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L’esperimento di wiener<br />
otto Wiener ebbe l’idea di utilizzare una<br />
specialissima pellicola fotografica, che<br />
fosse estremamente sottile<br />
(20 nm), perfettamente trasparente,<br />
eppure sensibile alla luce. pellicole<br />
con queste caratteristiche, costituite<br />
da una sostanza detta collodio cloruro<br />
d’argento, erano disponibili grazie agli<br />
enormi progressi della chimica in europa<br />
e in particolare in Germania.<br />
Wiener pensava che in prossimità<br />
degli antinodi, dove il “movimento”<br />
del profilo era notevole, ci sarebbe<br />
stata un’impressione sulla pellicola.<br />
ai nodi, dove questo “movimento”<br />
non c’è, la pellicola sarebbe dovuta<br />
rimanere immutata. bisogna a questo<br />
punto pensare all’ordine di grandezza<br />
della lunghezza d’onda della luce,<br />
cioè dello spettro visibile: circa 500<br />
nanometri, 400 per quella violetta che<br />
Wiener utilizzava. Questo significa che,<br />
ponendo la pellicola in mezzo a quei<br />
“movimenti”, a quei piani antinodali,<br />
perpendicolarmente allo specchio, si<br />
sarebbero eventualmente ottenute circa<br />
5000 righe per millimetro: un’immagine<br />
indecifrabile, inutile. per questo, Wiener<br />
decise di inclinare la pellicola: mano<br />
a mano che l’inclinazione aumenta,<br />
infatti, le righe impressionate sulla<br />
pellicola si distanziano e per inclinazioni<br />
piccolissime si possono quasi vedere a<br />
occhio nudo.<br />
b<br />
e<br />
P i campi elettrico (e) e magnetico (b)<br />
oscillano perpendicolarmente sia alla<br />
direzione di propagazione sia fra di loro.<br />
36 ottobre 2009<br />
antinodi piani antinodali<br />
andamento-tipo<br />
delle onde stazionarie<br />
Luce come onda<br />
per stessa ammissione di Wiener, il<br />
suo esperimento non aveva propositi<br />
quantitativi. a quasi un secolo dalle<br />
esperienze di young e a circa settant’anni<br />
da quelle di Fresnel, però, grazie a questo<br />
esperimento si poteva riconoscere<br />
definitivamente la natura ondulatoria<br />
della luce. e per quanto riguardava quella<br />
elettromagnetica? Dalle equazioni di<br />
Maxwell, riscritte nella forma odierna da<br />
hertz, sappiamo che i campi elettrico<br />
e magnetico oscillano, in direzioni<br />
perpendicolari sia tra loro sia rispetto alla<br />
direzione di propagazione della luce.<br />
ecco dunque che, quando si parla<br />
della natura ondulatoria della luce, si fa<br />
direzione di propagazione<br />
m rappresentazione<br />
schematica<br />
dell’esperimento di<br />
wiener; in realtà, la<br />
pellicola era quasi<br />
parallela allo<br />
specchio.<br />
indirettamente riferimento alle oscillazioni<br />
di questi due campi.<br />
Ma come si inseriscono questi campi<br />
nei concetti che abbiamo delineato in<br />
precedenza, parlando di corde, specchi,<br />
sovrapposizione? che cosa fanno? sono<br />
loro la “luce”, almeno quella visibile?<br />
specchi e campi<br />
si è detto che campo elettrico e campo<br />
magnetico viaggiano accoppiati, in fase.<br />
Mentre si propagano, i massimi dell’uno<br />
corrispondono ai massimi dell’altro, e lo<br />
stesso vale per i minimi. se tali posizioni<br />
reciproche rimanessero sempre così<br />
sarebbe molto difficile capire quale ruolo<br />
abbia ciascuno dei due nell’ambito del<br />
x<br />
superficie metallica<br />
argentata (specchio)<br />
P in un’onda luminosa stazionaria,<br />
i campi elettrico (e) e magnetico<br />
(b) risultano sfasati.<br />
b<br />
e<br />
-z<br />
y