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Gds_1 Anno 2011 - Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia

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tigrafico in con<strong>di</strong>zioni normali, con la scogliera ricoperta<br />

dalla spiaggia.<br />

Tale roccia conglomeratica non appartiene Flysch<br />

<strong>di</strong> Capo d’Orlando, ma si è generata, in epoca olocenica,<br />

all’interno <strong>dei</strong> se<strong>di</strong>menti sciolti <strong>di</strong> spiaggia<br />

me<strong>di</strong>ante la deposizione <strong>di</strong> cemento carbonatico ad<br />

opera <strong>di</strong> flui<strong>di</strong> interstiziali in presenza <strong>di</strong> una falda<br />

acquifera fortemente mineralizzata. Questo tipo <strong>di</strong><br />

materiale litoide si rinviene in vari punti lungo tutto<br />

il litorale <strong>di</strong> Letojanni, ed affiora, con caratteristiche<br />

analoghe, anche nella Zona Falcata <strong>di</strong> Messina e nella<br />

Penisola <strong>di</strong> Torre Faro.<br />

4. Descrizione della cava<br />

La cava è costituita da un basso e piatto scoglio<br />

<strong>di</strong> durissima roccia in cui sono visibili <strong>di</strong>versi crateri<br />

larghi e circolari; tali avelli, che a prima vista parrebbero<br />

essere un tipo <strong>di</strong> “marmitte” <strong>di</strong> erosione, sono<br />

in realtà <strong>di</strong> origine antropica e rappresentano i punti<br />

da cui sono state estratte pietre da macina.<br />

Gli scavi misurano quasi tutti 2,00 m. <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro,<br />

con una profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> 0,45-0,50 m; alcuni perfori<br />

più piccoli misurano f =1,40 m. Le mole ancora<br />

in posto o appena abbozzate misurano f =1,40 e h =<br />

0,45 m. All’interno <strong>di</strong> alcuni avelli è stato possibile<br />

osservare la parte relitta rimasta dopo il taglio della<br />

base della mola.<br />

In totale, sono stati contati 216 avelli <strong>di</strong> scavo,<br />

10 scavi abbozzati ed una mola quasi completata pronta<br />

da tagliare alla base. Una serie <strong>di</strong> scavi si trovano<br />

a cavallo del solco <strong>di</strong> battigia e tra questi è visibile<br />

una mola abbozzata la cui lavorazione è stata interrotta<br />

probabilmente a causa <strong>di</strong> una cavità prodottasi<br />

col <strong>di</strong>stacco <strong>di</strong> un grosso ciottolo. È anche presente<br />

uno scavo <strong>di</strong> forma rettangolare da cui è stata probabilmente<br />

ricavata una vasca.<br />

Le serie <strong>di</strong> perfori sono <strong>di</strong>sposte in maniera da<br />

sfruttare il maggiore spazio <strong>di</strong>sponibile; alcune sono<br />

poste in linea dove i segmenti <strong>di</strong> scogliera sono stretti<br />

e lunghi; invece, dove la superficie della roccia si<br />

allarga, i segni <strong>di</strong> scavo sono strettamente <strong>di</strong>sposti a<br />

quinconce. In taluni casi la roccia, anziché verticalmente,<br />

è stata tagliata in senso obliquo seguendo l’orientazione<br />

verso mare degli strati.<br />

5. Considerazioni storiche<br />

I segni <strong>di</strong> attività estrattiva <strong>di</strong> pietre da macina in<br />

zone litorali non sono infrequenti: in passato sono stati<br />

rinvenuti anche in altri due siti a Giar<strong>di</strong>ni Naxos e<br />

Capo d’Orlando. Sulla sponda calabra dello stretto è<br />

segnalata la presenza <strong>di</strong> una cava analoga nello stesso<br />

materiale conglomeratico, nella spiaggia <strong>di</strong> Capo<br />

dell’Armi.<br />

34<br />

Notizie su attività estrattive sui conglomerati <strong>di</strong><br />

spiaggia presso la città <strong>di</strong> Messina si hanno dallo<br />

SPALLANZANI, che verso la fine del <strong>di</strong>ciottesimo<br />

secolo annotò come tali “pud<strong>di</strong>nghe” riuscissero a<br />

riformarsi nel giro <strong>di</strong> una quarantina <strong>di</strong> anni, fornendo<br />

così sempre nuova materia prima ai cavatori. Egli,<br />

ancora, associava all’origine <strong>di</strong> tale fenomeno la circolazione<br />

<strong>di</strong> acqua biancastra, evidentemente fortemente<br />

mineralizzata, <strong>di</strong> origine termale.<br />

La peculiarietà del conglomerato <strong>di</strong> scogliera era<br />

tale che i cavatori si sobbarcavano i <strong>di</strong>sagi dovuti alla<br />

lavorazione della roccia sulla battigia a contatto con<br />

l’acqua <strong>di</strong> mare ed ai tempi <strong>di</strong>pendenti dalle con<strong>di</strong>zioni<br />

meteomarine; questi erano prezzi da pagare pur<br />

<strong>di</strong> ottenere manufatti da una roccia <strong>di</strong> qualità elevata,<br />

compatta e priva <strong>di</strong> fratture.<br />

Nell’entroterra, infatti, sono rari gli affioramenti<br />

lapi<strong>dei</strong> <strong>di</strong> siffatte caratteristiche, poiché le arenarie si<br />

presentano in genere troppo friabili ed i calcari dolomitici<br />

fessurati e poco omogenei.<br />

I cavatori per tagliare la roccia approfittavano <strong>dei</strong><br />

rari eventi in cui la scogliera veniva portata alla luce<br />

dalle mareggiate o, più probabilmente, una volta conosciuta<br />

l’ubicazione della roccia, asportavano la sabbia<br />

fino a mettere a luce manualmente il fronte <strong>di</strong> scavo.<br />

Tale attività risale ad epoche sconosciute, sicuramente<br />

antecedenti fine ‘800 ed è probabilmente da<br />

ascrivere ai perio<strong>di</strong> in cui la coltivazione <strong>di</strong> olivi e il<br />

sorgere <strong>di</strong> frantoi nella zona erano in tale espansione<br />

da rendere economicamente vantaggiosa l’apertura <strong>di</strong><br />

una cava apposita per le macine.<br />

La parte della scogliera dove si trovano la mola<br />

quasi completata e gli altri vicini abbozzi <strong>di</strong> scavo, si<br />

presume essere l’ultima ad essere sfruttata prima della<br />

cessazione dell’attività estrattiva.<br />

La lavorazione della roccia avveniva eseguendo<br />

uno scavo circolare massimo 2 metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro, più<br />

largo ed un po’ più profondo della mola da cavare,<br />

onde avere lo spazio per tagliarla alla base. L’orientazione<br />

avveniva preferibilmente in modo da mantenere<br />

i lati paralleli all’immersione degli strati, consentendo<br />

così, me<strong>di</strong>ante la parziale sovrapposizione<br />

delle sagome <strong>di</strong> scavo, un migliore sfruttamento dell’esiguo<br />

banco conglomeratico (ve<strong>di</strong> sezione).<br />

Essa avveniva talvolta a pelo dell’acqua, in qualunque<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> marea; d’altra parte, dall’interpretazione<br />

dalle tavole e<strong>di</strong>te dall’Istituto Idrografico<br />

della Marina, si evince che le maree sigiziali nello<br />

Stretto <strong>di</strong> Messina non mostrano escursioni superiori<br />

a 30 cm.<br />

Per l’aiuto prestato per il riconoscimento del sito<br />

e per le notizie storiche si ringraziano:<br />

- il Dott. Arch. Giovanni Mauro, Sindaco <strong>di</strong> Letojanni;<br />

- il Dott. Geol. Alfredo Natoli, <strong>di</strong> Messina;<br />

- l’Avv. Marco Cutuli, <strong>di</strong> Messina.<br />

1 • <strong>2011</strong><br />

gennaio-aprile<br />

g<strong>di</strong>S

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