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esperienze<br />

stUDiare la lUce<br />

quanDo è ferma<br />

Un esperimento di un secolo fa e alcune<br />

semplici analogie permettono di<br />

affrontare certi comportamenti della luce<br />

in modo più facile e coinvolgente.<br />

enrico pergheM<br />

immaginare la luce come un insieme<br />

di onde che si propagano, e che<br />

oltretutto corrispondono a misteriose<br />

entità quali campo elettrico e campo<br />

magnetico, non è cosa semplice. Una<br />

stanza bene illuminata non oscilla affatto,<br />

non dà la scossa e non sposta oggetti<br />

metallici.<br />

ciò che occorre anzitutto tenere presente<br />

è che una spiegazione totalmente<br />

esauriente dell’argomento non si può<br />

dare. non solo per la sua estensione, ma<br />

anche per l’inevitabile sconfinamento<br />

nella meccanica quantistica (basti<br />

pensare, solo per fare alcuni esempi, al<br />

dualismo onda-particella o al principio di<br />

complementarità). allora, a parte le teorie<br />

matematiche alla base di questi fenomeni,<br />

dove si possono trovare degli appigli per<br />

non lasciare perplesso, o addirittura<br />

sconcertato, chi si stia avvicinando allo<br />

studio dei fenomeni ottici?<br />

un aiuto dal passato<br />

alcune possibilità vengono offerte dalla<br />

trattazione, anche non approfondita, di un<br />

esperimento di oltre cento anni fa, svolto<br />

nel periodo in cui la teoria<br />

dell’elettromagnetismo di James clerk<br />

Maxwell stava ricevendo fondamentali<br />

conferme, principalmente a opera di<br />

heinrich rudolph hertz. Un conterraneo di<br />

hertz, il tedesco otto Wiener (1862-<br />

1927) realizzò, intorno al 1890, un<br />

apparato in grado di provare che la luce si<br />

comporta allo stesso modo delle onde<br />

elettromagnetiche generate da circuiti. in<br />

34 ottobre 2009<br />

particolare, dimostrò l’esistenza delle<br />

onde di luce stazionarie. riesaminare in<br />

classe il suo esperimento può condurre a<br />

considerazioni interessanti. prima di<br />

arrivarci, però, occorre chiarire che cosa<br />

sia un’onda stazionaria.<br />

onda su onda...<br />

Questo risulta più immediato se ci si<br />

sofferma sull’esempio della figura creata<br />

da una corda vibrante. Grazie alla<br />

comune forma dell’equazione d’onda sia<br />

per una corda sia per la luce, si può<br />

essere persuasi della legittimità di<br />

n<br />

P profilo (forma) dell’onda a vari istanti:<br />

in corrispondenza dei nodi è sempre<br />

nullo, altrove oscilla, fino a raggiungere la<br />

massima ampiezza agli antinodi.<br />

n<br />

questo parallelismo; ma <strong>qui</strong>, dicevamo, la<br />

matematica non conta.<br />

immaginiamo una corda fissata a due<br />

estremi e messa in vibrazione. Dopo una<br />

fase transitoria, nella corda in vibrazione<br />

si sovrappongono, punto per punto, due<br />

“movimenti”. occorre immaginare una<br />

certa simultaneità negli eventi i quali,<br />

appunto, si sovrappongono. Un primo<br />

movimento è quello che si verifica<br />

spostando la corda verso l’alto o verso il<br />

basso (lungo un asse perpendicolare alla<br />

corda, insomma), per esempio<br />

pizzicandola come nel caso di una<br />

chitarra. poiché la corda tenta di tornare<br />

nella posizione iniziale, questo<br />

spostamento si propaga, sino a che,<br />

giunto a un estremo, torna indietro<br />

(secondo movimento). intanto, però, la<br />

corda possiede ancora il primo<br />

movimento, per inerzia; allora, lo<br />

spostamento che “ritorna” si sovrappone<br />

a quello che “arriva”, e similmente accade<br />

per l’altro estremo. si tratta, in definitiva,<br />

di due onde uguali che si propagano<br />

lungo la corda in sensi opposti.<br />

sovrapponendosi, esse possono produrre<br />

un’interferenza distruttiva, fino ad<br />

annullarsi, oppure costruttiva, fino a<br />

raggiungere un’ampiezza massima. le<br />

due onde hanno caratteristiche (periodo,<br />

lunghezza d’onda...) identiche, e si<br />

sovrappongono in un modo ben<br />

determinato, per via della loro uguaglianza<br />

e degli estremi della corda fissati,<br />

cosicché i punti in cui si annullano sono<br />

sempre gli stessi e di conseguenza<br />

A A Antinodo<br />

n<br />

Nodo

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