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isultano stabiliti anche quelli in cui<br />

l’ampiezza può risultare massima. la<br />

forma d’onda che si ottiene, cioè l’onda<br />

risultante, non si propaga: si è ottenuta<br />

un’onda stazionaria!<br />

in un caso del genere, è soltanto il<br />

“profilo” dell’onda stazionaria risultante a<br />

muoversi, oscillando su e giù in alcuni<br />

punti. i punti in cui il “movimento del<br />

profilo” non avviene affatto sono detti<br />

nodi, quelli in cui avviene massimamente<br />

si chiamano antinodi (o ventri) dell’onda.<br />

nel caso di due corde identiche per<br />

fattura e lunghezza, nodi e antinodi si<br />

troveranno sempre alle stesse distanze.<br />

Who’ll stop the light?<br />

nell’esperimento di Wiener, un fascio di<br />

luce monocromatica incide<br />

perpendicolarmente su uno specchio<br />

piano. per la presenza dello specchio,<br />

ovviamente, deve esserci una riflessione.<br />

allora la luce riflessa si trova via via a<br />

interferire con quella in arrivo, seguendo il<br />

principio di sovrapposizione comune alle<br />

onde meccaniche (alle “corde”). come in<br />

una sorta di braccio di ferro alla pari si<br />

genera dunque un’onda luminosa<br />

stazionaria. anche in questo caso, come<br />

in quello della corda fissata vibrante, non<br />

vi è più una vera propagazione, bensì un<br />

alzarsi e un abbassarsi, in alcuni punti<br />

precisi, del profilo dell’onda. e anche in<br />

questo caso si riscontrano nel profilo<br />

dell’onda nodi e antinodi.<br />

se le onde luminose che si fanno incidere<br />

perpendicolarmente su uno specchio<br />

M rappresentazione schematica<br />

di onde stazionarie, i cui antinodi<br />

giacciono tutti su piani paralleli<br />

allo specchio che le forma.<br />

la luce Da newton a einstein<br />

Nel corso dell’Ottocento aveva ripreso vigore l’interpretazione ondulatoria della luce, che<br />

l’autorevolezza di Isaac Newton, convinto sostenitore della teoria corpuscolare, aveva<br />

molto sminuito. Thomas Young e Augustin-Jean Fresnel, agli inizi del secolo, furono i<br />

principali artefici di questa rinascita: la luce veniva vista come un’oscillazione di un mezzo<br />

onnipresente, anche nel vuoto, e dalle caratteristiche peculiari: l’etere. Era<br />

un’impostazione meccanico-elastica. Dopo il 1860 Maxwell elaborò e completò la propria<br />

rivoluzionaria teoria elettromagnetica, che accostava la luce ai fenomeni elettrici: essa<br />

doveva essere una radiazione elettromagnetica, cioè un campo elettrico e un campo<br />

magnetico associati che si propagano alla velocità della luce, sempre per mezzo<br />

dell’etere. La teoria elettromagnetica di Maxwell era però tutta da dimostrare. Questo fu<br />

fatto principalmente da Hertz, negli anni subito precedenti al 1890: particolari circuiti<br />

elettrici emettevano onde elettromagnetiche, e queste si comportavano come la teoria<br />

maxwelliana prevedeva, propagandosi, diffrangendosi, riflettendosi. Le onde di Hertz<br />

erano però di “grandi” dimensioni, della lunghezza caratteristica di qualche metro: oggi si<br />

classificano come onde radio. La luce, per le sue dimensioni molto ridotte, non era ancora<br />

stata affrontata in un esperimento. Otto Wiener riuscì in questo tentativo.<br />

Sino ai primi del Novecento luce e onde saranno intese come perturbazioni dell’etere,<br />

cioè come sue vibrazioni. Tuttavia, la “crisi” dell’etere era cominciata già nel 1887, con il<br />

noto esperimento di Michelson e Morley, anche se sarà solo dopo il 1905, cioè dopo la<br />

prima pubblicazione di Albert Einstein sulla relatività ristretta, che questo concetto verrà<br />

gradualmente abbandonato.<br />

hanno la stessa lunghezza d’onda (se si<br />

tratta, cioè, di luce monocromatica), i nodi<br />

e gli antinodi si troveranno alle stesse<br />

distanze per tutti questi treni d’onda. così,<br />

parallelamente allo specchio, a una certa<br />

distanza si avrà per esempio un<br />

“movimento del profilo” massimo ovunque<br />

e a un’altra distanza opportuna non se ne<br />

avrà alcuno: come tante corde uguali<br />

messe l’una accanto all’altra. i piani<br />

paralleli allo specchio su cui giacciono gli<br />

antinodi vengono detti piani antinodali.<br />

nodi e antinodi sono strettamente legati<br />

riflettore perfetto<br />

alla lunghezza d’onda della luce impiegata. in<br />

particolare, un nodo dista da un nodo<br />

successivo una semilunghezza d’onda, e lo<br />

stesso vale per la distanza fra due antinodi.<br />

nodi e antinodi sono alternati tanto da<br />

distare l’un l’altro un quarto di lunghezza<br />

d’onda.<br />

comincia a delinearsi una situazione<br />

interessante: la luce, velocissima e<br />

imprendibile, pare ora restare ferma a farsi<br />

analizzare. se ci fosse un modo per “scorgere”<br />

questi nodi o questi antinodi si potrebbe<br />

“vedere” la lunghezza d’onda della luce!<br />

ottobre 2009 35<br />

piani<br />

antinodali

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