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1<br />
Novembre 2012 • Numero 11<br />
pretesti<br />
Occasioni di letteratura digitale<br />
Due milioni di nodi<br />
di Sandrone Dazieri<br />
Confessioni di un<br />
bibliomane<br />
di Guido Vitiello<br />
In viaggio<br />
con Arsène Lupin<br />
di Maurice Leblanc<br />
Memoriale di<br />
Juanito Gómez,<br />
marinaio al soldo di<br />
un ammiraglio italiano<br />
di Fabio Stassi<br />
pretesti | Novembre 2012
IL MeGLIo<br />
deLLA NArrAtIvA<br />
e deLLA<br />
sAGGIstICA<br />
ItALIANA<br />
e strANIerA<br />
IN oLtre<br />
30.000 tItoLI<br />
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editoriale<br />
3<br />
Ebook, audiobook, book: in sostanza libri. È questo il problema. O meglio, l’opportunità di<br />
un mondo che si sviluppa sostanzialmente con l’unico obiettivo di migliorare la trasmissione<br />
delle informazioni. Siano esse informazioni utili oppure inutili, saggi oppure sogni.<br />
Se così fosse dobbiamo chiederci allora quanto agevolano l’accesso alle informazioni le tecnologie.<br />
E per favore, non parliamo di nuove o vecchie tecnologie, anche qui la tecnologia<br />
è sempre nuova, per dirla con le parole di un noto critico in riferimento alle opere d’arte, è<br />
sempre “contemporanea”.<br />
Una volta le storie venivano raccontate in pubblico dagli aedi. Oggi possiamo dire che nessuna<br />
nonna o mamma racconti più una storia oralmente ai propri nipoti o figli? Poi sono<br />
arrivati i papiri e la scrittura su fogli di carta ha permesso un aumento di diffusione delle<br />
storie semplicemente perché è più semplice, seppure complesso, riprodurre un rotolo di<br />
carta che non una persona in carne e ossa.<br />
Dalla carta scritta a mano si è passati alla carta stampata (saltiamo le modifiche della materia sulla<br />
quale si è evoluta la scrittura) e oggi, con un salto che solo l’immaginazione può fare, la carta<br />
stampata è diventata pura luce: l’ebook. L’ebook che mantiene il più elevato grado di astrazione<br />
per la comprensione di una storia o di una notizia.<br />
Chiediamoci allora: cosa pretendiamo da un ebook? Possiamo rispondervi con quello che<br />
desideriamo noi da un ebook che poi altro non è che la forma con la quale distribuiamo<br />
“<strong>PreTesti</strong>”. Vogliamo raggiungere i nostri lettori nei luoghi dove principalmente si radunano<br />
per informarsi e divertirsi: internet e tutte le sue periferie. Così vi continuiamo a donare<br />
due grandi e potenti storie: quella di Sandrone Dazieri che è anche la copertina del numero<br />
di novembre e quella di Fabio Stassi. Due scrittori italiani di razza, due sperimentatori e<br />
innovatori che per alterne vicende sono approdati alla letteratura. Così ricordiamo Arsenio<br />
Lupin. Così diamo voce alla bella e molto seguita rubrica “Sulla punta della lingua” dell’Accademia<br />
della Crusca. Così vi comunichiamo notizie, ricette, edizioni, appuntamenti. Ecco,<br />
forse nella metafora di Gipo e del suo iMad c’è la nostra volontà di immaginare le nostre<br />
storie e i vostri tablet o i vostri pc. Con l’augurio che non si rimbecilliscano più del dovuto.<br />
Buoni <strong>PreTesti</strong> a tutti.<br />
Roberto Murgia<br />
pretesti | Novembre 2012
4<br />
Indice<br />
testI<br />
05-14<br />
Racconto<br />
Due milioni di nodi<br />
di Sandrone Dazieri<br />
15-20<br />
Saggio<br />
Confessioni di un<br />
bibliomane<br />
di Guido Vitiello<br />
21-26<br />
Anticipazione<br />
In viaggio con Arsène<br />
Lupin<br />
di Maurice Leblanc<br />
27-31<br />
Racconto<br />
Memoriale di Juanito<br />
Gómez, marinaio al soldo<br />
di un ammiraglio italiano<br />
di Fabio Stassi<br />
IL MoNdo<br />
deLL’ebook<br />
32-36<br />
Ebook: è tempo di bilanci<br />
di Daniela De Pasquale<br />
37-40<br />
Salva l’ambiente, leggi un<br />
ebook!<br />
di Roberto Dessì<br />
rubrIChe<br />
41-43<br />
Buona la prima<br />
Philip Roth “La macchia<br />
umana” (2000)<br />
di Luca Bisin<br />
44-46<br />
Sulla punta della lingua<br />
Uno sguardo alla lingua<br />
italiana negli Usa, con un<br />
ragionevole ottimismo<br />
di Imperatrice Di Passio<br />
47-49<br />
Anima del mondo<br />
Scolpire il tempo<br />
di Fabio Fumagalli<br />
50-53<br />
Alta cucina<br />
“Infinita beltà” della tavola<br />
di Francesco Baucia<br />
54<br />
Recensioni<br />
55<br />
Appuntamenti<br />
56<br />
Tweets / Bookbugs<br />
pretesti | Novembre 2012
5<br />
DUE<br />
MILIONI<br />
DI<br />
NODI<br />
di Sandrone Dazieri<br />
racconto<br />
pretesti | Novembre 2012
6<br />
Di sua moglie Mina, Marco conservava<br />
un paio di ballerine dimenticate<br />
sul fondo dell’armadio,<br />
un romanzo giallo aperto<br />
sul termosifone del bagno e una chiazza di<br />
caffè sul tappeto. Erano passati sei mesi da<br />
quando se n’era andata, ma Marco non aveva<br />
toccato né le scarpe né<br />
il libro. Anche la macchia,<br />
che aveva vagamente la<br />
forma della Sicilia, continuava<br />
ad allargarsi attorno<br />
alla base del tavolo<br />
rotondo del salotto, quello<br />
per le cene “importanti”<br />
che non avevano mai<br />
dato. Erano reliquie di<br />
un tempo migliore, quello<br />
in cui si sentiva felice<br />
anche se, forse, era stata<br />
un’illusione. Di questa<br />
opinione era il suo collega<br />
Armando, come lui<br />
impiegato all’ufficio postale<br />
del quartiere Stadera<br />
di Milano. “Ti sei sbagliato<br />
alla grande” disse<br />
a Marco quando accennò<br />
all’argomento. “È chiaro che non ti ha mai<br />
amato.”<br />
“E allora perché mi ha sposato, secondo te?”<br />
rispose Marco contando le monete di resto a<br />
un’anziana che pagava la bolletta.<br />
“Perché aveva bisogno di un tetto sulla testa,<br />
bello mio” rispose Armando, “e di qualcuno<br />
che la mantenesse finché non trovava<br />
un altro pollo”. Si voltò verso di lui, sorridendogli<br />
con denti storti e gialli di nicotina.<br />
“Non sei stato tu a dirmi che usciva da<br />
una brutta storia, che quello con cui stava<br />
si trattava di un<br />
rigattiere chiamato<br />
L’angolo dell’usato,<br />
talmente malmesso da<br />
sembrare una discarica<br />
della spazzatura dotata<br />
di vetrina<br />
l’aveva buttata fuori di casa senza niente?”<br />
“Sì.” Era vero. Quando si erano messi assieme,<br />
Mina possedeva giusto un vestito e un<br />
ricambio di biancheria.<br />
Armando sorrise trionfante. “Vedi? Tutto<br />
quadra. Fidati, che di donne me ne intendo.”<br />
Marco si limitò ad annuire poco convinto,<br />
tenendo per sé la convinzione<br />
che il suo collega<br />
di donne e relazioni non<br />
se ne intendesse molto.<br />
Le volte che lo aveva incrociato<br />
di sera al cinema<br />
o in pizzeria era sempre<br />
stato solo o con qualche<br />
collega. Però non aveva<br />
tutti i torti, pensò.<br />
E la sera stessa prese scarpe<br />
e libro e li infilò nel<br />
sacco della spazzatura. Il<br />
tappeto fece la medesima<br />
fine dopo alcuni tentativi<br />
inutili di pulizia.<br />
La vista del pavimento<br />
nudo del salotto, però,<br />
ricordava a Marco la sua<br />
perdita in modo ancora<br />
più cocente, perciò il<br />
primo sabato libero si recò a un negozio a<br />
pochi passi da casa sua, dove aveva visto<br />
esposto un cartello con la scritta Svendita<br />
tappeti. Si trattava di un rigattiere chiamato<br />
L’angolo dell’usato, talmente malmesso da<br />
sembrare una discarica della spazzatura dotata<br />
di vetrina. Le mensole dietro il cristallo<br />
sporco mostravano vecchi elettrodomestici<br />
con spine fuori norma, soldatini sfusi, soprammobili<br />
in peltro a forma di animale,<br />
uova di marmo, libri scoloriti e strappati.<br />
C’era anche un manichino pubblicitario<br />
pretesti | Novembre 2012
7<br />
della cintura Gibaud tutto spellato. Il proprietario<br />
era in sintonia con la merce. Ultraottantenne,<br />
con una lunga chioma di capelli<br />
bianchi che gli arrivavano sino alle spalle,<br />
stava curvo appoggiato allo schienale di<br />
una sedia a guardare i clienti, come temesse<br />
che rubassero qualcosa. Quando Marco entrò<br />
e chiese dei tappeti, il vecchio glieli indicò<br />
con un cenno del mento. Erano ancora<br />
impilati sul pavimento, dove il facchino li<br />
aveva scaricati la settimana precedente. Ottenuto<br />
il permesso di esaminarli, Marco li<br />
stese trascinandoli sotto l’unico raggio di<br />
sole che penetrava nel negozio attraverso<br />
i vetri sporchi. Stranamente, i tappeti erano<br />
di una qualità superiore al resto della<br />
roba. Erano sì consunti dagli anni, ma la<br />
loro squisita fattura era evidente anche agli<br />
occhi di Marco, che di antichità non si intendeva.<br />
“Da dove vengono?” chiese.<br />
Il proprietario spostò il toscano all’angolo<br />
della bocca. “Da una villa che hanno demolito<br />
a Baggio.”<br />
“E li avevano lasciati dentro?”<br />
“La vecchia che ci abitava non aveva eredi.<br />
Succede. Dicono che fosse una contessa, ma<br />
vai a sapere. Ho preso anche un paio di tavoli<br />
col piano in marmo se ti interessano.”<br />
Marco fece cenno di no e alzò uno uno dei tap- tap<br />
peti, decorato a grandi fiori fiori rossi su sfondo<br />
marrone, per guardarlo meglio.<br />
“Quello è un Darya” disse il vecchio. “Vie-<br />
ne dall’Afghanistan. Parecchio prima che ci<br />
andassimo noi a fare la guerra.”<br />
“Come fai a saperlo?” chiese Marco.<br />
“Sai da da quanti anni faccio faccio questo questo mestiere?<br />
Ne ho imparate di cose.”<br />
Marco ripiegò il Darya e portò alla luce un<br />
altro altro tappeto tappeto rettangolare rettangolare tre tre metri metri per per due. due.<br />
Questo era diviso diviso a riquadri, e ognuno di di<br />
essi aveva disegni rossi e neri. Per Marco,<br />
bello da mozzare il fiato. “E questo?”<br />
“Quello è un persiano purosangue. Un Bakhtiari.<br />
Trecentomila nodi, come minimo.”<br />
“Vuoi dire che ci sono trecentomila nodi nei<br />
fili?”<br />
“No, che ce ne sono trecentomila al metro<br />
quadrato. È così che si misura la qualità di<br />
un tappeto. E se lo moltiplichi per la dimensione<br />
fa più o meno…”<br />
“Due milioni di nodi” li interruppe Marco,<br />
estasiato. “Quanto vuoi?”<br />
Il vecchio strinse gli occhi, pregustando l’affare.<br />
“ È uno dei pezzi più pregiati.”<br />
Contrattarono, e alla fine Marco riuscì a<br />
portarselo a casa per il doppio della cifra<br />
che aveva avuto intenzione di spendere, ma<br />
sempre meno di quello che pensava valesse.<br />
Non aveva mai visto una tale finezza di decori,<br />
una tale precisione nella sistemazione<br />
degli elementi, nemmeno nei tappeti esposti<br />
nelle vetrine degli antiquari di Brera.<br />
Era semplicemente perfetto. Steso sul pavimento<br />
del salotto, alla luce dell’alogena,<br />
i colori sembravano brillare. Il disegno era<br />
composto da quaranta formelle quadrate<br />
inscritte in una cornice, ricamata in fili rossi,<br />
neri, bianchi e verdi scuro. La cornice era<br />
decorata a fiori bianchi, mentre mentre ciascuna<br />
formella racchiudeva racchiudeva salici e cipressi stilizzati,<br />
disposti ogni volta in modo differente<br />
accanto a quelle quelle che parevano enormi foglie<br />
bianche e nere. Era come guardare un<br />
campo coltivato dal finestrino di un aereo,<br />
ma un aereo che fosse anche una una macchina<br />
del del tempo capace di viaggiare nell’antica<br />
Persia.<br />
Marco Marco si preparò un piatto di spaghetti<br />
e mangiò sul tavolo del soggiorno disto<br />
gliendo spesso gli occhi occhi dalla televisione<br />
pretesti | Novembre 2012
8<br />
era come guardare un campo coltivato dal finestrino di<br />
un aereo, ma un aereo che fosse anche una macchina del<br />
tempo capace di viaggiare nell’antica Persia<br />
per ammirare il suo tesoro. A metà del film<br />
spense e ricominciò a percorrere il tappeto,<br />
seguendo i disegni con un dito. Più lo guar-<br />
dava, più riusciva a percepirne i particolari<br />
minuti, le differenze tra un un disegno disegno e l’altro<br />
che rivelavano l’abilità dell’artigiano. dell’artigiano. In In<br />
uno dei riquadri d’angolo del tappeto scoprì<br />
il disegno di due colonne colonne che che reggevano un<br />
arco semicoperto da un un albero. albero. A differenza<br />
del del resto resto del tappeto, questo arco era tessuto<br />
con un filo di un nero più lucido e più rigi<br />
do al tatto. Forse era era stata l’abile l’abile copertura<br />
di un rammendo. Lo percorse ancora ancora con il<br />
dito, provando un brivido di piacere. piacere.<br />
La domenica, con i raggi del sole che lo col<br />
pivano, il tappeto tappeto sembrò sembrò a Marco ancora<br />
più bello e, di conseguenza, il resto del sa<br />
lotto gli parve sgraziato e dozzinale. I mobi<br />
li che possedeva venivano tutti da rigattieri<br />
o negozi di fai da te, e alcuni di essi erano<br />
ancora quelli ereditati dai genitori, vent’anni<br />
prima. Adesso la loro bruttezza gli pareva<br />
intollerabile. Visto che non poteva permettersi<br />
mobilio nuovo, decise per lo meno<br />
di ridurlo al minimo. Il tavolo rotondo lo<br />
smontò e lo portò in cantina e sostituì l’alogena<br />
con una fila di candelette Ikea disposte<br />
lungo il bordo, perché anche la luce elettrica<br />
gli pareva fuori posto. Quando scese la sera<br />
e le accese, la loro fiamma tremula sembrò<br />
far muovere i disegni e dar loro vita. Rimase<br />
a osservarli accucciato al centro del tappeto<br />
sino a quando le candele si consumarono.<br />
consumarono.<br />
Allora si addormentò.<br />
addormentò.<br />
Sognò di volare su un’impervia catena<br />
montuosa dalla scarsa vegetazione. Qua e<br />
là apparivano apparivano tracce di insediamenti umani<br />
come come edifici edifici in pietra e minareti. Poi il suo<br />
punto di di osservazione si abbassò verso ter<br />
ra, scivolò all’interno di una stretta gola roc<br />
ciosa, cabrò cabrò e strinse su un edificio quadrato<br />
che sorgeva dalla dalla parete di roccia circondato<br />
da bassi giardini. Dall’edificio spuntavano<br />
torri sormontate da guglie color bronzo<br />
che riflettevano riflettevano il sole al tramonto. Una momoschea, , pensò Marco. Sapeva di stare sognando,<br />
con una lucidità che normalmente porta<br />
a un rapido risveglio. Al contrario, si sentiva<br />
totalmente totalmente immerso in quell’esperienza.<br />
Ed esilarato.<br />
Il suo punto di vista si abbassò nuovamente,<br />
poi curvò dietro la parete occidentale<br />
della moschea e si fermò, librandosi a un<br />
paio di metri da terra. Davanti a lui, protetta<br />
dall’ombra di salici dalle foglie color<br />
argento, vi era un arco di pietra bianca che<br />
pretesti | Novembre 2012
9<br />
protrudeva dalla parete color roccia della<br />
moschea. Al centro, accucciata con il volto<br />
verso la parete, vi era una figura femminile<br />
vestita con abiti di seta damascata. Un velo<br />
scuro le copriva la testa e le scendeva sino<br />
ai piedi nudi dalle unghie dipinte di verde<br />
scuro. Come percependo la sua presenza la<br />
donna cominciò a voltarsi.<br />
Marco si svegliò.<br />
Era disteso a faccia in giù sul tappeto e si<br />
era fatto giorno. Il sogno, così vivido, gli era<br />
rimasto piantato in testa. E gli rimase per il<br />
resto del giorno, al lavoro, dove sbagliò a<br />
dare il resto due volte venendo rimproverato<br />
dai clienti. Anche Armando se ne accorse<br />
e gli lanciò un paio di frecciatine sul marito<br />
abbandonato che si dà all’alcool. Lui quasi<br />
non se ne accorse. Gli era sembrato tutto<br />
così reale.<br />
Prima di tornare a casa sottrasse dall’ufficio<br />
postale una vecchia lente di ingrandimento<br />
che usavano una volta per controllare la<br />
dentellatura dei francobolli. Con quella esaminò<br />
il disegno dell’abside nella formella<br />
consumata. Riuscì a vedere le decorazioni<br />
invisibili a occhio nudo tracciate sulle colonne,<br />
foglie e fiori, identiche a quelle che<br />
aveva sognato. E poi, accanto alla colonna<br />
di destra, semicoperta dai rami stilizzati del<br />
salice, distinse l’ombra di una figura umana.<br />
Sto sognando ancora, si disse. Eppure, tracciata<br />
con quei fili sottili, vi era davvero la<br />
silohuette di una donna inginocchiata.<br />
Marco posò la lente e rimase seduto sul tappeto<br />
a riflettere. I sogni non si avveravano.<br />
Se sognavi qualcosa significava che l’avevi<br />
già visto in precedenza, il resto era solo una<br />
coincidenza. Ma come era possibile che la<br />
coincidenza fosse così esatta? Forse, si disse<br />
senza crederci del tutto, aveva notato il<br />
disegno prima di addormentarsi e gli si era<br />
impiantato nella mente.<br />
Marco accese Internet e fece una ricerca sui<br />
tappeti bakhtiari. Prendevano il nome dalla<br />
regione iraniana di Chahar Mahaal-e Bakhtiari,<br />
che secondo Wikipedia era prevalentemente<br />
montuosa. E i monti della foto<br />
sembravano proprio quelli del suo sogno,<br />
anche se non poteva esserne certo. Nella<br />
foto di una moschea vide un’abside simile<br />
a quella ricamata sul tappeto e scoprì che<br />
veniva chiamata mihrab e serviva per indicare<br />
ai fedeli la direzione della Mecca. Anche<br />
tutto questo era una coincidenza? Lui<br />
non ricordava di aver mai saputo niente di<br />
Iran o moschee, ma certo negli anni aveva<br />
letto o visto in televisione qualcosa in proposito.<br />
Era possibile che la sua mente avesse<br />
associato i ricordi nascosti con il tappeto,<br />
formando una visione chiara.<br />
Ma la spiegazione non lo soddisfaceva.<br />
Qualcos’altro stava accadendo, qualcosa<br />
che lo attirava e spaventava in parti uguali.<br />
Prese un cuscino dal letto e lo portò sul<br />
tappeto insieme con una coperta. Voleva riprovare,<br />
e se non avesse sognato niente di<br />
interessante avrebbe lasciato perdere. Altrimenti…<br />
Altrimenti non lo sapeva.<br />
Il sognò andò al di là delle previsioni. Cominciò<br />
direttamente da terra. Marco non stava<br />
più volando, ma camminando all’interno<br />
del giardino che circondava la moschea.<br />
E adesso riusciva a vedere e sentire il proprio<br />
corpo. Gli sembrava identico a quello<br />
che aveva lasciato addormentato in soggiorno.<br />
Indossava anche lo stesso pigiama<br />
e sentiva la terra umida sotto i piedi nudi.<br />
La temperatura era mite, e il vento portava<br />
odore di fiori che Marco non riusciva a riconoscere.<br />
pretesti | Novembre 2012
10<br />
Spostando gli ultimi rami si trovò proprio<br />
di fronte al mihrab e vide che la donna era<br />
ancora ancora accucciata accucciata sotto di di esso. Capì che<br />
non era inginocchiata a pregare come gli era<br />
sembrato in un primo tempo, tempo, ma stava cucucendo qualcosa.<br />
Un tappeto. Anzi, il suo tappeto.<br />
La donna aveva nella mano destra destra un lungo<br />
ago ricurvo, mentre la la sinistra stava infilando<br />
nella cruna un filo<br />
talmente sottile da essere<br />
quasi impercettibile. Il<br />
filo si ruppe e le donna<br />
lo lasciò cadere. Poi, con<br />
un gesto rapido, infilò la<br />
mano sotto il velo che le<br />
copriva la testa. Capelli,<br />
capì Marco. Sta cucendo<br />
con i suoi capelli. Erano<br />
quelli i fili neri e lucidi<br />
che Marco aveva sfiorato<br />
con il dito, diversi da tutti<br />
gli altri.<br />
In quel momento la donna<br />
sentì i suoi passi e si<br />
voltò. Aveva il viso coperto<br />
dal velo che le lasciava<br />
scoperti solo gli<br />
occhi neri e profondi.<br />
“Chi sei?” gli chiese.<br />
“Uno spirito?”<br />
Marco rimase imbambolato<br />
per qualche istante.<br />
Non si era aspettato di essere visto, convinto<br />
di essere solo uno spettatore nel suo sogno.<br />
Si leccò le labbra secche e rispose. “No.<br />
Sono un uomo.”<br />
“Se sei un uomo, non dovresti essere qui. È<br />
stato deciso che io passi sola la mia ultima<br />
notte. Ma so che stai mentendo. Nessun uomo<br />
La donna aveva nella<br />
mano destra un<br />
lungo ago ricurvo,<br />
mentre la sinistra<br />
stava infilando nella<br />
cruna un filo talmente<br />
sottile da essere quasi<br />
impercettibile<br />
è come come te. E nessun nessun uomo di carne avreb<br />
be potuto superare le guardie e le mura.”<br />
“Non ti capisco. Io… credo di stare sognan<br />
do.”<br />
Gli occhi della donna donna cambiarono espres<br />
sione, e Marco capì che stava sorridendo.<br />
“Forse il il mondo altro non non è che che un sogno,<br />
spirito.” spirito.”<br />
“Dove “Dove siamo?” chiese Marco.<br />
“Siamo a Shahr-e-Kord,<br />
Shahr-e-Kord,<br />
anche se se da qui la città<br />
non si vede. È dall’altra<br />
parte della montagna.”<br />
E indicò. “Parte del regno<br />
di Persia, governato<br />
con infinita saggezza dal<br />
grandissimo Nasiru’d-<br />
Din Shah, che Allah lo<br />
protegga.”<br />
Marco parve cogliere<br />
una una nota nota di di derisione derisione<br />
nella voce della donna.<br />
“Non “Non ti piace piace il tuo<br />
scià?”<br />
“È a lui che non piaccio piaccio<br />
io. E quello che dico. Non<br />
ama che racconti che le<br />
donne possono leggere e<br />
studiare il corano, e che<br />
io mi sia tolta il velo in<br />
pubblico. Per questo ha<br />
deciso che io domani sia<br />
giustiziata. Questa è la<br />
mia ultima notte su questa terra.”<br />
“Mi dispiace.”<br />
La donne parve sorridere ancora. “So che è<br />
per questo che sei venuto. Mi accompagnerai<br />
nel mio viaggio. Dimmi, spirito, come<br />
sarà?”<br />
Marco scosse la testa. “Non lo so.”<br />
pretesti | Novembre 2012
11<br />
La donna annuì. “Immagino che tu non<br />
possa dirmelo.” Tornò a cucire il tappeto.<br />
“Devo terminare prima che passi la notte.”<br />
“Che cosa stai facendo?” chiese Marco avvicinandosi<br />
di un passo.<br />
La donna gli mostrò l’angolo del tappeto.<br />
“Sto lasciando un piccolo segno della mia<br />
presenza su questo mondo. Vedi?” disse indicando.<br />
“Questa sono io. E forse sarà l’unica<br />
cosa che mi ricorderà a chi verrà dopo di<br />
me. Dimmi, spirito, sarò ricordata?”<br />
Marco annuì. “Dimmi come ti chiami.”<br />
“Tahirih.”<br />
Fu in quel momento che Marco si svegliò.<br />
Era giorno fatto e timbrò in ritardo al lavoro.<br />
Quello che aveva vissuto nel sogno era<br />
stato talmente forte e gli si era talmente impresso<br />
dentro che il mondo reale sembrava<br />
incolore al confronto. Ricordava tutto, anche<br />
i profumi che aveva respirato e il suono<br />
musicale della voce di lei. Tahirih. Tahirih.<br />
E risentendo l’eco delle sue parole capì che<br />
Tahirih aveva parlato in arabo, e altrettanto<br />
aveva fatto lui. E anche se adesso non sarebbe<br />
stato in grado di riprodurre un solo<br />
suono, nel sogno era stato in grado di comprendere<br />
tutto.<br />
Al lavoro fu talmente distratto che finse di<br />
avere un principio di influenza, poi tornò<br />
a casa di corsa e aspettò di nuovo la notte.<br />
Questa volta vestito di tutto punto, per evitare<br />
di presentarsi a lei ancora in pigiama.<br />
La magia si ripetè. Fu di nuovo davanti a<br />
lei, ed era ancora il tramonto. Perché anche<br />
se nel mondo di Marco gli incontri si ripetevano<br />
notte dopo notte, in quello di Tahirih<br />
il tempo sembrava non scorrere mai, rimanere<br />
un eterno presente. Incontro dopo incontro,<br />
mentre Marco prendeva sempre più<br />
coraggio avvicinandosi sempre di più a lei,<br />
Tahirih gli raccontò la sua vita, la sua infanzia<br />
all’ombra di un padre amorevole che le<br />
aveva permesso di studiare, e la gioventù<br />
passata a lottare perché le donne potessero<br />
crescere libere come lei. E poi l’imprigionamento<br />
e la condanna a morte. Mai una<br />
volta Tahirih mostrò paura per quello che<br />
le sarebbe accaduto, o rimpianto, e mai si<br />
dimostrava incredula di fronte ai racconti<br />
che Marco le faceva del suo mondo, che lei<br />
aveva capito essere reale quanto il proprio,<br />
ma distante nello spazio e nel tempo. Marco<br />
sentì che lo sgomento e la meraviglia per<br />
quello che stava vivendo lasciava velocemente<br />
spazio a un altro sentimento, che gli<br />
mordeva feroce le viscere.<br />
“Secondo me sei innamorato” gli disse Armando<br />
un pomeriggio. “Dì la verità, ti stai<br />
vedendo con qualcuna?”<br />
Marco scosse la testa. “No.”<br />
“Sarei portato a crederti, perché, diciamolo,<br />
uno come te è già tanto se ne ha trovata una<br />
di donna nella sua vita. Ma sei troppo strano<br />
in questo periodo.”<br />
“Strano come?” chiese Marco senza guardarlo.<br />
“Ma guardati! Arrivi sempre al lavoro pulito<br />
e stirato. È chiaro che non lo fai per<br />
loro” disse Armando indicando la fila di<br />
pensionati allo sportello.<br />
“Forse lo faccio per te” disse Marco.<br />
“Vedi, sei diventato anche spiritoso…”<br />
brontolò Armando. Non gli faceva piacere<br />
che il suo collega avesse perso l’aria triste<br />
degli ultimi tempi.<br />
Camminando verso casa, Marco capì che<br />
davvero era cambiato tutto per lui. Le giornate<br />
avevano perso d’importanza di fronte<br />
ai momenti che passava con Tahirih. Soprattutto<br />
da quando lei aveva accettato di<br />
pretesti | Novembre 2012
12<br />
togliersi il velo di fronte a lui e lasciare che<br />
le guardasse il viso. Non si erano nemmeno<br />
mai toccati, ma per Marco quel gesto era<br />
stato quanto di più intimo avesse mai vissuto<br />
con una donna. La amava, sì, e voleva<br />
trascorrere il resto della sua vita con lei, ogni<br />
minuto di quel tramonto senza fine sulle<br />
montagne dello Zagros. Sarebbe rimasto<br />
sdraiato sul tappeto anche durante il giorno<br />
se fosse riuscito a dormire più delle dieci<br />
ore cui si costringeva ora.<br />
Arrivato al suo pianerottolo, vide che la porta<br />
era socchiusa. Spaventato che un ladro<br />
potesse sottrargli quanto di più caro aveva<br />
entrò di corsa, per per bloccarsi subito quando quando<br />
riconobbe l’intrusa: Mina! Seduta al tavolo tavolo<br />
della cucina cucina che che dava fondo all’unica all’unica botti<br />
glia di di vino che che Marco aveva in casa.<br />
“Che cosa ci fai qui?” balbettò sorpreso.<br />
“Questa è ancora casa mia, bello” disse sua sua<br />
moglie. “E ho ancora ancora le le chiavi.” chiavi.”<br />
Marco si mosse cautamente verso di lei.<br />
“Che cosa cosa vuoi?”<br />
“Non sei contento di vedermi? Non Non eri in<br />
namorato marcio di me? me? Non volevi passa<br />
re tutta la vita con me?”<br />
“Sei stata tu ad andare via…” disse Marco.<br />
“Ecco, vedi? Ti è già passata. Come a quel<br />
pezzo di merda...” Si asciugò una lacrima di<br />
rabbia. “Vieni con me, che staremo bene mi ha<br />
detto. Invece adesso mi ha gettato via come<br />
una scarpa vecchia.”<br />
“Mi dispiace” disse Marco, ansioso di liberarsi<br />
di lei.<br />
“Avrei dovuto rimanere con te. Certo, a letto<br />
eri una frana, per non parlare della conversazione.”<br />
Allungò una mano per accarezzargli<br />
la guancia. “Ma sei una brava per-<br />
sona, no? no? Non mi mi avresti mai trattata come<br />
mi ha trattato lui.”<br />
“Ti “Ti vuoi sistemare qui?” chiese lui, spavenspaventato. Mina rise. “Sei scemo? No, vado dai miei.<br />
Ma mi serve qualche soldo, sai, per tirare<br />
avanti. avanti. Mi puoi dare qualcosa, vero?”<br />
Mina si bloccò, aveva visto il tappeto in soggiorno.<br />
entrò nella stanza. “bello ello questo. Quando l’hai preso?” rise.<br />
“hai fatto atto spese pazze senza di me, eh?”<br />
Marco scosse la testa. “Non ho niente da<br />
darti”.<br />
Lei lo lo fissò. “Sei cambiato. Che cosa ti è suc<br />
cesso? Così duro e deciso non non ti avevo mai<br />
visto.” visto.”<br />
“Ti “Ti dispiace dispiace andare via? Sono Sono stanco.” stanco.”<br />
“E non provi provi nemmeno a portarmi a letto<br />
con te. Sei proprio cambiato. Buon per te.<br />
Dai, con mille euro ti liberi di me.”<br />
“Non ce li ho ti ho detto. Ho appena pagato<br />
l’affitto.”<br />
Mina cominciò ad aggirarsi per la cucina.<br />
“Col cavolo che vado via senza niente.”<br />
“Te l’ho detto, ho speso tutto…”<br />
Mina si bloccò, aveva visto il tappeto in soggiorno.<br />
Entrò nella stanza. “Bello questo.<br />
Quando l’hai preso?” Rise. “Hai fatto spese<br />
pazze senza di me, eh?”<br />
Mina si chinò ad accarezzarne il tessuto, ma<br />
Marco la prese per un polso e l’obbligò a rialzarsi.<br />
“Non lo toccare.”<br />
“Cosa c’è? Hai paura che te lo rovino?” Il<br />
viso le si contorse in un’espressione rapace.<br />
pretesti | Novembre 2012
13<br />
“Quanto lo hai pagato? Quanto vale?”<br />
“Niente, non vale niente. Ma ci tengo. Lascialo<br />
stare.”<br />
“Non ti credo.”<br />
“Senti… Ti darò quello che ho nel portafoglio.”<br />
Lo tolse dalla tasca. “Guarda. Sono<br />
cinquanta euro. Ma posso prelevarne altri<br />
duecento.”<br />
Lei tirò una sberla al portafoglio e glielo fece<br />
cadere di mano. “Com’è che d’un tratto sei<br />
così generoso? Vale molto, eh? Hai fatto l’affare<br />
della tua vita…”<br />
“Ti sbagli.”<br />
Ma Mina aveva annusato qualcosa di buono,<br />
e non intendeva lasciarselo scappare.<br />
“Non lo sai che legalmente siamo ancora<br />
marito e moglie? Che quello che è tuo è<br />
anche mio?”<br />
“Quello l’ho comprato dopo. Nessun giudice…”<br />
Mina non lo ascoltava nemmeno. Si voltò<br />
ancora a guardare il tappeto. “Non ti preoccupare,<br />
avrai la tua metà dopo che l’avrò<br />
venduto.”<br />
Marco la fece voltare a forza. “Mina, ti prego.<br />
Puoi prendere tutto quello che vuoi. Il<br />
tavolo, il televisore… Ma quello no. Ti prego.<br />
Ci sono… affezionato.” La implorò.<br />
Lei scosse la testa. “Non mi incanti bello. Ce<br />
ne vogliono dieci come te per fregare una<br />
come me. Se non mi aiuti tu a portarlo in<br />
macchina, adesso, chiamo qualcuno che lo<br />
fa. E che si tiene la tua parte.”<br />
“Per favore… Non farmi questo” disse Marco<br />
con le lacrime agli occhi.<br />
Lei sbuffò. “Sei proprio un caso disperato.”<br />
E tolse il cellulare dalla tasca. Fu allora che<br />
Marco la prese per il collo. Quando la lasciò,<br />
aveva smesso di respirare.<br />
Tahirih alzò gli occhi quando lo sentì camminare<br />
nell’erba. “Marco” disse.<br />
Marco avanzò di un passo. “Ciao Tahirih.”<br />
Poi si appoggiò al muro della moschea.<br />
“Che cosa succede?” chiese Tahirih. “Sembri<br />
triste.”<br />
“Io… ho fatto un pasticcio. È difficile da<br />
spiegarti. Ma…” Scosse la testa.<br />
“Posso aiutarti in qualche modo?” chiese<br />
Tahirih.<br />
Marco si accucciò e si abbracciò le gambe.<br />
“No, non credo. Ho preso delle pastiglie,<br />
Tharih. Dei sonniferi.”<br />
“Non so di cosa stai parlando.”<br />
“Sono delle cose che aiutano a dormire.”<br />
“Come delle erbe?”<br />
“Sì, ma molto più forti. Me le aveva date il<br />
dottore, quando stavo male. Prima di conoscere<br />
te. Perché tu mi hai fatto stare bene.”<br />
“Quindi adesso stai dormendo?”<br />
“Da dove vengo sì. Tahirih… le cose che<br />
aiutano a dormire, se ne prendi troppe, non<br />
ti svegli mai più.”<br />
“Vuoi dire che morirai?”<br />
“Sì.” La guardò con gli occhi colmi di lacrime.<br />
“E non so cosa succederà dopo.”<br />
“Forse rimarrai con me per sempre.”<br />
“Io… non so nemmeno se sei reale, Tahirih.”<br />
“Ma tra poco lo saprai”.<br />
“Sì” disse Marco asciugandosi le lacrime.<br />
“Tra poco saprò tutto. Non dovrò aspettare<br />
molto.”<br />
Tahirih gli si avvicinò e per la prima volta<br />
gli prese la mano. La baciò delicatamente<br />
da oltre il velo. “Vuol dire che aspetteremo<br />
assieme.”<br />
Era stata una giornata di grande movimento<br />
all’Angolo dell’usato. Il sabato, con la crisi<br />
che c’era, i clienti si erano moltiplicati.<br />
pretesti | Novembre 2012
14<br />
Adesso che era ora di chiusura, era rimasta<br />
solo una donna, china sul tappeto. Il proprietario<br />
sbuffò da dietro il toscano spento.<br />
“Signora, devo chiudere. O compra o<br />
torna domani.”<br />
La donna alzò lo sguardo sorridendo.<br />
“Credo che lo compro. È bellissimo, sa?”<br />
Il proprietario annuì senza aprire bocca.<br />
Se avesse detto la verità, ovvero che quel<br />
tappeto lo aveva comprato dall’asta giudiziaria<br />
dei beni di un assassino, col cavolo<br />
che sarebbe riuscito a vendere. Un<br />
suo amico poliziotto gli aveva raccontato<br />
che ci avevano trovato due cadaveri<br />
sopra. Omicidio-suicidio, roba di corna.<br />
E che gli venisse un accidente, era sicuro<br />
di averlo venduto lui quel tappeto al tipo<br />
che aveva strozzato la moglie. Giusto un<br />
Foto di Rossella Rasulo<br />
se avesse detto la verità, ovvero che quel tappeto lo aveva<br />
comprato dall’asta giudiziaria dei beni di un assassino, col<br />
cavolo che sarebbe riuscito a vendere<br />
mese prima che andasse fuori di testa.<br />
“E poi mi piacciono i particolari. Io me ne<br />
intendo di tappeti, sa?” continuò la cliente,<br />
che aveva evidentemente voglia di chiacchierare.<br />
“E so anche che qualcuno lo ha<br />
rammendato, ma ha fatto un lavoro perfetto.”<br />
Girò un angolo del tappeto verso di<br />
lui. “Vede?”<br />
“Senza occhiali non vedo niente, signora.”<br />
“Chiunque sia stato aveva una bella<br />
mano.” Disse la cliente. “Ha ricamato un<br />
porticato. E sa cosa? Era anche romantico.”<br />
“Perché?” chiese il proprietario, curioso<br />
suo malgrado.<br />
“Perché ci ha disegnato due figure. Un<br />
uomo e una donna, sembra. E si stanno<br />
abbracciando.”<br />
Sandrone Dazieri (Cremona 1964) ha cominciato a scrivere dopo aver<br />
intrapreso numerosi mestieri, dal cuoco al facchino. Oltre ai gialli del<br />
Gorilla ‒ Attenti al Gorilla (Mondadori 1999), La cura del Gorilla (Mondadori<br />
2001, Einaudi Stile Libero Noir 2006, da cui è stato tratto un film interpretato<br />
da Claudio Bisio), Gorilla Blues (Mondadori 2002), Il Karma del<br />
Gorilla (Mondadori 2005) ‒ ha scritto i noir È stato un attimo (Mondadori<br />
2006), Bestie (Einaudi 2007), Cemento armato (Mondadori 2007, da cui è<br />
stata tratta la sceneggiatura per l’omonimo film), La bellezza è un malinteso<br />
(Mondadori 2010), il romanzo per ragazzi Ciak si indaga (Walt Disney<br />
<strong>Italia</strong> 2003), il saggio <strong>Italia</strong> overground (Castelvecchi 1996) e numerosi racconti<br />
pubblicati su riviste e antologie. È inoltre autore di sceneggiature<br />
per il cinema e per il fumetto. È stato, tra l’altro, direttore dei Gialli e dei<br />
Libri per Ragazzi Mondadori. I suoi libri Le madri atroci (Feltrinelli 2012),<br />
Attenti al gorilla, Bestie, Gorilla blues, Il Karma del gorilla, La bellezza è un<br />
malinteso ed È stato un attimo sono disponibili in ebook da Cubolibri.<br />
Disponibile su www.cubolibri.it<br />
sandrone dazieri<br />
pretesti | Novembre 2012
saggio<br />
CONFESSIONI DI<br />
UN BIBLIOMANE<br />
L’AMORE PER I LIBRI TRA EROISMO, DEVOZIONE<br />
MISTICA E “VIZIO IMPUNITO”<br />
di Guido Vitiello
16<br />
Itre porcellini erano quattro. O meglio,<br />
avrebbero dovuto esserlo, e mi rammarico<br />
molto che non lo fossero, perché<br />
sarebbe stata tutt’altra favola. Certo,<br />
tutto dipende dalla morale che si vuole<br />
estrarne. Che cosa insegna, la storia dei tre<br />
porcellini? Che cosa dobbiamo dedurre dal<br />
fatto che l’unico a salvarsi dal lupo cattivo sia<br />
il porcellino che ha costruito<br />
una casa in muratura? È<br />
forse una parabola massonica?<br />
Se ne son dette tante<br />
al riguardo, ma escludendo<br />
le interpretazioni più<br />
elevate (che la favola sia<br />
una variazione sul tema<br />
evangelico della casa edi-<br />
ficata sulla roccia) e le più<br />
meschine (che si tratti cioè<br />
di mere raccomandazioni<br />
edilizie, o di un elogio del<br />
piano regolatore), la morale<br />
che va per la maggiore<br />
è piuttosto prosaica, quasi<br />
una variazione sull’antico<br />
tema della cicala e della<br />
formica, l’una canterina e<br />
dissipatrice, l’altra saggia<br />
e operosa: a salvar la pelle<br />
è il maialino industrioso,<br />
paziente e lungimirante; dei suoi fratellini<br />
bohémien e scapestrati, che hanno puntato su<br />
materiali più effimeri e leggeri come il legno<br />
o la paglia, il lupo fa allegramente salsicce. E<br />
qui sta il limite della favola, che non sembra<br />
contemplare null’altro tra una casa “scatola<br />
di sardine” fantozziana e una garçonnière<br />
col tetto di paglia da debosciati adescatori<br />
di maialine. Ma è una falsa alternativa, perché<br />
esistono materiali che sono resistenti<br />
Carlos María Domínguez<br />
Immaginate, per<br />
esempio, un quarto<br />
maialino che si fosse<br />
costruito una casa di<br />
soli libri, messi l’uno<br />
sull’altro in grandi<br />
pile. Quante chance<br />
avrebbe di scampare<br />
agli agguati del lupo?<br />
quasi come i mattoni e ben più colorati dei<br />
ramoscelli o degli steli secchi. Immaginate,<br />
per esempio, un quarto maialino che si<br />
fosse costruito una casa di soli libri, messi<br />
l’uno sull’altro in grandi pile: tutti i volumi<br />
accumulati nel corso di un’esistenza divisa<br />
tra le letture e le ghiande. Immaginate, cioè,<br />
un maialino bibliomane. Quante chance<br />
avrebbe di scampare agli<br />
agguati del lupo?<br />
Sembra una questione<br />
d’accademia, un ghiribizzo<br />
da maialini debosciati,<br />
ma non sono il primo ad<br />
abbandonarmi a congetture<br />
di questo tipo. L’eroe<br />
di La casa di carta, roman-<br />
zo breve dell’argentino<br />
Carlos María Domínguez,<br />
è un bibliomane di<br />
nome Carlos Brauer su<br />
cui circolano strane leggende:<br />
il narratore, che<br />
si mette sulle sue tracce,<br />
scopre che si è fatto costruire,<br />
in una sperduta<br />
lingua di spiaggia latinoamericana,<br />
una casupola<br />
fatta interamente di<br />
libri. Prova anche a figurarsi<br />
lo stralunato cantiere: “Probabilmente<br />
camminava lì intorno mentre il muro saliva,<br />
porgendo un Borges per completare la base<br />
della finestra, un Vallejo accanto alla porta,<br />
con sopra Kafka e di fianco Kant, e una<br />
dura edizione rilegata di Addio alle armi, di<br />
Hemingway; e poi Cortázar, e Vargas Llosa,<br />
sempre voluminoso; Valle-Inclán con Aristotele,<br />
Camus con Morosoli, e Shakespeare,<br />
fatalmente legato a Marlowe dall’impasto di<br />
pretesti | Novembre 2012
17<br />
cemento; tutti destinati a innalzare un muro,<br />
a gettare ombra”. Il romanzo di Domínguez<br />
s’ispira a Cuore di tenebra di Conrad, non ai<br />
tre porcellini, ma può fornirci lo stesso qualche<br />
utile indicazione. Per esempio: una casa<br />
di libri è per definizione una casa senza camino,<br />
e questo preclude<br />
al lupo un’altra possibile<br />
via d’accesso (beccati<br />
questa, maialino operaio).<br />
D’altro canto è pur<br />
vero che i libri ridotti a<br />
mattoni non si possono<br />
leggere più, con grande<br />
pena di ogni bibliomane<br />
sano di mente. Ma ecco<br />
il punto, può un bibliomane<br />
esser sano di mente?<br />
Quel suffisso -mania<br />
non indica di per sé una<br />
condizione patologica?<br />
Il protagonista di La casa<br />
di carta è uscito di senno<br />
quando un incendio ha distrutto lo schedario<br />
della sua biblioteca, compromettendo<br />
per sempre l’ordine dei suoi ricordi e dei<br />
suoi pensieri. Ma al di là di casi così estremi,<br />
la bibliomania è cosa da matti, lasciatevelo<br />
dire da uno che ne è uscito quasi indenne.<br />
“Sì, bisogna compiangere quelli che cercano<br />
tanto vanamente questo eccessivo accumulo,<br />
considerarli malati difficili da guarire.<br />
Potrei forse nutrire idee diverse verso chi,<br />
con penose attenzioni, riempie con parecchie<br />
migliaia di volumi appartamenti che<br />
basterebbero ad alloggiare tre famiglie?<br />
Lo guardo in mezzo a questa mostruosa<br />
superfluità, posseduto dalla sete dei libri.<br />
Mi sembra di vedere un idropico che niente<br />
può dissetare, un avaro che non si stanca<br />
mai di accumulare tesori senza mai goderne,<br />
e che con durezza rifiuta di spartire con<br />
altri le sue ricchezze.” Così Louis Bollioud-<br />
Mermet nel suo trattatello De la bibliomanie<br />
(1761). Si dice che il primo passo verso la<br />
guarigione, per questa come per altre intossicazioni,<br />
sia il riconoscimento<br />
della malattia. Da<br />
questo punto di vista,<br />
per me l’alba della riguadagnata<br />
salute è stata<br />
forse l’aver cominciato a<br />
collezionare non già libri<br />
comuni, ma libri che avevano<br />
per tema la bibliomania,<br />
i suoi mali e le sue<br />
controindicazioni. A ben<br />
vedere, era come pretendere<br />
di guarire da un’intossicazione<br />
alimentare<br />
rimpinzandosi di cibi più<br />
rari e più raffinati, ma<br />
Stefan Zweig<br />
questo mi ha portato a<br />
scoprire, se non altro, che la lettura può diventare<br />
un brutto vizio. Un “vizio impunito”,<br />
come la definì Valéry Larbaud, che nel<br />
1925 scrisse una sorta di anamnesi medica<br />
di tutte le fasi dell’intossicazione libresca.<br />
In questo inesorabile curriculum morbi, la bibliofilia<br />
assume i tratti di una perversione<br />
erotica: “Egli ha troppo amato i libri come<br />
oggetti materiali: la loro forma, il loro peso,<br />
la grana della loro carta, la loro facilità ad<br />
aprirsi, il buon odore di alcuni quando sono<br />
nuovi (hanno perfino un odore caratteristico<br />
differente a seconda del luogo in cui sono<br />
stati fatti). Gli è capitato di profumarli quando<br />
non avevano più odore, e medita a lungo<br />
quando deve scegliere come rilegarli. Li intrattiene,<br />
li accarezza. Questa forma del suo<br />
pretesti | Novembre 2012
18<br />
vizio può arrivare a dominarlo interamente,<br />
e perfino ad allontanarlo dalla lettura”. Non<br />
è una biblioteca, è il boudoir di un libertino,<br />
e il bibliomane descritto da Larbaud – che<br />
potremmo definire, con Kierkegaard, come<br />
fermo allo “stadio estetico” – accumula libri<br />
come altri collezionano<br />
amanti: il suo schedario è<br />
simile al catalogo di Don<br />
Giovanni, suddiviso per<br />
età, carnagione e paese<br />
d’origine.<br />
Ma ci sono, sempre per<br />
restare a Kierkegaard,<br />
anche dei bibliomani che<br />
raggiungono lo “stadio<br />
spirituale”, che nutrono<br />
per i libri una devozione<br />
mistica – e come per tutti<br />
i mistici, è arduo stabilire<br />
quanti siano i santi e quanti i pazzi (se non<br />
entrambe le cose). Di questa variante della<br />
bibliomania Stefan Zweig ha offerto il più<br />
bel ritratto in un racconto del 1929 intitolato<br />
Mendel dei libri. Quella di Jakob Mendel,<br />
ebreo galiziano che spende tutto il suo tempo<br />
in un caffè di Vienna, è ad ogni effetto una<br />
conversione: voleva diventare rabbino, ma<br />
“aveva abbandonato quel severo Dio unico<br />
che era Yahveh per consacrarsi al rutilante<br />
e sfaccettato politeismo dei libri”. Dotato di<br />
una memoria prodigiosa e di un’altrettanto<br />
prodigiosa capacità di concentrazione,<br />
Mendel assomiglia a un monaco medievale<br />
o a uno yogin: “Vicino a lui i giocatori di<br />
biliardo facevano chiasso litigiosi, i camerieri<br />
correvano, il telefono squillava; qualcuno<br />
strofinava il pavimento o accendeva<br />
la stufa, e lui non notava nulla. Una volta<br />
un carbone ardente era caduto dalla stufa,<br />
a due passi da lui il palchetto mandava già<br />
“In Jakob Mendel,<br />
in quel piccolo<br />
rivendugliolo galiziano<br />
con i suoi libri, avevo<br />
visto personificato<br />
per la prima volta –<br />
ero giovane allora<br />
– il grande mistero<br />
della concentrazione<br />
assoluta”<br />
odore di bruciato e fumava, e fu solo allora<br />
che per via di quella puzza infernale un<br />
cliente si rese conto del pericolo e si precipitò<br />
a soffocare il fumo; mentre lui, Jakob<br />
Mendel, a una spanna di distanza e già avvolto<br />
dalle esalazioni, non s’era accorto di<br />
nulla. Perché lui legge-<br />
va come altri pregano,<br />
come i giocatori giocano<br />
e gli ubriachi tengono lo<br />
sguardo fisso nel vuoto,<br />
storditi; il suo rapimento<br />
quando leggeva era così<br />
commovente che, da allora,<br />
il modo in cui gli altri<br />
leggono mi è sempre<br />
parso profano. In Jakob<br />
Mendel, in quel piccolo<br />
rivendugliolo galiziano<br />
con i suoi libri, avevo<br />
visto personificato per la prima volta – ero<br />
giovane allora – il grande mistero della concentrazione<br />
assoluta, che rende tali l’artista<br />
e lo studioso, il vero saggio e il perfetto monomane,<br />
la tragica ventura e sventura della<br />
piena possessione”.<br />
Bibliomani sensuali, bibliomani ascetici, bibliomani<br />
eroici, perfino bibliomani criminali<br />
come Johann Georg Tinius, il pastore<br />
protestante che nel primo Ottocento divenne<br />
assassino per soddisfare la sua fame di<br />
libri. Che ne sarà di questa famiglia di pazzi<br />
melanconici? Gli annali della medicina traboccano<br />
di malattie estinte, o perché se ne è<br />
trovata la cura, o perché sono venute meno<br />
le condizioni del loro sbocciare. E così, c’è<br />
da chiedersi quale sarà il destino dei bibliomani<br />
nell’epoca della graduale scomparsa<br />
della carta e dell’avvento del libro elettronico.<br />
Charles Nodier, grande conoscitore delle<br />
patologie mentali nate dalla servitù del li-<br />
pretesti | Novembre 2012
19<br />
bro, aveva profetizzato questo momento già<br />
nel 1841: “L’amatore di libri è un tipo che<br />
è importante cogliere, perché tutto lascia<br />
presagire che presto scomparirà”, scriveva<br />
in L’amateur de livres. “Il libro stampato non<br />
esiste che da quattrocento anni circa, e si accumula<br />
già in certi paesi<br />
in modo da mettere in<br />
pericolo il vecchio equilibrio<br />
del globo. La civiltà<br />
è arrivata al più inatteso<br />
dei suoi periodi, l’età<br />
della carta”. E ora questa<br />
età sembra annunciare<br />
i primi segni di un declino che si prevede<br />
lungo ed estenuante. La sorte dei bibliomani<br />
sarà dunque affine a quella dei dinosauri<br />
o dei mammut? L’appellativo che vien dato<br />
al Mendel di Zweig, “un preistorico bibliosauro<br />
di una razza ormai in via d’estinzione”,<br />
varrà presto per tutta la compagnia?<br />
L’ipotesi di poter consultare su un dispositivo<br />
elettronico tascabile tutti i libri scritti nella<br />
storia dell’umanità sarà per questo eroe<br />
inchiostrato fonte di vertigine o di nausea,<br />
di tripudio o di melanconia? È presumibile<br />
che per il bibliomane allo stadio estetico<br />
questo scenario evochi la frigidità del sesso<br />
Per un bibliomane di<br />
qualunque specie, il<br />
grande lupo da cui<br />
proteggersi è senza<br />
dubbio la realtà<br />
elettronico, e per il bibliomane allo stadio<br />
spirituale questa improvvisa disponibilità<br />
dello scibile umano sia da decifrare come un<br />
terrificante segno dei tempi, la venuta di un<br />
Messia contraffatto e bugiardo. Inutile star<br />
troppo a vaticinare, ma è certo che la malsana<br />
e adorabile categoria<br />
si trova davanti alla più<br />
grande minaccia: ne va<br />
della sua sopravvivenza.<br />
Sarà ancora possibile rifugiarsi<br />
tra i libri? Avrà<br />
ancora senso trincerarsi<br />
tra pareti di carta? E il<br />
quarto porcellino, il porcellino bibliomane,<br />
chi lo difenderà dal lupo? Anche qui, sono<br />
possibili varie risposte, più o meno allegoriche,<br />
più o meno triviali; più o meno pedanti,<br />
più o meno pedestri. Per un bibliomane<br />
di qualunque specie, il grande lupo da cui<br />
proteggersi è senza dubbio la realtà. L’ultima<br />
parola, anche in questo, è di Zweig: “Al<br />
di là dei libri quell’uomo straordinario non<br />
sapeva nulla del mondo, perché per lui tutti<br />
i fenomeni dell’esistenza acquistavano<br />
realtà solo dopo la loro fusione in caratteri<br />
da stampa, dopo essersi raccolti e per così<br />
dire sterilizzati in un libro”. La realtà, per<br />
pretesti | Novembre 2012
20<br />
il nostro eroe, è poco più che un’espressione<br />
geografica, una terra oscura e misteriosa<br />
– e, cosa più grave, egli si accontenta della<br />
mappa, senza azzardarsi a visitarla mai.<br />
Sotto questo aspetto, l’occasionale visita di<br />
un lupo in carne e ossa non può che portargli<br />
benefici. Ma c’è anche la risposta più<br />
triviale, ed è certo una bella ferita inferta al<br />
narcisismo della categoria. In parole semplici:<br />
quale lupo, foss’anche a digiuno da<br />
giorni, vorrebbe mai azzannare un bibliomane?<br />
Sentiamo come lo descrive Gustave<br />
Flaubert nel racconto giovanile Bibliomanie,<br />
scritto nel 1836: a trent’anni, “già sembrava<br />
vecchio e consunto”; “di statura alta, ma<br />
Guido Vitiello<br />
curvo come un vecchio”; mani “rinsecchite<br />
e coperte di rughe”; tutto sommato, una<br />
fisionomia “scialba, triste, brutta e persino<br />
insignificante”. Vi pare un boccone appetitoso?<br />
L’unico a prenderlo di mira sarebbe<br />
forse un vecchio lupo bibliomane (quiconque<br />
est loup agisse en loup, recita opportunamente<br />
l’epigrafe del saggio di Nodier); un lupo<br />
che inoltre, avendo senz’altro letto Fahrenheit<br />
451 di Ray Bradbury, saprebbe anche<br />
come appiccare il fuoco alla casa di libri.<br />
Ma c’è da giurare che, avvinti dalla comune<br />
monomania, i due finirebbero per stringere<br />
amicizia e per vivere, come vuole ogni buona<br />
favola, felici e contenti.<br />
Guido Vitiello, docente universitario e giornalista, è nato a Napoli<br />
nel 1975 ma vive e lavora a Roma. Collabora con il “Corriere della<br />
Sera”, “Il Foglio”, “Internazionale” e “IL”. Ha scritto, tra le altre cose,<br />
Non giudicate. Conversazioni con i veterani del garantismo (Liberilibri<br />
2012), I turbamenti di un giovane bibliomane (Cult 2012), Il testimone<br />
immaginario. Auschwitz, il cinema e la cultura pop (Ipermedium 2011)<br />
e La commedia dell’innocenza. Una congettura sulla detective story (Luca<br />
Sossella 2008). Ha curato l’edizione italiana di opere di Denis de<br />
Rougemont e di Fritz Mauthner. Il suo blog personale è UnPopperUno<br />
(www.unpopperuno.net).<br />
pretesti | Novembre 2012
una scena del film Arsène Lupin (2004)<br />
Anticipazione<br />
IN VIAGGIO CON<br />
ARSÈNE LUPIN<br />
Sulla Provence, a caccia del ladro gentiluomo<br />
di Maurice Leblanc<br />
Pubblichiamo, in esclusiva per i lettori di <strong>PreTesti</strong>, un brano del libro<br />
Tutte le avventure di Arsenio Lupin (Newton Compton, a cura di<br />
Gabriel-Aldo Bertozzi) che raccoglie per la prima volta in <strong>Italia</strong> l’intero<br />
ciclo delle storie di Arsenio Lupin, in uscita il 29 novembre.
22<br />
Strano viaggio! Era cominciato così<br />
bene, tuttavia! Da parte mia, non<br />
ne feci mai uno che si annunciasse<br />
sotto migliori auspici. La Provence<br />
è un transatlantico veloce, confortevole,<br />
comandato dal più affabile degli uomini.<br />
La migliore società vi si trovava riunita. Si<br />
formavano relazioni, si organizzavano divertimenti.<br />
Avevamo la squisita impressione<br />
di essere separati dal mondo, ridotti nel<br />
numero come su un’isola sconosciuta, obbligati,<br />
di conseguenza, ad avvicinarci gli<br />
uni agli altri.<br />
E noi ci avvicinavamo...<br />
Avete mai pensato a ciò che vi è di originale<br />
e d’imprevisto in questo raggruppamen-<br />
to di individui che, il giorno prima, ancora<br />
non si conoscevano, e che, durante alcuni<br />
giorni, tra il cielo infinito e il mare immenso,<br />
vivranno la vita più intima, sfideranno<br />
insieme le collere dell’oceano, l’assalto<br />
terrificante delle onde e la calma sorniona<br />
dell’acqua dormiente?<br />
In fondo, è la vita stessa vissuta in una sorta<br />
di tragico compendio, con le sue tempeste e<br />
le sue grandezze, la sua monotonia e la sua<br />
diversità, ed ecco perché, forse, si gusta con<br />
una fretta febbrile e una voluttà altrettanto<br />
intensa questo breve viaggio di cui s’intravede<br />
la fine dal momento stesso in cui comincia.<br />
Ma, da parecchi anni, avviene qualcosa che<br />
aumenta in modo singolare le emozioni<br />
della traversata. La piccola isola galleggiante<br />
dipende ancora da questo mondo da cui<br />
ci si credeva affrancati. Un legame sussiste,<br />
che si snoda solo a poco a poco, in pieno<br />
oceano, e a poco a poco, in pieno oceano, si<br />
riannoda. Il telegrafo senza fili! Chiamate<br />
di un altro universo da dove si riceverebbero<br />
notizie nel modo più misterioso che vi<br />
sia! L’immaginazione non possiede più la<br />
risorsa di evocare fili di ferro nel cui cavo<br />
scorre l’invisibile messaggio. Il mistero è<br />
ancora più insondabile, anche più poetico,<br />
e occorre far ricorso alle ali del vento per<br />
spiegare questo nuovo miracolo.<br />
Arsène Lupin, l’uomo dai mille travestimenti: di volta in<br />
volta autista, tenore, bookmaker, ragazzo di buona famiglia,<br />
adolescente, vecchio, commesso viaggiatore marsigliese,<br />
medico russo, torero spagnolo!<br />
Così, durante le prime ore, ci sentimmo<br />
seguiti, scortati, preceduti da questa voce<br />
lontana che, di tanto in tanto, sussurrava<br />
a uno di noi alcune parole di laggiù. Due<br />
amici mi parlarono. Altri dieci, altri venti<br />
inviarono a noi tutti, attraverso lo spazio, i<br />
loro addii rattristati o sorridenti.<br />
Ora, nel secondo giorno, a cinquecento miglia<br />
dalle coste francesi, in un pomeriggio<br />
tempestoso, il telegrafo senza fili ci trasmetteva<br />
un dispaccio di cui ecco il tenore:<br />
Arsène Lupin a bordo, prima classe, capelli<br />
biondi, ferita avambraccio destro, viaggia<br />
solo, sotto il nome di R...<br />
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In quel preciso momento, un tuono violento<br />
scoppiò nel cielo scuro. Le onde elettriche<br />
furono interrotte. Il resto del dispaccio<br />
non ci pervenne. Del nome sotto il quale si<br />
celava Arsène Lupin si seppe solo l’iniziale.<br />
Se si fosse trattato di qualunque altra notizia,<br />
non dubito che il segreto sarebbe stato<br />
mantenuto scrupolosamente dagli impiegati<br />
del telegrafo, come pure dal commissario<br />
di bordo e dal comandante. Ma è uno<br />
di quegli eventi che sembrano forzare la<br />
discrezione più rigorosa. Lo stesso giorno,<br />
senza che si potesse dire come la notizia<br />
fosse stata divulgata, sapevamo tutti che il<br />
famoso Arsène Lupin si nascondeva tra noi.<br />
Arsène Lupin tra noi! L’inafferrabile ladro<br />
di cui si raccontavano da mesi le prodezze<br />
in tutti i giornali! L’enigmatico personaggio<br />
con cui il vecchio Ganimard, il nostro<br />
migliore poliziotto, aveva impegnato quel<br />
duello mortale, le cui peripezie si svolgevano<br />
in modo tanto pittoresco! Arsène Lupin,<br />
il gentiluomo stravagante che opera soltanto<br />
nei castelli e nei salotti, e che, una notte<br />
in cui era entrato dal barone Schormann,<br />
ne era uscito a mani vuote lasciando il suo<br />
biglietto da visita, su cui aveva scritto la<br />
frase seguente: “Arsène Lupin, ladro gentiluomo,<br />
tornerà quando i mobili saranno<br />
autentici”. Arsène Lupin, l’uomo dai mille<br />
travestimenti: di volta in volta autista, tenore,<br />
bookmaker, ragazzo di buona fami-<br />
glia, adolescente, vecchio, commesso viaggiatore<br />
marsigliese, medico russo, torero<br />
spagnolo!<br />
Che ci si renda conto di questo: Arsène Lupin<br />
che va e viene nel quadro relativamente<br />
ristretto di un transatlantico, che dico!<br />
In questo piccolo angolo delle prime classi<br />
dove ci si ritrova in ogni momento, in<br />
questa sala da pranzo, in questo salotto, in<br />
questo fumoir! Arsène Lupin, era forse quel<br />
Arsène Lupin, l’uomo dai mille travestimenti: di volta in<br />
volta autista, tenore, bookmaker, ragazzo di buona famiglia,<br />
adolescente, vecchio, commesso viaggiatore marsigliese,<br />
medico russo, torero spagnolo!<br />
signore..., oppure quello..., il mio vicino di<br />
tavolo..., il mio compagno di cabina...<br />
“E questo durerà ancora per cinque giorni”,<br />
esclamò miss Nelly Underdown, “ma<br />
è intollerabile! Spero bene che l’arrestino.”<br />
E rivolgendosi a me:<br />
“Vediamo, lei, signor d’Andrésy, che è in<br />
ottimi rapporti col comandante, non sa nulla?”<br />
Io avrei voluto certamente sapere qualcosa<br />
per compiacere miss Nelly! Era una di<br />
quelle magnifiche creature che, ovunque<br />
siano, occupano subito il posto più in vista.<br />
La loro bellezza, come la loro fortuna, affascina.<br />
Hanno una corte di appassionati, di<br />
entusiasti.<br />
Cresciuta a Parigi da madre francese, raggiungeva<br />
suo padre, il ricchissimo Underdown<br />
di Chicago. L’accompagnava una sua<br />
amica, lady Jerland.<br />
Sin dalla prima ora, avevo posto la mia candidatura<br />
per un flirt, ma nell’intimità ra-<br />
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pida del viaggio, il suo<br />
fascino mi aveva subito<br />
turbato, e mi sentivo<br />
un po’ troppo emozionato<br />
per un flirt quando<br />
i suoi grandi occhi<br />
neri incontravano i miei.<br />
Tuttavia, lei accoglieva<br />
i miei omaggi con un<br />
certo favore. Le piaceva<br />
ridere alle mie battute e<br />
interessarsi ai miei aneddoti.<br />
Una vaga simpatia<br />
sembrava corrispondere<br />
alla premura che le testimoniavo.<br />
Un solo rivale, forse, mi<br />
avrebbe preoccupato,<br />
un giovane abbastanza<br />
bello, elegante, riservato, del quale lei sembrava<br />
a volte preferire l’umore taciturno ai<br />
miei modi più “in apparenza” di parigino.<br />
Faceva parte appunto del gruppo di ammiratori<br />
che circondava miss Nelly, quando<br />
lei mi pose la domanda. Eravamo sul ponte,<br />
piacevolmente seduti sulle sedie a dondolo.<br />
La tempesta del giorno prima aveva<br />
rischiarato il cielo. L’ora era deliziosa.<br />
“Io non so niente di preciso, signorina”, le<br />
risposi, “ma non ritiene possibile che potremmo<br />
condurre l’inchiesta noi stessi, così<br />
bene come farebbe il vecchio Ganimard, il<br />
nemico personale di Arsène Lupin?”<br />
“Oh! Oh! Lei si spinge un po’ troppo oltre!”<br />
“In che cosa? Il problema è così complicato?”<br />
“Molto complicato.”<br />
“Lei dimentica gli elementi che abbiamo<br />
per risolverlo.”<br />
“Quali elementi?”<br />
“Non ritiene possibile<br />
che potremmo<br />
condurre l’inchiesta noi<br />
stessi, così bene come<br />
farebbe il vecchio<br />
Ganimard, il nemico<br />
personale di Arsène<br />
Lupin?”<br />
“1. Lupin si fa chiamare<br />
signor R...”<br />
“È un indizio un po’<br />
vago.”<br />
“2. Viaggia da solo.”<br />
“Se questo particolare le<br />
basta.”<br />
“3. È biondo.”<br />
“E allora?”<br />
“Allora non dobbiamo<br />
fare altro che consultare<br />
la lista dei passeggeri e<br />
procedere per eliminazione.”<br />
Avevo la lista in tasca. La<br />
presi e le diedi una scorsa.<br />
“Noto in primo luogo che<br />
ci sono soltanto tredici<br />
persone con l’iniziale che si pone alla nostra<br />
attenzione.”<br />
“Soltanto tredici?”<br />
“In prima classe, sì. Su questi tredici signori<br />
R..., come lei se ne può assicurare, nove<br />
sono accompagnati da donne, bambini o<br />
domestici. Restano quattro persone da sole:<br />
il marchese de Raverdan...”<br />
“Segretario d’ambasciata”, interruppe miss<br />
Nelly, “io lo conosco.”<br />
“Il maggiore Rawson...”<br />
“È mio zio”, disse qualcuno.<br />
“Il signor Rivolta...”<br />
“Presente”, gridò uno fra noi, un italiano la<br />
cui faccia spariva sotto la barba del più bel<br />
nero.<br />
Miss Nelly scoppiò a ridere.<br />
“Il signore non è precisamente biondo.”<br />
“Allora”, continuai, “siamo costretti a concludere<br />
che il colpevole sia l’ultimo della lista.”<br />
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No, non avevano preso tutto, come si seppe in seguito;<br />
cosa molto più curiosa: avevano scelto!<br />
“Cioè?”<br />
“Cioè il signor Rozaine. Qualcuno conosce<br />
il signor Rozaine?”<br />
Tacquero. Ma miss Nelly, interpellando il<br />
giovane taciturno la cui assiduità accanto a<br />
lei mi tormentava, gli chiese:<br />
“Ebbene, signor Rozaine, non risponde?”<br />
Si voltarono verso di lui. Era biondo.<br />
Confesso di aver sentito come un piccolo<br />
shock dentro di me. E il silenzio imbarazzato<br />
che pesò su di noi mi indicò che anche<br />
gli altri presenti provavano questa specie<br />
di soffocamento. Era assurdo, d’altronde,<br />
poiché nulla nei comportamenti di questo<br />
signore permetteva di sospettarlo.<br />
“Perché non rispondo?”, disse. “Ma perché,<br />
visti il mio nome, la mia qualità di<br />
viaggiatore isolato e il colore dei miei capelli,<br />
ho già iniziato un’inchiesta analoga<br />
e sono arrivato allo stesso risultato.<br />
Sono dunque del parere che mi arrestino.”<br />
Aveva un’aria buffa, pronunciando queste<br />
parole. Le labbra sottili come due righe in-<br />
flessibili si assottigliarono ancora e impallidirono.<br />
Fili di sangue striarono i suoi occhi.<br />
Di certo, scherzava. Eppure, la sua fisionomia,<br />
il suo atteggiamento ci impressionarono.<br />
Ingenuamente, miss Nelly chiese:<br />
“Ma lei non presenta una ferita?”<br />
“È vero”, disse, “la ferita manca.”<br />
Con un gesto nervoso, si tirò su la manica<br />
e scoprì il braccio. Ma subito mi colpì un’idea.<br />
I miei occhi incrociarono quelli di miss<br />
Nelly: aveva mostrato il braccio sinistro.<br />
E, in fede mia, stavo per farlo certamente<br />
notare, quando un incidente sviò la nostra<br />
attenzione. Lady Jerland, l’amica di miss<br />
Nelly, giungeva di corsa.<br />
Era sconvolta. Si prodigarono attorno a lei,<br />
e solo dopo molti sforzi riuscì a balbettare:<br />
“I miei gioielli, le mie perle!... Hanno preso<br />
tutto!...”<br />
No, non avevano preso tutto, come si seppe<br />
in seguito; cosa molto più curiosa: avevano<br />
scelto!<br />
Dalla stella di diamanti, dai ciondoli di ru-<br />
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bini a cabochon, dalle collane e dai braccialetti<br />
frantumati, avevano portato via non le<br />
pietre più grosse, ma le più fini, le più preziose,<br />
quelle, si sarebbe detto, che avevano<br />
maggiore valore ed erano meno appariscenti.<br />
Le montature stavano lì, sul tavolo.<br />
Le vidi, tutti le vedemmo, spogliate dei loro<br />
gioielli come fiori a cui avessero strappato i<br />
bei petali scintillanti e colorati.<br />
E per eseguire tale lavoro durante l’ora<br />
in cui lady Jerland prendeva il tè, sarebbe<br />
occorso, in pieno giorno e in un corridoio<br />
frequentato, rompere la porta della cabina,<br />
trovare una borsetta celata di proposito in<br />
fondo a una cappelliera, aprirla e scegliere!<br />
Non vi fu che un grido tra noi. Non vi fu che<br />
un’opinione tra tutti i passeggeri, quando<br />
si seppe del furto: è Arsène Lupin.<br />
© 2012 Newton Compton editori s.r.l.<br />
Traduzione dal francese di François Proïa.<br />
Maurice Leblanc<br />
Maurice Leblanc nacque in Normandia, a Rouen, l’11 novembre 1864,<br />
secondogenito di un italiano, naturalizzato francese col nome di Émile<br />
Leblanc. Trasferitosi a Parigi, frequentò l’intellighenzia del tempo: Maurice<br />
Maeterlinck, Jules Renard, Alphonse Daudet e Léon Bloy. Ma gli autori<br />
cui teneva di più furono Flaubert, di Rouen come lui, e Maupassant, che<br />
ritenne suo maestro e dal quale fu sostenuto. Nel 1905, spinto dall’amico<br />
editore Pierre Lafitte, pubblicò senza alcuna convinzione L’arresto di Arsène<br />
Lupin. Il successo immediato lo portò a continuare le avventure dello<br />
straordinario ladro gentiluomo, divenuto celeberrimo, con una incessante,<br />
felicissima produzione che durò fino al 1941, anno della sua morte. La sua<br />
casa nella splendida località di Étretat (Senna Marittima, sulla Manica), luogo<br />
privilegiato per le avventure del suo eroe, è oggi divenuta museo col nome di<br />
Clos Arsène Lupin.<br />
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MEMORIALE DI<br />
JUANITO GÓMEZ,<br />
MARINAIO AL SOLDO<br />
DI UN AMMIRAGLIO<br />
ITALIANO<br />
Ci avevano comprato per pochi<br />
maravedís, al porto, perché eravamo<br />
disperati: qualcuno l’avevano<br />
preso dalle carceri, altri raccolti<br />
qua e là, per la Spagna: lazzaroni, mentecatti,<br />
un paio di gitani, e anche gente di<br />
teatro, che non faceva più fortuna, uno scrivano...<br />
a me avevano detto che pagavano in<br />
anticipo, per le nostre sacre famiglie, perché<br />
tirassero avanti, e che la paga era buona, e<br />
invece di monete non se ne videro più dopo<br />
le prime, ma al ritorno, insistevano, al ritorno<br />
nessuno ci avrebbe più riconosciuto per<br />
quanto oro avremmo portato, oro, tutto si<br />
rivestiva d’oro mentre quelli ci reclutavano,<br />
era difficile resistere a tante promesse, ti dicevano<br />
che era l’occasione della tua vita, che<br />
non ne avresti avuto un’altra, nemmeno se<br />
fossi rinato per mille anni di seguito, i più<br />
savi si allontanavano, per non lasciarsi ten-<br />
racconto<br />
di Fabio Stassi<br />
tare, quelli che conoscevano il mare si mettevano<br />
a ridere, mi ci è voluto del tempo per<br />
capirlo, ma allora tutto quel riderci sopra mi<br />
offendeva, mi sembrava un privilegio, anche<br />
la verità è un privilegio, sapere sempre<br />
le cose come stanno, e che non potranno<br />
cambiare, e poterne ridere, almeno così pensavo,<br />
ma non è per questo che scelsi di salire<br />
a bordo, sarei andato nel culo dell’Africa se<br />
m’avessero pagato, no, non era l’oro che mi<br />
interessava, perché l’oro era il futuro, e ci<br />
vuole immaginazione per questo genere di<br />
cose, mi bastava la ricompensa giornaliera,<br />
ma del Mare Oceano nessuno fece parola, io<br />
non chiesi nulla, ti paghiamo per viaggiare,<br />
fu tutto quello che mi sentii dire, dove non<br />
aveva importanza, e avevano ragione, che<br />
importanza ha, ciò che conta è il lavoro da<br />
fare, e i giorni di navigazione, tanto non sei<br />
tu che decidi la rotta, e io era da troppo che<br />
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stavo a terra, dopo la storia dell’incendio,<br />
per mesi al porto mi evitarono, non sappiamo<br />
che farcene di gente così distratta, mi dicevano,<br />
ed era tutto, e non c’era verso di fargli<br />
cambiare idea, questi invece non volevano<br />
domande e non le facevano, ma non<br />
scartavano nessuno, per ufficiali scelsero i<br />
veterani, gli unici che avevano accettato, veterani<br />
di cosa, mi domandavo, ché qui si è<br />
veterani solo della miseria e del bisogno,<br />
imbarcarono su anche qualche avventuriero,<br />
di quelli non ne mancano mai, l’ammiraglio<br />
era un italiano, e non poteva essere che<br />
italiano, solo loro sono così folli e incompetenti,<br />
con me venne mio fratello Enríquez,<br />
seppure con molta riluttanza,<br />
per lui erano tutte<br />
bugie, i soldi della regina,<br />
e che si sarebbe trovato<br />
l’oro, e che quel viaggio<br />
era benedetto dal Signore,<br />
tutte bugie, ma a me non<br />
importava, volevo solo<br />
partire, e che mi pagassero,<br />
lo ripeto, ne avevo pro-<br />
prio necessità, e stavo in<br />
buona compagnia, a ripensarci<br />
ora, certo, si fredda<br />
il sangue, una nave di<br />
zingari, teatranti, filibustieri,<br />
una nave di morti<br />
di fame governata da un<br />
folle, non c’era male, che<br />
saremmo entrati nella storia,<br />
con quel carico, no, a<br />
questo non ci credeva nessuno,<br />
e nessuno ci teneva,<br />
tanto la storia la fa chi scrive, e scrivere si<br />
scrivono sempre le stesse cose, quelle che<br />
vogliono loro e che non sono state, partimmo<br />
un venerdì, all’inizio di agosto, insieme<br />
Noi dormivamo sotto<br />
ponte, a volte di notte<br />
mi avvicinavo a quei<br />
vetri smerigliati dietro<br />
cui ardeva sempre una<br />
candela, e quell’uomo<br />
mi faceva pena, con<br />
tutte le sue carte<br />
aperte sopra il tavolo<br />
ad altre due caravelle, da Palos, la luce tagliava<br />
l’aria, ma a terra nessuno ci badò a<br />
parte un gruppetto di frati che si inginocchiarono<br />
sulle básole bagnate del porto e<br />
non smisero di pregare finché non prendemmo<br />
il largo, c’era un vento regolare,<br />
quella mattina, mio fratello diceva che partire<br />
di venerdì avrebbe irritato dio nostro signore<br />
e che si cominciava sotto una cattiva<br />
stella, ma io gli chiusi la bocca, perché a fare<br />
l’uccello del malaugurio non ci si guadagna<br />
nulla, e quando tre giorni dopo saltò il timone<br />
alla Pinta lui stette zitto, ma gli si leggevano<br />
parole negli occhi, e rabbia, perché in<br />
quel viaggio non ci voleva venire, passarono<br />
altri tre giorni e su<br />
un’isola, davanti la costa<br />
dell’Africa, avvistammo<br />
un fuoco, e il cielo si riempì<br />
di zampilli e di cenere,<br />
un segno, sussurrò<br />
Enríquez, un altro segno,<br />
mordendosi le labbra,<br />
ci fermammo allora<br />
a Gomera, al porto di<br />
San Sebastian, a bordo<br />
era ancora tutta una festa,<br />
giocolieri, cartomanti,<br />
mancavano solo le<br />
puttane, e per la verità<br />
qualcuna la fecero pure<br />
salire, per qualche ora,<br />
ma di nascosto all’Ammiraglio,<br />
tanto quello se<br />
ne stava per conto suo e<br />
non si accorgeva mai di<br />
nulla, chiuso nella sua<br />
cabina, la sola di tutte e tre le navi, noi dormivamo<br />
sotto ponte, a volte di notte mi avvicinavo<br />
a quei vetri smerigliati dietro cui<br />
ardeva sempre una candela, e quell’uomo<br />
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29<br />
mi faceva pena, con tutte le sue carte aperte<br />
sopra il tavolo, pareva che ragionasse con<br />
qualcuno, che avesse una febbre, la sua figura<br />
gettava lunghe ombre che finivano nel<br />
mare, sì, quell’uomo mi fece pena dal primo<br />
momento che lo vidi, per gli occhi, forse,<br />
perché tremavano più delle candele, o per<br />
la voce, il guaio era che non potevi restarne<br />
indifferente, che fosse pazzo lo sospettai subito,<br />
ma non ci volli credere, mio fratello,<br />
invece, se ne andava in giro a dire a tutti che<br />
l’Ammiraglio era posse-<br />
duto da un démone, e<br />
che era un uomo debole,<br />
e che ci avrebbe portato<br />
certo alla sventura, e pareva<br />
un profeta mentre<br />
diceva queste cose, uno<br />
che annuncia l’Apocalisse,<br />
gli zingari lo maledicevano<br />
per questo, nella<br />
loro lingua, e anche gli<br />
altri, in tutte le lingue del<br />
mondo, perché su quelle navi c’erano portoghesi,<br />
italiani, greci, va’ a farti fottere, gli<br />
gridavano, sacco di merda, ma quando ripartimmo<br />
da Gomera, e la Polare si fissò al<br />
tutte le sere c’era<br />
qualcuno che gridava<br />
tierra, tierra, e<br />
piangeva, i baschi<br />
dissero che avremmo<br />
dovuto prenderci una<br />
di quelle caravelle e<br />
tornarcene indietro<br />
centro del nostro cielo, e gli alisei cominciarono<br />
a soffiare, qualcuno ebbe paura, non<br />
per i viveri, perché ce n’erano a sufficienza,<br />
e nemmeno per il tempo, perché era come<br />
d’aprile in Andalusia, così diceva lo scrivano,<br />
era per la strana rotta che avevano preso<br />
le navi, correva voce che l’Ammiraglio volesse<br />
raggiungere l’isola di Cipango, scoprire<br />
la nuova via delle Indie, come suona bene<br />
adesso, si diceva anche che aveva molti conti<br />
da saldare, e con molta gente, ma tutti sapevamo<br />
che dall’Oceano<br />
nessuno era più tornato,<br />
e ci prese un’inquietudine<br />
infantile, il cielo si popolò<br />
di strani uccelli colorati,<br />
e il mare di pesci<br />
volanti, e poi di gemme<br />
verdi, limacciose, ma che<br />
a passarci in mezzo non<br />
ci si restava incagliati,<br />
come temevamo, a un<br />
galiziano venne una crisi,<br />
e gli dovemmo legare le mani e tenergli ferma<br />
la lingua, per giorni gli aghi delle bussole<br />
si bloccarono, e le acque si gonfiarono<br />
senza vento, e nessuno sapeva darne una<br />
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ragione, si vide persino un colombo svolazzare<br />
sopra le nostre teste, gli uomini allora<br />
cominciarono ad avere visioni, Martin Alonso,<br />
dal cassero della Pinta, chiamò la terra<br />
una prima volta, e anche io credetti di vederla,<br />
una montagna come quella di Tenerife,<br />
che al mattino scomparve, era che tutta<br />
quella luce irritava gli occhi, quel vento a<br />
poppa regolare ma lento, e nessuna occupazione,<br />
niente di niente, solo mare, l’Ammiraglio<br />
diede ordine di procedere anche di<br />
notte, e tutte le sere c’era qualcuno che gridava<br />
Tierra, Tierra, e piangeva, i baschi dissero<br />
che avremmo dovuto prenderci una di<br />
quelle caravelle e tornarcene indietro, al più<br />
presto, per uscire vivi da quell’empresa, a costo<br />
di tagliare la gola a<br />
tutti gli stranieri, la bian-<br />
ca gola dell’Ammiraglio<br />
per prima, mio fratello<br />
propose di buttarlo ai pesci,<br />
gli altri avrebbero capito,<br />
quel viaggio era stato<br />
tutta una follia, lo sapevano<br />
anche gli zingari,<br />
che leggono la sorte, ma<br />
una sera un capitano alzò la voce, e ci battezzò<br />
idioti, e disse che a Cipango avremmo<br />
trovato oro e perle e pepe nero e bianco,<br />
l’Ammiraglio l’aveva letto da un veneziano,<br />
si trattava soltanto di pochi altri giorni di<br />
navigazione, di poche ore forse, ma questo<br />
non calmò gli uomini, il capitano allora promise<br />
una pensione annua al primo che<br />
avrebbe avvistato l’isola, perché l’isola era<br />
vicina, così se ne andò quasi un mese, e io<br />
mi chiedevo cosa veramente cercava l’Ammiraglio<br />
in quel mare, se davvero sognava<br />
stive d’oro, e di zenzero, e di noce moscata,<br />
o se era soltanto l’orgoglio di vincere una<br />
scommessa, o un capriccio della sua fantasia<br />
malata, siamo perduti, dicevano in mol-<br />
Finalmente venne un<br />
giorno di pioggia, e<br />
tornò il vento, e il mare,<br />
il grande Mare oceano,<br />
si fece fiume, un fiume<br />
di alghe verdi<br />
ti, ma anche questo non era nuovo, perché<br />
gente come noi non aveva niente da perdere,<br />
e nessuno ci avrebbe rimpianto, piano<br />
calò un senso di disfatta, ma nemmeno questo<br />
era nuovo, perché il proprio destino uno<br />
non se lo può scrollare di dosso neppure a<br />
tremila miglia di distanza, finalmente venne<br />
un giorno di pioggia, e tornò il vento, e il<br />
mare, il grande Mare Oceano, si fece fiume,<br />
un fiume di alghe verdi, per il resto era tutto<br />
coperto da petali e da legni, di mattino uccelli<br />
screziati si posavano sull’albero di poppa,<br />
e le caravelle correvano a sette nodi, a<br />
questa velocità per l’inferno non mancherà<br />
davvero molto, diceva ancora Enríquez, ma<br />
pure nella sua voce si sentiva ormai una<br />
resa, ci eravamo persi<br />
nella notte stellata dell’u-<br />
niverso, era questa la verità,<br />
ma nessuno se ne<br />
curava più, l’equipaggio<br />
aveva ripreso a dormire,<br />
come all’inizio di quel<br />
viaggio, solo l’Ammiraglio<br />
non chiudeva occhio,<br />
la sua cabina era sempre<br />
illuminata, e le sue carte aperte, e così restarono<br />
fino a una notte senza luna, ricordo<br />
persino la data, il pomeriggio m’ero fatto<br />
dei conti, così, per passare il tempo, quel<br />
giorno, per me, era l’undici di ottobre, l’Ammiraglio<br />
venne sul ponte, ma si vedeva che<br />
non era come le altre volte, diceva cose senza<br />
senso, e aveva la camicia strappata, e i<br />
capelli in disordine, no, non c’erano più<br />
dubbi sul suo stato, mi avvicinai e gli consigliai<br />
di tornarsene a letto, non c’era nessun<br />
altro, a quell’ora, sul ponte, ma l’Ammiraglio<br />
si sporse sul mare, e io fui certo che si<br />
sarebbe gettato, invece cominciò a vomitare,<br />
vomitava sangue, e mentre vomitava diceva<br />
che aveva sbagliato i calcoli, ma con la<br />
pretesti | Novembre 2012
31<br />
sua malattia, e con quelle degli uomini, perché<br />
gli uomini non si possono misurare in<br />
miglia, e si sbaglia sempre, e sempre si perde<br />
l’isola di Cipango, diceva cose così, senza<br />
senso, e che credeva di guarire, e che invece<br />
portava con sé la morte,<br />
lo sentii con le mie orecchie,<br />
poi si mise a invocare la tempesta<br />
e i mostri marini, che divorassero<br />
ogni nave che seguisse<br />
la sua rotta, per almeno<br />
un secolo, e scendesse la peste<br />
sulla Castiglia e sul Portogallo,<br />
perché una peste che si<br />
chiama Europa non contagiasse<br />
altre terre, e non ci fossero<br />
nuovi mondi da far diventare<br />
vecchi, e non si costruissero<br />
ponti d’oro e d’argento sul<br />
Mare Oceano, e nessun altro sangue macchiasse<br />
quelle acque, così gridava l’Ammiraglio,<br />
quella notte, e la mia pena si accrebbe<br />
tanto che dovetti distogliere gli occhi e<br />
piantarli altrove, su una piccola candela di<br />
cera che balenava all’orizzonte, anche<br />
l’Ammiraglio si tirò su, e corse un tale che<br />
Disponibile su www. cubolibri.it<br />
si chiamava Pedro Gutiérrez, e un altro, che<br />
dicevano Yzquierdo, tutti trattenemmo il<br />
fiato, finché l’Ammiraglio si asciugò del sudore<br />
e giurò che avrebbe strangolato con le<br />
sue mani il primo che urlava la terra, poi<br />
svegliò il timoniere e ordinò di<br />
invertire la rotta, fu così che<br />
tornammo in Spagna, senza<br />
oro e senza pepe e nessuna notizia,<br />
sino a questo porto dove<br />
adesso racconto del viaggio a<br />
chi lo vuole e dove nessuno mi<br />
Disponibile su crede, dopo avere superato<br />
www. cubolibri.it<br />
due burrasche e perso una caravella,<br />
alla Rocca di Sintra<br />
l’Ammiraglio si calò su una<br />
scialuppa, con un sorriso inebetito<br />
e felice, e chissà che ne è<br />
stato, se gli sgherri della regina<br />
l’hanno poi ridotto in catene, nessuno ha<br />
invece pagato le nostre fatiche, e mai mi daranno<br />
la pensione annua che un capitano<br />
aveva promesso a chi vedeva per primo il<br />
favoloso Cipango, mentre alla darsena già<br />
si approntano altre navi e si raccolgono altri<br />
equipaggi.<br />
Fabio Stassi<br />
Fabio Stassi, di origini siciliane, vive a Viterbo e lavora a Roma<br />
come bibliotecario. Ha pubblicato: Fumisteria (GBM 2006, Premio<br />
Vittorini per il miglior esordio), È finito il nostro carnevale<br />
(Minimum fax 2007), La rivincita di Capablanca (Minimum<br />
Fax 2008, Premio Palmi 2009; Premio Coni 2009), Holden, Lolita,<br />
Živago e gli altri. Piccola enciclopedia dei personaggi letterari<br />
(1946-1999) (Minimum Fax 2010). Il suo ultimo romanzo, L’ultimo<br />
ballo di Charlot (Sellerio 2012, disponibile da Cubolibri) è<br />
appena uscito e sarà tradotto nelle principali lingue straniere.<br />
pretesti | Novembre 2012
EBOOK:<br />
È TEMPO DI<br />
BILANCI<br />
Il mondo<br />
dell’ebook<br />
Si avvicina Natale, periodo di cruciale importanza per il<br />
bilancio di un intero anno nel mercato eBook, ma i cui eetti si<br />
conosceranno nel dettaglio solo nel primo trimestre del 2013.<br />
Nel frattempo, la Buchmesse ha tirato le fila di una fase piena di<br />
luci e ombre per il settore del libro in <strong>Italia</strong>.<br />
di Daniela De Pasquale
33<br />
La vicinanza della fine dell’anno ci<br />
ricorda che è tempo di bilanci, anche<br />
nel mondo degli eBook.<br />
A che punto è l’editoria digitale<br />
in <strong>Italia</strong> e nel resto del mondo? Può essere<br />
utile fare una sintesi dei dati fin qui disponibili,<br />
a uso e consumo di chi si sente un<br />
po’ smarrito nel caos delle fonti variegate e<br />
disordinate disponibili in rete e di chi vuole<br />
pronunciarsi e fare previsioni per l’anno<br />
che verrà.<br />
Ripartiamo dalla Buchmesse: cosa succede<br />
fuori dall’<strong>Italia</strong>?<br />
Cominciamo facendo un passo indietro di<br />
circa un mese, per raccogliere quanto è stato<br />
detto alla Buchmesse di Francoforte, il<br />
più importante mercato mondiale dei diritti<br />
editoriali e ultimo – in ordine cronologico<br />
– evento di respiro internazionale che precede<br />
la fine dell’anno.<br />
Dopo aver segnato un +72% nelle vendite<br />
di eBook a Febbraio 2012, a luglio l’Association<br />
of American Publishers e Book Industry<br />
Study <strong>Group</strong> hanno rilevato che negli<br />
Usa gli eBook di nar-<br />
rativa per adulti hanno<br />
superato le vendite dei<br />
libri tradizionali.<br />
Ad agosto 2012 anche gli<br />
eBook del Regno Unito si<br />
sono aggiunti al sorpasso.<br />
In particolare, Amazon<br />
dichiarava che per<br />
100 libri venduti nei suoi punti vendita fisici,<br />
venivano scaricati 114 eBook su Kindle.<br />
In Francia, un’indagine realizzata da OpinionWay<br />
afferma che il 14% dei Francesi<br />
dai 15 anni in su ha letto almeno un eBook<br />
negli ultimi 6 mesi: si tratta per lo più di<br />
Dai numeri dell’AIE,<br />
l’eBook cresce, ma in<br />
un contesto di dati<br />
quasi completamente<br />
preceduti dal segno<br />
meno<br />
lettori forti che hanno molti più tablet che<br />
eReader (73% vs 16%) ma che in assoluto<br />
prediligono ancora il laptop.<br />
E in <strong>Italia</strong>, abbiamo raggiunto l’ambito 1%?<br />
L’<strong>Italia</strong> è uscita male e con gli occhi chiusi<br />
nella fotografia che l’AIE ha scattato alla<br />
Buchmesse presentando i dati del Rapporto<br />
sullo stato dell’editoria 2011 e sui primi 9<br />
mesi del 2012.<br />
Una notizia buona e molte cattive. Partiamo<br />
dalla prima: l’eBook cresce. Siamo passati<br />
dallo 0,1% del 2010 allo 0,9% del 2011<br />
dei canali trade, segnando un +740% che in<br />
soldoni fa 12,6 milioni di fatturato.<br />
Ma sono numeri che possono far fronte ai<br />
dati in discesa del contesto in cui si trovano?<br />
Questo 0,9% rappresenta lo 0,38% del<br />
mercato complessivo, che a sua volta (dati<br />
Nielsen) ha registrato un giro d’affari in<br />
calo del 3,7% nel 2011 e dell’8,7 a settembre<br />
2012.<br />
Secondo dato su cui riflettere: sono cresciuti<br />
i titoli digitali disponibili. 19.884 a fine 2011<br />
(28.949 se consideriamo singolarmente tutti<br />
i formati) e 31.616 a giu-<br />
gno (o se si preferisce,<br />
43.427): più del doppio<br />
in 6 mesi. Ma, nonostante<br />
la produzione di nuovi<br />
titoli rappresenti l’unico<br />
indicatore positivo del<br />
2011, le novità digitali<br />
sono solo il 37%. Questo<br />
vuol dire che ci sono strategie promozionali<br />
orientate ancora a preferire il solo canale<br />
cartaceo, oppure che la disponibilità del<br />
formato eBook viene posticipata rispetto<br />
al lancio sugli scaffali delle librerie brick<br />
and mortar. Molti editori stanno ancora di-<br />
pretesti | Novembre 2012
34<br />
gitalizzando il proprio catalogo, che offre<br />
l’occasione di sperimentare, riorganizzare<br />
e magari arrotondare, ma ma non sono ancora<br />
pronti a una transizione che contempli un<br />
apparato di business rinnovato.<br />
Ma il dato più grave di quest’anno è che<br />
sono diminuiti i lettori. È vero, i lettori di<br />
eBook sono passati dall’1,3% del 2010 al<br />
2,3% del 2012. Ma, complessivamente, in<br />
<strong>Italia</strong> abbiamo perso 700mila lettori, il 6,5%<br />
in un solo anno. Per fare un confronto, siamo<br />
al 45,3% degli italiani, contro il 61,4%<br />
degli spagnoli, il 70% dei francesi, l’82% dei<br />
tedeschi e il 72% degli americani. Il nostro<br />
2,3% di lettori di eBook, paragonato al 20%<br />
dei lettori digitali degli Usa, ci fa capire che<br />
sarà difficile fare previsioni sul futuro degli<br />
eBook in <strong>Italia</strong> basandoci solo sul trend<br />
d’oltreoceano e supponendo uno scarto di<br />
cinque anni, perché sono diverse le basi antropologiche<br />
e culturali delle due popolazioni.<br />
Nel frattempo, possiamo provare a indagare<br />
il pensiero di tre stakeholders fondamentali:<br />
l’Associazione italiana editori, gli<br />
operatori culturali, i giovani.<br />
Cosa propone l’AIE?<br />
L’AIE promette di passare dalle parole ai<br />
fatti e propone il suo programma in quattro<br />
punti: un ruolo di leadership a livello<br />
europeo per l’<strong>Italia</strong>, con il progetto TISP<br />
(Technology Technology and Innovation for Smart Publi- Publishing),<br />
), con partenza prevista a gennaio 2013<br />
e con con l’obiettivo di creare creare sinergia tra l’industria<br />
editoriale e i fornitori di tecnologia<br />
di tutta Europa, attraverso la condivisione<br />
e lo scambio di esperienze esperienze di business che<br />
forniscano forniscano soluzioni soluzioni e e proposte proposte per nuovi nuovi<br />
prodotti e servizi. In secondo luogo, l’im-<br />
pegno affinché affinché anche gli eBook abbiano<br />
un’IVA agevolata: l’imposizione fiscale del<br />
21%, che nel 2013 arriverà al 22%, rispetto<br />
al 4% del cartaceo, è discriminante, danno<br />
sa e annulla di fatto i vantaggi economici<br />
che che rendono competitivo l’eBook rispetto<br />
al libro. Basti pensare che il prezzo prezzo medio medio<br />
di un eBook nel 2011 è di 11,07 euro: al net<br />
to dell’IVA al 21% sarebbe 9,15 euro, al di<br />
sotto del prezzo soglia di 10 euro entro il<br />
quale il lettore italiano considera ragionevole<br />
l’acquisto di un eBook. In terzo luogo,<br />
un credito d’imposta sull’innovazione: non non<br />
solo eBook, ma anche tutto ciò che è digitale,<br />
dalle app alle banche dati, dai prodotti<br />
educativi alle riviste scientifiche online. Ma<br />
soprattutto per agevolare tutto il processo<br />
di cambiamento strutturale e di riqualificazione<br />
che gli operatori stanno affrontando<br />
per rendere possibile la transizione al digitale.<br />
Infine, una politica politica coordinata per il<br />
libro: oggi ci ci sono troppi interlocutori, interlocutori, dal<br />
Mibac Mibac al MIUR, dal ministero degli Affari<br />
Esteri a quello quello per lo Sviluppo Economico<br />
fino alla presidenza del Consiglio, e la macchina<br />
nel complesso risulta frammentata e<br />
poco oleata. oleata. Razionalizzando e e ottimizzan<br />
do le azioni e i flussi, ci si potrà maggior<br />
mente concentrare sul presidio del diritto<br />
d’autore, che è la vera patata bollente di<br />
tutto il mercato digitale.<br />
Cosa pensano gli operatori culturali? culturali?<br />
Il magazine “Libreriamo” ha condotto<br />
un’indagine tra scrittori, editori, giornalisti<br />
ed esperti per sondare gli umori e i timori<br />
di chi opera nel mercato: mercato: 7 addetti ai lavori<br />
su 10 considerano la proprietà intellettuale<br />
come il il fattore più a rischio, e mentre si è<br />
ottimisti sulla conquista di una nuova fetta<br />
pretesti | Novembre 2012
35<br />
di lettori, si ha paura che<br />
il digitale e fenomeni in<br />
evoluzione come come il selfpublishing,<br />
possano provocare<br />
la scomparsa di<br />
figure figure professionali oggi<br />
indispensabili: indispensabili: per per il 52%<br />
i più a rischio sono i librai,<br />
seguiti da editor (45%) e<br />
distributori (34%).<br />
I player si sbottonano<br />
poco sui numeri, e que<br />
sto non è una novità. Ma<br />
è fresca la notizia che si<br />
legge in in un comunicato<br />
stampa del gruppo RCS,<br />
che indica come parti<br />
colarmente rilevante “la<br />
crescita dei ricavi dalla<br />
vendita di copie digitali,<br />
che rappresentano rappresentano il 15% 15%<br />
dei ricavi ricavi digitali. Inclu<br />
dendo dendo tutte le attività attività<br />
digitali, digitali, i ricavi ricavi digitali<br />
di Gruppo raggiungono<br />
raggiungono<br />
il 15% dei ricavi totali”.<br />
Sempre Sempre in occasione della della Buchmesse,<br />
la casa editrice Fazi è stata generosa nel for<br />
nire dati che che possiamo iniziare a incasellare<br />
nell’ottica di confronti con altri editori per<br />
pensare pensare a delle stime: 30.000 30.000 copie vendute<br />
del catalogo eBook composto da 170 titolitoli<br />
nel 2012, con un fatturato del 2,5% sul<br />
totale, totale, registrando registrando ad ad agosto 5.800 vendite<br />
su Amazon, 800 su Apple, oltre 1000 sugli<br />
altri store online. E Cristina Foschini, del<br />
gruppo gruppo Gems di cui Fazi Fazi fa parte, ammette<br />
che il cambiamento è presente e palpabile.<br />
A A cambiare cambiare è il il concetto concetto stesso stesso di di libro, libro, più più<br />
vicino a quello di format, e la competizione<br />
competizione<br />
L’audiolibro<br />
ha superato lo<br />
scetticismo che lo<br />
accompagnava e<br />
sta conquistando<br />
sempre più consensi,<br />
affermandosi<br />
come ulteriore<br />
format culturale in<br />
competizione con<br />
l’ebook<br />
non è più tra simili ma tra<br />
diversi prodotti mediatici.<br />
Quanto ai format, c’è una<br />
novità partita in sordina<br />
che si sta conquistando il<br />
suo spazio: l’audiolibro.<br />
Superata la fase di scetticismo,<br />
ora si riscopre il<br />
piacere di farsi raccontare<br />
una storia quando non si<br />
ha la possibilità di tenere<br />
un libro tra le mani, e probabilmente<br />
anche un device<br />
per leggere un eBook.<br />
Il principale produttore<br />
italiano è Emons, che ha<br />
affidato ad attori famosi<br />
la realizzazione di oltre<br />
80 titoli e che ha trovato<br />
la chiave del suo consolidamento<br />
nella collaborazione<br />
con editori come<br />
Feltrinelli e Marsilio, con<br />
un occhio di riguardo al<br />
mondo dei ragazzi.<br />
Giovani e eBook: un futuro a braccetto?<br />
A proposito di giovani, il settore bambini e<br />
ragazzi è l’unico ad aver registrato una crescita<br />
nel fatturato nel 2011, anche a livello<br />
internazionale, sia nella vendita di diritti<br />
che nelle coedizioni, per la prima volta ri<br />
levate nel report dell’AIE. Anche in questo<br />
caso, c’è un segnale di allarme, che però<br />
non deve scoraggiare: la fascia di lettori più<br />
forte (14-29 anni) è quella crollata di più in<br />
<strong>Italia</strong>, arrivando al 57,9%. Per fare un para<br />
gone, in Usa in quella stessa fascia si regi<br />
stra l’83%, e il 60% frequenta le biblioteche<br />
(Pew Research).<br />
pretesti<br />
| Novembre 2012
36<br />
sarà questo Natale a decidere del futuro degli ebook in<br />
<strong>Italia</strong>. I libri digitali costano meno e il mercato offre tablet e<br />
ereader per tutti i gusti e tutte le tasche.<br />
Ma mentre i numeri calano, cresce la generazione<br />
nata con internet, con i pc e con i tablet,<br />
abituata da sempre a leggere su schermo,<br />
che porterà a un inevitabile aumento<br />
del digitale. È necessario che tutti gli operatori<br />
culturali svolgano con consapevolezza<br />
la loro parte in un progetto complessivo e<br />
strutturato di educazione alla lettura. Sarebbe<br />
un bel segnale e ci piacerebbe che nel<br />
2013 anche i titoli per ragazzi si affacciassero<br />
nelle classifiche degli eBook più venduti.<br />
Quali le novità da mettere sotto l’albero?<br />
Sarà questo Natale a decidere del futuro degli<br />
eBook in <strong>Italia</strong> nel medio periodo. I libri<br />
digitali hanno raggiunto un prezzo abbordabile.<br />
Se ci sarà la giusta promozione del<br />
concetto di regalo, attraverso sistemi agevoli<br />
di buoni, coupon e invii elettronici, ci sarà<br />
un decisivo ritorno in termini di awareness.<br />
Senza dimenticare che ormai tutti gli operatori<br />
sono sul mercato con i loro dispositivi,<br />
i prezzi sono decisamente calati rispetto<br />
allo scorso anno, e i modelli sono disponibili<br />
per tutte le esigenze e tutte le tasche.<br />
Kindle Fire base o HD, iPad Mini, Galaxy<br />
Tab 2 o Nexus 7 se si opta per il tablet, la<br />
famiglia dei Kobo e quella dei Kindle se si<br />
preferisce l’eReader, passando per l’italiano<br />
biblet Reader di <strong>Telecom</strong>. Questi i più<br />
gettonati. Quale sarà il re del Natale 2012?<br />
biblet reader di telecom<br />
pretesti | Novembre 2012
37<br />
SALVA L’AMBIENTE,<br />
LEGGI UN EBOOK!<br />
Leggere fa bene. No, non è l’ennesimo<br />
scontato claim dell’ennesima<br />
scontata campagna pro-lettura.<br />
Uno studio dell’università di Stanford<br />
ha di recente ‒ e per l’ennesima volta<br />
‒ confermato che qualche ora dedicata<br />
a García Márquez, Tabucchi o anche Ken<br />
Follett è una vera e propria palestra per il<br />
nostro cervello, lo rafforza e lo preserva<br />
dalla degenerazione dei tessuti. Senza par-<br />
Il mondo<br />
dell’ebook<br />
da un lato i libri cartacei, il cui processo di produzione è inquinante e<br />
depaupera tante risorse naturali. dall’altro i libri digitali, i migliori amici<br />
dell’ambiente. Ma è davvero tutto oro ciò che luccica?<br />
di Roberto Dessì<br />
lare dei positivi influssi sull’umore e sulla<br />
cultura, naturalmente.<br />
Guardando da un’altra prospettiva, però,<br />
leggere fa male. Fa malissimo. Più delle sigarette,<br />
più di un’ora imbottigliati nel traffico<br />
della tangenziale: vi intossica con i suoi<br />
fumi nocivi, dilapida i polmoni verdi della<br />
Terra, consuma preziose risorse idriche,<br />
quando non le avvelena. Quell’innocente<br />
agglomerato di cellulosa che occhieggia dal-<br />
pretesti | Novembre 2012
38<br />
le vostre librerie e che tanto amate, in real-<br />
tà trama silenziosamente per farvi fuori.<br />
Incipit un pelo apocalittico, mi rendo conto.<br />
Nella sostanza, però, le cose stanno proprio<br />
così: come la produzione di qualsiasi altro<br />
bene materiale, anche il libro dà il suo nefasto<br />
contributo all’allargamento del buco<br />
nell’ozono e allo scioglimento dei ghiacciai.<br />
Tempo fa, Brian Palmer per il “Washington<br />
Post” si è preso la briga di fare qualche calcolo,<br />
con risultati scon-<br />
fortanti. Nei soli States<br />
vengono abbattuti qualcosa<br />
come 32 milioni di<br />
alberi l’anno, e per ogni<br />
libro pubblicato vengono<br />
immessi nell’aria 4<br />
kg di sostanze dai nomi<br />
poco amichevoli quali<br />
anidride carbonica e<br />
monossido di carbonio. Moltiplicateli per<br />
tutti i libri prodotti, ed ecco servito l’equivalente<br />
inquinante annuale di 7 milioni di<br />
automobili.<br />
Aggiungiamoci 28 litri di acqua consumati<br />
per la produzione di ogni libro, i veleni derivanti<br />
dagli inchiostri, e le sostanze cancerogene<br />
immesse nell’aria per il trattamento<br />
e lo sbiancamento della carta. Questo per<br />
quanto concerne la sola fase produttiva. C’è<br />
poi quella distributiva (i TIR che trasportano<br />
libri non vanno ad aria compressa, non<br />
ancora); quella di sovrapproduzione che<br />
richiede il ritiro degli invenduti (e riecco i<br />
TIR, a percorso inverso); il loro riciclo (che<br />
per quanto suoni molto eco-friendly, necessita<br />
di altra acqua e scarica altro inquinamento<br />
nell’aria) o il loro macero (peggio<br />
Quell’innocente<br />
agglomerato di cellulosa<br />
che occhieggia dalle<br />
vostre librerie e che<br />
tanto amate, in realtà<br />
trama silenziosamente<br />
per farvi fuori<br />
che mai). Rivisto il conteggio, si arriva a<br />
circa 7,5 kg di Co2 e compagnia, per ogni<br />
libro. Vi è passata la voglia di leggere?<br />
Non temete. Forse una soluzione c’è. Forse<br />
la stringete tra le mani. Senza dubbio l’avete<br />
proprio adesso davanti agli occhi. Pensateci.<br />
Che cos’è “<strong>PreTesti</strong>”? Bravi, una rivista<br />
digitale. Non viene ‒ salvo occasioni speciali<br />
‒ stampata su carta. Non viene distribuita<br />
su TIR, non viene riciclata o mandata<br />
al macero se non si ven-<br />
dono le copie previste<br />
(anche perché è gratuita).<br />
Lo stesso accade per<br />
gli eBook, i libri digitali.<br />
Che siano loro, ancora<br />
una volta, a salvarci?<br />
Da una prospettiva meramente<br />
ambientalista,<br />
comparare libri cartacei<br />
e digitali equivale ad affiancare Stalin<br />
e Ghandi. La già citata indagine del “Washington<br />
Post” lo illustra bene: 32 milioni di<br />
alberi abbattuti? Tornano in vita, non serve<br />
una sola risma di carta per gli eBook. 7,5 kg<br />
di schifezze? Sono quasi del tutto eliminati.<br />
28 litri d’acqua? All’eBook ne bastano 2<br />
bicchieri. Si attesta pressappoco sulle stesse<br />
cifre lo studio National Geographic del<br />
2011, dal quale emerge che ogni libro cartaceo<br />
produce tanto inquinamento quanto 14<br />
omologhi digitali.<br />
Insomma: l’eBook è bravo e bello. Anche<br />
troppo per essere vero, e infatti non lo è. O<br />
meglio, lo è osservando un solo punto di<br />
vista della realtà. Ce n’è un altro, ben più<br />
inquinante: la produzione del supporto<br />
hardware per la lettura, si tratti di un eBook<br />
pretesti<br />
| Novembre 2012
39<br />
reader o di un tablet. Con loro in gioco, i<br />
conti non tornano più.<br />
Produrre un iPad significa infatti immettere<br />
nell’aria circa 130 kg di sostanze nocive. Sul<br />
Kindle non si hanno dati certi, ma vengono<br />
stimati circa 170 kg. Due rapidi calcoli per<br />
raggiungere la conclusione che l’ambiente<br />
può sopportare anche un nuovo eReader o<br />
tablet, a patto di ammortizzarne l’impatto<br />
leggendo a sufficienza: le stime più conservative<br />
parlano di almeno dieci titoli l’anno<br />
per eliminare ogni senso di colpa. Con una<br />
postilla: l’inquinamento non viene prodotto<br />
dalla sola realizzazione del device, ma<br />
anche dalla sua ricarica e soprattutto dal<br />
suo smaltimento: sili-<br />
cio, plastica e altri materiali<br />
impattano sulle<br />
emissioni di Co2 anche<br />
nel processo di dismissione,<br />
annullando (se<br />
non addirittura peggiorando)<br />
il rapporto di<br />
convenienza tra eBook<br />
e versione cartacea. L’ha<br />
ben messo in evidenza, qualche mese fa, un<br />
articolo di Nick Moran su “The Millions”.<br />
Morale della favola: per ammortizzare l’intero<br />
ciclo di vita di un tablet dovreste aspettare<br />
la bellezza di cinque anni. Considerato<br />
che in soli due anni sono già usciti quattro<br />
modelli di iPad e infinite versioni di Android,<br />
il vostro amore per la natura potrebbe<br />
cozzare con il desiderio di disfarvi di un<br />
modello obsoleto per passare a uno nuovo<br />
fiammante. In alternativa, potreste valutare<br />
l’acquisto di un device eco-sostenibile.<br />
Quando il Kindle aveva ancora le braghe<br />
L’ambiente può<br />
sopportare la<br />
produzione di un nuovo<br />
ereader o tablet, a<br />
patto di ammortizzarne<br />
l’impatto leggendo<br />
almeno 10 titoli l’anno<br />
corte, Toshiba presentò un semi-prototipo<br />
di eBook reader a carica solare, il Biblio<br />
Leaf SP02. Non se n’è più saputo nulla, ma<br />
intanto è stata presentata allo scorso CES di<br />
Las Vegas una cover per Kindle, della Solar-<br />
Focus, con mini pannello solare per ricarica<br />
ecologica del dispositivo. A vincere l’Oscar<br />
nella categoria “paladini dei diritti dell’ambiente”<br />
(con nomination anche in quella<br />
“originalità”) è però un tablet prodotto dalla<br />
MicroPro Computers. La sua storia ricorda<br />
la favola di Pinocchio, dove Mastro<br />
Geppetto assembla un bambino partendo<br />
da un pezzo di legno di poco valore. Con<br />
lo stesso pezzo di legno l’azienda irlandese<br />
ha realizzato un tablet.<br />
Certo, non ha il design<br />
di uno made in Cupertino,<br />
ma a quanto dichiarano<br />
i suoi produttori il<br />
98% dei componenti è<br />
riciclabile.<br />
Lungi da me demonizzare<br />
il libro: come però<br />
potrà confermare chi ci<br />
lavora, l’industria della carta stampata – includendo<br />
anche i prodotti da edicola – ha<br />
sacche di inefficienza notevoli, alle quali si<br />
potrebbe mettere una pezza con soluzioni<br />
“innovative” (virgolette doverose, visto<br />
che si tratta dell’uovo di Colombo). Una di<br />
queste è divenuta famosa grazie al fenomeno<br />
letterario dell’anno, le Cinquanta sfumature<br />
di grigio di E.L. James, che inizialmente<br />
se ne avvalse per diffondere il suo verbo<br />
sado-maso e aggirare il problema dei costi<br />
di stampa. Si chiama print on demand, tradotto<br />
letteralmente “stampa su richiesta”:<br />
pretesti<br />
| Novembre 2012
40<br />
L’industria della carta stampata ha sacche di inefficienza<br />
notevoli, alle quali si potrebbe mettere una pezza grazie a<br />
soluzioni “innovative”<br />
piuttosto che far arrivare cento copie di un<br />
romanzo in libreria, e dover fare i conti con<br />
trasporto, reso, macero o riciclo, il libro viene<br />
stampato in loco. Attesa di soli cinque<br />
minuti e garanzia di trovare sempre il titolo<br />
che desiderate senza passare per le forche<br />
caudine dell’ordine in magazzino. Una<br />
moda che arriverà presto, si spera, anche in<br />
<strong>Italia</strong>.<br />
Comunque la pensiate, il diktat rimane l’acquisto<br />
consapevole. Controllate che i vostri libri<br />
siano stampati, almeno in parte, su carta<br />
riciclata, in quali stabilimenti, con quali ga-<br />
ranzie di tutela ambientale e riforestazione.<br />
Scoprite cosa c’è dietro il tablet che tenete<br />
tra le mani, chi lo produce e in quale fabbrica.<br />
Perché la customer care non è solo un<br />
efficiente servizio clienti o un buono sconto<br />
di tanto in tanto; è anche e soprattutto una<br />
produzione intelligente e sostenibile per il<br />
nostro, il vostro, ambiente. Ultimo, ma non<br />
ultimo: leggete, leggete e leggete!<br />
pretesti<br />
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41<br />
buona la prima<br />
storie di libri<br />
ed edizioni<br />
PHILIP ROTH<br />
“LA MACCHIA<br />
UMANA”<br />
(2000)<br />
di Luca Bisin<br />
P<br />
oco dopo la pubblicazione del romanzo Gli ambasciatori, nel 1903, Henry James<br />
scrisse all’amico W.D. Howells per imputargli una responsabilità certo inconsapevole<br />
e però di non lieve conto: alcune parole che Howells aveva pronunciato<br />
pochi anni addietro a un comune amico, e che questi aveva in seguito riferito al<br />
romanziere, costituirono per James “il tenue, vago germe, il semplice punto di partenza di un<br />
soggetto” da cui il tempo e il lavoro dello scrittore avrebbero tratto infine l’opera compiuta:<br />
“le annotai, come annoto ogni cosa, e anni dopo il soggetto irruppe a me, un giorno, scaturendo<br />
dal mio taccuino. […] Ma il punto è che già da molto tempo prima – dal momento in<br />
cui mi aveva colpito in quanto germe – si era separato da te o da qualsiasi cosa ti riguardasse!<br />
Era divenuto impersonale e indipendente. Nondimeno le tue iniziali figurano nella mia<br />
annotazione; e se tu non avessi pronunciato quelle cinque parole a Jonathan, egli non avrebbe<br />
potuto riferirmele (con tanta partecipazione e interesse), e io non avrei potuto elaborarle<br />
nella mia immaginazione. La morale è che sei responsabile dell’intera faccenda. Possa tu<br />
sostenere con coraggio questo fardello!”.<br />
Forse il pungolo che spinse Philip Roth, nel settembre del 2012, ad affidare al “New Yorker”<br />
una lettera aperta a Wikipedia per puntualizzare, a dodici anni dalla sua pubblicazione,<br />
il “tenue, vago germe” che gli aveva ispirato la stesura di La macchia umana, non attiene<br />
pretesti<br />
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42<br />
tanto a una pedante esigenza di precisio<br />
ne, né a un futile pretesto di polemica verso<br />
la popolarissima enciclopedia enciclopedia online. online. Vi si<br />
legge, piuttosto, l’ambizione l’ambizione dello scritto<br />
re a renderci trasparente trasparente l’esatta dinamica<br />
del proprio processo creativo, come anche anche<br />
l’urgenza di restituire alla memoria del suo<br />
amico amico Melvin Tumin, nel frattempo dece<br />
duto, l’inconsapevole responsabilità di aver<br />
innescato quella dinamica. Alla voce (ingle<br />
se) di Wikipedia<br />
relativa al romanzo, dov’e-<br />
ra riportata l’opinione che ascrive lo spunto<br />
sollecitante per la creazione creazione del personaggio<br />
di Coleman Silk Silk alla figura di<br />
Anatole Broyard Broyard – scrittore e<br />
giornalista di orgine creola,<br />
che nel corso della sua attività<br />
newyorkese volle affrancarsi<br />
dalle proprie origini afroamericane<br />
e darsi un’identità<br />
bianca –, Roth oppone risolutamente<br />
la propria indicazione<br />
dello scampolo di realtà<br />
che gli suggerì l’idea germinale<br />
dell’opera: non la vicenda,<br />
a lui quasi ignota, di Broyard,<br />
bensì quella, ben più prossima<br />
e conosciuta, del professore di<br />
sociologia Melvin Tumin, che<br />
nel 1985 durante una sua lezione a Princeton<br />
pronuncia, a proposito di due studenti assenti,<br />
le parole fatali che nelle prime pagine<br />
romanzo segneranno il destino del<br />
protagonista: “Qualcuno conosce queste<br />
persone? Esistono o sono degli spettri?”.<br />
Probabilmente, il tono non privo di astio<br />
usato da Roth nella sua lettera (“Ed è questo<br />
che mi ha ispirato nella scrittura di ‘La macchia<br />
umana’: non qualcosa che può essere o<br />
non essere accaduto a Manhattan nella vita<br />
della figura figura letteraria letteraria cosmopolita cosmopolita Anatole<br />
Broyard, bensì ciò che effettivamente accad<br />
de nella vita del professor Melvin Tumin”),<br />
la questione dibattuta della “vera” fonte<br />
ispiratrice del del romanzo (ancora recentemen<br />
te, la figlia figlia di di Broyard ha voluto voluto ribadire via<br />
Facebook l’esattezza dell’interpretazione ririportata da Wikipedia e avanzata, peraltro, da<br />
numerosi critici già all’indomani dell’uscita<br />
del libro), la diatriba diatriba non troppo amichevole<br />
circa la reciproca autorevolezza a pronunciarsi<br />
sul romanzo (scrivendo una una primama<br />
volta a un un amministratore di Wikipedia<br />
per chiedere la la modifica della<br />
voce, Roth si vide rispondere<br />
di non essere, lui, l’autore, una una<br />
fonte sufficientemente sufficientemente attendibile<br />
circa il proprio romanzo),<br />
non rappresentano che i<br />
contorni più esteriori e futili di<br />
una vicenda che nella sua matrice<br />
autentica ci offre piuttosto<br />
un varco privilegiato sull’esperienza,<br />
non priva di aspetti<br />
malinconici, che ogni scrittore<br />
fa della propria opera quando<br />
questa è ormai pubblicata.<br />
Perché se, come voleva Henry<br />
James, il romanziere è non più<br />
che uno sguardo, una delle innumerevoli finestre<br />
che “danno tutte sulla scena umana”,<br />
a ognuna delle quali “v’è una figura con un<br />
paio d’occhi o almeno con un binocolo, che<br />
costituisce uno strumento unico di osservazione”,<br />
ognuna delle quali “non è nulla senza<br />
la presenza dell’osservatore – senza, in<br />
altre parole, la coscienza dell’artista”, allora<br />
la pubblicazione di un romanzo non è per<br />
lo scrittore soltanto una faccenda di consacrazione,<br />
ma anche di estromissione: non<br />
Disponibile su<br />
www. cubolibri.it<br />
pretesti<br />
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43<br />
solo il compimento di un lavoro che ha dato<br />
forma visibile a quello sguardo, ma anche il<br />
momento che lo ha definitivamente affrancato<br />
dalla necessaria presenza dell’osservatore,<br />
che lo ha reso esso stesso oggetto di altri<br />
sguardi.<br />
In un suo aforisma Nietzsche ha annotato<br />
una volta che “ogni scrittore resta continuamente<br />
stupito<br />
di come il libro, una<br />
volta separatosi da<br />
lui, viva di vita propria”;<br />
e a tale annotazione<br />
ha dato un<br />
titolo che proprio rispetto<br />
al caso sollevato<br />
da Roth a proposito<br />
di La macchia<br />
umana appare particolarmente<br />
emblematico: “Il libro quasi fatto<br />
uomo”. Emblematico in quanto rivela di<br />
quella disputa (di là da ogni spicciola elucubrazione<br />
sulle ragioni o i torti) il profilo<br />
quasi tragico: ormai consegnato alle stampe,<br />
resosi ormai libero e autonomo, fattosi ormai<br />
quasi uomo, il romanzo di Roth soggiace<br />
anch’esso a quell’inevitabile destino che, nel<br />
libro, Faunia Farley (la protagonista femminile),<br />
ascrive a ogni essere umano. Anch’esso,<br />
infine, reca immancabilmente con sé una<br />
macchia “che comprende la disobbedienza e<br />
frustra ogni spiegazione e comprensione”,<br />
una traccia involontaria e ineliminabile,<br />
un’impronta che non ammette espiazione.<br />
Anche per esso, forse, “non c’è altro mezzo<br />
Una scena dal film La macchia umana<br />
per essere qui” che “impurità, crudeltà, abuso,<br />
errore”. Anche per esso, “ogni purificazione<br />
è uno scherzo” e “la fantasia della purezza<br />
è terrificante”. Anche per esso, come<br />
per Coleman Silk, “nessuno sa”, nessuno sa<br />
nulla, l’autore non più del lettore: “Intenzioni?<br />
Motivi? Conseguenze? Significati? Tutto<br />
ciò che non sappiamo è stupefacente. Ancor<br />
più stupefacente è<br />
quello che crediamo<br />
di sapere”.<br />
In fondo, allora, la<br />
stizza che muove<br />
Roth a scrivere la sua<br />
lettera aperta a Wikipedia<br />
non ha molto<br />
a che vedere con<br />
il puntiglio dell’autore<br />
a dire l’ultima<br />
parola sulla propria opera, tanto meno con<br />
una senile incomprensione dell’anziano<br />
scrittore verso i nuovi media (come ci si è affannati<br />
a sancire nell’immancabile disordinato<br />
arruffio di commenti su internet), ma<br />
è piuttosto il cedimento umanissimo – tanto<br />
più umano e dolente se, stando alle ultime<br />
dichiarazioni di Roth, viene da un autore<br />
che ha ormai posto fine alla sua attività –<br />
a voler essere di nuovo quella pura finestra<br />
aperta sulla scena umana, quell’unica esatta<br />
direzione dello sguardo che diede inizio<br />
alla scrittura. È il cedimento a una brama di<br />
purificazione che, per i libri come per gli uomini,<br />
non può che risolversi, forse, nell’“aggiunta<br />
di nuove impurità”.<br />
pretesti | Novembre 2012
44<br />
Nel corso dell’ultimo decennio,<br />
negli Stati Uniti, il numero di<br />
corsi di lingua italiana offerti<br />
nell’ambito dell’istruzione formale,<br />
è aumentato considerevolmente.<br />
Se, nei passati anni, era meno facile trovare<br />
corsi d’italiano insegnati nelle scuole superiori,<br />
ora non è più così. I motivi della richiesta<br />
sono vari: la presenza della comunità<br />
americana di origine italiana che cerca di<br />
mantenere un legame con le proprie radici<br />
ed in parallelo la considerazione che l’italiano<br />
rimane una lingua di cultura, di arte e di<br />
uno stile di vita che continua ad attrarre gli<br />
stranieri.<br />
Ora si aggiunge un altro motivo, un valore<br />
aggiunto, un motivo legato all’apprendimento<br />
della lingua più consapevole, con una<br />
maggiore ricchezza e plasticità, quindi con<br />
una mente aperta a nuove informazioni volte<br />
a modificare ‘contesti’ spesso stereotipati.<br />
Da alcuni anni, esiste il programma di<br />
promozione dell’italiano a livello scolastico<br />
superiore, il cosiddetto AP (Advanced<br />
sulla punta<br />
della lingua<br />
Come parliamo,<br />
come scriviamo<br />
Rubrica a cura<br />
dell’Accademia della Crusca<br />
UNO SGUARDO ALLA LINGUA ITALIANA NEGLI USA,<br />
CON UN RAGIONEVOLE OTTIMISMO<br />
di Imperatrice Di Passio<br />
Placement Program) che ha conferito maggiori<br />
credenziali allo studio dell’italiano.<br />
Infatti gli studenti che, dopo aver frequentato<br />
un formale corso, superano l’esame,<br />
iscrittisi all’università possono accedere a<br />
un corso di livello superiore, usufruendo<br />
dei crediti precedentemente acquisiti.<br />
Dal 1998 al 2009 (cifre fornite dal MLA Modern<br />
Language Association) il numero degli<br />
studenti d’italiano nelle università americane<br />
è cresciuto quasi del 60%. Sicuramente<br />
programmi più aggiornati e innovativi incentivano<br />
e motivano lo studente verso un<br />
percorso continuativo. Inoltre, l’arrivo presso<br />
università americane di giovani ricercatori<br />
italiani madrelingua, spesso con un curriculum<br />
che annovera master o dottorati in<br />
Linguistica o in Glottodidattica, ha apportato<br />
nuova linfa alla metodologia didattica.<br />
A questo punto ci auguriamo che anche le<br />
case editrici statunitensi, che pubblicano i<br />
manuali di lingua italiana a livello universitario,<br />
guardino con interesse non solo ai<br />
cambiamenti di costume e società della Pe-<br />
pretesti | Novembre 2012
45<br />
nisola, non solo agli strumenti per preparare<br />
gli studenti all’esame AP, ma anche ai<br />
cambiamenti della compagine linguistica,<br />
che interessano vari livelli di analisi: dalla<br />
morfosintassi al lessico sino alla struttura<br />
testuale.<br />
Ci auguriamo che anche nei testi editi negli<br />
Stati Uniti qualcosa cambi nell’ambito del<br />
materiale d’ascolto. Spesso infatti i dialoghi<br />
proposti sono recitati, in un laboratorio<br />
linguistico, su un copione e tutte le attività<br />
correlate ruotano su quel copione, a volte<br />
privo di una veste prosodica reale, o molto<br />
amplificata che non rispecchia il parlato<br />
conversazionale dei madrelingua.<br />
Questa scollatura è av-<br />
vertita maggiormente<br />
dai docenti italiani che<br />
insegnano l’italiano nei<br />
numerosi programmi<br />
universitari statunitensi,<br />
con sedi istituzionali<br />
in <strong>Italia</strong> (study abroad<br />
programs). Questi programmi<br />
rappresentano<br />
un mondo a parte, complesso e vario che<br />
richiederebbe un discorso più lungo e dettagliato.<br />
Ma continuando sul versante positivo è da<br />
segnalare un uso sempre più frequente della<br />
via della intercomprensione tra lo spagnolo<br />
e l’italiano.<br />
Si tratta di quel fenomeno spontaneo di<br />
comprensione reciproca tra parlanti di lingue<br />
affini in aree a forte presenza ispanica,<br />
come lo sono oggi gli Stati Uniti. Si è visto<br />
che lo studio parallelo di più lingue della<br />
stessa famiglia porta ad un arricchimento<br />
dal 1998 al 2009 (cifre<br />
fornite dal MLA Modern<br />
Language Association)<br />
il numero degli studenti<br />
d’italiano nelle università<br />
americane è cresciuto<br />
quasi del 60%<br />
linguistico, cognitivo, culturale ed umano<br />
estremamente stimolante.<br />
Quindi, lo spagnolo e l’italiano possono<br />
agire e potenziarsi insieme proficuamente,<br />
e la somiglianza tra le lingue può diventare<br />
un eccezionale moltiplicatore dell’apprendimento<br />
in un terreno altro da sé.<br />
Dal 2008 sempre in California, ogni anno si<br />
rinnova il concorso “Scrivo in <strong>Italia</strong>no” (sul<br />
modello di quello di cui parleremo a breve).<br />
Il concorso letterario è promosso dal California<br />
Department of Education e dai Consolati<br />
Generali d’<strong>Italia</strong> in California. Gli studenti<br />
(scuola primaria e secondaria), avuta<br />
una traccia obbligata, devono comporre un<br />
tema in lingua italiana.<br />
“Il tema deve essere chiaro,<br />
originale, espressivo,<br />
grammaticalmente corretto.<br />
Devono prestare particolare<br />
attenzione all’esatta<br />
ortografia italiana. Gli insegnanti<br />
possono fornire ai<br />
loro alunni indicazioni generali<br />
ma non devono dare<br />
suggerimenti specifici né correggerne gli elaborati”.<br />
Interessante notare che nell’ultimo<br />
bando è stata fornita una tabella sia per Mac<br />
sia per Windows su “Come scrivere gli accenti”.<br />
Questo ci sembra un segnale da non sottovalutare<br />
come esempio di buon uso e di<br />
buona pratica di una lingua.<br />
Per finire, ricordiamo che il Governo italiano<br />
sostiene la promozione della lingua attraverso<br />
la rete di cinque Istituti di Cultura.<br />
Sarebbe interessante condurre un’indagine<br />
approfondita sulle attività e sugli eventi<br />
proposti dai cinque Istituti (Chicago, New<br />
pretesti | Novembre 2012
46<br />
sul versante positivo è da segnalare un uso sempre più<br />
frequente della via della intercomprensione tra lo spagnolo<br />
e l’italiano<br />
York, Washington, Los Angeles, San Francisco).<br />
Gli archivi on-line permettono di risalire<br />
agli eventi organizzati dal 2005 a oggi.<br />
Da una visione d’insieme notiamo che un<br />
grande spazio è riservato all’arte, al cinema,<br />
alla musica (opera, folk, jazz), ma molto<br />
meno alla storia della lingua italiana nel suo<br />
aspetto diacronico e sociolinguistico.<br />
Fortunatamente, però, ogni anno, sin dal<br />
2001, anche negli Stati Uniti, nel mese di ottobre,<br />
la lingua italiana diventa protagonista<br />
grazie alla Settimana della lingua italiana<br />
nel mondo, istituita su iniziativa dell’Accademia<br />
della Crusca, che bandì proprio nella<br />
prima edizione un concorso di scrittura<br />
“Scrivi con me” rivolto a studenti di scuole<br />
superiori italiane e bilingui. Un esempio<br />
che è stato positivamente adottato, come<br />
abbiamo visto, anche fuori dalla specifica<br />
ricorrenza.<br />
Infine c’è da segnalare un’ulteriore nota<br />
positiva. Il 2013 sarà l’anno della cultura<br />
italiana negli Stati Uniti, con iniziative per<br />
promuovere il nostro Paese. Una fitta serie<br />
d’incontri avranno lo scopo di mettere in<br />
luce sia la componente culturale, sia quella<br />
produttiva dell’<strong>Italia</strong>. Ogni mese, nelle più<br />
importanti città, saranno inaugurate mostre,<br />
istallazioni multimediali, saranno realizzati<br />
incontri e convegni e si parlerà in<br />
italiano e anche dell’italiano.<br />
pretesti | Novembre 2012
SCOLPIRE<br />
IL TEMPO<br />
47<br />
Anima del<br />
mondo<br />
Paesaggi della letteratura<br />
Il Messico nello sguardo di Juan rulfo di Fabio Fumagalli<br />
Secondo il regista russo Andrej Tarkovskij,<br />
il cinema è l’arte di scolpire<br />
il tempo. Insinuandosi tra<br />
mortalità ed eternità, ricordo del<br />
passato e speranza nell’avvenire, esso riesce<br />
a riprodurre l’effettiva consistenza della<br />
temporalità, donando spessore e realtà<br />
all’istante eterno afferrato dalla macchina<br />
da presa. Nel cinema sembra così all’opera<br />
una potenza divina che, plasmando una<br />
materia grezza e inerte, dona la vita a ciò<br />
che in sé non la possiede. L’artista autentico,<br />
infatti, è al servizio dell’immortalità, si<br />
sforza di rendere immortale il mondo. Tale<br />
attività demiurgica, però, non la ritroviamo<br />
solo all’interno di una sala cinematografica.<br />
Certo, in essa si dà la fusione totale dei<br />
due elementi che creano la forma-tempo,<br />
l’immagine e il movimento. Vi sono, tuttavia,<br />
altri modi per far sì che ciò avvenga.<br />
Juan Rulfo, massimo scrittore messicano<br />
del ’900, ha trovato, nel corso del sua breve<br />
ma intensa carriera artistica, un’alchimia<br />
alternativa. La sua arte, infatti, è duplice:<br />
da una parte ci imbattiamo in 15 racconti<br />
brevi e un romanzo; dall’altra in una collezione<br />
di oltre 6000 fotografie. Ciò che dona<br />
unità al tutto è una terra: il Messico. Rulfo<br />
la lavora, la coltiva, quasi come un apprendista<br />
stregone, regalandocene un affresco a<br />
pretesti | Novembre 2012
48<br />
dir poco meraviglioso. In che modo? Prima<br />
di tutto viene la fotografia. In essa si presenta<br />
lo “spazio” messicano, fatto di geometrie<br />
naturali (il maguey, dove domina<br />
l’agave, pianta simbolo del Messico), pianure<br />
polverose, chiese e paesi abbandonati,<br />
luci accecanti. E, dietro a questa “bellezza<br />
pura di luce”, il pungolo<br />
dell’ombra, il<br />
domandarsi continuamente:<br />
“Perché<br />
tanta calma?”. Già<br />
qui, infatti, emerge<br />
una certa ambiguità<br />
di fondo, come se nelle<br />
numerose fotografie<br />
rulfiane si celasse<br />
un non-visto, ciò che<br />
dona loro quella bellezza<br />
sorprendente.<br />
Tale duplicità divampa<br />
con chiarezza nella<br />
scrittura. Anch’essa<br />
inscindibile dalla<br />
terra che l’ha generata<br />
(come se il Messico<br />
fosse la linfa vitale dalla quale l’albero-<br />
Rulfo non può distaccarsi), appartiene al<br />
mondo plurivoco della poesia. Scrivere per<br />
Rulfo è, infatti, ricreare la realtà, non tramite<br />
un sapere esoterico ma, molto più semplicemente,<br />
perché la natura mai si dà in sé,<br />
bensì sempre all’interno della coscienza di<br />
un soggetto (vivo o morto che sia). Ecco allora<br />
le splendide e lapidarie descrizioni che<br />
i personaggi sulla scena della narrativa rulfiana<br />
danno di ciò che li circonda: “Il mio<br />
paese, alto sulla pianura. Pieno di alberi e<br />
foglie, come un salvadanaio dove abbiamo<br />
conservato dei ricordi”. E poi: “Nel riverbe-<br />
ro del sole, la pianura sembrava una laguna<br />
trasparente, che si disfaceva in vapori da cui<br />
traspariva un orizzonte grigio. E più in là,<br />
una linea di montagne. E ancora più in là,<br />
la lontananza più remota”. Trasformare la<br />
realtà, però, vuol dire renderla viva, piena<br />
di energia… mortale. Al fianco, ed inseparabilmente,<br />
del “Messico<br />
di luce” compare<br />
così un “Messico di<br />
fuoco”, un luogo “situato<br />
sulle braci della<br />
bocca dell’inferno”.<br />
Qui, nell’anticamera<br />
dell’Ade, sembra catapultarci<br />
la lettura di<br />
Pedro Páramo, l’unico<br />
romanzo di Rulfo. Le<br />
figure che vi trovia-<br />
“Il mio paese, alto mo non sono concrete,<br />
sulla pianura. Pieno di bensì emanazioni di<br />
qualcosa che una volta,<br />
in passato, fu, ma<br />
che ora non esiste più.<br />
Sono “ricordi” che, a<br />
scapito della loro “immaterialità”,<br />
vedono e sentono. Cosa? Paesaggi<br />
(“Guardi, – mi dice il mulattiere, fermandosi.<br />
– Vede quella collina che sembra<br />
una vescica di maiale? Be’, proprio lì dietro<br />
c’è la Mezzaluna. Ora si giri di là. Vede l’altra<br />
cresta che non si vede quasi tanto è lontana?<br />
Bene, ora ha visto la Mezzaluna da<br />
un estremo all’altro. Come dire tutta la terra<br />
che si può abbracciare con lo sguardo.”)<br />
e voci (“Questo paese è pieno di echi. Sembra<br />
quasi che siano rinchiusi nei vuoti delle<br />
pareti o sotto le pietre. Quando cammini ti<br />
pare come se calpestassero le tue orme. Senti<br />
scricchiolii. Risate. Risate ormai vecchis-<br />
alberi e foglie, come un<br />
salvadanaio dove abbiamo<br />
conservato dei ricordi.”<br />
pretesti | Novembre 2012
49<br />
sime, come stanche di ridere. E voci ormai<br />
logore dall’uso. Ecco ciò che senti.”). Qui si<br />
svela l’arte di Rulfo. La sua scrittura, “giocando”<br />
con il passato, con ciò che è morto,<br />
irrecuperabile, sembra voler dare voce<br />
all’impossibile: partendo da una profonda<br />
coscienza della mortalità di ciò che è (tornano<br />
alla mente le parole di Octavio Paz:<br />
“La contemplazione dell’orrore e perfino la<br />
familiarità e il compiacimento nel trattarlo<br />
costituiscono una dei tratti salienti del carattere<br />
messicano”), viene reclamata a gran<br />
voce (la voce degli “spettri”) una scintilla<br />
di immortalità. La scrittura, dunque, come<br />
richiesta incessante di tempo, che Rulfo<br />
soddisfa con la sua abilità da fotografo.<br />
L’immagine fotografica, infatti, risponde<br />
al lamento continuo dei dannati infernali.<br />
“Quando cammini<br />
ti pare come se<br />
calpestassero le tue<br />
orme. senti scricchiolii.<br />
risate. risate ormai<br />
vecchissime, come<br />
stanche di ridere. e voci<br />
ormai logore dall’uso.<br />
ecco ciò che senti.”<br />
Fermando il tempo in un istante eterno, essa<br />
ravviva quella speranza che negli scritti di<br />
Rulfo sembra mancare: “La vita di per sé è<br />
già tanto penosa. L’unica cosa che fa andare<br />
avanti è la speranza che quando si muore<br />
ci portino in qualche altro posto; ma quando<br />
ci chiudono una porta e ci rimane aperta<br />
solo quella dell’inferno, meglio sarebbe<br />
non essere mai nati…”. Così, assumono<br />
nuova realtà le piccole chiese che languono<br />
nel silenzio complice del tempo, la terra<br />
rossa solcata dal vento caldo, gli indios con<br />
i loro volti scavati dalle rughe che osservano<br />
in lontananza quel “qualcosa”, per noi<br />
incomprensibile, che dona loro un’incredibile<br />
dignità umana. È questo il Messico di<br />
Juan Rulfo. Un misto di illusioni perdute e<br />
utopia a cui si addice un solo nome: Vita.<br />
pretesti | Novembre 2012
Alta cucina<br />
Leggere di gusto<br />
“INFINITA BELTÀ”<br />
DELLA TAVOLA<br />
Confetti, frittelle, frattaglie e altri “amori” di Giacomo Leopardi<br />
di Francesco Baucia<br />
v
“ C<br />
51<br />
osa arcana e stupenda / Oggi è<br />
la vita al pensier nostro, e tale /<br />
Qual de’ vivi al pensiero / L’igno-<br />
ta morte appar…”: così recita il<br />
coro di defunti, redivivi per un quarto d’ora<br />
appena al compimento dell’“anno grande<br />
e matematico”, all’incredulo scienziato nel<br />
Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie<br />
di Giacomo Leopardi, smentendo la<br />
possibilità che i morti conservino ricordi e<br />
rimpianti della vita trascorsa. Diversamente<br />
dunque dai molti fantasmi che popolano<br />
leggende e storie horror, i quali solitamente<br />
si mostrano oltremodo attaccati agli affetti<br />
e agli appetiti che li animavano da vivi. E<br />
se spesso gli affetti sono<br />
i più deteriori ‒ odio e<br />
rivalsa verso chi è rimasto<br />
in vita ‒, che dire<br />
degli appetiti? Chiunque<br />
è stato bambino, o<br />
ha avuto bambini, negli<br />
anni Ottanta non avrà<br />
dimenticato la temibile<br />
voracità di Slimer, l’ectoplasma verde sodale<br />
dei Ghostbusters, forse modellato dagli<br />
autori del film in omaggio all’altrettanto ingordo<br />
personaggio Bluto di Animal House.<br />
Leopardi sembra certo escludere un’eventualità<br />
del genere, e forse con amara ironia<br />
dovette pensare che, a differenza di Slimer,<br />
un gruppo di morti-viventi preferisse rispondere<br />
all’interrogatorio notturno del<br />
loro imbalsamatore piuttosto che approfittare<br />
del quarto d’ora disponibile per avventarsi<br />
nella prima casa a portata di scheletro<br />
e piombare sull’ignaro consumatore di una<br />
spaghettata di mezzanotte. Perché il poeta<br />
di Recanati, nel suo passaggio terreno, mo-<br />
È leggenda il fatto che<br />
a Napoli, nonostante<br />
la minaccia del colera,<br />
il conte non fosse<br />
capace di trattenersi dal<br />
mangiare gelati<br />
strò di apprezzare molto i piaceri della tavola,<br />
una delle poche beatitudini, tra le tante<br />
pene dell’esistenza, che la morte inevitabilmente<br />
e dolorosamente oscura per sempre.<br />
È leggenda il fatto che a Napoli, nonostante<br />
la minaccia del colera, il conte non fosse<br />
capace di trattenersi dal mangiare gelati.<br />
Alcuni anni fa, proprio nella Biblioteca Nazionale<br />
del capoluogo partenopeo, è stata<br />
ritrovata una lista di quarantanove ricette<br />
scritta di proprio pugno da Leopardi, una<br />
sorta di memorandum delle pietanze più<br />
degne di nota tra quelle assaggiate nel periodo<br />
napoletano, tra il 1833 e il ’37. Merito<br />
innanzitutto del cuoco personale dell’amico<br />
Antonio Ranieri, Pa-<br />
squale Ignarra, il quale<br />
si dedicava a soddisfare<br />
i desideri del suo<br />
padrone e dell’ospite<br />
con la devozione di un<br />
antenato nostrano del<br />
Fritz Brenner di wolfiana<br />
e goodwiniana memoria.<br />
Dal ritrovamento di questo prezioso<br />
autografo, Domenico (Dègo) Pasquariello e<br />
lo chef Antonio Tubelli hanno tratto quattro<br />
anni fa un libro sorprendente, Leopardi a tavola<br />
(Fausto Lupetti Editore), che sarà utile<br />
a quanti vorranno togliere un po’ di polvere<br />
dall’immagine volgare di Leopardi, solitamente<br />
presentato come cupo e tristanzuolo.<br />
Ne risulterà invece il ritratto di un genio<br />
ammaliato dal fascino del gusto, e amante<br />
di cibi genuini e non troppo elaborati, spesso<br />
basati su frutta e verdura di stagione<br />
(carciofi, spinaci, borragine, fiori di zucca).<br />
Non mancano tuttavia nella lista le carni,<br />
e sembra trasparire una certa passione da<br />
pretesti | Novembre 2012
52<br />
gourmet del poeta per le frattaglie (fegatini,<br />
cervella e lingua). E neanche sarà difficile<br />
trovare i dolci, “primo amore” gastronomico<br />
di Leopardi (frappe, paste frolle, paste<br />
sfogliate, pasticcini). In particolare, e anche<br />
questo è depositato ormai nella leggenda,<br />
pare che Leopardi fosse particolarmente<br />
ghiotto di cannellini di Sulmona, dei confetti<br />
oblunghi con ripieno di cannella. Un<br />
grande collezionista di cimeli leopardiani,<br />
Nicola Ruggiero, possiede la scatola con gli<br />
ultimi cannellini che il poeta non riuscì a<br />
finir di mangiare prima di morire, avendone<br />
già fatto una scorpacciata che secondo<br />
il collezionista (e non solo lui) potrebbe essergli<br />
stata addirittura fatale. Anche senza<br />
l’assoluta certezza che le cose siano andate<br />
davvero così, non dispiace tuttavia immaginare<br />
una fine “dolce” per Leopardi, che<br />
già molto aveva dovuto soffrire in vita, una<br />
morte che sia stata “piuttosto piacere che<br />
altro”, come appunto detto da una mummia<br />
a Federico Ruysch nel sopracitato dialogo<br />
delle Operette morali.<br />
Tra le passioni gastronomiche del poeta<br />
recanatese abbiamo scelto tuttavia di presentarne,<br />
per questa rubrica, qualcuna più<br />
salutare dei confetti. La scelta è caduta sulle<br />
frittelle di borragine, pianta erbacea ruvida<br />
e dolce che viene ampiamente utilizzata in<br />
cucina, sia come base di ripieni per tortelli,<br />
La borragine è una pianta erbacea ruvida e dolce che<br />
viene utilizzata sia come base di ripieni per tortelli,<br />
agnolotti o calzoni che come componente di minestre di<br />
verdure, sughi e frittate<br />
agnolotti o calzoni che come componente<br />
di minestre di verdure, sughi e frittate. Non<br />
sappiamo quale fosse la preparazione di<br />
questo semplice “appetizer” prediletta da<br />
Leopardi, o perlomeno quella seguita dal<br />
cuoco Ignarra, ma vista la facilità di reperire,<br />
in quel di Napoli, ottima mozzarella di<br />
bufala e succulenti filetti di acciughe, ci piace<br />
pensare che il poeta gradisse la variante<br />
(in realtà) di origine laziale del piatto. Una<br />
ricetta molto semplice per l’esperto monzù<br />
pretesti | Novembre 2012
53<br />
(traslitterazione dal francese che indica lo<br />
chef personale) Pasquale, e così speriamo<br />
anche per i lettori.<br />
Preparando frittelle per quattro persone,<br />
occorre sbollentare una dozzina di foglie di<br />
borragine (lavate con cura) per pochi secondi.<br />
Estratte le foglie dall’acqua, si mettono<br />
ad asciugare su un canovaccio. Si rompono<br />
intanto un paio d’uova in una terrina, e si<br />
uniscono ad esse due etti di farina setacciata,<br />
due cucchiaini di lievito in polvere,<br />
un bicchiere di acqua frizzante fredda, una<br />
manciata di parmigiano, sale e pepe. Si frulla<br />
il composto fino ad ottenere una pastella<br />
omogenea che dovrà riposare coperta per<br />
un paio d’ore. Le foglie di borragine, una<br />
volta asciutte, devono essere farcite con un<br />
pezzo di mozzarella e uno di filetto d’acciuga<br />
sgocciolato, poi si chiudono a involtino<br />
con uno stuzzicadenti. Si passano quindi<br />
nella pastella e si friggono nell’olio bollente,<br />
lasciandole dorare. Le frittelle devono<br />
essere servite caldissime, con la mozzarella<br />
filante. Per spaziare verso un’altra regione<br />
la cui cucina tradizionale è ricca di pietanze<br />
a base di borragine, si possono accompagnare<br />
le frittelle con un bicchiere di Pigato<br />
del ponente ligure.<br />
FrItteLLe dI borrAGINe<br />
CoN MoZZAreLLA e<br />
ACCIuGA<br />
Ingredienti per 4 persone:<br />
12 foglie di borragine<br />
2 uova<br />
2 etti di farina<br />
2 cucchiaini di lievito in polvere<br />
1 bicchiere di acqua frizzante fredda<br />
1 manciata di parmigiano<br />
Olio<br />
Sale<br />
Pepe<br />
Mozzarella di bufala<br />
Filetti d’acciuga sottolio<br />
pretesti | Novembre 2012
54<br />
Odysseo e il sogno oltre il destino<br />
IL MIO NOME È NESSUNO.<br />
IL GIURAMENTO<br />
di valerio Massimo Manfredi<br />
Ulisse, chi è Ulisse? Odysseo, Ulisse, Nessuno.<br />
Nel suo nuovo romanzo Il mio nome è<br />
Nessuno. Il giuramento (Mondadori) Valerio<br />
Massimo Manfredi narra uno dei pilastri della<br />
cultura letteraria occidentale: la storia di<br />
Odysseo, re di Itaca, dalla nascita fino all’ultimo<br />
viaggio. In questo primo volume, dei<br />
due che sono in programma, ripercorriamo le<br />
vicende della vita di Odysseo fino alla distruzione<br />
di Troia.<br />
Scritto in prima persona, il<br />
romanzo ci riporta alle atmosfere<br />
dell’età degli eroi,<br />
facendoci superare le barriere<br />
spazio-temporali fino a<br />
ricreare oggi un sentimento<br />
di partecipazione tale a vicende<br />
così lontane che difficilmente<br />
riusciamo a staccarci<br />
dal testo. “Raccontaci<br />
ancora, Odysseo, raccontaci<br />
della tua vita, non ti fermare”:<br />
così ci cattura la prosa<br />
di Manfredi. E quello che<br />
tu senti lontano nel tempo<br />
e nello spazio, scopri a poco<br />
a poco essere uno dei fondamenti<br />
del tuo spirito, dei<br />
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molteplici sentimenti che agitano proprio te,<br />
uomo del XXI secolo.<br />
La curiosità, l’invidia, la gelosia, l’avidità, il<br />
timore sono gli stati d’animo che l’epica suscita<br />
nei lettori di ogni tempo e che raccontata<br />
in soggettiva diventa materia di sogno.<br />
Con Odysseo ci si abbandona ancora al sogno,<br />
anche e soprattutto quando nelle battaglie<br />
leggiamo il destino segnato delle vittime<br />
e presagiamo l’inevitabile condanna di chi<br />
vince con l’inganno.<br />
Sono forse le scene di guerra quelle che espri-<br />
recensioni<br />
mono al meglio il modo di Manfredi di raccontare<br />
le storie epiche. La guerra di Troia,<br />
come la conquista di Persepoli in Alexandros,<br />
fa risuonare nella nostra anima la fatica degli<br />
uomini e degli animali e il senso ultimo<br />
di impotenza di fronte alle decisioni del fato.<br />
Sembra che gli uomini siano condannati alla<br />
violenza, che cioè la loro avidità di conoscenza<br />
o di conquista li spinga naturalmente al<br />
dolore della lotta.<br />
In un certo qual modo è questa<br />
la claustrofobia che si respira<br />
a volte nell’epica e che forse<br />
solo il personaggio di Odysseo<br />
sembra vincere. In un mondo<br />
dove tutto è predeterminato e i<br />
destini degli uomini sono tutti<br />
incrociati, la curiosità e ‒ perché<br />
no ‒ la sfacciataggine di<br />
Odysseo abbattono quell’asfissia<br />
del pensiero che la costrizione<br />
del sognare può lasciare<br />
ai lettori. Odysseo rompe così<br />
la narrazione del suo mito per<br />
diventare in ogni interpretazione,<br />
in ogni racconto, nuovo<br />
mito. Sebbene lui stesso sia determinato<br />
dal fato, la volontà<br />
che lo anima è già prossima al sentimento del<br />
libero arbitrio che scopriremo appieno molto<br />
tempo dopo le sue gesta. È l’ingegno allora<br />
l’unico strumento che consente l’evoluzione<br />
dell’uomo. Anche se l’ingegno sembra essere<br />
a sua volta una condanna. Nell’esercizio di<br />
questo strumento l’uomo però può rompere<br />
gli schemi ed essere sempre allo stesso tempo<br />
se stesso oppure nessuno. Odysseo allora<br />
diventa il grado zero di ogni evoluzione del<br />
pensiero. O del sogno, se la sua storia fosse<br />
davvero tutta una finzione. (Luigi Orlotti)<br />
pretesti | Novembre 2012
55<br />
sCrIttorINCIttÀ 2012<br />
e gli altri eventi del mese<br />
SCRITTORINCITTÀ 2012<br />
“Senza fiato” è il tema scelto dagli organizzatori<br />
di questa edizione del consolidato festival cuneese,<br />
giunto quest’anno alla quattordicesima edizione.<br />
“Senza fiato perché non abbiamo più parole e<br />
perché non dobbiamo più farne; senza fiato perché<br />
non abbiamo più soldi ma ne avremmo bisogno<br />
per continuare a pensare di progettare un futuro<br />
per le nuove generazioni; senza fiato perché<br />
siamo stanchi e perché troppo frenetici…”: così<br />
interpretano il tema il sindaco di Cuneo Federico<br />
Borgna e l’Assessore alla Cultura Alessandro Spedale,<br />
nella presentazione della rassegna. Ma “senza<br />
fiato” si può restare anche per la meraviglia,<br />
e questo si augurano di certo l’amministrazione<br />
cittadina e la direzione del festival. Al pubblico,<br />
non resta dunque che stupirsi con un calendario<br />
fitto di 130 incontri e dibattiti a cui parteciperanno<br />
160 autori dall’<strong>Italia</strong> e dal mondo. Rimandiamo<br />
al sito www.scrittoriincitta.it per scaricare il<br />
programma completo della manifestazione. Qui<br />
ci limitiamo a segnalare alcune chicche: venerdì<br />
16, alle 21.15, al teatro Toselli, Paolo Giordano<br />
sarà protagonista di un reading tratto dal suo ultimo<br />
romanzo Il corpo umano (Mondadori); sabato<br />
17, alle 15, al cinema Monviso, Emanuele Trevi e<br />
Fabrizio Gifuni parleranno di Pasolini e Gadda in<br />
un dibattito moderato da Giorgio Vasta; domenica<br />
18, alle ore 18, alla sala blu del Centro Incontri<br />
Provincia Dacia Maraini parlerà di donne vittime<br />
di violenza a partire dal suo recente libro L’amore<br />
rubato (Rizzoli).<br />
Fino al 18 novembre<br />
SALONE DEL LIBRO USATO - BANCARELLE<br />
IN FIERA<br />
Nel saggio contenuto in questo numero, Guido<br />
Vitiello ci ha parlato in modo dotto e simpatico<br />
della “bibliomania” e pertanto nella rubrica di<br />
Appuntamenti<br />
appuntamenti letterari non potevamo esimerci<br />
dal far cenno a una delle più ghiotte manifestazioni<br />
per i bibliofili italiani. Si tratta appunto del<br />
Salone del libro usato di Milano, manifestazione<br />
di sempre grande successo che si tiene solitamente<br />
in concomitanza con la festività cittadina di<br />
Sant’Ambrogio. Milanesi (e non solo) amanti della<br />
lettura vintage potranno dunque darsi appuntamento<br />
al Padiglione 1 della Fieramilanocity, in<br />
viale Scarampo (orario: dalle 10 alle 19) e da lì cominciare<br />
la loro caccia alle rarità tra le bancarelle<br />
di più di 130 espositori.<br />
Dal 7 al 9 dicembre<br />
COURMAYEUR NOIR IN FESTIVAL<br />
Evento più atteso per gli amanti italiani del brivido<br />
(e in questo caso non perché la rassegna si<br />
tiene in alta montagna), il Noir in Festival celebra<br />
quest’anno con il Raymond Chandler Award<br />
uno dei più gettonati maestri del thriller di oggi,<br />
il californiano Don Winslow, autore, tra gli altri,<br />
del romanzo Le belve (Einaudi 2011, da cui Oliver<br />
Stone ha tratto l’omonimo film, da poco nelle<br />
sale) e che è in libreria in questi giorni con I<br />
re del mondo (Einaudi). Ci sarà spazio anche per<br />
altri grandi scrittori come Massimo Carlotto, Roberto<br />
Costantini e John Katzenbach, oltre che per<br />
la proclamazione del vincitore del Premio Giorgio<br />
Scerbanenco 2012, ma il Noir in Festival non<br />
è solo letteratura: ampio risalto dunque anche al<br />
cinema (10 i film che si contenderanno l’ambito<br />
premio del concorso internazionale), alle serie<br />
TV (con un’anteprima dell’ottava serie di Criminal<br />
Minds) e all’attualità (da non perdere l’approfondimento<br />
sulla mafia con ospiti, tra gli altri, il<br />
vice presidente di Confindustria Ivan Lo Bello, il<br />
giornalista d’inchiesta Lirio Abbate e lo scrittore<br />
Marcello Fois).<br />
Dal 10 al 16 dicembre<br />
pretesti | Novembre 2012
56<br />
Tweets<br />
@Pianeta_eBook<br />
Problema: se un libro costa 10 euro,<br />
quanto fareste pagare l’ #eBook?<br />
Risposta del nostro lettore medio:<br />
3 euro.<br />
@AlessandraDec<br />
#sefossiunlibro avrei il<br />
terrore di essere trasformato<br />
in un ebook.<br />
Bookbugs<br />
@_vitto<br />
il prestito eBook sembra essere<br />
un tema molto interessante: a<br />
Milano l’esperimento biblioteche<br />
MediaLibraryOnLine.<br />
@Allucinate<br />
Le biblioteche si tramandano,<br />
gli ebook?<br />
@5AdicoXtina<br />
Nel 2013 oltre il 10% dei testi<br />
venduti sarà in #ebook: le<br />
previsioni (un po’ troppo?)<br />
rosee per la lettura digitale.<br />
@PsychoZambs<br />
Mi dispiace, ma un ebook<br />
non sostituirà mai un libro. Le<br />
sensazioni che ti trasmette non<br />
possono essere sostituite da un<br />
freddo schermo!<br />
pretesti | Novembre 2012
I tuoI LIbrI seMPre CoN te<br />
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Novembre 2012 • Numero 11 • Anno II<br />
Registrazione Tribunale di Cagliari N. 14 del 09-05-2012<br />
ISSN 2280-6385<br />
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Alberto Nicoletta<br />
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Luca Bisin<br />
Fabio Fumagalli<br />
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