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RENDICONTO DI GESTIONE ANNUALE CERTIFICATO AL 31 ...

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6<br />

RELAZIONE DEL CONSIGLIO <strong>DI</strong> AMMINISTRAZIONE DELLA SOCIETÀ<br />

MARKET OVERVIEW<br />

Bond Governativi<br />

Il 2010 è stato caratterizzato da una delle più importanti crisi del debito sovrano degli ultimi<br />

decenni. La crisi, che è emersa a seguito del fallimento di Lehman Brothers nel settembre 2008,<br />

si è estesa in Europa fino a raggiungere gli Stati maggiormente esposti al settore bancario<br />

(Irlanda, Spagna e UK). Proprio per evitare il fallimento dell’intero sistema bancario, gli stati<br />

sovrani (in particolare Irlanda e Regno Unito) hanno iniziato a “nazionalizzare” le stesse banche<br />

utilizzando i soldi dei contribuenti, con un trasferimento del rischio di credito dal settore privato a<br />

quello pubblico. La disponibilità di risorse finanziarie messe a disposizione dalle banche è stata<br />

molto elevata (in Irlanda ammontava a circa il 20% del PIL) al punto che gli operatori hanno<br />

iniziato a scommettere sulla possibilità che i vari Governi nazionali non fossero più in grado di far<br />

fronte al rifinanziamento del debito che si stava accumulando.<br />

Ciò si è tradotto in un “flight to quality” senza precedenti; il Bund ha raggiunto minimi di<br />

rendimento prossimi al 2% mentre gli spread dei paesi periferici verso lo stesso decennale<br />

tedesco hanno iniziato ad allargarsi; il differenziale BTP-BUND ha raggiunto i 200 bp a fine<br />

novembre per poi stabilizzarsi su valori leggermente inferiori. Persino i CCT italiani,<br />

tradizionalmente strumenti finanziari con un basso livello di rischio, sono stati oggetto di un<br />

violento short selling, determinando ingenti perdite in conto capitale.<br />

L’ aumento dei rendimenti ha reso inaccessibile la via del mercato primario a Grecia e Irlanda,<br />

rendendo necessaria la creazione di un fondo europeo di stabilità (EFSF, European Financial<br />

Stability Facility) che erogasse prestiti a tassi agevolati ai Paesi in difficoltà. Il che ha<br />

temporaneamente allentato le tensioni sui Paesi periferici ma ha “obbligato” i beneficiari del<br />

prestito ad intraprendere un doloroso risanamento delle finanze pubbliche che ha iniziato a dare i<br />

primi effetti di riduzione del deficit già dal 2010, determinando una riduzione della spesa pubblica<br />

e dei consumi privati e causando un sensibile ridimensionamento delle stime di crescita dell’area<br />

Euro (1,6% per il 2011). Di fronte a ciò la BCE si è limitata a non aumentare i tassi ed è<br />

intervenuta solo marginalmente sul mercato secondario dei titoli governativi dei paesi periferici.<br />

Negli Stati Uniti, lo spettro dello scenario di “double dip recession” ha spinto la Federal Reserve<br />

ad attuare una politica monetaria estremamente espansiva, lasciando i tassi ufficiali prossimi allo<br />

zero ed incrementando il quantitative easing con massicci acquisti di Treasury Bond sul mercato<br />

secondario. Tale mossa si è rivelata estremamente efficace in quanto ha permesso la ripresa<br />

della crescita ed il ritorno della propensione al rischio tra gli operatori, con l’indice S&P 500 che<br />

ha ripreso a salire fino ad un valore di 1.257.<br />

Corporate Bond<br />

Anche il mercato dei Bond Societari ha visto nel 2010 la variabile country allocation tornare, dopo<br />

tanti anni, a riassumere un’importanza rilevante anche rispetto ad altre variabili fondamentali<br />

come la duration allocation e soprattutto la sector allocation.<br />

La problematica della gestione del debito sovrano da parte dei Paesi europei periferici si era<br />

cominciata a manifestare già all’inizio del 2010 minando in parte la fiducia degli operatori<br />

finanziari che già “osservavano” con molto scetticismo una ripresa economica nei Paesi sviluppati<br />

trainata quasi esclusivamente dalla ricostituzione delle scorte e da politiche fiscali e monetarie<br />

ultra espansive.<br />

L’evidente clima di incertezza e i primi scricchiolii della crisi del debito europeo portava i mercati<br />

azionari a subire un brusco scivolone agli inizi dell’anno per poi recuperare interamente le perdite<br />

nel rimbalzo che si registrava da metà febbraio fino a metà aprile. Ovviamente la forte volatilità<br />

dei mercati azionari si rifletteva sul mercato del credito con un allargamento degli spread dei titoli<br />

corporate che al successivo recupero dei mercati azionari si ricomprimeva.

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