Jozef Cíger-Hronský | Mária Ďuríčková | Klára Jarunková | Jaroslava ...
Jozef Cíger-Hronský | Mária Ďuríčková | Klára Jarunková | Jaroslava ...
Jozef Cíger-Hronský | Mária Ďuríčková | Klára Jarunková | Jaroslava ...
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
28 |<br />
allora ti dimenticherai di questo libretto e anche del fatto che un<br />
tempo leggevi favole.<br />
METTIAMOCI IN VIAGGIO!<br />
RIVISTA DI LETTERATURA SLOVACCA<br />
* * *<br />
QUARTO PASSO<br />
Nuota tutto nell‘inchiostro! Dove cammina lascia<br />
un‘impronta di inchiostro: una riga con la penna,<br />
una macchia o delle scritte con le lettere. Dentro vi<br />
scopri il segreto della macchina da scrivere CONSUL,<br />
chi vi vive dentro, e vedrai ciò che ancora non hai visto: un intero<br />
libretto scritto in un’unica e piccola riga! E infine un indovinello<br />
sul racconto nascosto. Già e adesso ogni cosa a suo posto!<br />
FAVOLA DI INCHIOSTRO<br />
Pensavo che l’inchiostro nero lo avessero solo in Africa. Una<br />
volta però un amico me lo ha regalato e lui in Africa non c’era<br />
stato, solo con il dito sulla mappa.<br />
Così a casa ho tre inchiostri: blu, rosso e nero. Quando<br />
splende il sole scrivo con l’inchiostro blu come il cielo. Quando<br />
mi arrabbio, metto-inietto nella penna l’inchiostro rosso. Le<br />
righe poi sono molto irascibili. E con l’inchiostro nero scrivo solo<br />
la sera. O durante la notte, quando c’è il buio nero.<br />
Daniel Pastirčák<br />
CINTETTO<br />
Capitolo 1<br />
Come tutto iniziò<br />
(estratto)<br />
Iniziò in modo del tutto inaspettato. Deborka, come<br />
sempre quando non c’era nulla da mordere in casa, stava<br />
inventando. Come prima cosa sul tavolino sotto la brocca<br />
piena di pastelli e pennelli creò un nuovo paese. Le stradine<br />
ricurve le cadevano in mezzo alle forbici (casetta dopo casetta,<br />
alberello dopo alberello) come le rane dal becco di una cicogna.<br />
Nelle case Deborka aprì porte e finestre con i pastelli – che<br />
girasse l’aria, visto che fuori c’era una così calda estate di san<br />
Martino – cosparse gli alberi di foglie colorate – l’autunno era già<br />
iniziato – i rami li caricò di frutti maturi, fece volare vicino le api e<br />
le vespe, qua è là accennò l’ala ritardataria di una rondine. Sotto<br />
le case, al posto delle fondamenta, e sotto gli alberi, al posto delle<br />
radici, attaccò con la colla sul grigio cartone dell’erba di pastello.<br />
E’ terribilmente secco qui, – sospirò, – solo matite e pastelli...<br />
ci vorrebbe qualcosa di freddo, di liquido, di fresco...<br />
Aprì la scatola con gli acquarelli, versò nel piattino un poco<br />
di acqua pulita con il pennello, lo immerse fino a quando non<br />
appariva grassottello come un porcellino, mischiò il blu di Parigi<br />
con il verde smeraldo e dietro il pennello sul cartone si distese un<br />
fresco ruscello settembrino.<br />
Ci metto anche dei dalmata, – sussurrò così solo per se stessa,<br />
come se fossero due e non una sola persona. Tra le case e gli<br />
Viliam Klimáček/Daniel Pastirčák<br />
Anche questo libretto l’ho scritto durante la sera, perché di<br />
giorno non ho tempo. Vado al lavoro, al teatro e così.<br />
Se inizio a scrivere durante il giorno, finisce così:<br />
Vedete? Come se mi tremassero le mani. COSì MI TREMANO.<br />
E allora bum! Mi cade la penna sul foglio bianco e si mette a<br />
ballare, mi ha disegnato questo:<br />
Traduzione di Tiziana d’Amico<br />
alberi su entrambi i lati del ruscello incollò un intero gruppo di<br />
dalmata. Sembrava come se per il paese si fosse dispersa una<br />
mandria di strane pecore puntinate.<br />
Ai chessa!- disse in modo del tutto inaspettato Jonatan. Tutto<br />
il tempo girava intorno al tavolino. Si tirava su sulle punte per<br />
vedere cosa faceva Deborka.<br />
Macché!? – Deborka si picchiettò la fronte con il dito. – Cosa<br />
ci farebbe una cassa in un paese?<br />
Voio chiessa! – picchiò Jonatan arrabbiato.<br />
Ahh, una chiesa..., – disse con enfasi Deborka e fece un<br />
comprensivo sorriso materno. Al centro del paese incollò subito<br />
una grande chiesa bianca con il tetto rosso.<br />
Così il paese Pastello sull’Acquarello era stato fondato. Stanca<br />
di un tale lavoro si distese sotto il primo melo libero (sotto gli<br />
altri, ovviamente c’erano i dalmata) e si addormentò. La svegliò il<br />
tentativo maldestro di Jonatan di prendere il paese semicoperto<br />
dalla testa, appena un poco grande, di lei.<br />
Svegli i dalmata! – gridò assonnata Deborka e mise a posto le<br />
casette coperte.<br />
Il paese era pronto. Di nuovo non c’era cosa fare. Questa<br />
volta Deborka si immaginò un gioco. Come prima cosa gli diede<br />
un nome. – Si chiamerà Cintetto – decise, e visto che in quel<br />
momento non c’era nessuno intorno a lei (Jonatan sedeva sul<br />
vasino) nessuno aveva da ridire sul nome. Solo come avrebbe<br />
dovuto apparire un gioco con un nome così strano?<br />
Marzo 2010<br />
LitRevue_SlovLitRev201001.indd B28 3/8/10 8:06 PM