LA CITTADINANZA COME FORMA DI TOLLERANZA - Exclusion.net
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stessa. L’inclusione, contrapposta all’esclusione, non è l’apprendimento da parte dei<br />
poveri delle regole dei ricchi, bensì è il cambiamento delle regole del gioco.<br />
Non vogliamo città senza i diversi bensì i diversi nelle città.<br />
L’utopia che vogliamo è quella delle comunità umane dove le diversità hanno<br />
diritti di cittadinanza ma non come identità separate.<br />
Lo psichiatra italiano Franco Rotelli scrive che non esiste un centro di salute<br />
mentale più bello del bazar arabo. Mi pare un’immagine molto bella e molto<br />
intelligente. La piazza del mercato di Firenze del Rinascimento, il mercato di<br />
Chichicastenago in Guatemala, il porto di Marsiglia, la spiaggia di Rio de Janeiro<br />
sono centri di salute mentale in quanto luoghi di incontro, di scambio, di «negozio»<br />
in cui le identità non esistono però sì esistono le diversità, cioè i soggetti ed il senso<br />
che essi producono.<br />
Voi sapete che la parola «negozio» viene dal latino e significa negazione<br />
dell’ozio. Ozio come solitudine, come isolamento, come esclusione all’interno di<br />
identità piccole, povere, ridotte. Negozio come processo di scambio tra persone,<br />
affettivo e materiale.<br />
Molti anni fa visitai un laboratorio riabilitativo per pazienti in un ospedale<br />
psichiatrico. I pazienti producevano oggetti di terracotta e li mandavano in un<br />
negozio della città. La città in cui si trovava questo ospedale psichiatrico era<br />
costantemente visitata da turisti che compravano gli oggetti di terracotta, artigianato<br />
tipico locale molto conosciuto.<br />
Domandai ad uno dei pazienti come andavano gli affari : «Si vendono molti dei<br />
suoi oggetti di terracotta?» La risposta fu semplice e chiara: «Nemmeno uno».<br />
«E perché?», chiesi «perché i turisti non sono scemi e comprano artigianato di<br />
buona qualità ed i nostri oggetti sono di cattiva qualità».<br />
Due anni dopo sono ritornato e mi spiegarono che ora i pazienti non<br />
lavoravano più all’interno dell’ospedale perché avevano un negozio nel centro della<br />
città. Andai a visitarlo con molto entusiasmo. E nuovamente feci la stessa domanda:<br />
se vendessero molto o poco. Lo stesso signore di due anni prima mi rispose «Non<br />
vendiamo niente. I turisti guardano e proseguono verso altri negozi che vendono<br />
artigianato di qualità migliore della nostra». Mi mostrai dispiaciuto, il signore se ne<br />
rese conto e mi disse: «Adesso sì che siamo contenti, ora è molto diverso di prima».<br />
Non notavo molta differenza. Il signore mi disse con voce chiara ed allegra: «Guarda,<br />
due anni fa ero uno psicotico che faceva brutta terracotta. Oggi sono il padrone di un<br />
negozio di artigianato di questa città, ancora psicotico ed il business (così disse) va<br />
molto male, come per molti altri in questo paese. Siamo commercianti in difficoltà.»<br />
Questo signore aveva molto chiara la differenza tra l’essere uno psicotico escluso<br />
o l’essere incluso, cioè godere del diritto di essere un cittadino. Ciò che aveva<br />
guadagnato era la possibilità di star seduto nel «bazar arabo», psicotico, povero però<br />
cittadino. Aveva guadagnato identità addizionali e non era più padrone-schiavo di<br />
una sola identità.<br />
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