viene ormai programmato, codificato e stabilito per legge. Tutti noi abbiamo sentito che il ministro Calderoli sta lavorando per abrogare 6.000 leggi di cui la burocrazia non aveva potuto fare a meno, però sicuramente i vuoti saranno riempiti da altre norme, come quelle sull’acustica al cui proposito pubblichiamo un interessante resoconto sulle sentenze dell’argomento. Tra poco avremo un mondo dove i suoni della natura sovrasteranno il chiasso dei martelli pneumatici e del rock sparato a tutto volume dai nottambuli davanti ai pub? Forse no perché ci sono sempre nuovi suoni di Silvano Contrini che trovano il modo di riempire prepotentemente i vuoti lasciati dai silenziatori o dalle isole a traffico limitato. Stavolta sono proprio i "rumori pubblici" a farla da padroni. Se fino a qualche tempo fa, la sveglia del mattino era un ritmico e moderato "ssst, sst" del netturbino che puliva i marciapiedi della città, adesso si preannuncia da lontano una sorta di marziano dotato di casco, tuta rossa e motori a scoppio sulle spalle. Mentre dallo zaino esce uno scoppiettare di pistoni ed un fumetto grigio, dal tubo che regge in mano un energico soffio rincorre per tutta la strada alcune foglie cadute dagli alberi. Per la sveglia in città non sempre si deve ringraziare il rumoroso marziano che insegue le foglie per strada. C’è anche un marchingegno ben più rumoroso che esce nel buio, precede l’alba e fende la notte cittadina con fari potenti. È un grosso autocarro appositamente progettato per fare molto rumore: di solito riesce nel suo intento, che è quello di svegliare tutti i cittadini dormienti della viabilità a sud del corso Rosmini nei giorni dispari ed a nord nei giorni pari. Dimenticavo... siccome non è possibile mandare in giro un moderno macchinario solo con il dichiarato intento di fare rumore, l’automezzo pubblico è anche dotato di uno spazzolone con il quale ingoia di tutto. L’esperienza più esasperante a proposito di rumore la vivo ogni anno
nel viaggio per le ferie. A Viareggio c’è una pensioncina di due anziani molto gentili ed anche simpatici perché non sono molto esosi nel prezzo. La serata è piacevole, la notte sta arrivando con la promessa un lungo sonno ristoratore ma immancabilmente... non ho fatto i conti con gli ululati delle sirene. Non ho mai fatto caso se si tratti di ambulanze o di pantere che inseguono qualche ladro ma la scena Si svolge pressappoco in questo modo. Sarà l’ una, forse di notte. Il cantante dell’albergo vicino ha preso l’ultima stecca proprio sulle note di "O sole mio" e ripone il suo mandolino. Torna il silenzio, l’aria è cheta. Si dà un’occhiata all’orologio: davanti ci sono ancora due-tre ore di buio. Piano piano il sonno arriva, sembra di galleggiare nell’aria, oppure di essere dondolato nel cesto di una mongolfiera: dormire è solo questione di minuti. Ma ecco che dal fondo della strada sbuca un mostro notturno ululante. Il suono è penetrante, lacera l’aria, fora i muri, infrange le finestre, passa anche il cuscino sotto il quale qualcuno si era infilato per non sentire. Il suono è straziante: non si capisce quando arriva e quando passa, perché il rumore è pazzesco: proviene dappertutto. Se si tratta di un ambulanza il povero infermo sicuramente morirà di spavento prima di arrivare a Forte dei Marmi. Se invece si tratta di una pantera che insegue i ladri, a quella velocità a Marina di Pietra Santa sicuramente li avrà raggiunti ma per strada potrebbe lasciare quattro o cinque cadaveri di passanti smarriti che non sanno in quale direzione fuggire. DAL DIRETTORE VOM DIREKTOR Una cosa è certa: ogni notte, ho calcolato, dai 10 ai 15 chilometri di turisti si svegliano e sono colti dal cardiopalma. Se si calcola che un chilometro di turisti corrisponde a circa tremila persone, la stima è di 30-35.000 turisti che sobbalzano dal letto ogni notte. Sono in vacanza. Prima di finire queste righe "balneari" vado a prendere un caffè al bar. Lo schermo sopra la parete trasmette un video clip assordante. Il mio casuale interlocutore conversa con me ed io sento soltanto un gran frastuono che sovrasta ogni cosa. Annuisco anche se vorrei dirgli che non capisco nulla di ciò che dice; non sento le sue parole ma guardando il movimento delle sue labbra mute mi chiedo: "Sembra un film muto ma perché non ci sono i sottotitoli?" PROSPETTIVE GEOMETRI 5/2008 5
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