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1° parte - Udine Cultura

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Stylocidaris affinis<br />

morte o alla diminuzione della componente<br />

fotosintetica o al soffocamento<br />

degli organismi. Lo spostamento di<br />

grandi masse di sedimento può anche<br />

avere effetti abrasivi sugli organismi<br />

costruttori. Ma anche le attività di eruzione<br />

vulcanica sia primaria che secondarie<br />

(come l’apertura di bocche con<br />

fuoriuscita di acque calde o ricche di<br />

gas, fenomeni affatto rari in molte zone<br />

Sphaerechinus granularis<br />

del Mediterraneo) hanno una rilevanza<br />

notevole sia sulle formazioni coralligene che su altre biocenosi bentoniche.<br />

I processi biologici che portano allo scalzamento, alla perforazione o alla<br />

caduta di porzioni del substrato biogeno sono chiamati bioerosioni. È anche<br />

stato dimostrato come l’attività di bioerosione sia più facile su strutture morte<br />

che su quelle coperte da organismi viventi. Alcuni echinodermi come Sphaerechinus<br />

granularis o, in <strong>parte</strong> minore anche perché più rari, Echinus melo, Stylocidaris<br />

affinis o Centrosthephanus longispinus possono avere un certo impatto<br />

soprattutto sul coralligeno di profondità. Sembra comunque che la bioerosione<br />

sia inversamente proporzionale alla profondità anche se l’azione di molte<br />

spugne, come quelle del genere Cliona o molluschi come Lithophaga<br />

lithophaga, si esplica in maniera molto evidente anche a più basse profondità.<br />

I pescatori di datteri di mare delle coste napoletane o del Salento hanno trovato<br />

nel coralligeno di falesia una fonte quasi inesauribile di datteri. La loro azione<br />

è stata, ed è tutt’ora, una delle attività antropiche più distruttive a cui queste<br />

biocostruzioni costiere siano andate incontro.<br />

Anche se difficilmente quantificabile, l’azione di alcuni molluschi nudibranchi<br />

come Discodoris atromaculata su spugne del genere Petrosia, che ne rappresentano<br />

la preda d’elezione, può avere un’importanza di tutto rilievo tra le attività<br />

di bioerosione. Le perforazioni vere e proprie sono effettuate da organismi<br />

che variano nelle loro dimensioni da alcuni millimetri a qualche centimetro di<br />

diametro e sono da attribuire a una larga varietà di organismi diversi. Perforazioni<br />

ripetute, riempimento da <strong>parte</strong> del sedimento, cementificazione dei sedimenti<br />

e riperforazioni sembra che siano in grado di rimpiazzare, in tempi molto<br />

lenti, più del 50% della struttura di <strong>parte</strong>nza. Mentre nelle scogliere coralline<br />

questi processi sembrano avere una rilevanza notevole nella dinamica naturale<br />

facilitandone il collasso fino al crollo sotto lo stesso loro peso; nei sistemi<br />

coralligeni mediterranei non sembrano avere la stessa rilevanza e soprattutto<br />

la stessa intensità. Questi fenomeni contribuiscono spesso alla formazione di<br />

materiale sciolto che può contribuire alla costituzione di strati importanti di<br />

sedimenti alla base delle falesie o attorno alle formazioni di piattaforma che, a<br />

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