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RENDICONTO DI GESTIONE ANNUALE CERTIFICATO AL 31 ...

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8<br />

manifestarsi i primi segni di decelerazione dell’economia americana (consumi delle famiglie<br />

sempre piatti, indicatori di fiducia in discesa, mercato immobiliare in costante crisi, mercato del<br />

lavoro sempre molto debole): ciò, unitamente al timore che rigide politiche di austerità fiscale in<br />

Europa potessero avere effetti depressivi sulla già debole crescita europea, ha generato la<br />

convinzione in molti operatori finanziari che il mondo stesse per avvitarsi in una nuova recessione<br />

(frequente era il ricorso al termine “douple dip”) con una spirale deflattiva simile a quanto<br />

accaduto anni prima in Giappone.<br />

In USA, lo spettro dello scenario di “double dip recession” ha spinto la Federal Reserve ad<br />

attuare una politica monetaria estremamente espansiva, lasciando i tassi ufficiali prossimi allo<br />

zero ed incrementando il quantitative easing con massicci acquisti di Treasury Bond sul mercato<br />

secondario. Tale mossa si è rivelata estremamente efficace in quanto ha permesso la ripresa<br />

della crescita ed il ritorno della propensione al rischio tra gli operatori con l’ indice S&P 500 che<br />

ha ripreso a salire fino ad un valore di 1.257 e conseguentemente con positivi effetti anche sui<br />

mercati delle altre aree del mondo.<br />

La seconda parte dell’anno si caratterizza dunque per una significativa ripresa dei listini azionari<br />

mondiali trainati da quelli emergenti; in Europa tuttavia la crisi dei paesi periferici impediva un<br />

pieno recupero di tutti i listini dell’area. Tra essi solo quello tedesco emergeva con grande vigore<br />

facendo registrare un rialzo di oltre il 15% dall’inizio dell’anno<br />

Tra i settori migliori vi sono stati i titoli automobilistici, industriali e i beni di consumo che hanno<br />

tratto giovamento dalla ripresa economica mondiale e soprattutto dalla domanda dei Paesi<br />

emergenti che ormai rappresentano una forza non trascurabile dalle grandi potenze economiche.<br />

Tra i settori peggiori, invece, sicuramente il bancario penalizzato dal mark-to-market dei titoli<br />

governativi detenuti e dalla minaccia di un double dip sulle economie nonché dalla paura di un<br />

ulteriore stretta sui parametri di solidità introdotti da Basilea 3.<br />

Equities World<br />

Per i listini azionari il 2010 e’ stato un anno tutto sommato positivo anche se caratterizzato da una<br />

inusuale decorrelazione tra i vari mercati azionari mondiali. A livello Europeo a fronte di un DAX al<br />

+16% e di un FTSE 100 a +9%, si rileva un CAC al -3%, ed addirittura un MIB30 a -13% ed un<br />

IBEX a -17%.<br />

Negli USA il Dow Jones ha registrato un rialzo di oltre l’11% (ai massimi dal 2008, ma ancora<br />

lontano dal record dell’ottobre 2007 al di sopra dei 14.000 punti), mentre lo S&P si è mantenuto<br />

al di sopra dei livelli toccati il 12 settembre 2008, l’ultimo giorno di contrattazione prima del<br />

collasso di Lehman Brothers, ed ha chiuso l’anno con un rialzo del 12,78%. Andamento simile<br />

quello dell’indice Nasdaq100 con un rialzo del 19,22%. Per la borsa Canadese il rialzo e’ stato del<br />

10,88%.<br />

In Asia l’ HANG SENG ha fatto registrare un +5% ma ben diverso l’andamento del mercato<br />

giapponese che ha chiuso il 2010 con un ribasso del 3,01%,<br />

Gli elementi che hanno determinato il recupero dei mercati azionari sono stati diversi. Il primo lo<br />

identifichiamo nella maggiore propensione al rischio degli investitori che dall’estate 2010 hanno<br />

cambiato strategia prediligendo i mercati azionari a quelli dei Bond in virtù dei risultati aziendali<br />

migliori delle aspettative e dei dati macro che evidenziavano un andamento della congiuntura<br />

leggermente migliore delle aspettative degli analisti.<br />

Il 2010 si è chiuso inoltre con una crescita del Prodotto interno Lordo mondiale di circa 3 punti<br />

percentuali e per il prossimo anno la stima è stata rivista al rialzo al 4%.<br />

La ripresa è in atto ma si trova nella fase iniziale ed ancora non ha mostrato i suoi effetti sul<br />

mercato del lavoro che rimane su livelli di estrema debolezza; il tasso di disoccupazione<br />

americano è al 10% livello mai toccato per l’economia americana.<br />

Un ulteriore elemento di supporto è consistito negli interventi di quantitative easing programmati<br />

ed adottati dalla Fed. Saranno circa 600 i miliardi di dollari da usare entro la fine del secondo<br />

trimestre 2011.<br />

Anche il positivo andamento dei mercati emergenti, sostenuti dall’espansione dei consumi interni,

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