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1<br />

Novembre 2012 • Numero 11<br />

pretesti<br />

Occasioni di letteratura digitale<br />

Due milioni di nodi<br />

di Sandrone Dazieri<br />

Confessioni di un<br />

bibliomane<br />

di Guido Vitiello<br />

In viaggio<br />

con Arsène Lupin<br />

di Maurice Leblanc<br />

Memoriale di<br />

Juanito Gómez,<br />

marinaio al soldo di<br />

un ammiraglio italiano<br />

di Fabio Stassi<br />

pretesti | Novembre 2012


IL MeGLIo<br />

deLLA NArrAtIvA<br />

e deLLA<br />

sAGGIstICA<br />

ItALIANA<br />

e strANIerA<br />

IN oLtre<br />

30.000 tItoLI<br />

www.cubolibri.it


editoriale<br />

3<br />

Ebook, audiobook, book: in sostanza libri. È questo il problema. O meglio, l’opportunità di<br />

un mondo che si sviluppa sostanzialmente con l’unico obiettivo di migliorare la trasmissione<br />

delle informazioni. Siano esse informazioni utili oppure inutili, saggi oppure sogni.<br />

Se così fosse dobbiamo chiederci allora quanto agevolano l’accesso alle informazioni le tecnologie.<br />

E per favore, non parliamo di nuove o vecchie tecnologie, anche qui la tecnologia<br />

è sempre nuova, per dirla con le parole di un noto critico in riferimento alle opere d’arte, è<br />

sempre “contemporanea”.<br />

Una volta le storie venivano raccontate in pubblico dagli aedi. Oggi possiamo dire che nessuna<br />

nonna o mamma racconti più una storia oralmente ai propri nipoti o figli? Poi sono<br />

arrivati i papiri e la scrittura su fogli di carta ha permesso un aumento di diffusione delle<br />

storie semplicemente perché è più semplice, seppure complesso, riprodurre un rotolo di<br />

carta che non una persona in carne e ossa.<br />

Dalla carta scritta a mano si è passati alla carta stampata (saltiamo le modifiche della materia sulla<br />

quale si è evoluta la scrittura) e oggi, con un salto che solo l’immaginazione può fare, la carta<br />

stampata è diventata pura luce: l’ebook. L’ebook che mantiene il più elevato grado di astrazione<br />

per la comprensione di una storia o di una notizia.<br />

Chiediamoci allora: cosa pretendiamo da un ebook? Possiamo rispondervi con quello che<br />

desideriamo noi da un ebook che poi altro non è che la forma con la quale distribuiamo<br />

“<strong>PreTesti</strong>”. Vogliamo raggiungere i nostri lettori nei luoghi dove principalmente si radunano<br />

per informarsi e divertirsi: internet e tutte le sue periferie. Così vi continuiamo a donare<br />

due grandi e potenti storie: quella di Sandrone Dazieri che è anche la copertina del numero<br />

di novembre e quella di Fabio Stassi. Due scrittori italiani di razza, due sperimentatori e<br />

innovatori che per alterne vicende sono approdati alla letteratura. Così ricordiamo Arsenio<br />

Lupin. Così diamo voce alla bella e molto seguita rubrica “Sulla punta della lingua” dell’Accademia<br />

della Crusca. Così vi comunichiamo notizie, ricette, edizioni, appuntamenti. Ecco,<br />

forse nella metafora di Gipo e del suo iMad c’è la nostra volontà di immaginare le nostre<br />

storie e i vostri tablet o i vostri pc. Con l’augurio che non si rimbecilliscano più del dovuto.<br />

Buoni <strong>PreTesti</strong> a tutti.<br />

Roberto Murgia<br />

pretesti | Novembre 2012


4<br />

Indice<br />

testI<br />

05-14<br />

Racconto<br />

Due milioni di nodi<br />

di Sandrone Dazieri<br />

15-20<br />

Saggio<br />

Confessioni di un<br />

bibliomane<br />

di Guido Vitiello<br />

21-26<br />

Anticipazione<br />

In viaggio con Arsène<br />

Lupin<br />

di Maurice Leblanc<br />

27-31<br />

Racconto<br />

Memoriale di Juanito<br />

Gómez, marinaio al soldo<br />

di un ammiraglio italiano<br />

di Fabio Stassi<br />

IL MoNdo<br />

deLL’ebook<br />

32-36<br />

Ebook: è tempo di bilanci<br />

di Daniela De Pasquale<br />

37-40<br />

Salva l’ambiente, leggi un<br />

ebook!<br />

di Roberto Dessì<br />

rubrIChe<br />

41-43<br />

Buona la prima<br />

Philip Roth “La macchia<br />

umana” (2000)<br />

di Luca Bisin<br />

44-46<br />

Sulla punta della lingua<br />

Uno sguardo alla lingua<br />

italiana negli Usa, con un<br />

ragionevole ottimismo<br />

di Imperatrice Di Passio<br />

47-49<br />

Anima del mondo<br />

Scolpire il tempo<br />

di Fabio Fumagalli<br />

50-53<br />

Alta cucina<br />

“Infinita beltà” della tavola<br />

di Francesco Baucia<br />

54<br />

Recensioni<br />

55<br />

Appuntamenti<br />

56<br />

Tweets / Bookbugs<br />

pretesti | Novembre 2012


5<br />

DUE<br />

MILIONI<br />

DI<br />

NODI<br />

di Sandrone Dazieri<br />

racconto<br />

pretesti | Novembre 2012


6<br />

Di sua moglie Mina, Marco conservava<br />

un paio di ballerine dimenticate<br />

sul fondo dell’armadio,<br />

un romanzo giallo aperto<br />

sul termosifone del bagno e una chiazza di<br />

caffè sul tappeto. Erano passati sei mesi da<br />

quando se n’era andata, ma Marco non aveva<br />

toccato né le scarpe né<br />

il libro. Anche la macchia,<br />

che aveva vagamente la<br />

forma della Sicilia, continuava<br />

ad allargarsi attorno<br />

alla base del tavolo<br />

rotondo del salotto, quello<br />

per le cene “importanti”<br />

che non avevano mai<br />

dato. Erano reliquie di<br />

un tempo migliore, quello<br />

in cui si sentiva felice<br />

anche se, forse, era stata<br />

un’illusione. Di questa<br />

opinione era il suo collega<br />

Armando, come lui<br />

impiegato all’ufficio postale<br />

del quartiere Stadera<br />

di Milano. “Ti sei sbagliato<br />

alla grande” disse<br />

a Marco quando accennò<br />

all’argomento. “È chiaro che non ti ha mai<br />

amato.”<br />

“E allora perché mi ha sposato, secondo te?”<br />

rispose Marco contando le monete di resto a<br />

un’anziana che pagava la bolletta.<br />

“Perché aveva bisogno di un tetto sulla testa,<br />

bello mio” rispose Armando, “e di qualcuno<br />

che la mantenesse finché non trovava<br />

un altro pollo”. Si voltò verso di lui, sorridendogli<br />

con denti storti e gialli di nicotina.<br />

“Non sei stato tu a dirmi che usciva da<br />

una brutta storia, che quello con cui stava<br />

si trattava di un<br />

rigattiere chiamato<br />

L’angolo dell’usato,<br />

talmente malmesso da<br />

sembrare una discarica<br />

della spazzatura dotata<br />

di vetrina<br />

l’aveva buttata fuori di casa senza niente?”<br />

“Sì.” Era vero. Quando si erano messi assieme,<br />

Mina possedeva giusto un vestito e un<br />

ricambio di biancheria.<br />

Armando sorrise trionfante. “Vedi? Tutto<br />

quadra. Fidati, che di donne me ne intendo.”<br />

Marco si limitò ad annuire poco convinto,<br />

tenendo per sé la convinzione<br />

che il suo collega<br />

di donne e relazioni non<br />

se ne intendesse molto.<br />

Le volte che lo aveva incrociato<br />

di sera al cinema<br />

o in pizzeria era sempre<br />

stato solo o con qualche<br />

collega. Però non aveva<br />

tutti i torti, pensò.<br />

E la sera stessa prese scarpe<br />

e libro e li infilò nel<br />

sacco della spazzatura. Il<br />

tappeto fece la medesima<br />

fine dopo alcuni tentativi<br />

inutili di pulizia.<br />

La vista del pavimento<br />

nudo del salotto, però,<br />

ricordava a Marco la sua<br />

perdita in modo ancora<br />

più cocente, perciò il<br />

primo sabato libero si recò a un negozio a<br />

pochi passi da casa sua, dove aveva visto<br />

esposto un cartello con la scritta Svendita<br />

tappeti. Si trattava di un rigattiere chiamato<br />

L’angolo dell’usato, talmente malmesso da<br />

sembrare una discarica della spazzatura dotata<br />

di vetrina. Le mensole dietro il cristallo<br />

sporco mostravano vecchi elettrodomestici<br />

con spine fuori norma, soldatini sfusi, soprammobili<br />

in peltro a forma di animale,<br />

uova di marmo, libri scoloriti e strappati.<br />

C’era anche un manichino pubblicitario<br />

pretesti | Novembre 2012


7<br />

della cintura Gibaud tutto spellato. Il proprietario<br />

era in sintonia con la merce. Ultraottantenne,<br />

con una lunga chioma di capelli<br />

bianchi che gli arrivavano sino alle spalle,<br />

stava curvo appoggiato allo schienale di<br />

una sedia a guardare i clienti, come temesse<br />

che rubassero qualcosa. Quando Marco entrò<br />

e chiese dei tappeti, il vecchio glieli indicò<br />

con un cenno del mento. Erano ancora<br />

impilati sul pavimento, dove il facchino li<br />

aveva scaricati la settimana precedente. Ottenuto<br />

il permesso di esaminarli, Marco li<br />

stese trascinandoli sotto l’unico raggio di<br />

sole che penetrava nel negozio attraverso<br />

i vetri sporchi. Stranamente, i tappeti erano<br />

di una qualità superiore al resto della<br />

roba. Erano sì consunti dagli anni, ma la<br />

loro squisita fattura era evidente anche agli<br />

occhi di Marco, che di antichità non si intendeva.<br />

“Da dove vengono?” chiese.<br />

Il proprietario spostò il toscano all’angolo<br />

della bocca. “Da una villa che hanno demolito<br />

a Baggio.”<br />

“E li avevano lasciati dentro?”<br />

“La vecchia che ci abitava non aveva eredi.<br />

Succede. Dicono che fosse una contessa, ma<br />

vai a sapere. Ho preso anche un paio di tavoli<br />

col piano in marmo se ti interessano.”<br />

Marco fece cenno di no e alzò uno uno dei tap- tap<br />

peti, decorato a grandi fiori fiori rossi su sfondo<br />

marrone, per guardarlo meglio.<br />

“Quello è un Darya” disse il vecchio. “Vie-<br />

ne dall’Afghanistan. Parecchio prima che ci<br />

andassimo noi a fare la guerra.”<br />

“Come fai a saperlo?” chiese Marco.<br />

“Sai da da quanti anni faccio faccio questo questo mestiere?<br />

Ne ho imparate di cose.”<br />

Marco ripiegò il Darya e portò alla luce un<br />

altro altro tappeto tappeto rettangolare rettangolare tre tre metri metri per per due. due.<br />

Questo era diviso diviso a riquadri, e ognuno di di<br />

essi aveva disegni rossi e neri. Per Marco,<br />

bello da mozzare il fiato. “E questo?”<br />

“Quello è un persiano purosangue. Un Bakhtiari.<br />

Trecentomila nodi, come minimo.”<br />

“Vuoi dire che ci sono trecentomila nodi nei<br />

fili?”<br />

“No, che ce ne sono trecentomila al metro<br />

quadrato. È così che si misura la qualità di<br />

un tappeto. E se lo moltiplichi per la dimensione<br />

fa più o meno…”<br />

“Due milioni di nodi” li interruppe Marco,<br />

estasiato. “Quanto vuoi?”<br />

Il vecchio strinse gli occhi, pregustando l’affare.<br />

“ È uno dei pezzi più pregiati.”<br />

Contrattarono, e alla fine Marco riuscì a<br />

portarselo a casa per il doppio della cifra<br />

che aveva avuto intenzione di spendere, ma<br />

sempre meno di quello che pensava valesse.<br />

Non aveva mai visto una tale finezza di decori,<br />

una tale precisione nella sistemazione<br />

degli elementi, nemmeno nei tappeti esposti<br />

nelle vetrine degli antiquari di Brera.<br />

Era semplicemente perfetto. Steso sul pavimento<br />

del salotto, alla luce dell’alogena,<br />

i colori sembravano brillare. Il disegno era<br />

composto da quaranta formelle quadrate<br />

inscritte in una cornice, ricamata in fili rossi,<br />

neri, bianchi e verdi scuro. La cornice era<br />

decorata a fiori bianchi, mentre mentre ciascuna<br />

formella racchiudeva racchiudeva salici e cipressi stilizzati,<br />

disposti ogni volta in modo differente<br />

accanto a quelle quelle che parevano enormi foglie<br />

bianche e nere. Era come guardare un<br />

campo coltivato dal finestrino di un aereo,<br />

ma un aereo che fosse anche una una macchina<br />

del del tempo capace di viaggiare nell’antica<br />

Persia.<br />

Marco Marco si preparò un piatto di spaghetti<br />

e mangiò sul tavolo del soggiorno disto<br />

gliendo spesso gli occhi occhi dalla televisione<br />

pretesti | Novembre 2012


8<br />

era come guardare un campo coltivato dal finestrino di<br />

un aereo, ma un aereo che fosse anche una macchina del<br />

tempo capace di viaggiare nell’antica Persia<br />

per ammirare il suo tesoro. A metà del film<br />

spense e ricominciò a percorrere il tappeto,<br />

seguendo i disegni con un dito. Più lo guar-<br />

dava, più riusciva a percepirne i particolari<br />

minuti, le differenze tra un un disegno disegno e l’altro<br />

che rivelavano l’abilità dell’artigiano. dell’artigiano. In In<br />

uno dei riquadri d’angolo del tappeto scoprì<br />

il disegno di due colonne colonne che che reggevano un<br />

arco semicoperto da un un albero. albero. A differenza<br />

del del resto resto del tappeto, questo arco era tessuto<br />

con un filo di un nero più lucido e più rigi<br />

do al tatto. Forse era era stata l’abile l’abile copertura<br />

di un rammendo. Lo percorse ancora ancora con il<br />

dito, provando un brivido di piacere. piacere.<br />

La domenica, con i raggi del sole che lo col<br />

pivano, il tappeto tappeto sembrò sembrò a Marco ancora<br />

più bello e, di conseguenza, il resto del sa<br />

lotto gli parve sgraziato e dozzinale. I mobi<br />

li che possedeva venivano tutti da rigattieri<br />

o negozi di fai da te, e alcuni di essi erano<br />

ancora quelli ereditati dai genitori, vent’anni<br />

prima. Adesso la loro bruttezza gli pareva<br />

intollerabile. Visto che non poteva permettersi<br />

mobilio nuovo, decise per lo meno<br />

di ridurlo al minimo. Il tavolo rotondo lo<br />

smontò e lo portò in cantina e sostituì l’alogena<br />

con una fila di candelette Ikea disposte<br />

lungo il bordo, perché anche la luce elettrica<br />

gli pareva fuori posto. Quando scese la sera<br />

e le accese, la loro fiamma tremula sembrò<br />

far muovere i disegni e dar loro vita. Rimase<br />

a osservarli accucciato al centro del tappeto<br />

sino a quando le candele si consumarono.<br />

consumarono.<br />

Allora si addormentò.<br />

addormentò.<br />

Sognò di volare su un’impervia catena<br />

montuosa dalla scarsa vegetazione. Qua e<br />

là apparivano apparivano tracce di insediamenti umani<br />

come come edifici edifici in pietra e minareti. Poi il suo<br />

punto di di osservazione si abbassò verso ter<br />

ra, scivolò all’interno di una stretta gola roc<br />

ciosa, cabrò cabrò e strinse su un edificio quadrato<br />

che sorgeva dalla dalla parete di roccia circondato<br />

da bassi giardini. Dall’edificio spuntavano<br />

torri sormontate da guglie color bronzo<br />

che riflettevano riflettevano il sole al tramonto. Una momoschea, , pensò Marco. Sapeva di stare sognando,<br />

con una lucidità che normalmente porta<br />

a un rapido risveglio. Al contrario, si sentiva<br />

totalmente totalmente immerso in quell’esperienza.<br />

Ed esilarato.<br />

Il suo punto di vista si abbassò nuovamente,<br />

poi curvò dietro la parete occidentale<br />

della moschea e si fermò, librandosi a un<br />

paio di metri da terra. Davanti a lui, protetta<br />

dall’ombra di salici dalle foglie color<br />

argento, vi era un arco di pietra bianca che<br />

pretesti | Novembre 2012


9<br />

protrudeva dalla parete color roccia della<br />

moschea. Al centro, accucciata con il volto<br />

verso la parete, vi era una figura femminile<br />

vestita con abiti di seta damascata. Un velo<br />

scuro le copriva la testa e le scendeva sino<br />

ai piedi nudi dalle unghie dipinte di verde<br />

scuro. Come percependo la sua presenza la<br />

donna cominciò a voltarsi.<br />

Marco si svegliò.<br />

Era disteso a faccia in giù sul tappeto e si<br />

era fatto giorno. Il sogno, così vivido, gli era<br />

rimasto piantato in testa. E gli rimase per il<br />

resto del giorno, al lavoro, dove sbagliò a<br />

dare il resto due volte venendo rimproverato<br />

dai clienti. Anche Armando se ne accorse<br />

e gli lanciò un paio di frecciatine sul marito<br />

abbandonato che si dà all’alcool. Lui quasi<br />

non se ne accorse. Gli era sembrato tutto<br />

così reale.<br />

Prima di tornare a casa sottrasse dall’ufficio<br />

postale una vecchia lente di ingrandimento<br />

che usavano una volta per controllare la<br />

dentellatura dei francobolli. Con quella esaminò<br />

il disegno dell’abside nella formella<br />

consumata. Riuscì a vedere le decorazioni<br />

invisibili a occhio nudo tracciate sulle colonne,<br />

foglie e fiori, identiche a quelle che<br />

aveva sognato. E poi, accanto alla colonna<br />

di destra, semicoperta dai rami stilizzati del<br />

salice, distinse l’ombra di una figura umana.<br />

Sto sognando ancora, si disse. Eppure, tracciata<br />

con quei fili sottili, vi era davvero la<br />

silohuette di una donna inginocchiata.<br />

Marco posò la lente e rimase seduto sul tappeto<br />

a riflettere. I sogni non si avveravano.<br />

Se sognavi qualcosa significava che l’avevi<br />

già visto in precedenza, il resto era solo una<br />

coincidenza. Ma come era possibile che la<br />

coincidenza fosse così esatta? Forse, si disse<br />

senza crederci del tutto, aveva notato il<br />

disegno prima di addormentarsi e gli si era<br />

impiantato nella mente.<br />

Marco accese Internet e fece una ricerca sui<br />

tappeti bakhtiari. Prendevano il nome dalla<br />

regione iraniana di Chahar Mahaal-e Bakhtiari,<br />

che secondo Wikipedia era prevalentemente<br />

montuosa. E i monti della foto<br />

sembravano proprio quelli del suo sogno,<br />

anche se non poteva esserne certo. Nella<br />

foto di una moschea vide un’abside simile<br />

a quella ricamata sul tappeto e scoprì che<br />

veniva chiamata mihrab e serviva per indicare<br />

ai fedeli la direzione della Mecca. Anche<br />

tutto questo era una coincidenza? Lui<br />

non ricordava di aver mai saputo niente di<br />

Iran o moschee, ma certo negli anni aveva<br />

letto o visto in televisione qualcosa in proposito.<br />

Era possibile che la sua mente avesse<br />

associato i ricordi nascosti con il tappeto,<br />

formando una visione chiara.<br />

Ma la spiegazione non lo soddisfaceva.<br />

Qualcos’altro stava accadendo, qualcosa<br />

che lo attirava e spaventava in parti uguali.<br />

Prese un cuscino dal letto e lo portò sul<br />

tappeto insieme con una coperta. Voleva riprovare,<br />

e se non avesse sognato niente di<br />

interessante avrebbe lasciato perdere. Altrimenti…<br />

Altrimenti non lo sapeva.<br />

Il sognò andò al di là delle previsioni. Cominciò<br />

direttamente da terra. Marco non stava<br />

più volando, ma camminando all’interno<br />

del giardino che circondava la moschea.<br />

E adesso riusciva a vedere e sentire il proprio<br />

corpo. Gli sembrava identico a quello<br />

che aveva lasciato addormentato in soggiorno.<br />

Indossava anche lo stesso pigiama<br />

e sentiva la terra umida sotto i piedi nudi.<br />

La temperatura era mite, e il vento portava<br />

odore di fiori che Marco non riusciva a riconoscere.<br />

pretesti | Novembre 2012


10<br />

Spostando gli ultimi rami si trovò proprio<br />

di fronte al mihrab e vide che la donna era<br />

ancora ancora accucciata accucciata sotto di di esso. Capì che<br />

non era inginocchiata a pregare come gli era<br />

sembrato in un primo tempo, tempo, ma stava cucucendo qualcosa.<br />

Un tappeto. Anzi, il suo tappeto.<br />

La donna aveva nella mano destra destra un lungo<br />

ago ricurvo, mentre la la sinistra stava infilando<br />

nella cruna un filo<br />

talmente sottile da essere<br />

quasi impercettibile. Il<br />

filo si ruppe e le donna<br />

lo lasciò cadere. Poi, con<br />

un gesto rapido, infilò la<br />

mano sotto il velo che le<br />

copriva la testa. Capelli,<br />

capì Marco. Sta cucendo<br />

con i suoi capelli. Erano<br />

quelli i fili neri e lucidi<br />

che Marco aveva sfiorato<br />

con il dito, diversi da tutti<br />

gli altri.<br />

In quel momento la donna<br />

sentì i suoi passi e si<br />

voltò. Aveva il viso coperto<br />

dal velo che le lasciava<br />

scoperti solo gli<br />

occhi neri e profondi.<br />

“Chi sei?” gli chiese.<br />

“Uno spirito?”<br />

Marco rimase imbambolato<br />

per qualche istante.<br />

Non si era aspettato di essere visto, convinto<br />

di essere solo uno spettatore nel suo sogno.<br />

Si leccò le labbra secche e rispose. “No.<br />

Sono un uomo.”<br />

“Se sei un uomo, non dovresti essere qui. È<br />

stato deciso che io passi sola la mia ultima<br />

notte. Ma so che stai mentendo. Nessun uomo<br />

La donna aveva nella<br />

mano destra un<br />

lungo ago ricurvo,<br />

mentre la sinistra<br />

stava infilando nella<br />

cruna un filo talmente<br />

sottile da essere quasi<br />

impercettibile<br />

è come come te. E nessun nessun uomo di carne avreb<br />

be potuto superare le guardie e le mura.”<br />

“Non ti capisco. Io… credo di stare sognan<br />

do.”<br />

Gli occhi della donna donna cambiarono espres<br />

sione, e Marco capì che stava sorridendo.<br />

“Forse il il mondo altro non non è che che un sogno,<br />

spirito.” spirito.”<br />

“Dove “Dove siamo?” chiese Marco.<br />

“Siamo a Shahr-e-Kord,<br />

Shahr-e-Kord,<br />

anche se se da qui la città<br />

non si vede. È dall’altra<br />

parte della montagna.”<br />

E indicò. “Parte del regno<br />

di Persia, governato<br />

con infinita saggezza dal<br />

grandissimo Nasiru’d-<br />

Din Shah, che Allah lo<br />

protegga.”<br />

Marco parve cogliere<br />

una una nota nota di di derisione derisione<br />

nella voce della donna.<br />

“Non “Non ti piace piace il tuo<br />

scià?”<br />

“È a lui che non piaccio piaccio<br />

io. E quello che dico. Non<br />

ama che racconti che le<br />

donne possono leggere e<br />

studiare il corano, e che<br />

io mi sia tolta il velo in<br />

pubblico. Per questo ha<br />

deciso che io domani sia<br />

giustiziata. Questa è la<br />

mia ultima notte su questa terra.”<br />

“Mi dispiace.”<br />

La donne parve sorridere ancora. “So che è<br />

per questo che sei venuto. Mi accompagnerai<br />

nel mio viaggio. Dimmi, spirito, come<br />

sarà?”<br />

Marco scosse la testa. “Non lo so.”<br />

pretesti | Novembre 2012


11<br />

La donna annuì. “Immagino che tu non<br />

possa dirmelo.” Tornò a cucire il tappeto.<br />

“Devo terminare prima che passi la notte.”<br />

“Che cosa stai facendo?” chiese Marco avvicinandosi<br />

di un passo.<br />

La donna gli mostrò l’angolo del tappeto.<br />

“Sto lasciando un piccolo segno della mia<br />

presenza su questo mondo. Vedi?” disse indicando.<br />

“Questa sono io. E forse sarà l’unica<br />

cosa che mi ricorderà a chi verrà dopo di<br />

me. Dimmi, spirito, sarò ricordata?”<br />

Marco annuì. “Dimmi come ti chiami.”<br />

“Tahirih.”<br />

Fu in quel momento che Marco si svegliò.<br />

Era giorno fatto e timbrò in ritardo al lavoro.<br />

Quello che aveva vissuto nel sogno era<br />

stato talmente forte e gli si era talmente impresso<br />

dentro che il mondo reale sembrava<br />

incolore al confronto. Ricordava tutto, anche<br />

i profumi che aveva respirato e il suono<br />

musicale della voce di lei. Tahirih. Tahirih.<br />

E risentendo l’eco delle sue parole capì che<br />

Tahirih aveva parlato in arabo, e altrettanto<br />

aveva fatto lui. E anche se adesso non sarebbe<br />

stato in grado di riprodurre un solo<br />

suono, nel sogno era stato in grado di comprendere<br />

tutto.<br />

Al lavoro fu talmente distratto che finse di<br />

avere un principio di influenza, poi tornò<br />

a casa di corsa e aspettò di nuovo la notte.<br />

Questa volta vestito di tutto punto, per evitare<br />

di presentarsi a lei ancora in pigiama.<br />

La magia si ripetè. Fu di nuovo davanti a<br />

lei, ed era ancora il tramonto. Perché anche<br />

se nel mondo di Marco gli incontri si ripetevano<br />

notte dopo notte, in quello di Tahirih<br />

il tempo sembrava non scorrere mai, rimanere<br />

un eterno presente. Incontro dopo incontro,<br />

mentre Marco prendeva sempre più<br />

coraggio avvicinandosi sempre di più a lei,<br />

Tahirih gli raccontò la sua vita, la sua infanzia<br />

all’ombra di un padre amorevole che le<br />

aveva permesso di studiare, e la gioventù<br />

passata a lottare perché le donne potessero<br />

crescere libere come lei. E poi l’imprigionamento<br />

e la condanna a morte. Mai una<br />

volta Tahirih mostrò paura per quello che<br />

le sarebbe accaduto, o rimpianto, e mai si<br />

dimostrava incredula di fronte ai racconti<br />

che Marco le faceva del suo mondo, che lei<br />

aveva capito essere reale quanto il proprio,<br />

ma distante nello spazio e nel tempo. Marco<br />

sentì che lo sgomento e la meraviglia per<br />

quello che stava vivendo lasciava velocemente<br />

spazio a un altro sentimento, che gli<br />

mordeva feroce le viscere.<br />

“Secondo me sei innamorato” gli disse Armando<br />

un pomeriggio. “Dì la verità, ti stai<br />

vedendo con qualcuna?”<br />

Marco scosse la testa. “No.”<br />

“Sarei portato a crederti, perché, diciamolo,<br />

uno come te è già tanto se ne ha trovata una<br />

di donna nella sua vita. Ma sei troppo strano<br />

in questo periodo.”<br />

“Strano come?” chiese Marco senza guardarlo.<br />

“Ma guardati! Arrivi sempre al lavoro pulito<br />

e stirato. È chiaro che non lo fai per<br />

loro” disse Armando indicando la fila di<br />

pensionati allo sportello.<br />

“Forse lo faccio per te” disse Marco.<br />

“Vedi, sei diventato anche spiritoso…”<br />

brontolò Armando. Non gli faceva piacere<br />

che il suo collega avesse perso l’aria triste<br />

degli ultimi tempi.<br />

Camminando verso casa, Marco capì che<br />

davvero era cambiato tutto per lui. Le giornate<br />

avevano perso d’importanza di fronte<br />

ai momenti che passava con Tahirih. Soprattutto<br />

da quando lei aveva accettato di<br />

pretesti | Novembre 2012


12<br />

togliersi il velo di fronte a lui e lasciare che<br />

le guardasse il viso. Non si erano nemmeno<br />

mai toccati, ma per Marco quel gesto era<br />

stato quanto di più intimo avesse mai vissuto<br />

con una donna. La amava, sì, e voleva<br />

trascorrere il resto della sua vita con lei, ogni<br />

minuto di quel tramonto senza fine sulle<br />

montagne dello Zagros. Sarebbe rimasto<br />

sdraiato sul tappeto anche durante il giorno<br />

se fosse riuscito a dormire più delle dieci<br />

ore cui si costringeva ora.<br />

Arrivato al suo pianerottolo, vide che la porta<br />

era socchiusa. Spaventato che un ladro<br />

potesse sottrargli quanto di più caro aveva<br />

entrò di corsa, per per bloccarsi subito quando quando<br />

riconobbe l’intrusa: Mina! Seduta al tavolo tavolo<br />

della cucina cucina che che dava fondo all’unica all’unica botti<br />

glia di di vino che che Marco aveva in casa.<br />

“Che cosa ci fai qui?” balbettò sorpreso.<br />

“Questa è ancora casa mia, bello” disse sua sua<br />

moglie. “E ho ancora ancora le le chiavi.” chiavi.”<br />

Marco si mosse cautamente verso di lei.<br />

“Che cosa cosa vuoi?”<br />

“Non sei contento di vedermi? Non Non eri in<br />

namorato marcio di me? me? Non volevi passa<br />

re tutta la vita con me?”<br />

“Sei stata tu ad andare via…” disse Marco.<br />

“Ecco, vedi? Ti è già passata. Come a quel<br />

pezzo di merda...” Si asciugò una lacrima di<br />

rabbia. “Vieni con me, che staremo bene mi ha<br />

detto. Invece adesso mi ha gettato via come<br />

una scarpa vecchia.”<br />

“Mi dispiace” disse Marco, ansioso di liberarsi<br />

di lei.<br />

“Avrei dovuto rimanere con te. Certo, a letto<br />

eri una frana, per non parlare della conversazione.”<br />

Allungò una mano per accarezzargli<br />

la guancia. “Ma sei una brava per-<br />

sona, no? no? Non mi mi avresti mai trattata come<br />

mi ha trattato lui.”<br />

“Ti “Ti vuoi sistemare qui?” chiese lui, spavenspaventato. Mina rise. “Sei scemo? No, vado dai miei.<br />

Ma mi serve qualche soldo, sai, per tirare<br />

avanti. avanti. Mi puoi dare qualcosa, vero?”<br />

Mina si bloccò, aveva visto il tappeto in soggiorno.<br />

entrò nella stanza. “bello ello questo. Quando l’hai preso?” rise.<br />

“hai fatto atto spese pazze senza di me, eh?”<br />

Marco scosse la testa. “Non ho niente da<br />

darti”.<br />

Lei lo lo fissò. “Sei cambiato. Che cosa ti è suc<br />

cesso? Così duro e deciso non non ti avevo mai<br />

visto.” visto.”<br />

“Ti “Ti dispiace dispiace andare via? Sono Sono stanco.” stanco.”<br />

“E non provi provi nemmeno a portarmi a letto<br />

con te. Sei proprio cambiato. Buon per te.<br />

Dai, con mille euro ti liberi di me.”<br />

“Non ce li ho ti ho detto. Ho appena pagato<br />

l’affitto.”<br />

Mina cominciò ad aggirarsi per la cucina.<br />

“Col cavolo che vado via senza niente.”<br />

“Te l’ho detto, ho speso tutto…”<br />

Mina si bloccò, aveva visto il tappeto in soggiorno.<br />

Entrò nella stanza. “Bello questo.<br />

Quando l’hai preso?” Rise. “Hai fatto spese<br />

pazze senza di me, eh?”<br />

Mina si chinò ad accarezzarne il tessuto, ma<br />

Marco la prese per un polso e l’obbligò a rialzarsi.<br />

“Non lo toccare.”<br />

“Cosa c’è? Hai paura che te lo rovino?” Il<br />

viso le si contorse in un’espressione rapace.<br />

pretesti | Novembre 2012


13<br />

“Quanto lo hai pagato? Quanto vale?”<br />

“Niente, non vale niente. Ma ci tengo. Lascialo<br />

stare.”<br />

“Non ti credo.”<br />

“Senti… Ti darò quello che ho nel portafoglio.”<br />

Lo tolse dalla tasca. “Guarda. Sono<br />

cinquanta euro. Ma posso prelevarne altri<br />

duecento.”<br />

Lei tirò una sberla al portafoglio e glielo fece<br />

cadere di mano. “Com’è che d’un tratto sei<br />

così generoso? Vale molto, eh? Hai fatto l’affare<br />

della tua vita…”<br />

“Ti sbagli.”<br />

Ma Mina aveva annusato qualcosa di buono,<br />

e non intendeva lasciarselo scappare.<br />

“Non lo sai che legalmente siamo ancora<br />

marito e moglie? Che quello che è tuo è<br />

anche mio?”<br />

“Quello l’ho comprato dopo. Nessun giudice…”<br />

Mina non lo ascoltava nemmeno. Si voltò<br />

ancora a guardare il tappeto. “Non ti preoccupare,<br />

avrai la tua metà dopo che l’avrò<br />

venduto.”<br />

Marco la fece voltare a forza. “Mina, ti prego.<br />

Puoi prendere tutto quello che vuoi. Il<br />

tavolo, il televisore… Ma quello no. Ti prego.<br />

Ci sono… affezionato.” La implorò.<br />

Lei scosse la testa. “Non mi incanti bello. Ce<br />

ne vogliono dieci come te per fregare una<br />

come me. Se non mi aiuti tu a portarlo in<br />

macchina, adesso, chiamo qualcuno che lo<br />

fa. E che si tiene la tua parte.”<br />

“Per favore… Non farmi questo” disse Marco<br />

con le lacrime agli occhi.<br />

Lei sbuffò. “Sei proprio un caso disperato.”<br />

E tolse il cellulare dalla tasca. Fu allora che<br />

Marco la prese per il collo. Quando la lasciò,<br />

aveva smesso di respirare.<br />

Tahirih alzò gli occhi quando lo sentì camminare<br />

nell’erba. “Marco” disse.<br />

Marco avanzò di un passo. “Ciao Tahirih.”<br />

Poi si appoggiò al muro della moschea.<br />

“Che cosa succede?” chiese Tahirih. “Sembri<br />

triste.”<br />

“Io… ho fatto un pasticcio. È difficile da<br />

spiegarti. Ma…” Scosse la testa.<br />

“Posso aiutarti in qualche modo?” chiese<br />

Tahirih.<br />

Marco si accucciò e si abbracciò le gambe.<br />

“No, non credo. Ho preso delle pastiglie,<br />

Tharih. Dei sonniferi.”<br />

“Non so di cosa stai parlando.”<br />

“Sono delle cose che aiutano a dormire.”<br />

“Come delle erbe?”<br />

“Sì, ma molto più forti. Me le aveva date il<br />

dottore, quando stavo male. Prima di conoscere<br />

te. Perché tu mi hai fatto stare bene.”<br />

“Quindi adesso stai dormendo?”<br />

“Da dove vengo sì. Tahirih… le cose che<br />

aiutano a dormire, se ne prendi troppe, non<br />

ti svegli mai più.”<br />

“Vuoi dire che morirai?”<br />

“Sì.” La guardò con gli occhi colmi di lacrime.<br />

“E non so cosa succederà dopo.”<br />

“Forse rimarrai con me per sempre.”<br />

“Io… non so nemmeno se sei reale, Tahirih.”<br />

“Ma tra poco lo saprai”.<br />

“Sì” disse Marco asciugandosi le lacrime.<br />

“Tra poco saprò tutto. Non dovrò aspettare<br />

molto.”<br />

Tahirih gli si avvicinò e per la prima volta<br />

gli prese la mano. La baciò delicatamente<br />

da oltre il velo. “Vuol dire che aspetteremo<br />

assieme.”<br />

Era stata una giornata di grande movimento<br />

all’Angolo dell’usato. Il sabato, con la crisi<br />

che c’era, i clienti si erano moltiplicati.<br />

pretesti | Novembre 2012


14<br />

Adesso che era ora di chiusura, era rimasta<br />

solo una donna, china sul tappeto. Il proprietario<br />

sbuffò da dietro il toscano spento.<br />

“Signora, devo chiudere. O compra o<br />

torna domani.”<br />

La donna alzò lo sguardo sorridendo.<br />

“Credo che lo compro. È bellissimo, sa?”<br />

Il proprietario annuì senza aprire bocca.<br />

Se avesse detto la verità, ovvero che quel<br />

tappeto lo aveva comprato dall’asta giudiziaria<br />

dei beni di un assassino, col cavolo<br />

che sarebbe riuscito a vendere. Un<br />

suo amico poliziotto gli aveva raccontato<br />

che ci avevano trovato due cadaveri<br />

sopra. Omicidio-suicidio, roba di corna.<br />

E che gli venisse un accidente, era sicuro<br />

di averlo venduto lui quel tappeto al tipo<br />

che aveva strozzato la moglie. Giusto un<br />

Foto di Rossella Rasulo<br />

se avesse detto la verità, ovvero che quel tappeto lo aveva<br />

comprato dall’asta giudiziaria dei beni di un assassino, col<br />

cavolo che sarebbe riuscito a vendere<br />

mese prima che andasse fuori di testa.<br />

“E poi mi piacciono i particolari. Io me ne<br />

intendo di tappeti, sa?” continuò la cliente,<br />

che aveva evidentemente voglia di chiacchierare.<br />

“E so anche che qualcuno lo ha<br />

rammendato, ma ha fatto un lavoro perfetto.”<br />

Girò un angolo del tappeto verso di<br />

lui. “Vede?”<br />

“Senza occhiali non vedo niente, signora.”<br />

“Chiunque sia stato aveva una bella<br />

mano.” Disse la cliente. “Ha ricamato un<br />

porticato. E sa cosa? Era anche romantico.”<br />

“Perché?” chiese il proprietario, curioso<br />

suo malgrado.<br />

“Perché ci ha disegnato due figure. Un<br />

uomo e una donna, sembra. E si stanno<br />

abbracciando.”<br />

Sandrone Dazieri (Cremona 1964) ha cominciato a scrivere dopo aver<br />

intrapreso numerosi mestieri, dal cuoco al facchino. Oltre ai gialli del<br />

Gorilla ‒ Attenti al Gorilla (Mondadori 1999), La cura del Gorilla (Mondadori<br />

2001, Einaudi Stile Libero Noir 2006, da cui è stato tratto un film interpretato<br />

da Claudio Bisio), Gorilla Blues (Mondadori 2002), Il Karma del<br />

Gorilla (Mondadori 2005) ‒ ha scritto i noir È stato un attimo (Mondadori<br />

2006), Bestie (Einaudi 2007), Cemento armato (Mondadori 2007, da cui è<br />

stata tratta la sceneggiatura per l’omonimo film), La bellezza è un malinteso<br />

(Mondadori 2010), il romanzo per ragazzi Ciak si indaga (Walt Disney<br />

<strong>Italia</strong> 2003), il saggio <strong>Italia</strong> overground (Castelvecchi 1996) e numerosi racconti<br />

pubblicati su riviste e antologie. È inoltre autore di sceneggiature<br />

per il cinema e per il fumetto. È stato, tra l’altro, direttore dei Gialli e dei<br />

Libri per Ragazzi Mondadori. I suoi libri Le madri atroci (Feltrinelli 2012),<br />

Attenti al gorilla, Bestie, Gorilla blues, Il Karma del gorilla, La bellezza è un<br />

malinteso ed È stato un attimo sono disponibili in ebook da Cubolibri.<br />

Disponibile su www.cubolibri.it<br />

sandrone dazieri<br />

pretesti | Novembre 2012


saggio<br />

CONFESSIONI DI<br />

UN BIBLIOMANE<br />

L’AMORE PER I LIBRI TRA EROISMO, DEVOZIONE<br />

MISTICA E “VIZIO IMPUNITO”<br />

di Guido Vitiello


16<br />

Itre porcellini erano quattro. O meglio,<br />

avrebbero dovuto esserlo, e mi rammarico<br />

molto che non lo fossero, perché<br />

sarebbe stata tutt’altra favola. Certo,<br />

tutto dipende dalla morale che si vuole<br />

estrarne. Che cosa insegna, la storia dei tre<br />

porcellini? Che cosa dobbiamo dedurre dal<br />

fatto che l’unico a salvarsi dal lupo cattivo sia<br />

il porcellino che ha costruito<br />

una casa in muratura? È<br />

forse una parabola massonica?<br />

Se ne son dette tante<br />

al riguardo, ma escludendo<br />

le interpretazioni più<br />

elevate (che la favola sia<br />

una variazione sul tema<br />

evangelico della casa edi-<br />

ficata sulla roccia) e le più<br />

meschine (che si tratti cioè<br />

di mere raccomandazioni<br />

edilizie, o di un elogio del<br />

piano regolatore), la morale<br />

che va per la maggiore<br />

è piuttosto prosaica, quasi<br />

una variazione sull’antico<br />

tema della cicala e della<br />

formica, l’una canterina e<br />

dissipatrice, l’altra saggia<br />

e operosa: a salvar la pelle<br />

è il maialino industrioso,<br />

paziente e lungimirante; dei suoi fratellini<br />

bohémien e scapestrati, che hanno puntato su<br />

materiali più effimeri e leggeri come il legno<br />

o la paglia, il lupo fa allegramente salsicce. E<br />

qui sta il limite della favola, che non sembra<br />

contemplare null’altro tra una casa “scatola<br />

di sardine” fantozziana e una garçonnière<br />

col tetto di paglia da debosciati adescatori<br />

di maialine. Ma è una falsa alternativa, perché<br />

esistono materiali che sono resistenti<br />

Carlos María Domínguez<br />

Immaginate, per<br />

esempio, un quarto<br />

maialino che si fosse<br />

costruito una casa di<br />

soli libri, messi l’uno<br />

sull’altro in grandi<br />

pile. Quante chance<br />

avrebbe di scampare<br />

agli agguati del lupo?<br />

quasi come i mattoni e ben più colorati dei<br />

ramoscelli o degli steli secchi. Immaginate,<br />

per esempio, un quarto maialino che si<br />

fosse costruito una casa di soli libri, messi<br />

l’uno sull’altro in grandi pile: tutti i volumi<br />

accumulati nel corso di un’esistenza divisa<br />

tra le letture e le ghiande. Immaginate, cioè,<br />

un maialino bibliomane. Quante chance<br />

avrebbe di scampare agli<br />

agguati del lupo?<br />

Sembra una questione<br />

d’accademia, un ghiribizzo<br />

da maialini debosciati,<br />

ma non sono il primo ad<br />

abbandonarmi a congetture<br />

di questo tipo. L’eroe<br />

di La casa di carta, roman-<br />

zo breve dell’argentino<br />

Carlos María Domínguez,<br />

è un bibliomane di<br />

nome Carlos Brauer su<br />

cui circolano strane leggende:<br />

il narratore, che<br />

si mette sulle sue tracce,<br />

scopre che si è fatto costruire,<br />

in una sperduta<br />

lingua di spiaggia latinoamericana,<br />

una casupola<br />

fatta interamente di<br />

libri. Prova anche a figurarsi<br />

lo stralunato cantiere: “Probabilmente<br />

camminava lì intorno mentre il muro saliva,<br />

porgendo un Borges per completare la base<br />

della finestra, un Vallejo accanto alla porta,<br />

con sopra Kafka e di fianco Kant, e una<br />

dura edizione rilegata di Addio alle armi, di<br />

Hemingway; e poi Cortázar, e Vargas Llosa,<br />

sempre voluminoso; Valle-Inclán con Aristotele,<br />

Camus con Morosoli, e Shakespeare,<br />

fatalmente legato a Marlowe dall’impasto di<br />

pretesti | Novembre 2012


17<br />

cemento; tutti destinati a innalzare un muro,<br />

a gettare ombra”. Il romanzo di Domínguez<br />

s’ispira a Cuore di tenebra di Conrad, non ai<br />

tre porcellini, ma può fornirci lo stesso qualche<br />

utile indicazione. Per esempio: una casa<br />

di libri è per definizione una casa senza camino,<br />

e questo preclude<br />

al lupo un’altra possibile<br />

via d’accesso (beccati<br />

questa, maialino operaio).<br />

D’altro canto è pur<br />

vero che i libri ridotti a<br />

mattoni non si possono<br />

leggere più, con grande<br />

pena di ogni bibliomane<br />

sano di mente. Ma ecco<br />

il punto, può un bibliomane<br />

esser sano di mente?<br />

Quel suffisso -mania<br />

non indica di per sé una<br />

condizione patologica?<br />

Il protagonista di La casa<br />

di carta è uscito di senno<br />

quando un incendio ha distrutto lo schedario<br />

della sua biblioteca, compromettendo<br />

per sempre l’ordine dei suoi ricordi e dei<br />

suoi pensieri. Ma al di là di casi così estremi,<br />

la bibliomania è cosa da matti, lasciatevelo<br />

dire da uno che ne è uscito quasi indenne.<br />

“Sì, bisogna compiangere quelli che cercano<br />

tanto vanamente questo eccessivo accumulo,<br />

considerarli malati difficili da guarire.<br />

Potrei forse nutrire idee diverse verso chi,<br />

con penose attenzioni, riempie con parecchie<br />

migliaia di volumi appartamenti che<br />

basterebbero ad alloggiare tre famiglie?<br />

Lo guardo in mezzo a questa mostruosa<br />

superfluità, posseduto dalla sete dei libri.<br />

Mi sembra di vedere un idropico che niente<br />

può dissetare, un avaro che non si stanca<br />

mai di accumulare tesori senza mai goderne,<br />

e che con durezza rifiuta di spartire con<br />

altri le sue ricchezze.” Così Louis Bollioud-<br />

Mermet nel suo trattatello De la bibliomanie<br />

(1761). Si dice che il primo passo verso la<br />

guarigione, per questa come per altre intossicazioni,<br />

sia il riconoscimento<br />

della malattia. Da<br />

questo punto di vista,<br />

per me l’alba della riguadagnata<br />

salute è stata<br />

forse l’aver cominciato a<br />

collezionare non già libri<br />

comuni, ma libri che avevano<br />

per tema la bibliomania,<br />

i suoi mali e le sue<br />

controindicazioni. A ben<br />

vedere, era come pretendere<br />

di guarire da un’intossicazione<br />

alimentare<br />

rimpinzandosi di cibi più<br />

rari e più raffinati, ma<br />

Stefan Zweig<br />

questo mi ha portato a<br />

scoprire, se non altro, che la lettura può diventare<br />

un brutto vizio. Un “vizio impunito”,<br />

come la definì Valéry Larbaud, che nel<br />

1925 scrisse una sorta di anamnesi medica<br />

di tutte le fasi dell’intossicazione libresca.<br />

In questo inesorabile curriculum morbi, la bibliofilia<br />

assume i tratti di una perversione<br />

erotica: “Egli ha troppo amato i libri come<br />

oggetti materiali: la loro forma, il loro peso,<br />

la grana della loro carta, la loro facilità ad<br />

aprirsi, il buon odore di alcuni quando sono<br />

nuovi (hanno perfino un odore caratteristico<br />

differente a seconda del luogo in cui sono<br />

stati fatti). Gli è capitato di profumarli quando<br />

non avevano più odore, e medita a lungo<br />

quando deve scegliere come rilegarli. Li intrattiene,<br />

li accarezza. Questa forma del suo<br />

pretesti | Novembre 2012


18<br />

vizio può arrivare a dominarlo interamente,<br />

e perfino ad allontanarlo dalla lettura”. Non<br />

è una biblioteca, è il boudoir di un libertino,<br />

e il bibliomane descritto da Larbaud – che<br />

potremmo definire, con Kierkegaard, come<br />

fermo allo “stadio estetico” – accumula libri<br />

come altri collezionano<br />

amanti: il suo schedario è<br />

simile al catalogo di Don<br />

Giovanni, suddiviso per<br />

età, carnagione e paese<br />

d’origine.<br />

Ma ci sono, sempre per<br />

restare a Kierkegaard,<br />

anche dei bibliomani che<br />

raggiungono lo “stadio<br />

spirituale”, che nutrono<br />

per i libri una devozione<br />

mistica – e come per tutti<br />

i mistici, è arduo stabilire<br />

quanti siano i santi e quanti i pazzi (se non<br />

entrambe le cose). Di questa variante della<br />

bibliomania Stefan Zweig ha offerto il più<br />

bel ritratto in un racconto del 1929 intitolato<br />

Mendel dei libri. Quella di Jakob Mendel,<br />

ebreo galiziano che spende tutto il suo tempo<br />

in un caffè di Vienna, è ad ogni effetto una<br />

conversione: voleva diventare rabbino, ma<br />

“aveva abbandonato quel severo Dio unico<br />

che era Yahveh per consacrarsi al rutilante<br />

e sfaccettato politeismo dei libri”. Dotato di<br />

una memoria prodigiosa e di un’altrettanto<br />

prodigiosa capacità di concentrazione,<br />

Mendel assomiglia a un monaco medievale<br />

o a uno yogin: “Vicino a lui i giocatori di<br />

biliardo facevano chiasso litigiosi, i camerieri<br />

correvano, il telefono squillava; qualcuno<br />

strofinava il pavimento o accendeva<br />

la stufa, e lui non notava nulla. Una volta<br />

un carbone ardente era caduto dalla stufa,<br />

a due passi da lui il palchetto mandava già<br />

“In Jakob Mendel,<br />

in quel piccolo<br />

rivendugliolo galiziano<br />

con i suoi libri, avevo<br />

visto personificato<br />

per la prima volta –<br />

ero giovane allora<br />

– il grande mistero<br />

della concentrazione<br />

assoluta”<br />

odore di bruciato e fumava, e fu solo allora<br />

che per via di quella puzza infernale un<br />

cliente si rese conto del pericolo e si precipitò<br />

a soffocare il fumo; mentre lui, Jakob<br />

Mendel, a una spanna di distanza e già avvolto<br />

dalle esalazioni, non s’era accorto di<br />

nulla. Perché lui legge-<br />

va come altri pregano,<br />

come i giocatori giocano<br />

e gli ubriachi tengono lo<br />

sguardo fisso nel vuoto,<br />

storditi; il suo rapimento<br />

quando leggeva era così<br />

commovente che, da allora,<br />

il modo in cui gli altri<br />

leggono mi è sempre<br />

parso profano. In Jakob<br />

Mendel, in quel piccolo<br />

rivendugliolo galiziano<br />

con i suoi libri, avevo<br />

visto personificato per la prima volta – ero<br />

giovane allora – il grande mistero della concentrazione<br />

assoluta, che rende tali l’artista<br />

e lo studioso, il vero saggio e il perfetto monomane,<br />

la tragica ventura e sventura della<br />

piena possessione”.<br />

Bibliomani sensuali, bibliomani ascetici, bibliomani<br />

eroici, perfino bibliomani criminali<br />

come Johann Georg Tinius, il pastore<br />

protestante che nel primo Ottocento divenne<br />

assassino per soddisfare la sua fame di<br />

libri. Che ne sarà di questa famiglia di pazzi<br />

melanconici? Gli annali della medicina traboccano<br />

di malattie estinte, o perché se ne è<br />

trovata la cura, o perché sono venute meno<br />

le condizioni del loro sbocciare. E così, c’è<br />

da chiedersi quale sarà il destino dei bibliomani<br />

nell’epoca della graduale scomparsa<br />

della carta e dell’avvento del libro elettronico.<br />

Charles Nodier, grande conoscitore delle<br />

patologie mentali nate dalla servitù del li-<br />

pretesti | Novembre 2012


19<br />

bro, aveva profetizzato questo momento già<br />

nel 1841: “L’amatore di libri è un tipo che<br />

è importante cogliere, perché tutto lascia<br />

presagire che presto scomparirà”, scriveva<br />

in L’amateur de livres. “Il libro stampato non<br />

esiste che da quattrocento anni circa, e si accumula<br />

già in certi paesi<br />

in modo da mettere in<br />

pericolo il vecchio equilibrio<br />

del globo. La civiltà<br />

è arrivata al più inatteso<br />

dei suoi periodi, l’età<br />

della carta”. E ora questa<br />

età sembra annunciare<br />

i primi segni di un declino che si prevede<br />

lungo ed estenuante. La sorte dei bibliomani<br />

sarà dunque affine a quella dei dinosauri<br />

o dei mammut? L’appellativo che vien dato<br />

al Mendel di Zweig, “un preistorico bibliosauro<br />

di una razza ormai in via d’estinzione”,<br />

varrà presto per tutta la compagnia?<br />

L’ipotesi di poter consultare su un dispositivo<br />

elettronico tascabile tutti i libri scritti nella<br />

storia dell’umanità sarà per questo eroe<br />

inchiostrato fonte di vertigine o di nausea,<br />

di tripudio o di melanconia? È presumibile<br />

che per il bibliomane allo stadio estetico<br />

questo scenario evochi la frigidità del sesso<br />

Per un bibliomane di<br />

qualunque specie, il<br />

grande lupo da cui<br />

proteggersi è senza<br />

dubbio la realtà<br />

elettronico, e per il bibliomane allo stadio<br />

spirituale questa improvvisa disponibilità<br />

dello scibile umano sia da decifrare come un<br />

terrificante segno dei tempi, la venuta di un<br />

Messia contraffatto e bugiardo. Inutile star<br />

troppo a vaticinare, ma è certo che la malsana<br />

e adorabile categoria<br />

si trova davanti alla più<br />

grande minaccia: ne va<br />

della sua sopravvivenza.<br />

Sarà ancora possibile rifugiarsi<br />

tra i libri? Avrà<br />

ancora senso trincerarsi<br />

tra pareti di carta? E il<br />

quarto porcellino, il porcellino bibliomane,<br />

chi lo difenderà dal lupo? Anche qui, sono<br />

possibili varie risposte, più o meno allegoriche,<br />

più o meno triviali; più o meno pedanti,<br />

più o meno pedestri. Per un bibliomane<br />

di qualunque specie, il grande lupo da cui<br />

proteggersi è senza dubbio la realtà. L’ultima<br />

parola, anche in questo, è di Zweig: “Al<br />

di là dei libri quell’uomo straordinario non<br />

sapeva nulla del mondo, perché per lui tutti<br />

i fenomeni dell’esistenza acquistavano<br />

realtà solo dopo la loro fusione in caratteri<br />

da stampa, dopo essersi raccolti e per così<br />

dire sterilizzati in un libro”. La realtà, per<br />

pretesti | Novembre 2012


20<br />

il nostro eroe, è poco più che un’espressione<br />

geografica, una terra oscura e misteriosa<br />

– e, cosa più grave, egli si accontenta della<br />

mappa, senza azzardarsi a visitarla mai.<br />

Sotto questo aspetto, l’occasionale visita di<br />

un lupo in carne e ossa non può che portargli<br />

benefici. Ma c’è anche la risposta più<br />

triviale, ed è certo una bella ferita inferta al<br />

narcisismo della categoria. In parole semplici:<br />

quale lupo, foss’anche a digiuno da<br />

giorni, vorrebbe mai azzannare un bibliomane?<br />

Sentiamo come lo descrive Gustave<br />

Flaubert nel racconto giovanile Bibliomanie,<br />

scritto nel 1836: a trent’anni, “già sembrava<br />

vecchio e consunto”; “di statura alta, ma<br />

Guido Vitiello<br />

curvo come un vecchio”; mani “rinsecchite<br />

e coperte di rughe”; tutto sommato, una<br />

fisionomia “scialba, triste, brutta e persino<br />

insignificante”. Vi pare un boccone appetitoso?<br />

L’unico a prenderlo di mira sarebbe<br />

forse un vecchio lupo bibliomane (quiconque<br />

est loup agisse en loup, recita opportunamente<br />

l’epigrafe del saggio di Nodier); un lupo<br />

che inoltre, avendo senz’altro letto Fahrenheit<br />

451 di Ray Bradbury, saprebbe anche<br />

come appiccare il fuoco alla casa di libri.<br />

Ma c’è da giurare che, avvinti dalla comune<br />

monomania, i due finirebbero per stringere<br />

amicizia e per vivere, come vuole ogni buona<br />

favola, felici e contenti.<br />

Guido Vitiello, docente universitario e giornalista, è nato a Napoli<br />

nel 1975 ma vive e lavora a Roma. Collabora con il “Corriere della<br />

Sera”, “Il Foglio”, “Internazionale” e “IL”. Ha scritto, tra le altre cose,<br />

Non giudicate. Conversazioni con i veterani del garantismo (Liberilibri<br />

2012), I turbamenti di un giovane bibliomane (Cult 2012), Il testimone<br />

immaginario. Auschwitz, il cinema e la cultura pop (Ipermedium 2011)<br />

e La commedia dell’innocenza. Una congettura sulla detective story (Luca<br />

Sossella 2008). Ha curato l’edizione italiana di opere di Denis de<br />

Rougemont e di Fritz Mauthner. Il suo blog personale è UnPopperUno<br />

(www.unpopperuno.net).<br />

pretesti | Novembre 2012


una scena del film Arsène Lupin (2004)<br />

Anticipazione<br />

IN VIAGGIO CON<br />

ARSÈNE LUPIN<br />

Sulla Provence, a caccia del ladro gentiluomo<br />

di Maurice Leblanc<br />

Pubblichiamo, in esclusiva per i lettori di <strong>PreTesti</strong>, un brano del libro<br />

Tutte le avventure di Arsenio Lupin (Newton Compton, a cura di<br />

Gabriel-Aldo Bertozzi) che raccoglie per la prima volta in <strong>Italia</strong> l’intero<br />

ciclo delle storie di Arsenio Lupin, in uscita il 29 novembre.


22<br />

Strano viaggio! Era cominciato così<br />

bene, tuttavia! Da parte mia, non<br />

ne feci mai uno che si annunciasse<br />

sotto migliori auspici. La Provence<br />

è un transatlantico veloce, confortevole,<br />

comandato dal più affabile degli uomini.<br />

La migliore società vi si trovava riunita. Si<br />

formavano relazioni, si organizzavano divertimenti.<br />

Avevamo la squisita impressione<br />

di essere separati dal mondo, ridotti nel<br />

numero come su un’isola sconosciuta, obbligati,<br />

di conseguenza, ad avvicinarci gli<br />

uni agli altri.<br />

E noi ci avvicinavamo...<br />

Avete mai pensato a ciò che vi è di originale<br />

e d’imprevisto in questo raggruppamen-<br />

to di individui che, il giorno prima, ancora<br />

non si conoscevano, e che, durante alcuni<br />

giorni, tra il cielo infinito e il mare immenso,<br />

vivranno la vita più intima, sfideranno<br />

insieme le collere dell’oceano, l’assalto<br />

terrificante delle onde e la calma sorniona<br />

dell’acqua dormiente?<br />

In fondo, è la vita stessa vissuta in una sorta<br />

di tragico compendio, con le sue tempeste e<br />

le sue grandezze, la sua monotonia e la sua<br />

diversità, ed ecco perché, forse, si gusta con<br />

una fretta febbrile e una voluttà altrettanto<br />

intensa questo breve viaggio di cui s’intravede<br />

la fine dal momento stesso in cui comincia.<br />

Ma, da parecchi anni, avviene qualcosa che<br />

aumenta in modo singolare le emozioni<br />

della traversata. La piccola isola galleggiante<br />

dipende ancora da questo mondo da cui<br />

ci si credeva affrancati. Un legame sussiste,<br />

che si snoda solo a poco a poco, in pieno<br />

oceano, e a poco a poco, in pieno oceano, si<br />

riannoda. Il telegrafo senza fili! Chiamate<br />

di un altro universo da dove si riceverebbero<br />

notizie nel modo più misterioso che vi<br />

sia! L’immaginazione non possiede più la<br />

risorsa di evocare fili di ferro nel cui cavo<br />

scorre l’invisibile messaggio. Il mistero è<br />

ancora più insondabile, anche più poetico,<br />

e occorre far ricorso alle ali del vento per<br />

spiegare questo nuovo miracolo.<br />

Arsène Lupin, l’uomo dai mille travestimenti: di volta in<br />

volta autista, tenore, bookmaker, ragazzo di buona famiglia,<br />

adolescente, vecchio, commesso viaggiatore marsigliese,<br />

medico russo, torero spagnolo!<br />

Così, durante le prime ore, ci sentimmo<br />

seguiti, scortati, preceduti da questa voce<br />

lontana che, di tanto in tanto, sussurrava<br />

a uno di noi alcune parole di laggiù. Due<br />

amici mi parlarono. Altri dieci, altri venti<br />

inviarono a noi tutti, attraverso lo spazio, i<br />

loro addii rattristati o sorridenti.<br />

Ora, nel secondo giorno, a cinquecento miglia<br />

dalle coste francesi, in un pomeriggio<br />

tempestoso, il telegrafo senza fili ci trasmetteva<br />

un dispaccio di cui ecco il tenore:<br />

Arsène Lupin a bordo, prima classe, capelli<br />

biondi, ferita avambraccio destro, viaggia<br />

solo, sotto il nome di R...<br />

pretesti | Novembre 2012


23<br />

In quel preciso momento, un tuono violento<br />

scoppiò nel cielo scuro. Le onde elettriche<br />

furono interrotte. Il resto del dispaccio<br />

non ci pervenne. Del nome sotto il quale si<br />

celava Arsène Lupin si seppe solo l’iniziale.<br />

Se si fosse trattato di qualunque altra notizia,<br />

non dubito che il segreto sarebbe stato<br />

mantenuto scrupolosamente dagli impiegati<br />

del telegrafo, come pure dal commissario<br />

di bordo e dal comandante. Ma è uno<br />

di quegli eventi che sembrano forzare la<br />

discrezione più rigorosa. Lo stesso giorno,<br />

senza che si potesse dire come la notizia<br />

fosse stata divulgata, sapevamo tutti che il<br />

famoso Arsène Lupin si nascondeva tra noi.<br />

Arsène Lupin tra noi! L’inafferrabile ladro<br />

di cui si raccontavano da mesi le prodezze<br />

in tutti i giornali! L’enigmatico personaggio<br />

con cui il vecchio Ganimard, il nostro<br />

migliore poliziotto, aveva impegnato quel<br />

duello mortale, le cui peripezie si svolgevano<br />

in modo tanto pittoresco! Arsène Lupin,<br />

il gentiluomo stravagante che opera soltanto<br />

nei castelli e nei salotti, e che, una notte<br />

in cui era entrato dal barone Schormann,<br />

ne era uscito a mani vuote lasciando il suo<br />

biglietto da visita, su cui aveva scritto la<br />

frase seguente: “Arsène Lupin, ladro gentiluomo,<br />

tornerà quando i mobili saranno<br />

autentici”. Arsène Lupin, l’uomo dai mille<br />

travestimenti: di volta in volta autista, tenore,<br />

bookmaker, ragazzo di buona fami-<br />

glia, adolescente, vecchio, commesso viaggiatore<br />

marsigliese, medico russo, torero<br />

spagnolo!<br />

Che ci si renda conto di questo: Arsène Lupin<br />

che va e viene nel quadro relativamente<br />

ristretto di un transatlantico, che dico!<br />

In questo piccolo angolo delle prime classi<br />

dove ci si ritrova in ogni momento, in<br />

questa sala da pranzo, in questo salotto, in<br />

questo fumoir! Arsène Lupin, era forse quel<br />

Arsène Lupin, l’uomo dai mille travestimenti: di volta in<br />

volta autista, tenore, bookmaker, ragazzo di buona famiglia,<br />

adolescente, vecchio, commesso viaggiatore marsigliese,<br />

medico russo, torero spagnolo!<br />

signore..., oppure quello..., il mio vicino di<br />

tavolo..., il mio compagno di cabina...<br />

“E questo durerà ancora per cinque giorni”,<br />

esclamò miss Nelly Underdown, “ma<br />

è intollerabile! Spero bene che l’arrestino.”<br />

E rivolgendosi a me:<br />

“Vediamo, lei, signor d’Andrésy, che è in<br />

ottimi rapporti col comandante, non sa nulla?”<br />

Io avrei voluto certamente sapere qualcosa<br />

per compiacere miss Nelly! Era una di<br />

quelle magnifiche creature che, ovunque<br />

siano, occupano subito il posto più in vista.<br />

La loro bellezza, come la loro fortuna, affascina.<br />

Hanno una corte di appassionati, di<br />

entusiasti.<br />

Cresciuta a Parigi da madre francese, raggiungeva<br />

suo padre, il ricchissimo Underdown<br />

di Chicago. L’accompagnava una sua<br />

amica, lady Jerland.<br />

Sin dalla prima ora, avevo posto la mia candidatura<br />

per un flirt, ma nell’intimità ra-<br />

pretesti | Novembre 2012


24<br />

pida del viaggio, il suo<br />

fascino mi aveva subito<br />

turbato, e mi sentivo<br />

un po’ troppo emozionato<br />

per un flirt quando<br />

i suoi grandi occhi<br />

neri incontravano i miei.<br />

Tuttavia, lei accoglieva<br />

i miei omaggi con un<br />

certo favore. Le piaceva<br />

ridere alle mie battute e<br />

interessarsi ai miei aneddoti.<br />

Una vaga simpatia<br />

sembrava corrispondere<br />

alla premura che le testimoniavo.<br />

Un solo rivale, forse, mi<br />

avrebbe preoccupato,<br />

un giovane abbastanza<br />

bello, elegante, riservato, del quale lei sembrava<br />

a volte preferire l’umore taciturno ai<br />

miei modi più “in apparenza” di parigino.<br />

Faceva parte appunto del gruppo di ammiratori<br />

che circondava miss Nelly, quando<br />

lei mi pose la domanda. Eravamo sul ponte,<br />

piacevolmente seduti sulle sedie a dondolo.<br />

La tempesta del giorno prima aveva<br />

rischiarato il cielo. L’ora era deliziosa.<br />

“Io non so niente di preciso, signorina”, le<br />

risposi, “ma non ritiene possibile che potremmo<br />

condurre l’inchiesta noi stessi, così<br />

bene come farebbe il vecchio Ganimard, il<br />

nemico personale di Arsène Lupin?”<br />

“Oh! Oh! Lei si spinge un po’ troppo oltre!”<br />

“In che cosa? Il problema è così complicato?”<br />

“Molto complicato.”<br />

“Lei dimentica gli elementi che abbiamo<br />

per risolverlo.”<br />

“Quali elementi?”<br />

“Non ritiene possibile<br />

che potremmo<br />

condurre l’inchiesta noi<br />

stessi, così bene come<br />

farebbe il vecchio<br />

Ganimard, il nemico<br />

personale di Arsène<br />

Lupin?”<br />

“1. Lupin si fa chiamare<br />

signor R...”<br />

“È un indizio un po’<br />

vago.”<br />

“2. Viaggia da solo.”<br />

“Se questo particolare le<br />

basta.”<br />

“3. È biondo.”<br />

“E allora?”<br />

“Allora non dobbiamo<br />

fare altro che consultare<br />

la lista dei passeggeri e<br />

procedere per eliminazione.”<br />

Avevo la lista in tasca. La<br />

presi e le diedi una scorsa.<br />

“Noto in primo luogo che<br />

ci sono soltanto tredici<br />

persone con l’iniziale che si pone alla nostra<br />

attenzione.”<br />

“Soltanto tredici?”<br />

“In prima classe, sì. Su questi tredici signori<br />

R..., come lei se ne può assicurare, nove<br />

sono accompagnati da donne, bambini o<br />

domestici. Restano quattro persone da sole:<br />

il marchese de Raverdan...”<br />

“Segretario d’ambasciata”, interruppe miss<br />

Nelly, “io lo conosco.”<br />

“Il maggiore Rawson...”<br />

“È mio zio”, disse qualcuno.<br />

“Il signor Rivolta...”<br />

“Presente”, gridò uno fra noi, un italiano la<br />

cui faccia spariva sotto la barba del più bel<br />

nero.<br />

Miss Nelly scoppiò a ridere.<br />

“Il signore non è precisamente biondo.”<br />

“Allora”, continuai, “siamo costretti a concludere<br />

che il colpevole sia l’ultimo della lista.”<br />

pretesti | Novembre 2012


25<br />

No, non avevano preso tutto, come si seppe in seguito;<br />

cosa molto più curiosa: avevano scelto!<br />

“Cioè?”<br />

“Cioè il signor Rozaine. Qualcuno conosce<br />

il signor Rozaine?”<br />

Tacquero. Ma miss Nelly, interpellando il<br />

giovane taciturno la cui assiduità accanto a<br />

lei mi tormentava, gli chiese:<br />

“Ebbene, signor Rozaine, non risponde?”<br />

Si voltarono verso di lui. Era biondo.<br />

Confesso di aver sentito come un piccolo<br />

shock dentro di me. E il silenzio imbarazzato<br />

che pesò su di noi mi indicò che anche<br />

gli altri presenti provavano questa specie<br />

di soffocamento. Era assurdo, d’altronde,<br />

poiché nulla nei comportamenti di questo<br />

signore permetteva di sospettarlo.<br />

“Perché non rispondo?”, disse. “Ma perché,<br />

visti il mio nome, la mia qualità di<br />

viaggiatore isolato e il colore dei miei capelli,<br />

ho già iniziato un’inchiesta analoga<br />

e sono arrivato allo stesso risultato.<br />

Sono dunque del parere che mi arrestino.”<br />

Aveva un’aria buffa, pronunciando queste<br />

parole. Le labbra sottili come due righe in-<br />

flessibili si assottigliarono ancora e impallidirono.<br />

Fili di sangue striarono i suoi occhi.<br />

Di certo, scherzava. Eppure, la sua fisionomia,<br />

il suo atteggiamento ci impressionarono.<br />

Ingenuamente, miss Nelly chiese:<br />

“Ma lei non presenta una ferita?”<br />

“È vero”, disse, “la ferita manca.”<br />

Con un gesto nervoso, si tirò su la manica<br />

e scoprì il braccio. Ma subito mi colpì un’idea.<br />

I miei occhi incrociarono quelli di miss<br />

Nelly: aveva mostrato il braccio sinistro.<br />

E, in fede mia, stavo per farlo certamente<br />

notare, quando un incidente sviò la nostra<br />

attenzione. Lady Jerland, l’amica di miss<br />

Nelly, giungeva di corsa.<br />

Era sconvolta. Si prodigarono attorno a lei,<br />

e solo dopo molti sforzi riuscì a balbettare:<br />

“I miei gioielli, le mie perle!... Hanno preso<br />

tutto!...”<br />

No, non avevano preso tutto, come si seppe<br />

in seguito; cosa molto più curiosa: avevano<br />

scelto!<br />

Dalla stella di diamanti, dai ciondoli di ru-<br />

pretesti | Novembre 2012


26<br />

bini a cabochon, dalle collane e dai braccialetti<br />

frantumati, avevano portato via non le<br />

pietre più grosse, ma le più fini, le più preziose,<br />

quelle, si sarebbe detto, che avevano<br />

maggiore valore ed erano meno appariscenti.<br />

Le montature stavano lì, sul tavolo.<br />

Le vidi, tutti le vedemmo, spogliate dei loro<br />

gioielli come fiori a cui avessero strappato i<br />

bei petali scintillanti e colorati.<br />

E per eseguire tale lavoro durante l’ora<br />

in cui lady Jerland prendeva il tè, sarebbe<br />

occorso, in pieno giorno e in un corridoio<br />

frequentato, rompere la porta della cabina,<br />

trovare una borsetta celata di proposito in<br />

fondo a una cappelliera, aprirla e scegliere!<br />

Non vi fu che un grido tra noi. Non vi fu che<br />

un’opinione tra tutti i passeggeri, quando<br />

si seppe del furto: è Arsène Lupin.<br />

© 2012 Newton Compton editori s.r.l.<br />

Traduzione dal francese di François Proïa.<br />

Maurice Leblanc<br />

Maurice Leblanc nacque in Normandia, a Rouen, l’11 novembre 1864,<br />

secondogenito di un italiano, naturalizzato francese col nome di Émile<br />

Leblanc. Trasferitosi a Parigi, frequentò l’intellighenzia del tempo: Maurice<br />

Maeterlinck, Jules Renard, Alphonse Daudet e Léon Bloy. Ma gli autori<br />

cui teneva di più furono Flaubert, di Rouen come lui, e Maupassant, che<br />

ritenne suo maestro e dal quale fu sostenuto. Nel 1905, spinto dall’amico<br />

editore Pierre Lafitte, pubblicò senza alcuna convinzione L’arresto di Arsène<br />

Lupin. Il successo immediato lo portò a continuare le avventure dello<br />

straordinario ladro gentiluomo, divenuto celeberrimo, con una incessante,<br />

felicissima produzione che durò fino al 1941, anno della sua morte. La sua<br />

casa nella splendida località di Étretat (Senna Marittima, sulla Manica), luogo<br />

privilegiato per le avventure del suo eroe, è oggi divenuta museo col nome di<br />

Clos Arsène Lupin.<br />

pretesti | Novembre 2012


27<br />

MEMORIALE DI<br />

JUANITO GÓMEZ,<br />

MARINAIO AL SOLDO<br />

DI UN AMMIRAGLIO<br />

ITALIANO<br />

Ci avevano comprato per pochi<br />

maravedís, al porto, perché eravamo<br />

disperati: qualcuno l’avevano<br />

preso dalle carceri, altri raccolti<br />

qua e là, per la Spagna: lazzaroni, mentecatti,<br />

un paio di gitani, e anche gente di<br />

teatro, che non faceva più fortuna, uno scrivano...<br />

a me avevano detto che pagavano in<br />

anticipo, per le nostre sacre famiglie, perché<br />

tirassero avanti, e che la paga era buona, e<br />

invece di monete non se ne videro più dopo<br />

le prime, ma al ritorno, insistevano, al ritorno<br />

nessuno ci avrebbe più riconosciuto per<br />

quanto oro avremmo portato, oro, tutto si<br />

rivestiva d’oro mentre quelli ci reclutavano,<br />

era difficile resistere a tante promesse, ti dicevano<br />

che era l’occasione della tua vita, che<br />

non ne avresti avuto un’altra, nemmeno se<br />

fossi rinato per mille anni di seguito, i più<br />

savi si allontanavano, per non lasciarsi ten-<br />

racconto<br />

di Fabio Stassi<br />

tare, quelli che conoscevano il mare si mettevano<br />

a ridere, mi ci è voluto del tempo per<br />

capirlo, ma allora tutto quel riderci sopra mi<br />

offendeva, mi sembrava un privilegio, anche<br />

la verità è un privilegio, sapere sempre<br />

le cose come stanno, e che non potranno<br />

cambiare, e poterne ridere, almeno così pensavo,<br />

ma non è per questo che scelsi di salire<br />

a bordo, sarei andato nel culo dell’Africa se<br />

m’avessero pagato, no, non era l’oro che mi<br />

interessava, perché l’oro era il futuro, e ci<br />

vuole immaginazione per questo genere di<br />

cose, mi bastava la ricompensa giornaliera,<br />

ma del Mare Oceano nessuno fece parola, io<br />

non chiesi nulla, ti paghiamo per viaggiare,<br />

fu tutto quello che mi sentii dire, dove non<br />

aveva importanza, e avevano ragione, che<br />

importanza ha, ciò che conta è il lavoro da<br />

fare, e i giorni di navigazione, tanto non sei<br />

tu che decidi la rotta, e io era da troppo che<br />

pretesti | Novembre 2012


28<br />

stavo a terra, dopo la storia dell’incendio,<br />

per mesi al porto mi evitarono, non sappiamo<br />

che farcene di gente così distratta, mi dicevano,<br />

ed era tutto, e non c’era verso di fargli<br />

cambiare idea, questi invece non volevano<br />

domande e non le facevano, ma non<br />

scartavano nessuno, per ufficiali scelsero i<br />

veterani, gli unici che avevano accettato, veterani<br />

di cosa, mi domandavo, ché qui si è<br />

veterani solo della miseria e del bisogno,<br />

imbarcarono su anche qualche avventuriero,<br />

di quelli non ne mancano mai, l’ammiraglio<br />

era un italiano, e non poteva essere che<br />

italiano, solo loro sono così folli e incompetenti,<br />

con me venne mio fratello Enríquez,<br />

seppure con molta riluttanza,<br />

per lui erano tutte<br />

bugie, i soldi della regina,<br />

e che si sarebbe trovato<br />

l’oro, e che quel viaggio<br />

era benedetto dal Signore,<br />

tutte bugie, ma a me non<br />

importava, volevo solo<br />

partire, e che mi pagassero,<br />

lo ripeto, ne avevo pro-<br />

prio necessità, e stavo in<br />

buona compagnia, a ripensarci<br />

ora, certo, si fredda<br />

il sangue, una nave di<br />

zingari, teatranti, filibustieri,<br />

una nave di morti<br />

di fame governata da un<br />

folle, non c’era male, che<br />

saremmo entrati nella storia,<br />

con quel carico, no, a<br />

questo non ci credeva nessuno,<br />

e nessuno ci teneva,<br />

tanto la storia la fa chi scrive, e scrivere si<br />

scrivono sempre le stesse cose, quelle che<br />

vogliono loro e che non sono state, partimmo<br />

un venerdì, all’inizio di agosto, insieme<br />

Noi dormivamo sotto<br />

ponte, a volte di notte<br />

mi avvicinavo a quei<br />

vetri smerigliati dietro<br />

cui ardeva sempre una<br />

candela, e quell’uomo<br />

mi faceva pena, con<br />

tutte le sue carte<br />

aperte sopra il tavolo<br />

ad altre due caravelle, da Palos, la luce tagliava<br />

l’aria, ma a terra nessuno ci badò a<br />

parte un gruppetto di frati che si inginocchiarono<br />

sulle básole bagnate del porto e<br />

non smisero di pregare finché non prendemmo<br />

il largo, c’era un vento regolare,<br />

quella mattina, mio fratello diceva che partire<br />

di venerdì avrebbe irritato dio nostro signore<br />

e che si cominciava sotto una cattiva<br />

stella, ma io gli chiusi la bocca, perché a fare<br />

l’uccello del malaugurio non ci si guadagna<br />

nulla, e quando tre giorni dopo saltò il timone<br />

alla Pinta lui stette zitto, ma gli si leggevano<br />

parole negli occhi, e rabbia, perché in<br />

quel viaggio non ci voleva venire, passarono<br />

altri tre giorni e su<br />

un’isola, davanti la costa<br />

dell’Africa, avvistammo<br />

un fuoco, e il cielo si riempì<br />

di zampilli e di cenere,<br />

un segno, sussurrò<br />

Enríquez, un altro segno,<br />

mordendosi le labbra,<br />

ci fermammo allora<br />

a Gomera, al porto di<br />

San Sebastian, a bordo<br />

era ancora tutta una festa,<br />

giocolieri, cartomanti,<br />

mancavano solo le<br />

puttane, e per la verità<br />

qualcuna la fecero pure<br />

salire, per qualche ora,<br />

ma di nascosto all’Ammiraglio,<br />

tanto quello se<br />

ne stava per conto suo e<br />

non si accorgeva mai di<br />

nulla, chiuso nella sua<br />

cabina, la sola di tutte e tre le navi, noi dormivamo<br />

sotto ponte, a volte di notte mi avvicinavo<br />

a quei vetri smerigliati dietro cui<br />

ardeva sempre una candela, e quell’uomo<br />

pretesti | Novembre 2012


29<br />

mi faceva pena, con tutte le sue carte aperte<br />

sopra il tavolo, pareva che ragionasse con<br />

qualcuno, che avesse una febbre, la sua figura<br />

gettava lunghe ombre che finivano nel<br />

mare, sì, quell’uomo mi fece pena dal primo<br />

momento che lo vidi, per gli occhi, forse,<br />

perché tremavano più delle candele, o per<br />

la voce, il guaio era che non potevi restarne<br />

indifferente, che fosse pazzo lo sospettai subito,<br />

ma non ci volli credere, mio fratello,<br />

invece, se ne andava in giro a dire a tutti che<br />

l’Ammiraglio era posse-<br />

duto da un démone, e<br />

che era un uomo debole,<br />

e che ci avrebbe portato<br />

certo alla sventura, e pareva<br />

un profeta mentre<br />

diceva queste cose, uno<br />

che annuncia l’Apocalisse,<br />

gli zingari lo maledicevano<br />

per questo, nella<br />

loro lingua, e anche gli<br />

altri, in tutte le lingue del<br />

mondo, perché su quelle navi c’erano portoghesi,<br />

italiani, greci, va’ a farti fottere, gli<br />

gridavano, sacco di merda, ma quando ripartimmo<br />

da Gomera, e la Polare si fissò al<br />

tutte le sere c’era<br />

qualcuno che gridava<br />

tierra, tierra, e<br />

piangeva, i baschi<br />

dissero che avremmo<br />

dovuto prenderci una<br />

di quelle caravelle e<br />

tornarcene indietro<br />

centro del nostro cielo, e gli alisei cominciarono<br />

a soffiare, qualcuno ebbe paura, non<br />

per i viveri, perché ce n’erano a sufficienza,<br />

e nemmeno per il tempo, perché era come<br />

d’aprile in Andalusia, così diceva lo scrivano,<br />

era per la strana rotta che avevano preso<br />

le navi, correva voce che l’Ammiraglio volesse<br />

raggiungere l’isola di Cipango, scoprire<br />

la nuova via delle Indie, come suona bene<br />

adesso, si diceva anche che aveva molti conti<br />

da saldare, e con molta gente, ma tutti sapevamo<br />

che dall’Oceano<br />

nessuno era più tornato,<br />

e ci prese un’inquietudine<br />

infantile, il cielo si popolò<br />

di strani uccelli colorati,<br />

e il mare di pesci<br />

volanti, e poi di gemme<br />

verdi, limacciose, ma che<br />

a passarci in mezzo non<br />

ci si restava incagliati,<br />

come temevamo, a un<br />

galiziano venne una crisi,<br />

e gli dovemmo legare le mani e tenergli ferma<br />

la lingua, per giorni gli aghi delle bussole<br />

si bloccarono, e le acque si gonfiarono<br />

senza vento, e nessuno sapeva darne una<br />

pretesti | Novembre 2012


30<br />

ragione, si vide persino un colombo svolazzare<br />

sopra le nostre teste, gli uomini allora<br />

cominciarono ad avere visioni, Martin Alonso,<br />

dal cassero della Pinta, chiamò la terra<br />

una prima volta, e anche io credetti di vederla,<br />

una montagna come quella di Tenerife,<br />

che al mattino scomparve, era che tutta<br />

quella luce irritava gli occhi, quel vento a<br />

poppa regolare ma lento, e nessuna occupazione,<br />

niente di niente, solo mare, l’Ammiraglio<br />

diede ordine di procedere anche di<br />

notte, e tutte le sere c’era qualcuno che gridava<br />

Tierra, Tierra, e piangeva, i baschi dissero<br />

che avremmo dovuto prenderci una di<br />

quelle caravelle e tornarcene indietro, al più<br />

presto, per uscire vivi da quell’empresa, a costo<br />

di tagliare la gola a<br />

tutti gli stranieri, la bian-<br />

ca gola dell’Ammiraglio<br />

per prima, mio fratello<br />

propose di buttarlo ai pesci,<br />

gli altri avrebbero capito,<br />

quel viaggio era stato<br />

tutta una follia, lo sapevano<br />

anche gli zingari,<br />

che leggono la sorte, ma<br />

una sera un capitano alzò la voce, e ci battezzò<br />

idioti, e disse che a Cipango avremmo<br />

trovato oro e perle e pepe nero e bianco,<br />

l’Ammiraglio l’aveva letto da un veneziano,<br />

si trattava soltanto di pochi altri giorni di<br />

navigazione, di poche ore forse, ma questo<br />

non calmò gli uomini, il capitano allora promise<br />

una pensione annua al primo che<br />

avrebbe avvistato l’isola, perché l’isola era<br />

vicina, così se ne andò quasi un mese, e io<br />

mi chiedevo cosa veramente cercava l’Ammiraglio<br />

in quel mare, se davvero sognava<br />

stive d’oro, e di zenzero, e di noce moscata,<br />

o se era soltanto l’orgoglio di vincere una<br />

scommessa, o un capriccio della sua fantasia<br />

malata, siamo perduti, dicevano in mol-<br />

Finalmente venne un<br />

giorno di pioggia, e<br />

tornò il vento, e il mare,<br />

il grande Mare oceano,<br />

si fece fiume, un fiume<br />

di alghe verdi<br />

ti, ma anche questo non era nuovo, perché<br />

gente come noi non aveva niente da perdere,<br />

e nessuno ci avrebbe rimpianto, piano<br />

calò un senso di disfatta, ma nemmeno questo<br />

era nuovo, perché il proprio destino uno<br />

non se lo può scrollare di dosso neppure a<br />

tremila miglia di distanza, finalmente venne<br />

un giorno di pioggia, e tornò il vento, e il<br />

mare, il grande Mare Oceano, si fece fiume,<br />

un fiume di alghe verdi, per il resto era tutto<br />

coperto da petali e da legni, di mattino uccelli<br />

screziati si posavano sull’albero di poppa,<br />

e le caravelle correvano a sette nodi, a<br />

questa velocità per l’inferno non mancherà<br />

davvero molto, diceva ancora Enríquez, ma<br />

pure nella sua voce si sentiva ormai una<br />

resa, ci eravamo persi<br />

nella notte stellata dell’u-<br />

niverso, era questa la verità,<br />

ma nessuno se ne<br />

curava più, l’equipaggio<br />

aveva ripreso a dormire,<br />

come all’inizio di quel<br />

viaggio, solo l’Ammiraglio<br />

non chiudeva occhio,<br />

la sua cabina era sempre<br />

illuminata, e le sue carte aperte, e così restarono<br />

fino a una notte senza luna, ricordo<br />

persino la data, il pomeriggio m’ero fatto<br />

dei conti, così, per passare il tempo, quel<br />

giorno, per me, era l’undici di ottobre, l’Ammiraglio<br />

venne sul ponte, ma si vedeva che<br />

non era come le altre volte, diceva cose senza<br />

senso, e aveva la camicia strappata, e i<br />

capelli in disordine, no, non c’erano più<br />

dubbi sul suo stato, mi avvicinai e gli consigliai<br />

di tornarsene a letto, non c’era nessun<br />

altro, a quell’ora, sul ponte, ma l’Ammiraglio<br />

si sporse sul mare, e io fui certo che si<br />

sarebbe gettato, invece cominciò a vomitare,<br />

vomitava sangue, e mentre vomitava diceva<br />

che aveva sbagliato i calcoli, ma con la<br />

pretesti | Novembre 2012


31<br />

sua malattia, e con quelle degli uomini, perché<br />

gli uomini non si possono misurare in<br />

miglia, e si sbaglia sempre, e sempre si perde<br />

l’isola di Cipango, diceva cose così, senza<br />

senso, e che credeva di guarire, e che invece<br />

portava con sé la morte,<br />

lo sentii con le mie orecchie,<br />

poi si mise a invocare la tempesta<br />

e i mostri marini, che divorassero<br />

ogni nave che seguisse<br />

la sua rotta, per almeno<br />

un secolo, e scendesse la peste<br />

sulla Castiglia e sul Portogallo,<br />

perché una peste che si<br />

chiama Europa non contagiasse<br />

altre terre, e non ci fossero<br />

nuovi mondi da far diventare<br />

vecchi, e non si costruissero<br />

ponti d’oro e d’argento sul<br />

Mare Oceano, e nessun altro sangue macchiasse<br />

quelle acque, così gridava l’Ammiraglio,<br />

quella notte, e la mia pena si accrebbe<br />

tanto che dovetti distogliere gli occhi e<br />

piantarli altrove, su una piccola candela di<br />

cera che balenava all’orizzonte, anche<br />

l’Ammiraglio si tirò su, e corse un tale che<br />

Disponibile su www. cubolibri.it<br />

si chiamava Pedro Gutiérrez, e un altro, che<br />

dicevano Yzquierdo, tutti trattenemmo il<br />

fiato, finché l’Ammiraglio si asciugò del sudore<br />

e giurò che avrebbe strangolato con le<br />

sue mani il primo che urlava la terra, poi<br />

svegliò il timoniere e ordinò di<br />

invertire la rotta, fu così che<br />

tornammo in Spagna, senza<br />

oro e senza pepe e nessuna notizia,<br />

sino a questo porto dove<br />

adesso racconto del viaggio a<br />

chi lo vuole e dove nessuno mi<br />

Disponibile su crede, dopo avere superato<br />

www. cubolibri.it<br />

due burrasche e perso una caravella,<br />

alla Rocca di Sintra<br />

l’Ammiraglio si calò su una<br />

scialuppa, con un sorriso inebetito<br />

e felice, e chissà che ne è<br />

stato, se gli sgherri della regina<br />

l’hanno poi ridotto in catene, nessuno ha<br />

invece pagato le nostre fatiche, e mai mi daranno<br />

la pensione annua che un capitano<br />

aveva promesso a chi vedeva per primo il<br />

favoloso Cipango, mentre alla darsena già<br />

si approntano altre navi e si raccolgono altri<br />

equipaggi.<br />

Fabio Stassi<br />

Fabio Stassi, di origini siciliane, vive a Viterbo e lavora a Roma<br />

come bibliotecario. Ha pubblicato: Fumisteria (GBM 2006, Premio<br />

Vittorini per il miglior esordio), È finito il nostro carnevale<br />

(Minimum fax 2007), La rivincita di Capablanca (Minimum<br />

Fax 2008, Premio Palmi 2009; Premio Coni 2009), Holden, Lolita,<br />

Živago e gli altri. Piccola enciclopedia dei personaggi letterari<br />

(1946-1999) (Minimum Fax 2010). Il suo ultimo romanzo, L’ultimo<br />

ballo di Charlot (Sellerio 2012, disponibile da Cubolibri) è<br />

appena uscito e sarà tradotto nelle principali lingue straniere.<br />

pretesti | Novembre 2012


EBOOK:<br />

È TEMPO DI<br />

BILANCI<br />

Il mondo<br />

dell’ebook<br />

Si avvicina Natale, periodo di cruciale importanza per il<br />

bilancio di un intero anno nel mercato eBook, ma i cui eetti si<br />

conosceranno nel dettaglio solo nel primo trimestre del 2013.<br />

Nel frattempo, la Buchmesse ha tirato le fila di una fase piena di<br />

luci e ombre per il settore del libro in <strong>Italia</strong>.<br />

di Daniela De Pasquale


33<br />

La vicinanza della fine dell’anno ci<br />

ricorda che è tempo di bilanci, anche<br />

nel mondo degli eBook.<br />

A che punto è l’editoria digitale<br />

in <strong>Italia</strong> e nel resto del mondo? Può essere<br />

utile fare una sintesi dei dati fin qui disponibili,<br />

a uso e consumo di chi si sente un<br />

po’ smarrito nel caos delle fonti variegate e<br />

disordinate disponibili in rete e di chi vuole<br />

pronunciarsi e fare previsioni per l’anno<br />

che verrà.<br />

Ripartiamo dalla Buchmesse: cosa succede<br />

fuori dall’<strong>Italia</strong>?<br />

Cominciamo facendo un passo indietro di<br />

circa un mese, per raccogliere quanto è stato<br />

detto alla Buchmesse di Francoforte, il<br />

più importante mercato mondiale dei diritti<br />

editoriali e ultimo – in ordine cronologico<br />

– evento di respiro internazionale che precede<br />

la fine dell’anno.<br />

Dopo aver segnato un +72% nelle vendite<br />

di eBook a Febbraio 2012, a luglio l’Association<br />

of American Publishers e Book Industry<br />

Study <strong>Group</strong> hanno rilevato che negli<br />

Usa gli eBook di nar-<br />

rativa per adulti hanno<br />

superato le vendite dei<br />

libri tradizionali.<br />

Ad agosto 2012 anche gli<br />

eBook del Regno Unito si<br />

sono aggiunti al sorpasso.<br />

In particolare, Amazon<br />

dichiarava che per<br />

100 libri venduti nei suoi punti vendita fisici,<br />

venivano scaricati 114 eBook su Kindle.<br />

In Francia, un’indagine realizzata da OpinionWay<br />

afferma che il 14% dei Francesi<br />

dai 15 anni in su ha letto almeno un eBook<br />

negli ultimi 6 mesi: si tratta per lo più di<br />

Dai numeri dell’AIE,<br />

l’eBook cresce, ma in<br />

un contesto di dati<br />

quasi completamente<br />

preceduti dal segno<br />

meno<br />

lettori forti che hanno molti più tablet che<br />

eReader (73% vs 16%) ma che in assoluto<br />

prediligono ancora il laptop.<br />

E in <strong>Italia</strong>, abbiamo raggiunto l’ambito 1%?<br />

L’<strong>Italia</strong> è uscita male e con gli occhi chiusi<br />

nella fotografia che l’AIE ha scattato alla<br />

Buchmesse presentando i dati del Rapporto<br />

sullo stato dell’editoria 2011 e sui primi 9<br />

mesi del 2012.<br />

Una notizia buona e molte cattive. Partiamo<br />

dalla prima: l’eBook cresce. Siamo passati<br />

dallo 0,1% del 2010 allo 0,9% del 2011<br />

dei canali trade, segnando un +740% che in<br />

soldoni fa 12,6 milioni di fatturato.<br />

Ma sono numeri che possono far fronte ai<br />

dati in discesa del contesto in cui si trovano?<br />

Questo 0,9% rappresenta lo 0,38% del<br />

mercato complessivo, che a sua volta (dati<br />

Nielsen) ha registrato un giro d’affari in<br />

calo del 3,7% nel 2011 e dell’8,7 a settembre<br />

2012.<br />

Secondo dato su cui riflettere: sono cresciuti<br />

i titoli digitali disponibili. 19.884 a fine 2011<br />

(28.949 se consideriamo singolarmente tutti<br />

i formati) e 31.616 a giu-<br />

gno (o se si preferisce,<br />

43.427): più del doppio<br />

in 6 mesi. Ma, nonostante<br />

la produzione di nuovi<br />

titoli rappresenti l’unico<br />

indicatore positivo del<br />

2011, le novità digitali<br />

sono solo il 37%. Questo<br />

vuol dire che ci sono strategie promozionali<br />

orientate ancora a preferire il solo canale<br />

cartaceo, oppure che la disponibilità del<br />

formato eBook viene posticipata rispetto<br />

al lancio sugli scaffali delle librerie brick<br />

and mortar. Molti editori stanno ancora di-<br />

pretesti | Novembre 2012


34<br />

gitalizzando il proprio catalogo, che offre<br />

l’occasione di sperimentare, riorganizzare<br />

e magari arrotondare, ma ma non sono ancora<br />

pronti a una transizione che contempli un<br />

apparato di business rinnovato.<br />

Ma il dato più grave di quest’anno è che<br />

sono diminuiti i lettori. È vero, i lettori di<br />

eBook sono passati dall’1,3% del 2010 al<br />

2,3% del 2012. Ma, complessivamente, in<br />

<strong>Italia</strong> abbiamo perso 700mila lettori, il 6,5%<br />

in un solo anno. Per fare un confronto, siamo<br />

al 45,3% degli italiani, contro il 61,4%<br />

degli spagnoli, il 70% dei francesi, l’82% dei<br />

tedeschi e il 72% degli americani. Il nostro<br />

2,3% di lettori di eBook, paragonato al 20%<br />

dei lettori digitali degli Usa, ci fa capire che<br />

sarà difficile fare previsioni sul futuro degli<br />

eBook in <strong>Italia</strong> basandoci solo sul trend<br />

d’oltreoceano e supponendo uno scarto di<br />

cinque anni, perché sono diverse le basi antropologiche<br />

e culturali delle due popolazioni.<br />

Nel frattempo, possiamo provare a indagare<br />

il pensiero di tre stakeholders fondamentali:<br />

l’Associazione italiana editori, gli<br />

operatori culturali, i giovani.<br />

Cosa propone l’AIE?<br />

L’AIE promette di passare dalle parole ai<br />

fatti e propone il suo programma in quattro<br />

punti: un ruolo di leadership a livello<br />

europeo per l’<strong>Italia</strong>, con il progetto TISP<br />

(Technology Technology and Innovation for Smart Publi- Publishing),<br />

), con partenza prevista a gennaio 2013<br />

e con con l’obiettivo di creare creare sinergia tra l’industria<br />

editoriale e i fornitori di tecnologia<br />

di tutta Europa, attraverso la condivisione<br />

e lo scambio di esperienze esperienze di business che<br />

forniscano forniscano soluzioni soluzioni e e proposte proposte per nuovi nuovi<br />

prodotti e servizi. In secondo luogo, l’im-<br />

pegno affinché affinché anche gli eBook abbiano<br />

un’IVA agevolata: l’imposizione fiscale del<br />

21%, che nel 2013 arriverà al 22%, rispetto<br />

al 4% del cartaceo, è discriminante, danno<br />

sa e annulla di fatto i vantaggi economici<br />

che che rendono competitivo l’eBook rispetto<br />

al libro. Basti pensare che il prezzo prezzo medio medio<br />

di un eBook nel 2011 è di 11,07 euro: al net<br />

to dell’IVA al 21% sarebbe 9,15 euro, al di<br />

sotto del prezzo soglia di 10 euro entro il<br />

quale il lettore italiano considera ragionevole<br />

l’acquisto di un eBook. In terzo luogo,<br />

un credito d’imposta sull’innovazione: non non<br />

solo eBook, ma anche tutto ciò che è digitale,<br />

dalle app alle banche dati, dai prodotti<br />

educativi alle riviste scientifiche online. Ma<br />

soprattutto per agevolare tutto il processo<br />

di cambiamento strutturale e di riqualificazione<br />

che gli operatori stanno affrontando<br />

per rendere possibile la transizione al digitale.<br />

Infine, una politica politica coordinata per il<br />

libro: oggi ci ci sono troppi interlocutori, interlocutori, dal<br />

Mibac Mibac al MIUR, dal ministero degli Affari<br />

Esteri a quello quello per lo Sviluppo Economico<br />

fino alla presidenza del Consiglio, e la macchina<br />

nel complesso risulta frammentata e<br />

poco oleata. oleata. Razionalizzando e e ottimizzan<br />

do le azioni e i flussi, ci si potrà maggior<br />

mente concentrare sul presidio del diritto<br />

d’autore, che è la vera patata bollente di<br />

tutto il mercato digitale.<br />

Cosa pensano gli operatori culturali? culturali?<br />

Il magazine “Libreriamo” ha condotto<br />

un’indagine tra scrittori, editori, giornalisti<br />

ed esperti per sondare gli umori e i timori<br />

di chi opera nel mercato: mercato: 7 addetti ai lavori<br />

su 10 considerano la proprietà intellettuale<br />

come il il fattore più a rischio, e mentre si è<br />

ottimisti sulla conquista di una nuova fetta<br />

pretesti | Novembre 2012


35<br />

di lettori, si ha paura che<br />

il digitale e fenomeni in<br />

evoluzione come come il selfpublishing,<br />

possano provocare<br />

la scomparsa di<br />

figure figure professionali oggi<br />

indispensabili: indispensabili: per per il 52%<br />

i più a rischio sono i librai,<br />

seguiti da editor (45%) e<br />

distributori (34%).<br />

I player si sbottonano<br />

poco sui numeri, e que<br />

sto non è una novità. Ma<br />

è fresca la notizia che si<br />

legge in in un comunicato<br />

stampa del gruppo RCS,<br />

che indica come parti<br />

colarmente rilevante “la<br />

crescita dei ricavi dalla<br />

vendita di copie digitali,<br />

che rappresentano rappresentano il 15% 15%<br />

dei ricavi ricavi digitali. Inclu<br />

dendo dendo tutte le attività attività<br />

digitali, digitali, i ricavi ricavi digitali<br />

di Gruppo raggiungono<br />

raggiungono<br />

il 15% dei ricavi totali”.<br />

Sempre Sempre in occasione della della Buchmesse,<br />

la casa editrice Fazi è stata generosa nel for<br />

nire dati che che possiamo iniziare a incasellare<br />

nell’ottica di confronti con altri editori per<br />

pensare pensare a delle stime: 30.000 30.000 copie vendute<br />

del catalogo eBook composto da 170 titolitoli<br />

nel 2012, con un fatturato del 2,5% sul<br />

totale, totale, registrando registrando ad ad agosto 5.800 vendite<br />

su Amazon, 800 su Apple, oltre 1000 sugli<br />

altri store online. E Cristina Foschini, del<br />

gruppo gruppo Gems di cui Fazi Fazi fa parte, ammette<br />

che il cambiamento è presente e palpabile.<br />

A A cambiare cambiare è il il concetto concetto stesso stesso di di libro, libro, più più<br />

vicino a quello di format, e la competizione<br />

competizione<br />

L’audiolibro<br />

ha superato lo<br />

scetticismo che lo<br />

accompagnava e<br />

sta conquistando<br />

sempre più consensi,<br />

affermandosi<br />

come ulteriore<br />

format culturale in<br />

competizione con<br />

l’ebook<br />

non è più tra simili ma tra<br />

diversi prodotti mediatici.<br />

Quanto ai format, c’è una<br />

novità partita in sordina<br />

che si sta conquistando il<br />

suo spazio: l’audiolibro.<br />

Superata la fase di scetticismo,<br />

ora si riscopre il<br />

piacere di farsi raccontare<br />

una storia quando non si<br />

ha la possibilità di tenere<br />

un libro tra le mani, e probabilmente<br />

anche un device<br />

per leggere un eBook.<br />

Il principale produttore<br />

italiano è Emons, che ha<br />

affidato ad attori famosi<br />

la realizzazione di oltre<br />

80 titoli e che ha trovato<br />

la chiave del suo consolidamento<br />

nella collaborazione<br />

con editori come<br />

Feltrinelli e Marsilio, con<br />

un occhio di riguardo al<br />

mondo dei ragazzi.<br />

Giovani e eBook: un futuro a braccetto?<br />

A proposito di giovani, il settore bambini e<br />

ragazzi è l’unico ad aver registrato una crescita<br />

nel fatturato nel 2011, anche a livello<br />

internazionale, sia nella vendita di diritti<br />

che nelle coedizioni, per la prima volta ri<br />

levate nel report dell’AIE. Anche in questo<br />

caso, c’è un segnale di allarme, che però<br />

non deve scoraggiare: la fascia di lettori più<br />

forte (14-29 anni) è quella crollata di più in<br />

<strong>Italia</strong>, arrivando al 57,9%. Per fare un para<br />

gone, in Usa in quella stessa fascia si regi<br />

stra l’83%, e il 60% frequenta le biblioteche<br />

(Pew Research).<br />

pretesti<br />

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36<br />

sarà questo Natale a decidere del futuro degli ebook in<br />

<strong>Italia</strong>. I libri digitali costano meno e il mercato offre tablet e<br />

ereader per tutti i gusti e tutte le tasche.<br />

Ma mentre i numeri calano, cresce la generazione<br />

nata con internet, con i pc e con i tablet,<br />

abituata da sempre a leggere su schermo,<br />

che porterà a un inevitabile aumento<br />

del digitale. È necessario che tutti gli operatori<br />

culturali svolgano con consapevolezza<br />

la loro parte in un progetto complessivo e<br />

strutturato di educazione alla lettura. Sarebbe<br />

un bel segnale e ci piacerebbe che nel<br />

2013 anche i titoli per ragazzi si affacciassero<br />

nelle classifiche degli eBook più venduti.<br />

Quali le novità da mettere sotto l’albero?<br />

Sarà questo Natale a decidere del futuro degli<br />

eBook in <strong>Italia</strong> nel medio periodo. I libri<br />

digitali hanno raggiunto un prezzo abbordabile.<br />

Se ci sarà la giusta promozione del<br />

concetto di regalo, attraverso sistemi agevoli<br />

di buoni, coupon e invii elettronici, ci sarà<br />

un decisivo ritorno in termini di awareness.<br />

Senza dimenticare che ormai tutti gli operatori<br />

sono sul mercato con i loro dispositivi,<br />

i prezzi sono decisamente calati rispetto<br />

allo scorso anno, e i modelli sono disponibili<br />

per tutte le esigenze e tutte le tasche.<br />

Kindle Fire base o HD, iPad Mini, Galaxy<br />

Tab 2 o Nexus 7 se si opta per il tablet, la<br />

famiglia dei Kobo e quella dei Kindle se si<br />

preferisce l’eReader, passando per l’italiano<br />

biblet Reader di <strong>Telecom</strong>. Questi i più<br />

gettonati. Quale sarà il re del Natale 2012?<br />

biblet reader di telecom<br />

pretesti | Novembre 2012


37<br />

SALVA L’AMBIENTE,<br />

LEGGI UN EBOOK!<br />

Leggere fa bene. No, non è l’ennesimo<br />

scontato claim dell’ennesima<br />

scontata campagna pro-lettura.<br />

Uno studio dell’università di Stanford<br />

ha di recente ‒ e per l’ennesima volta<br />

‒ confermato che qualche ora dedicata<br />

a García Márquez, Tabucchi o anche Ken<br />

Follett è una vera e propria palestra per il<br />

nostro cervello, lo rafforza e lo preserva<br />

dalla degenerazione dei tessuti. Senza par-<br />

Il mondo<br />

dell’ebook<br />

da un lato i libri cartacei, il cui processo di produzione è inquinante e<br />

depaupera tante risorse naturali. dall’altro i libri digitali, i migliori amici<br />

dell’ambiente. Ma è davvero tutto oro ciò che luccica?<br />

di Roberto Dessì<br />

lare dei positivi influssi sull’umore e sulla<br />

cultura, naturalmente.<br />

Guardando da un’altra prospettiva, però,<br />

leggere fa male. Fa malissimo. Più delle sigarette,<br />

più di un’ora imbottigliati nel traffico<br />

della tangenziale: vi intossica con i suoi<br />

fumi nocivi, dilapida i polmoni verdi della<br />

Terra, consuma preziose risorse idriche,<br />

quando non le avvelena. Quell’innocente<br />

agglomerato di cellulosa che occhieggia dal-<br />

pretesti | Novembre 2012


38<br />

le vostre librerie e che tanto amate, in real-<br />

tà trama silenziosamente per farvi fuori.<br />

Incipit un pelo apocalittico, mi rendo conto.<br />

Nella sostanza, però, le cose stanno proprio<br />

così: come la produzione di qualsiasi altro<br />

bene materiale, anche il libro dà il suo nefasto<br />

contributo all’allargamento del buco<br />

nell’ozono e allo scioglimento dei ghiacciai.<br />

Tempo fa, Brian Palmer per il “Washington<br />

Post” si è preso la briga di fare qualche calcolo,<br />

con risultati scon-<br />

fortanti. Nei soli States<br />

vengono abbattuti qualcosa<br />

come 32 milioni di<br />

alberi l’anno, e per ogni<br />

libro pubblicato vengono<br />

immessi nell’aria 4<br />

kg di sostanze dai nomi<br />

poco amichevoli quali<br />

anidride carbonica e<br />

monossido di carbonio. Moltiplicateli per<br />

tutti i libri prodotti, ed ecco servito l’equivalente<br />

inquinante annuale di 7 milioni di<br />

automobili.<br />

Aggiungiamoci 28 litri di acqua consumati<br />

per la produzione di ogni libro, i veleni derivanti<br />

dagli inchiostri, e le sostanze cancerogene<br />

immesse nell’aria per il trattamento<br />

e lo sbiancamento della carta. Questo per<br />

quanto concerne la sola fase produttiva. C’è<br />

poi quella distributiva (i TIR che trasportano<br />

libri non vanno ad aria compressa, non<br />

ancora); quella di sovrapproduzione che<br />

richiede il ritiro degli invenduti (e riecco i<br />

TIR, a percorso inverso); il loro riciclo (che<br />

per quanto suoni molto eco-friendly, necessita<br />

di altra acqua e scarica altro inquinamento<br />

nell’aria) o il loro macero (peggio<br />

Quell’innocente<br />

agglomerato di cellulosa<br />

che occhieggia dalle<br />

vostre librerie e che<br />

tanto amate, in realtà<br />

trama silenziosamente<br />

per farvi fuori<br />

che mai). Rivisto il conteggio, si arriva a<br />

circa 7,5 kg di Co2 e compagnia, per ogni<br />

libro. Vi è passata la voglia di leggere?<br />

Non temete. Forse una soluzione c’è. Forse<br />

la stringete tra le mani. Senza dubbio l’avete<br />

proprio adesso davanti agli occhi. Pensateci.<br />

Che cos’è “<strong>PreTesti</strong>”? Bravi, una rivista<br />

digitale. Non viene ‒ salvo occasioni speciali<br />

‒ stampata su carta. Non viene distribuita<br />

su TIR, non viene riciclata o mandata<br />

al macero se non si ven-<br />

dono le copie previste<br />

(anche perché è gratuita).<br />

Lo stesso accade per<br />

gli eBook, i libri digitali.<br />

Che siano loro, ancora<br />

una volta, a salvarci?<br />

Da una prospettiva meramente<br />

ambientalista,<br />

comparare libri cartacei<br />

e digitali equivale ad affiancare Stalin<br />

e Ghandi. La già citata indagine del “Washington<br />

Post” lo illustra bene: 32 milioni di<br />

alberi abbattuti? Tornano in vita, non serve<br />

una sola risma di carta per gli eBook. 7,5 kg<br />

di schifezze? Sono quasi del tutto eliminati.<br />

28 litri d’acqua? All’eBook ne bastano 2<br />

bicchieri. Si attesta pressappoco sulle stesse<br />

cifre lo studio National Geographic del<br />

2011, dal quale emerge che ogni libro cartaceo<br />

produce tanto inquinamento quanto 14<br />

omologhi digitali.<br />

Insomma: l’eBook è bravo e bello. Anche<br />

troppo per essere vero, e infatti non lo è. O<br />

meglio, lo è osservando un solo punto di<br />

vista della realtà. Ce n’è un altro, ben più<br />

inquinante: la produzione del supporto<br />

hardware per la lettura, si tratti di un eBook<br />

pretesti<br />

| Novembre 2012


39<br />

reader o di un tablet. Con loro in gioco, i<br />

conti non tornano più.<br />

Produrre un iPad significa infatti immettere<br />

nell’aria circa 130 kg di sostanze nocive. Sul<br />

Kindle non si hanno dati certi, ma vengono<br />

stimati circa 170 kg. Due rapidi calcoli per<br />

raggiungere la conclusione che l’ambiente<br />

può sopportare anche un nuovo eReader o<br />

tablet, a patto di ammortizzarne l’impatto<br />

leggendo a sufficienza: le stime più conservative<br />

parlano di almeno dieci titoli l’anno<br />

per eliminare ogni senso di colpa. Con una<br />

postilla: l’inquinamento non viene prodotto<br />

dalla sola realizzazione del device, ma<br />

anche dalla sua ricarica e soprattutto dal<br />

suo smaltimento: sili-<br />

cio, plastica e altri materiali<br />

impattano sulle<br />

emissioni di Co2 anche<br />

nel processo di dismissione,<br />

annullando (se<br />

non addirittura peggiorando)<br />

il rapporto di<br />

convenienza tra eBook<br />

e versione cartacea. L’ha<br />

ben messo in evidenza, qualche mese fa, un<br />

articolo di Nick Moran su “The Millions”.<br />

Morale della favola: per ammortizzare l’intero<br />

ciclo di vita di un tablet dovreste aspettare<br />

la bellezza di cinque anni. Considerato<br />

che in soli due anni sono già usciti quattro<br />

modelli di iPad e infinite versioni di Android,<br />

il vostro amore per la natura potrebbe<br />

cozzare con il desiderio di disfarvi di un<br />

modello obsoleto per passare a uno nuovo<br />

fiammante. In alternativa, potreste valutare<br />

l’acquisto di un device eco-sostenibile.<br />

Quando il Kindle aveva ancora le braghe<br />

L’ambiente può<br />

sopportare la<br />

produzione di un nuovo<br />

ereader o tablet, a<br />

patto di ammortizzarne<br />

l’impatto leggendo<br />

almeno 10 titoli l’anno<br />

corte, Toshiba presentò un semi-prototipo<br />

di eBook reader a carica solare, il Biblio<br />

Leaf SP02. Non se n’è più saputo nulla, ma<br />

intanto è stata presentata allo scorso CES di<br />

Las Vegas una cover per Kindle, della Solar-<br />

Focus, con mini pannello solare per ricarica<br />

ecologica del dispositivo. A vincere l’Oscar<br />

nella categoria “paladini dei diritti dell’ambiente”<br />

(con nomination anche in quella<br />

“originalità”) è però un tablet prodotto dalla<br />

MicroPro Computers. La sua storia ricorda<br />

la favola di Pinocchio, dove Mastro<br />

Geppetto assembla un bambino partendo<br />

da un pezzo di legno di poco valore. Con<br />

lo stesso pezzo di legno l’azienda irlandese<br />

ha realizzato un tablet.<br />

Certo, non ha il design<br />

di uno made in Cupertino,<br />

ma a quanto dichiarano<br />

i suoi produttori il<br />

98% dei componenti è<br />

riciclabile.<br />

Lungi da me demonizzare<br />

il libro: come però<br />

potrà confermare chi ci<br />

lavora, l’industria della carta stampata – includendo<br />

anche i prodotti da edicola – ha<br />

sacche di inefficienza notevoli, alle quali si<br />

potrebbe mettere una pezza con soluzioni<br />

“innovative” (virgolette doverose, visto<br />

che si tratta dell’uovo di Colombo). Una di<br />

queste è divenuta famosa grazie al fenomeno<br />

letterario dell’anno, le Cinquanta sfumature<br />

di grigio di E.L. James, che inizialmente<br />

se ne avvalse per diffondere il suo verbo<br />

sado-maso e aggirare il problema dei costi<br />

di stampa. Si chiama print on demand, tradotto<br />

letteralmente “stampa su richiesta”:<br />

pretesti<br />

| Novembre 2012


40<br />

L’industria della carta stampata ha sacche di inefficienza<br />

notevoli, alle quali si potrebbe mettere una pezza grazie a<br />

soluzioni “innovative”<br />

piuttosto che far arrivare cento copie di un<br />

romanzo in libreria, e dover fare i conti con<br />

trasporto, reso, macero o riciclo, il libro viene<br />

stampato in loco. Attesa di soli cinque<br />

minuti e garanzia di trovare sempre il titolo<br />

che desiderate senza passare per le forche<br />

caudine dell’ordine in magazzino. Una<br />

moda che arriverà presto, si spera, anche in<br />

<strong>Italia</strong>.<br />

Comunque la pensiate, il diktat rimane l’acquisto<br />

consapevole. Controllate che i vostri libri<br />

siano stampati, almeno in parte, su carta<br />

riciclata, in quali stabilimenti, con quali ga-<br />

ranzie di tutela ambientale e riforestazione.<br />

Scoprite cosa c’è dietro il tablet che tenete<br />

tra le mani, chi lo produce e in quale fabbrica.<br />

Perché la customer care non è solo un<br />

efficiente servizio clienti o un buono sconto<br />

di tanto in tanto; è anche e soprattutto una<br />

produzione intelligente e sostenibile per il<br />

nostro, il vostro, ambiente. Ultimo, ma non<br />

ultimo: leggete, leggete e leggete!<br />

pretesti<br />

| Novembre 2012


41<br />

buona la prima<br />

storie di libri<br />

ed edizioni<br />

PHILIP ROTH<br />

“LA MACCHIA<br />

UMANA”<br />

(2000)<br />

di Luca Bisin<br />

P<br />

oco dopo la pubblicazione del romanzo Gli ambasciatori, nel 1903, Henry James<br />

scrisse all’amico W.D. Howells per imputargli una responsabilità certo inconsapevole<br />

e però di non lieve conto: alcune parole che Howells aveva pronunciato<br />

pochi anni addietro a un comune amico, e che questi aveva in seguito riferito al<br />

romanziere, costituirono per James “il tenue, vago germe, il semplice punto di partenza di un<br />

soggetto” da cui il tempo e il lavoro dello scrittore avrebbero tratto infine l’opera compiuta:<br />

“le annotai, come annoto ogni cosa, e anni dopo il soggetto irruppe a me, un giorno, scaturendo<br />

dal mio taccuino. […] Ma il punto è che già da molto tempo prima – dal momento in<br />

cui mi aveva colpito in quanto germe – si era separato da te o da qualsiasi cosa ti riguardasse!<br />

Era divenuto impersonale e indipendente. Nondimeno le tue iniziali figurano nella mia<br />

annotazione; e se tu non avessi pronunciato quelle cinque parole a Jonathan, egli non avrebbe<br />

potuto riferirmele (con tanta partecipazione e interesse), e io non avrei potuto elaborarle<br />

nella mia immaginazione. La morale è che sei responsabile dell’intera faccenda. Possa tu<br />

sostenere con coraggio questo fardello!”.<br />

Forse il pungolo che spinse Philip Roth, nel settembre del 2012, ad affidare al “New Yorker”<br />

una lettera aperta a Wikipedia per puntualizzare, a dodici anni dalla sua pubblicazione,<br />

il “tenue, vago germe” che gli aveva ispirato la stesura di La macchia umana, non attiene<br />

pretesti<br />

| Novembre 2012


42<br />

tanto a una pedante esigenza di precisio<br />

ne, né a un futile pretesto di polemica verso<br />

la popolarissima enciclopedia enciclopedia online. online. Vi si<br />

legge, piuttosto, l’ambizione l’ambizione dello scritto<br />

re a renderci trasparente trasparente l’esatta dinamica<br />

del proprio processo creativo, come anche anche<br />

l’urgenza di restituire alla memoria del suo<br />

amico amico Melvin Tumin, nel frattempo dece<br />

duto, l’inconsapevole responsabilità di aver<br />

innescato quella dinamica. Alla voce (ingle<br />

se) di Wikipedia<br />

relativa al romanzo, dov’e-<br />

ra riportata l’opinione che ascrive lo spunto<br />

sollecitante per la creazione creazione del personaggio<br />

di Coleman Silk Silk alla figura di<br />

Anatole Broyard Broyard – scrittore e<br />

giornalista di orgine creola,<br />

che nel corso della sua attività<br />

newyorkese volle affrancarsi<br />

dalle proprie origini afroamericane<br />

e darsi un’identità<br />

bianca –, Roth oppone risolutamente<br />

la propria indicazione<br />

dello scampolo di realtà<br />

che gli suggerì l’idea germinale<br />

dell’opera: non la vicenda,<br />

a lui quasi ignota, di Broyard,<br />

bensì quella, ben più prossima<br />

e conosciuta, del professore di<br />

sociologia Melvin Tumin, che<br />

nel 1985 durante una sua lezione a Princeton<br />

pronuncia, a proposito di due studenti assenti,<br />

le parole fatali che nelle prime pagine<br />

romanzo segneranno il destino del<br />

protagonista: “Qualcuno conosce queste<br />

persone? Esistono o sono degli spettri?”.<br />

Probabilmente, il tono non privo di astio<br />

usato da Roth nella sua lettera (“Ed è questo<br />

che mi ha ispirato nella scrittura di ‘La macchia<br />

umana’: non qualcosa che può essere o<br />

non essere accaduto a Manhattan nella vita<br />

della figura figura letteraria letteraria cosmopolita cosmopolita Anatole<br />

Broyard, bensì ciò che effettivamente accad<br />

de nella vita del professor Melvin Tumin”),<br />

la questione dibattuta della “vera” fonte<br />

ispiratrice del del romanzo (ancora recentemen<br />

te, la figlia figlia di di Broyard ha voluto voluto ribadire via<br />

Facebook l’esattezza dell’interpretazione ririportata da Wikipedia e avanzata, peraltro, da<br />

numerosi critici già all’indomani dell’uscita<br />

del libro), la diatriba diatriba non troppo amichevole<br />

circa la reciproca autorevolezza a pronunciarsi<br />

sul romanzo (scrivendo una una primama<br />

volta a un un amministratore di Wikipedia<br />

per chiedere la la modifica della<br />

voce, Roth si vide rispondere<br />

di non essere, lui, l’autore, una una<br />

fonte sufficientemente sufficientemente attendibile<br />

circa il proprio romanzo),<br />

non rappresentano che i<br />

contorni più esteriori e futili di<br />

una vicenda che nella sua matrice<br />

autentica ci offre piuttosto<br />

un varco privilegiato sull’esperienza,<br />

non priva di aspetti<br />

malinconici, che ogni scrittore<br />

fa della propria opera quando<br />

questa è ormai pubblicata.<br />

Perché se, come voleva Henry<br />

James, il romanziere è non più<br />

che uno sguardo, una delle innumerevoli finestre<br />

che “danno tutte sulla scena umana”,<br />

a ognuna delle quali “v’è una figura con un<br />

paio d’occhi o almeno con un binocolo, che<br />

costituisce uno strumento unico di osservazione”,<br />

ognuna delle quali “non è nulla senza<br />

la presenza dell’osservatore – senza, in<br />

altre parole, la coscienza dell’artista”, allora<br />

la pubblicazione di un romanzo non è per<br />

lo scrittore soltanto una faccenda di consacrazione,<br />

ma anche di estromissione: non<br />

Disponibile su<br />

www. cubolibri.it<br />

pretesti<br />

| Novembre 2012


43<br />

solo il compimento di un lavoro che ha dato<br />

forma visibile a quello sguardo, ma anche il<br />

momento che lo ha definitivamente affrancato<br />

dalla necessaria presenza dell’osservatore,<br />

che lo ha reso esso stesso oggetto di altri<br />

sguardi.<br />

In un suo aforisma Nietzsche ha annotato<br />

una volta che “ogni scrittore resta continuamente<br />

stupito<br />

di come il libro, una<br />

volta separatosi da<br />

lui, viva di vita propria”;<br />

e a tale annotazione<br />

ha dato un<br />

titolo che proprio rispetto<br />

al caso sollevato<br />

da Roth a proposito<br />

di La macchia<br />

umana appare particolarmente<br />

emblematico: “Il libro quasi fatto<br />

uomo”. Emblematico in quanto rivela di<br />

quella disputa (di là da ogni spicciola elucubrazione<br />

sulle ragioni o i torti) il profilo<br />

quasi tragico: ormai consegnato alle stampe,<br />

resosi ormai libero e autonomo, fattosi ormai<br />

quasi uomo, il romanzo di Roth soggiace<br />

anch’esso a quell’inevitabile destino che, nel<br />

libro, Faunia Farley (la protagonista femminile),<br />

ascrive a ogni essere umano. Anch’esso,<br />

infine, reca immancabilmente con sé una<br />

macchia “che comprende la disobbedienza e<br />

frustra ogni spiegazione e comprensione”,<br />

una traccia involontaria e ineliminabile,<br />

un’impronta che non ammette espiazione.<br />

Anche per esso, forse, “non c’è altro mezzo<br />

Una scena dal film La macchia umana<br />

per essere qui” che “impurità, crudeltà, abuso,<br />

errore”. Anche per esso, “ogni purificazione<br />

è uno scherzo” e “la fantasia della purezza<br />

è terrificante”. Anche per esso, come<br />

per Coleman Silk, “nessuno sa”, nessuno sa<br />

nulla, l’autore non più del lettore: “Intenzioni?<br />

Motivi? Conseguenze? Significati? Tutto<br />

ciò che non sappiamo è stupefacente. Ancor<br />

più stupefacente è<br />

quello che crediamo<br />

di sapere”.<br />

In fondo, allora, la<br />

stizza che muove<br />

Roth a scrivere la sua<br />

lettera aperta a Wikipedia<br />

non ha molto<br />

a che vedere con<br />

il puntiglio dell’autore<br />

a dire l’ultima<br />

parola sulla propria opera, tanto meno con<br />

una senile incomprensione dell’anziano<br />

scrittore verso i nuovi media (come ci si è affannati<br />

a sancire nell’immancabile disordinato<br />

arruffio di commenti su internet), ma<br />

è piuttosto il cedimento umanissimo – tanto<br />

più umano e dolente se, stando alle ultime<br />

dichiarazioni di Roth, viene da un autore<br />

che ha ormai posto fine alla sua attività –<br />

a voler essere di nuovo quella pura finestra<br />

aperta sulla scena umana, quell’unica esatta<br />

direzione dello sguardo che diede inizio<br />

alla scrittura. È il cedimento a una brama di<br />

purificazione che, per i libri come per gli uomini,<br />

non può che risolversi, forse, nell’“aggiunta<br />

di nuove impurità”.<br />

pretesti | Novembre 2012


44<br />

Nel corso dell’ultimo decennio,<br />

negli Stati Uniti, il numero di<br />

corsi di lingua italiana offerti<br />

nell’ambito dell’istruzione formale,<br />

è aumentato considerevolmente.<br />

Se, nei passati anni, era meno facile trovare<br />

corsi d’italiano insegnati nelle scuole superiori,<br />

ora non è più così. I motivi della richiesta<br />

sono vari: la presenza della comunità<br />

americana di origine italiana che cerca di<br />

mantenere un legame con le proprie radici<br />

ed in parallelo la considerazione che l’italiano<br />

rimane una lingua di cultura, di arte e di<br />

uno stile di vita che continua ad attrarre gli<br />

stranieri.<br />

Ora si aggiunge un altro motivo, un valore<br />

aggiunto, un motivo legato all’apprendimento<br />

della lingua più consapevole, con una<br />

maggiore ricchezza e plasticità, quindi con<br />

una mente aperta a nuove informazioni volte<br />

a modificare ‘contesti’ spesso stereotipati.<br />

Da alcuni anni, esiste il programma di<br />

promozione dell’italiano a livello scolastico<br />

superiore, il cosiddetto AP (Advanced<br />

sulla punta<br />

della lingua<br />

Come parliamo,<br />

come scriviamo<br />

Rubrica a cura<br />

dell’Accademia della Crusca<br />

UNO SGUARDO ALLA LINGUA ITALIANA NEGLI USA,<br />

CON UN RAGIONEVOLE OTTIMISMO<br />

di Imperatrice Di Passio<br />

Placement Program) che ha conferito maggiori<br />

credenziali allo studio dell’italiano.<br />

Infatti gli studenti che, dopo aver frequentato<br />

un formale corso, superano l’esame,<br />

iscrittisi all’università possono accedere a<br />

un corso di livello superiore, usufruendo<br />

dei crediti precedentemente acquisiti.<br />

Dal 1998 al 2009 (cifre fornite dal MLA Modern<br />

Language Association) il numero degli<br />

studenti d’italiano nelle università americane<br />

è cresciuto quasi del 60%. Sicuramente<br />

programmi più aggiornati e innovativi incentivano<br />

e motivano lo studente verso un<br />

percorso continuativo. Inoltre, l’arrivo presso<br />

università americane di giovani ricercatori<br />

italiani madrelingua, spesso con un curriculum<br />

che annovera master o dottorati in<br />

Linguistica o in Glottodidattica, ha apportato<br />

nuova linfa alla metodologia didattica.<br />

A questo punto ci auguriamo che anche le<br />

case editrici statunitensi, che pubblicano i<br />

manuali di lingua italiana a livello universitario,<br />

guardino con interesse non solo ai<br />

cambiamenti di costume e società della Pe-<br />

pretesti | Novembre 2012


45<br />

nisola, non solo agli strumenti per preparare<br />

gli studenti all’esame AP, ma anche ai<br />

cambiamenti della compagine linguistica,<br />

che interessano vari livelli di analisi: dalla<br />

morfosintassi al lessico sino alla struttura<br />

testuale.<br />

Ci auguriamo che anche nei testi editi negli<br />

Stati Uniti qualcosa cambi nell’ambito del<br />

materiale d’ascolto. Spesso infatti i dialoghi<br />

proposti sono recitati, in un laboratorio<br />

linguistico, su un copione e tutte le attività<br />

correlate ruotano su quel copione, a volte<br />

privo di una veste prosodica reale, o molto<br />

amplificata che non rispecchia il parlato<br />

conversazionale dei madrelingua.<br />

Questa scollatura è av-<br />

vertita maggiormente<br />

dai docenti italiani che<br />

insegnano l’italiano nei<br />

numerosi programmi<br />

universitari statunitensi,<br />

con sedi istituzionali<br />

in <strong>Italia</strong> (study abroad<br />

programs). Questi programmi<br />

rappresentano<br />

un mondo a parte, complesso e vario che<br />

richiederebbe un discorso più lungo e dettagliato.<br />

Ma continuando sul versante positivo è da<br />

segnalare un uso sempre più frequente della<br />

via della intercomprensione tra lo spagnolo<br />

e l’italiano.<br />

Si tratta di quel fenomeno spontaneo di<br />

comprensione reciproca tra parlanti di lingue<br />

affini in aree a forte presenza ispanica,<br />

come lo sono oggi gli Stati Uniti. Si è visto<br />

che lo studio parallelo di più lingue della<br />

stessa famiglia porta ad un arricchimento<br />

dal 1998 al 2009 (cifre<br />

fornite dal MLA Modern<br />

Language Association)<br />

il numero degli studenti<br />

d’italiano nelle università<br />

americane è cresciuto<br />

quasi del 60%<br />

linguistico, cognitivo, culturale ed umano<br />

estremamente stimolante.<br />

Quindi, lo spagnolo e l’italiano possono<br />

agire e potenziarsi insieme proficuamente,<br />

e la somiglianza tra le lingue può diventare<br />

un eccezionale moltiplicatore dell’apprendimento<br />

in un terreno altro da sé.<br />

Dal 2008 sempre in California, ogni anno si<br />

rinnova il concorso “Scrivo in <strong>Italia</strong>no” (sul<br />

modello di quello di cui parleremo a breve).<br />

Il concorso letterario è promosso dal California<br />

Department of Education e dai Consolati<br />

Generali d’<strong>Italia</strong> in California. Gli studenti<br />

(scuola primaria e secondaria), avuta<br />

una traccia obbligata, devono comporre un<br />

tema in lingua italiana.<br />

“Il tema deve essere chiaro,<br />

originale, espressivo,<br />

grammaticalmente corretto.<br />

Devono prestare particolare<br />

attenzione all’esatta<br />

ortografia italiana. Gli insegnanti<br />

possono fornire ai<br />

loro alunni indicazioni generali<br />

ma non devono dare<br />

suggerimenti specifici né correggerne gli elaborati”.<br />

Interessante notare che nell’ultimo<br />

bando è stata fornita una tabella sia per Mac<br />

sia per Windows su “Come scrivere gli accenti”.<br />

Questo ci sembra un segnale da non sottovalutare<br />

come esempio di buon uso e di<br />

buona pratica di una lingua.<br />

Per finire, ricordiamo che il Governo italiano<br />

sostiene la promozione della lingua attraverso<br />

la rete di cinque Istituti di Cultura.<br />

Sarebbe interessante condurre un’indagine<br />

approfondita sulle attività e sugli eventi<br />

proposti dai cinque Istituti (Chicago, New<br />

pretesti | Novembre 2012


46<br />

sul versante positivo è da segnalare un uso sempre più<br />

frequente della via della intercomprensione tra lo spagnolo<br />

e l’italiano<br />

York, Washington, Los Angeles, San Francisco).<br />

Gli archivi on-line permettono di risalire<br />

agli eventi organizzati dal 2005 a oggi.<br />

Da una visione d’insieme notiamo che un<br />

grande spazio è riservato all’arte, al cinema,<br />

alla musica (opera, folk, jazz), ma molto<br />

meno alla storia della lingua italiana nel suo<br />

aspetto diacronico e sociolinguistico.<br />

Fortunatamente, però, ogni anno, sin dal<br />

2001, anche negli Stati Uniti, nel mese di ottobre,<br />

la lingua italiana diventa protagonista<br />

grazie alla Settimana della lingua italiana<br />

nel mondo, istituita su iniziativa dell’Accademia<br />

della Crusca, che bandì proprio nella<br />

prima edizione un concorso di scrittura<br />

“Scrivi con me” rivolto a studenti di scuole<br />

superiori italiane e bilingui. Un esempio<br />

che è stato positivamente adottato, come<br />

abbiamo visto, anche fuori dalla specifica<br />

ricorrenza.<br />

Infine c’è da segnalare un’ulteriore nota<br />

positiva. Il 2013 sarà l’anno della cultura<br />

italiana negli Stati Uniti, con iniziative per<br />

promuovere il nostro Paese. Una fitta serie<br />

d’incontri avranno lo scopo di mettere in<br />

luce sia la componente culturale, sia quella<br />

produttiva dell’<strong>Italia</strong>. Ogni mese, nelle più<br />

importanti città, saranno inaugurate mostre,<br />

istallazioni multimediali, saranno realizzati<br />

incontri e convegni e si parlerà in<br />

italiano e anche dell’italiano.<br />

pretesti | Novembre 2012


SCOLPIRE<br />

IL TEMPO<br />

47<br />

Anima del<br />

mondo<br />

Paesaggi della letteratura<br />

Il Messico nello sguardo di Juan rulfo di Fabio Fumagalli<br />

Secondo il regista russo Andrej Tarkovskij,<br />

il cinema è l’arte di scolpire<br />

il tempo. Insinuandosi tra<br />

mortalità ed eternità, ricordo del<br />

passato e speranza nell’avvenire, esso riesce<br />

a riprodurre l’effettiva consistenza della<br />

temporalità, donando spessore e realtà<br />

all’istante eterno afferrato dalla macchina<br />

da presa. Nel cinema sembra così all’opera<br />

una potenza divina che, plasmando una<br />

materia grezza e inerte, dona la vita a ciò<br />

che in sé non la possiede. L’artista autentico,<br />

infatti, è al servizio dell’immortalità, si<br />

sforza di rendere immortale il mondo. Tale<br />

attività demiurgica, però, non la ritroviamo<br />

solo all’interno di una sala cinematografica.<br />

Certo, in essa si dà la fusione totale dei<br />

due elementi che creano la forma-tempo,<br />

l’immagine e il movimento. Vi sono, tuttavia,<br />

altri modi per far sì che ciò avvenga.<br />

Juan Rulfo, massimo scrittore messicano<br />

del ’900, ha trovato, nel corso del sua breve<br />

ma intensa carriera artistica, un’alchimia<br />

alternativa. La sua arte, infatti, è duplice:<br />

da una parte ci imbattiamo in 15 racconti<br />

brevi e un romanzo; dall’altra in una collezione<br />

di oltre 6000 fotografie. Ciò che dona<br />

unità al tutto è una terra: il Messico. Rulfo<br />

la lavora, la coltiva, quasi come un apprendista<br />

stregone, regalandocene un affresco a<br />

pretesti | Novembre 2012


48<br />

dir poco meraviglioso. In che modo? Prima<br />

di tutto viene la fotografia. In essa si presenta<br />

lo “spazio” messicano, fatto di geometrie<br />

naturali (il maguey, dove domina<br />

l’agave, pianta simbolo del Messico), pianure<br />

polverose, chiese e paesi abbandonati,<br />

luci accecanti. E, dietro a questa “bellezza<br />

pura di luce”, il pungolo<br />

dell’ombra, il<br />

domandarsi continuamente:<br />

“Perché<br />

tanta calma?”. Già<br />

qui, infatti, emerge<br />

una certa ambiguità<br />

di fondo, come se nelle<br />

numerose fotografie<br />

rulfiane si celasse<br />

un non-visto, ciò che<br />

dona loro quella bellezza<br />

sorprendente.<br />

Tale duplicità divampa<br />

con chiarezza nella<br />

scrittura. Anch’essa<br />

inscindibile dalla<br />

terra che l’ha generata<br />

(come se il Messico<br />

fosse la linfa vitale dalla quale l’albero-<br />

Rulfo non può distaccarsi), appartiene al<br />

mondo plurivoco della poesia. Scrivere per<br />

Rulfo è, infatti, ricreare la realtà, non tramite<br />

un sapere esoterico ma, molto più semplicemente,<br />

perché la natura mai si dà in sé,<br />

bensì sempre all’interno della coscienza di<br />

un soggetto (vivo o morto che sia). Ecco allora<br />

le splendide e lapidarie descrizioni che<br />

i personaggi sulla scena della narrativa rulfiana<br />

danno di ciò che li circonda: “Il mio<br />

paese, alto sulla pianura. Pieno di alberi e<br />

foglie, come un salvadanaio dove abbiamo<br />

conservato dei ricordi”. E poi: “Nel riverbe-<br />

ro del sole, la pianura sembrava una laguna<br />

trasparente, che si disfaceva in vapori da cui<br />

traspariva un orizzonte grigio. E più in là,<br />

una linea di montagne. E ancora più in là,<br />

la lontananza più remota”. Trasformare la<br />

realtà, però, vuol dire renderla viva, piena<br />

di energia… mortale. Al fianco, ed inseparabilmente,<br />

del “Messico<br />

di luce” compare<br />

così un “Messico di<br />

fuoco”, un luogo “situato<br />

sulle braci della<br />

bocca dell’inferno”.<br />

Qui, nell’anticamera<br />

dell’Ade, sembra catapultarci<br />

la lettura di<br />

Pedro Páramo, l’unico<br />

romanzo di Rulfo. Le<br />

figure che vi trovia-<br />

“Il mio paese, alto mo non sono concrete,<br />

sulla pianura. Pieno di bensì emanazioni di<br />

qualcosa che una volta,<br />

in passato, fu, ma<br />

che ora non esiste più.<br />

Sono “ricordi” che, a<br />

scapito della loro “immaterialità”,<br />

vedono e sentono. Cosa? Paesaggi<br />

(“Guardi, – mi dice il mulattiere, fermandosi.<br />

– Vede quella collina che sembra<br />

una vescica di maiale? Be’, proprio lì dietro<br />

c’è la Mezzaluna. Ora si giri di là. Vede l’altra<br />

cresta che non si vede quasi tanto è lontana?<br />

Bene, ora ha visto la Mezzaluna da<br />

un estremo all’altro. Come dire tutta la terra<br />

che si può abbracciare con lo sguardo.”)<br />

e voci (“Questo paese è pieno di echi. Sembra<br />

quasi che siano rinchiusi nei vuoti delle<br />

pareti o sotto le pietre. Quando cammini ti<br />

pare come se calpestassero le tue orme. Senti<br />

scricchiolii. Risate. Risate ormai vecchis-<br />

alberi e foglie, come un<br />

salvadanaio dove abbiamo<br />

conservato dei ricordi.”<br />

pretesti | Novembre 2012


49<br />

sime, come stanche di ridere. E voci ormai<br />

logore dall’uso. Ecco ciò che senti.”). Qui si<br />

svela l’arte di Rulfo. La sua scrittura, “giocando”<br />

con il passato, con ciò che è morto,<br />

irrecuperabile, sembra voler dare voce<br />

all’impossibile: partendo da una profonda<br />

coscienza della mortalità di ciò che è (tornano<br />

alla mente le parole di Octavio Paz:<br />

“La contemplazione dell’orrore e perfino la<br />

familiarità e il compiacimento nel trattarlo<br />

costituiscono una dei tratti salienti del carattere<br />

messicano”), viene reclamata a gran<br />

voce (la voce degli “spettri”) una scintilla<br />

di immortalità. La scrittura, dunque, come<br />

richiesta incessante di tempo, che Rulfo<br />

soddisfa con la sua abilità da fotografo.<br />

L’immagine fotografica, infatti, risponde<br />

al lamento continuo dei dannati infernali.<br />

“Quando cammini<br />

ti pare come se<br />

calpestassero le tue<br />

orme. senti scricchiolii.<br />

risate. risate ormai<br />

vecchissime, come<br />

stanche di ridere. e voci<br />

ormai logore dall’uso.<br />

ecco ciò che senti.”<br />

Fermando il tempo in un istante eterno, essa<br />

ravviva quella speranza che negli scritti di<br />

Rulfo sembra mancare: “La vita di per sé è<br />

già tanto penosa. L’unica cosa che fa andare<br />

avanti è la speranza che quando si muore<br />

ci portino in qualche altro posto; ma quando<br />

ci chiudono una porta e ci rimane aperta<br />

solo quella dell’inferno, meglio sarebbe<br />

non essere mai nati…”. Così, assumono<br />

nuova realtà le piccole chiese che languono<br />

nel silenzio complice del tempo, la terra<br />

rossa solcata dal vento caldo, gli indios con<br />

i loro volti scavati dalle rughe che osservano<br />

in lontananza quel “qualcosa”, per noi<br />

incomprensibile, che dona loro un’incredibile<br />

dignità umana. È questo il Messico di<br />

Juan Rulfo. Un misto di illusioni perdute e<br />

utopia a cui si addice un solo nome: Vita.<br />

pretesti | Novembre 2012


Alta cucina<br />

Leggere di gusto<br />

“INFINITA BELTÀ”<br />

DELLA TAVOLA<br />

Confetti, frittelle, frattaglie e altri “amori” di Giacomo Leopardi<br />

di Francesco Baucia<br />

v


“ C<br />

51<br />

osa arcana e stupenda / Oggi è<br />

la vita al pensier nostro, e tale /<br />

Qual de’ vivi al pensiero / L’igno-<br />

ta morte appar…”: così recita il<br />

coro di defunti, redivivi per un quarto d’ora<br />

appena al compimento dell’“anno grande<br />

e matematico”, all’incredulo scienziato nel<br />

Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie<br />

di Giacomo Leopardi, smentendo la<br />

possibilità che i morti conservino ricordi e<br />

rimpianti della vita trascorsa. Diversamente<br />

dunque dai molti fantasmi che popolano<br />

leggende e storie horror, i quali solitamente<br />

si mostrano oltremodo attaccati agli affetti<br />

e agli appetiti che li animavano da vivi. E<br />

se spesso gli affetti sono<br />

i più deteriori ‒ odio e<br />

rivalsa verso chi è rimasto<br />

in vita ‒, che dire<br />

degli appetiti? Chiunque<br />

è stato bambino, o<br />

ha avuto bambini, negli<br />

anni Ottanta non avrà<br />

dimenticato la temibile<br />

voracità di Slimer, l’ectoplasma verde sodale<br />

dei Ghostbusters, forse modellato dagli<br />

autori del film in omaggio all’altrettanto ingordo<br />

personaggio Bluto di Animal House.<br />

Leopardi sembra certo escludere un’eventualità<br />

del genere, e forse con amara ironia<br />

dovette pensare che, a differenza di Slimer,<br />

un gruppo di morti-viventi preferisse rispondere<br />

all’interrogatorio notturno del<br />

loro imbalsamatore piuttosto che approfittare<br />

del quarto d’ora disponibile per avventarsi<br />

nella prima casa a portata di scheletro<br />

e piombare sull’ignaro consumatore di una<br />

spaghettata di mezzanotte. Perché il poeta<br />

di Recanati, nel suo passaggio terreno, mo-<br />

È leggenda il fatto che<br />

a Napoli, nonostante<br />

la minaccia del colera,<br />

il conte non fosse<br />

capace di trattenersi dal<br />

mangiare gelati<br />

strò di apprezzare molto i piaceri della tavola,<br />

una delle poche beatitudini, tra le tante<br />

pene dell’esistenza, che la morte inevitabilmente<br />

e dolorosamente oscura per sempre.<br />

È leggenda il fatto che a Napoli, nonostante<br />

la minaccia del colera, il conte non fosse<br />

capace di trattenersi dal mangiare gelati.<br />

Alcuni anni fa, proprio nella Biblioteca Nazionale<br />

del capoluogo partenopeo, è stata<br />

ritrovata una lista di quarantanove ricette<br />

scritta di proprio pugno da Leopardi, una<br />

sorta di memorandum delle pietanze più<br />

degne di nota tra quelle assaggiate nel periodo<br />

napoletano, tra il 1833 e il ’37. Merito<br />

innanzitutto del cuoco personale dell’amico<br />

Antonio Ranieri, Pa-<br />

squale Ignarra, il quale<br />

si dedicava a soddisfare<br />

i desideri del suo<br />

padrone e dell’ospite<br />

con la devozione di un<br />

antenato nostrano del<br />

Fritz Brenner di wolfiana<br />

e goodwiniana memoria.<br />

Dal ritrovamento di questo prezioso<br />

autografo, Domenico (Dègo) Pasquariello e<br />

lo chef Antonio Tubelli hanno tratto quattro<br />

anni fa un libro sorprendente, Leopardi a tavola<br />

(Fausto Lupetti Editore), che sarà utile<br />

a quanti vorranno togliere un po’ di polvere<br />

dall’immagine volgare di Leopardi, solitamente<br />

presentato come cupo e tristanzuolo.<br />

Ne risulterà invece il ritratto di un genio<br />

ammaliato dal fascino del gusto, e amante<br />

di cibi genuini e non troppo elaborati, spesso<br />

basati su frutta e verdura di stagione<br />

(carciofi, spinaci, borragine, fiori di zucca).<br />

Non mancano tuttavia nella lista le carni,<br />

e sembra trasparire una certa passione da<br />

pretesti | Novembre 2012


52<br />

gourmet del poeta per le frattaglie (fegatini,<br />

cervella e lingua). E neanche sarà difficile<br />

trovare i dolci, “primo amore” gastronomico<br />

di Leopardi (frappe, paste frolle, paste<br />

sfogliate, pasticcini). In particolare, e anche<br />

questo è depositato ormai nella leggenda,<br />

pare che Leopardi fosse particolarmente<br />

ghiotto di cannellini di Sulmona, dei confetti<br />

oblunghi con ripieno di cannella. Un<br />

grande collezionista di cimeli leopardiani,<br />

Nicola Ruggiero, possiede la scatola con gli<br />

ultimi cannellini che il poeta non riuscì a<br />

finir di mangiare prima di morire, avendone<br />

già fatto una scorpacciata che secondo<br />

il collezionista (e non solo lui) potrebbe essergli<br />

stata addirittura fatale. Anche senza<br />

l’assoluta certezza che le cose siano andate<br />

davvero così, non dispiace tuttavia immaginare<br />

una fine “dolce” per Leopardi, che<br />

già molto aveva dovuto soffrire in vita, una<br />

morte che sia stata “piuttosto piacere che<br />

altro”, come appunto detto da una mummia<br />

a Federico Ruysch nel sopracitato dialogo<br />

delle Operette morali.<br />

Tra le passioni gastronomiche del poeta<br />

recanatese abbiamo scelto tuttavia di presentarne,<br />

per questa rubrica, qualcuna più<br />

salutare dei confetti. La scelta è caduta sulle<br />

frittelle di borragine, pianta erbacea ruvida<br />

e dolce che viene ampiamente utilizzata in<br />

cucina, sia come base di ripieni per tortelli,<br />

La borragine è una pianta erbacea ruvida e dolce che<br />

viene utilizzata sia come base di ripieni per tortelli,<br />

agnolotti o calzoni che come componente di minestre di<br />

verdure, sughi e frittate<br />

agnolotti o calzoni che come componente<br />

di minestre di verdure, sughi e frittate. Non<br />

sappiamo quale fosse la preparazione di<br />

questo semplice “appetizer” prediletta da<br />

Leopardi, o perlomeno quella seguita dal<br />

cuoco Ignarra, ma vista la facilità di reperire,<br />

in quel di Napoli, ottima mozzarella di<br />

bufala e succulenti filetti di acciughe, ci piace<br />

pensare che il poeta gradisse la variante<br />

(in realtà) di origine laziale del piatto. Una<br />

ricetta molto semplice per l’esperto monzù<br />

pretesti | Novembre 2012


53<br />

(traslitterazione dal francese che indica lo<br />

chef personale) Pasquale, e così speriamo<br />

anche per i lettori.<br />

Preparando frittelle per quattro persone,<br />

occorre sbollentare una dozzina di foglie di<br />

borragine (lavate con cura) per pochi secondi.<br />

Estratte le foglie dall’acqua, si mettono<br />

ad asciugare su un canovaccio. Si rompono<br />

intanto un paio d’uova in una terrina, e si<br />

uniscono ad esse due etti di farina setacciata,<br />

due cucchiaini di lievito in polvere,<br />

un bicchiere di acqua frizzante fredda, una<br />

manciata di parmigiano, sale e pepe. Si frulla<br />

il composto fino ad ottenere una pastella<br />

omogenea che dovrà riposare coperta per<br />

un paio d’ore. Le foglie di borragine, una<br />

volta asciutte, devono essere farcite con un<br />

pezzo di mozzarella e uno di filetto d’acciuga<br />

sgocciolato, poi si chiudono a involtino<br />

con uno stuzzicadenti. Si passano quindi<br />

nella pastella e si friggono nell’olio bollente,<br />

lasciandole dorare. Le frittelle devono<br />

essere servite caldissime, con la mozzarella<br />

filante. Per spaziare verso un’altra regione<br />

la cui cucina tradizionale è ricca di pietanze<br />

a base di borragine, si possono accompagnare<br />

le frittelle con un bicchiere di Pigato<br />

del ponente ligure.<br />

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Ingredienti per 4 persone:<br />

12 foglie di borragine<br />

2 uova<br />

2 etti di farina<br />

2 cucchiaini di lievito in polvere<br />

1 bicchiere di acqua frizzante fredda<br />

1 manciata di parmigiano<br />

Olio<br />

Sale<br />

Pepe<br />

Mozzarella di bufala<br />

Filetti d’acciuga sottolio<br />

pretesti | Novembre 2012


54<br />

Odysseo e il sogno oltre il destino<br />

IL MIO NOME È NESSUNO.<br />

IL GIURAMENTO<br />

di valerio Massimo Manfredi<br />

Ulisse, chi è Ulisse? Odysseo, Ulisse, Nessuno.<br />

Nel suo nuovo romanzo Il mio nome è<br />

Nessuno. Il giuramento (Mondadori) Valerio<br />

Massimo Manfredi narra uno dei pilastri della<br />

cultura letteraria occidentale: la storia di<br />

Odysseo, re di Itaca, dalla nascita fino all’ultimo<br />

viaggio. In questo primo volume, dei<br />

due che sono in programma, ripercorriamo le<br />

vicende della vita di Odysseo fino alla distruzione<br />

di Troia.<br />

Scritto in prima persona, il<br />

romanzo ci riporta alle atmosfere<br />

dell’età degli eroi,<br />

facendoci superare le barriere<br />

spazio-temporali fino a<br />

ricreare oggi un sentimento<br />

di partecipazione tale a vicende<br />

così lontane che difficilmente<br />

riusciamo a staccarci<br />

dal testo. “Raccontaci<br />

ancora, Odysseo, raccontaci<br />

della tua vita, non ti fermare”:<br />

così ci cattura la prosa<br />

di Manfredi. E quello che<br />

tu senti lontano nel tempo<br />

e nello spazio, scopri a poco<br />

a poco essere uno dei fondamenti<br />

del tuo spirito, dei<br />

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molteplici sentimenti che agitano proprio te,<br />

uomo del XXI secolo.<br />

La curiosità, l’invidia, la gelosia, l’avidità, il<br />

timore sono gli stati d’animo che l’epica suscita<br />

nei lettori di ogni tempo e che raccontata<br />

in soggettiva diventa materia di sogno.<br />

Con Odysseo ci si abbandona ancora al sogno,<br />

anche e soprattutto quando nelle battaglie<br />

leggiamo il destino segnato delle vittime<br />

e presagiamo l’inevitabile condanna di chi<br />

vince con l’inganno.<br />

Sono forse le scene di guerra quelle che espri-<br />

recensioni<br />

mono al meglio il modo di Manfredi di raccontare<br />

le storie epiche. La guerra di Troia,<br />

come la conquista di Persepoli in Alexandros,<br />

fa risuonare nella nostra anima la fatica degli<br />

uomini e degli animali e il senso ultimo<br />

di impotenza di fronte alle decisioni del fato.<br />

Sembra che gli uomini siano condannati alla<br />

violenza, che cioè la loro avidità di conoscenza<br />

o di conquista li spinga naturalmente al<br />

dolore della lotta.<br />

In un certo qual modo è questa<br />

la claustrofobia che si respira<br />

a volte nell’epica e che forse<br />

solo il personaggio di Odysseo<br />

sembra vincere. In un mondo<br />

dove tutto è predeterminato e i<br />

destini degli uomini sono tutti<br />

incrociati, la curiosità e ‒ perché<br />

no ‒ la sfacciataggine di<br />

Odysseo abbattono quell’asfissia<br />

del pensiero che la costrizione<br />

del sognare può lasciare<br />

ai lettori. Odysseo rompe così<br />

la narrazione del suo mito per<br />

diventare in ogni interpretazione,<br />

in ogni racconto, nuovo<br />

mito. Sebbene lui stesso sia determinato<br />

dal fato, la volontà<br />

che lo anima è già prossima al sentimento del<br />

libero arbitrio che scopriremo appieno molto<br />

tempo dopo le sue gesta. È l’ingegno allora<br />

l’unico strumento che consente l’evoluzione<br />

dell’uomo. Anche se l’ingegno sembra essere<br />

a sua volta una condanna. Nell’esercizio di<br />

questo strumento l’uomo però può rompere<br />

gli schemi ed essere sempre allo stesso tempo<br />

se stesso oppure nessuno. Odysseo allora<br />

diventa il grado zero di ogni evoluzione del<br />

pensiero. O del sogno, se la sua storia fosse<br />

davvero tutta una finzione. (Luigi Orlotti)<br />

pretesti | Novembre 2012


55<br />

sCrIttorINCIttÀ 2012<br />

e gli altri eventi del mese<br />

SCRITTORINCITTÀ 2012<br />

“Senza fiato” è il tema scelto dagli organizzatori<br />

di questa edizione del consolidato festival cuneese,<br />

giunto quest’anno alla quattordicesima edizione.<br />

“Senza fiato perché non abbiamo più parole e<br />

perché non dobbiamo più farne; senza fiato perché<br />

non abbiamo più soldi ma ne avremmo bisogno<br />

per continuare a pensare di progettare un futuro<br />

per le nuove generazioni; senza fiato perché<br />

siamo stanchi e perché troppo frenetici…”: così<br />

interpretano il tema il sindaco di Cuneo Federico<br />

Borgna e l’Assessore alla Cultura Alessandro Spedale,<br />

nella presentazione della rassegna. Ma “senza<br />

fiato” si può restare anche per la meraviglia,<br />

e questo si augurano di certo l’amministrazione<br />

cittadina e la direzione del festival. Al pubblico,<br />

non resta dunque che stupirsi con un calendario<br />

fitto di 130 incontri e dibattiti a cui parteciperanno<br />

160 autori dall’<strong>Italia</strong> e dal mondo. Rimandiamo<br />

al sito www.scrittoriincitta.it per scaricare il<br />

programma completo della manifestazione. Qui<br />

ci limitiamo a segnalare alcune chicche: venerdì<br />

16, alle 21.15, al teatro Toselli, Paolo Giordano<br />

sarà protagonista di un reading tratto dal suo ultimo<br />

romanzo Il corpo umano (Mondadori); sabato<br />

17, alle 15, al cinema Monviso, Emanuele Trevi e<br />

Fabrizio Gifuni parleranno di Pasolini e Gadda in<br />

un dibattito moderato da Giorgio Vasta; domenica<br />

18, alle ore 18, alla sala blu del Centro Incontri<br />

Provincia Dacia Maraini parlerà di donne vittime<br />

di violenza a partire dal suo recente libro L’amore<br />

rubato (Rizzoli).<br />

Fino al 18 novembre<br />

SALONE DEL LIBRO USATO - BANCARELLE<br />

IN FIERA<br />

Nel saggio contenuto in questo numero, Guido<br />

Vitiello ci ha parlato in modo dotto e simpatico<br />

della “bibliomania” e pertanto nella rubrica di<br />

Appuntamenti<br />

appuntamenti letterari non potevamo esimerci<br />

dal far cenno a una delle più ghiotte manifestazioni<br />

per i bibliofili italiani. Si tratta appunto del<br />

Salone del libro usato di Milano, manifestazione<br />

di sempre grande successo che si tiene solitamente<br />

in concomitanza con la festività cittadina di<br />

Sant’Ambrogio. Milanesi (e non solo) amanti della<br />

lettura vintage potranno dunque darsi appuntamento<br />

al Padiglione 1 della Fieramilanocity, in<br />

viale Scarampo (orario: dalle 10 alle 19) e da lì cominciare<br />

la loro caccia alle rarità tra le bancarelle<br />

di più di 130 espositori.<br />

Dal 7 al 9 dicembre<br />

COURMAYEUR NOIR IN FESTIVAL<br />

Evento più atteso per gli amanti italiani del brivido<br />

(e in questo caso non perché la rassegna si<br />

tiene in alta montagna), il Noir in Festival celebra<br />

quest’anno con il Raymond Chandler Award<br />

uno dei più gettonati maestri del thriller di oggi,<br />

il californiano Don Winslow, autore, tra gli altri,<br />

del romanzo Le belve (Einaudi 2011, da cui Oliver<br />

Stone ha tratto l’omonimo film, da poco nelle<br />

sale) e che è in libreria in questi giorni con I<br />

re del mondo (Einaudi). Ci sarà spazio anche per<br />

altri grandi scrittori come Massimo Carlotto, Roberto<br />

Costantini e John Katzenbach, oltre che per<br />

la proclamazione del vincitore del Premio Giorgio<br />

Scerbanenco 2012, ma il Noir in Festival non<br />

è solo letteratura: ampio risalto dunque anche al<br />

cinema (10 i film che si contenderanno l’ambito<br />

premio del concorso internazionale), alle serie<br />

TV (con un’anteprima dell’ottava serie di Criminal<br />

Minds) e all’attualità (da non perdere l’approfondimento<br />

sulla mafia con ospiti, tra gli altri, il<br />

vice presidente di Confindustria Ivan Lo Bello, il<br />

giornalista d’inchiesta Lirio Abbate e lo scrittore<br />

Marcello Fois).<br />

Dal 10 al 16 dicembre<br />

pretesti | Novembre 2012


56<br />

Tweets<br />

@Pianeta_eBook<br />

Problema: se un libro costa 10 euro,<br />

quanto fareste pagare l’ #eBook?<br />

Risposta del nostro lettore medio:<br />

3 euro.<br />

@AlessandraDec<br />

#sefossiunlibro avrei il<br />

terrore di essere trasformato<br />

in un ebook.<br />

Bookbugs<br />

@_vitto<br />

il prestito eBook sembra essere<br />

un tema molto interessante: a<br />

Milano l’esperimento biblioteche<br />

MediaLibraryOnLine.<br />

@Allucinate<br />

Le biblioteche si tramandano,<br />

gli ebook?<br />

@5AdicoXtina<br />

Nel 2013 oltre il 10% dei testi<br />

venduti sarà in #ebook: le<br />

previsioni (un po’ troppo?)<br />

rosee per la lettura digitale.<br />

@PsychoZambs<br />

Mi dispiace, ma un ebook<br />

non sostituirà mai un libro. Le<br />

sensazioni che ti trasmette non<br />

possono essere sostituite da un<br />

freddo schermo!<br />

pretesti | Novembre 2012


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pretesti<br />

Occasioni di letteratura digitale<br />

<strong>PreTesti</strong> • Occasioni di letteratura digitale<br />

Novembre 2012 • Numero 11 • Anno II<br />

Registrazione Tribunale di Cagliari N. 14 del 09-05-2012<br />

ISSN 2280-6385<br />

<strong>Telecom</strong> <strong>Italia</strong> S.p.A.<br />

Direttore responsabile:<br />

Daniela De Pasquale<br />

Direttore editoriale:<br />

Roberto Murgia<br />

Coordinamento editoriale:<br />

Francesco Baucia<br />

Direzione creativa e progetto grafico:<br />

Fabio Zanino<br />

Alberto Nicoletta<br />

Redazione:<br />

Sergio Bassani<br />

Luca Bisin<br />

Fabio Fumagalli<br />

Patrizia Martino<br />

Francesco Picconi<br />

Progetto grafico ed editoriale:<br />

Hoplo s.r.l. • www.hoplo.com<br />

In copertina: Sandrone Dazieri • foto di Rossella Rasulo<br />

L’Editore dichiara la propria disponibilità ad adempiere agli obblighi di<br />

legge verso gli eventuali aventi diritto delle immagini pubblicate per le<br />

quali non è stato possibile reperire il credito.<br />

Per informazioni info@pretesti.net<br />

www.cubolibri.it

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