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LA CITTADINANZA COME FORMA DI TOLLERANZA - Exclusion.net

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Una tecnologia diffusa, si’, ma con obiettivi definiti; diffusa in quanto si<br />

riferisce a problemi complessi ed incrociati, indefinibile in quanto non formalizzata<br />

ma composta da saperi diversi.<br />

Come ho detto prima, utilizzerò il paradigma del malato mentale per disegnare<br />

una mappa dei problemi e per suscitare una riflessione sulle risposte.<br />

2. L’eccesso di identità<br />

L’adozione del modello biomedico nel campo della sofferenza mentale ha via<br />

via rafforzato un paradigma lineare tanto positivista quanto obsoleto. Vi è un<br />

determinismo chiaro e distinto: una causa per ciascuna malattia mentale e di<br />

conseguenza una cura specifica. Non importa se la causa può essere psicologica o<br />

biologica (questo conflitto dovrebbe già ritenersi una questione d’antiquariato): ciò<br />

che continua ad essere egemonico è il pensiero lineare che pretende semplificare la<br />

sofferenza e pretende dar risposte semplici a domande la cui formulazione semplice è<br />

stata artificialmente indotta. La logica che caratterizza il paradigma medico<br />

(biomedico, psicomedico, sociomedico, ossia indipendentemente dalle sue maggiori o<br />

minori concessioni agli apporti della psicologia o della sociologia) è:<br />

- lineare (un determinato danno provoca una condizione di malattia e la cure<br />

saranno riparatorie di questo danno)<br />

- individualista (la salute e la malattia sono determinate dalla assenza/presenza di<br />

risorse nell’individuo e le cure costituiscono interventi diretti esclusivamente<br />

all’individuo)<br />

- astorico (vuole ignorare l’interazione dell’individuo con il suo ambiente, la sua<br />

cultura, la sua storia, la sua condizione sociale).<br />

In realtà il problema della sofferenza mentale è molto più complesso e tale<br />

complessità è ben sintetizzata nella domanda formulata dal geniale nordamericano<br />

Leon Eisenberg a proposito della malattia mentale; « Mental disorders or problems in<br />

living?», ossia quando ci riferiamo alla malattia mentale ci riferiamo a disturbi del<br />

sistema nervoso centrale o a problemi del vivere?<br />

L’apparente ingenuità della domanda in realtà supera la questione mente-corpo<br />

(e il noiosissimo dibattito tra psichiatri biologisti e psicodinamici) proponendo una<br />

terza variabile: l’ambiente, il contesto, ossia l’interazione tra soggetto biopsichico da<br />

un lato ed il contesto dall’altro. I fattori macrosociali, le differenze culturali, gli<br />

eventi esterni ed estremi, le condizioni socio-economiche, la mancanza di un<br />

supporto sociale adeguato, l’ambiente relazionale avverso, sono tutti fattori<br />

totalmente o relativamente indipendenti dalle caratteristiche biologiche o<br />

psicologiche di un individuo. I contesti micro e macrosociali congiuntamente giocano<br />

un ruolo cruciale nell’insorgenza e nell’evoluzione delle malattie mentali.<br />

Tuttavia, sarebbe un errore limitarsi a sommare la condizione sociale alle<br />

dimensioni psicologica e biologica per compilare semplicemente una lista di fattori<br />

causali o di rischio. L’operazione concettuale e pratica necessaria è molto più<br />

complessa: si tratta di generare un approccio globale alla malattia e alla salute, in cui<br />

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