LA CITTADINANZA COME FORMA DI TOLLERANZA - Exclusion.net
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non debba essere anche quello di aggiungere vita agli anni, ossia diminuire la<br />
morbilità ed il tremendo carico rappresentato dalla disabilità.<br />
Queste cifre impressionanti si riferiscono esclusivamente ai disturbi mentali<br />
classificati. Tuttavia bisogna considerare anche altre condizioni che<br />
indipendentemente dal fatto di non essere «malattie mentali» incluse nella<br />
classificazione internazionale delle malattie, sono comunque caratterizzate da una<br />
grave sofferenza psicosociale: la deprivazione affettiva ed educativa nell’infanzia, la<br />
violenza domestica o sociale, l’estrema povertà, lo sradicamento degli emigranti, dei<br />
profughi e dei rifugiati, l’isolamento delle popolazioni indigene, sono tutte condizioni<br />
che aggrediscono la salute mentale degli individui, delle famiglie e dei gruppi sociali.<br />
Tra coloro che soffrono di malattia mentale e coloro che soffrono per ognuna<br />
di queste condizioni vi è molto in comune: entrambi i gruppi sono esposti a violazioni<br />
dei diritti umani e di cittadinanza, entrambi i gruppi vivono all’interno di istituzioni<br />
ad alta densità (manicomi, carceri, campi profughi) o ad alta dispersione come nel<br />
caso delle bidonvilles o delle stazioni della metropolitana, entrambi i gruppi devono<br />
acquisire una maggiore capacità nel formulare domande coerenti ai loro bisogni reali,<br />
entrambi i gruppi hanno bisogno di risposte concrete che si articolino in un quadro<br />
comunitario e di sviluppo umano globale.<br />
In questo modo si forma una nazione mista in cui malattie e condizioni<br />
sfavorevoli si incrociano.<br />
Tra le molte Nazioni ufficiali di questo mondo vi è questa nazione con la «n»<br />
minuscola, trasversale, senza potere né voce. Dare voce e potere a questa nazione<br />
tanto enorme quanto spodestata. è un’utopia per il secolo futuro.<br />
Tuttavia abbiamo bisogno di comprendere meglio le differenti categorie di<br />
ostacoli che fan sì che questa utopia continui ad essere senza speranza.<br />
Vi sono ostacoli che dipendono da variabili «macro» come quelle politiche,<br />
militari, economiche e sociali e che paiono talmente al di fuori del controllo dei<br />
cittadini comuni da indurre la pericolosa tentazione di rinunciare alla realizzazione<br />
dell’utopia.<br />
Tuttavia, altri ostacoli possono essere superati attraverso un progetto<br />
individuale e collettivo che sappia porre l’urgenza etica della questione, così come la<br />
possibilità di confrontarsi concretamente con essa.<br />
Ad esempio, ci sono ostacoli che richiedono cambiamenti dello sguardo<br />
personale e collettivo che tutti abbiamo sulla diversità, sulla malattia mentale, sulle<br />
sue conseguenze, sulle risposte possibili.<br />
Vi sono ostacoli, inoltre, che richiedono una maggiore conoscenza da parte dei<br />
cittadini in merito a quali servizi sanitari vale la pena esigere dai nostri governanti.<br />
Ed infine vi sono ostacoli che richiedono azioni puntuali realizzate da attori<br />
chiaramente definiti (per esempio i servizi sanitari) e che richiedono anche una chiara<br />
responsabilità da parte degli operatori del servizio pubblico, degli amministratori, dei<br />
politici (per esempio il grado di accesso ai servizi o il loro finanziamento).<br />
Si tratta di un’alleanza tra attori diversi, tra discipline, servizi, risorse: quanto<br />
più diffusa ed indefinibile sia la condizione di sofferenza verso cui si agisce, tanto più<br />
diffusa ed indefinibile è la «tecnologia» che sarà necessario utilizzare.<br />
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