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Capitolo IV. Uno dei centosessanta - Dott. Faustino Nazzi

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«I partigiani garibaldini hanno fatto lega coi partigiani sloveni, che sono alle dipendenze di Tito e<br />

sono comunisti nel pieno senso della parola. È nel loro programma aggregare alla Slovenia e collegare<br />

con la Jugoslavia tutto il Friuli fino al Tagliamento. Sono in lotta coi partigiani dell'Osoppo, che sono<br />

anticomunisti e propugnano l'italianità del Friuli. Da fonte abbastanza bene informata mi risulterebbe<br />

che i tedeschi sotto mano favoriscono questa tendenza <strong>dei</strong> partigiani sloveni, perché preferiscono un<br />

Friuli sloveno ad un Friuli italiano. I cosacchi, almeno in parte, sarebbero favorevoli agli sloveni» (Vita<br />

Cattolica, 23-12-1978, lettera 26-2-1945).<br />

È in sintesi il grande slogan che attraverserà la storia del dopoguerra fino ai nostri giorni ed<br />

è pure la descrizione del grande piano scrupolosamente preparato nei mesi precedenti. Le<br />

trattative-intese si aprivano a tutto raggio: tedeschi, cosacchi, fascisti, X Mas, repubblichini<br />

della Div. Tagliamento e osovani, in attesa del «deus ex machina» di uno sbarco alleato che<br />

tardava a venire ed in effetti non avvenne. II dodici aprile anche i Cetnici chiedono di poter<br />

collaborare con l'Osoppo contro i comunisti (Acau, Ms. 110, lettera del col. Tom Grignolo).<br />

Nogara sente che una barriera è caduta, vede avvicinarsi la catastrofe, non manifesta<br />

alcuna gioiosa attesa per l'imminente liberazione, anzi è terrorizzato proporzionalmente dal<br />

presente tedesco come dal futuro slavo-comunista. Non si è mai notato in lui stato d'animo più<br />

esagitato, pur uomo di fede: «Et abiens laqueo se suspendit» (Mt. 27,5). È un indice di avanzata<br />

patologia politica, dove la fiducia nella Provvidenza divina sembra completamente eclissata.<br />

Era solo amore di figli e di patria? O non anche una certa scompostezza di fronte al franare di<br />

una precisa concezione politica? Anche ammesso, e non concesso, che quella fosse un'ipotesi<br />

legittima per un vescovo, doveva tener conto che si trattava pur sempre di un confronto<br />

bellico nel quale bisognava lasciare spazio anche alle istanze della fede e della fiducia nella<br />

Provvidenza divina. Questi valori lo avrebbero certamente illuminato a dovere sulle scelte più<br />

opportune da fare e sulle cose da scrivere.<br />

18 II valore inesauribile del male<br />

Nel dopoguerra verrà aggiustata la mira. L'istruttoria, pur iniziata subito a seguito della<br />

denuncia Dc del giugno '45, si trascinò stancamente, finché apparve come ottimo espediente<br />

per la delegittimazione del Fronte Popolare. Bastava lavorare un po' sui documenti.<br />

Nell'inverno del '48 si trafugarono le carte "decisive" dall'Anpi, da parte di Giorgio Brusin,<br />

osovano, gladiatore, presidente dell'Ass. ex Gladiatori e massone (CIPRIANI 1994), per<br />

depositarle all'Apo e si imbastì una serie di processi farsa che dal '50 al '57 tenterà di<br />

delegittimare il Pci con l'accusa di tradimento della Patria e trascinerà per mezza Italia lo<br />

sconcio di Porzûs a delizia dell'ignaro Friuli. Quei processi, se non riusciranno a dimostrare il<br />

delitto di alto tradimento della Patria per «inefficacia» dell'azione allo scopo presunto,<br />

permetteranno però di decifrare la strumentalizzazione politica del tragico evento. Il delitto di<br />

Porzûs è il primo di una lunga serie che ha deturpato il volto della Democrazia italiana. Non, -<br />

se vuoi capire Porzûs guarda al caso Moro -, ma - se vuoi capire la storia d'Italia fino ai nostri<br />

giorni - «capisci a me». La pietra miliare della strategia della tensione è l'eccidio di Porzûs del<br />

7 febbraio 1945!<br />

Si è voluto riparlare di Porzûs per sottolineare che nell'ampio spettro delle forze in campo<br />

antislave: dall'Osoppo ufficiale, ai suoi sottogruppi variamente orientati, ai clandestini fascisti<br />

«in sonno», fino ai repubblichini e alla X Mas, fascisti ben svegli, vi fu un'organizzazione di<br />

spionaggio, ignota alle forze partigiane ufficiali, dipendente dal Governo monarchico del Sud<br />

e dall'esercito che ha dato occasione a denunce, delazioni, soffiate, tradimenti di ogni genere,<br />

atti a colpire, in fase preventiva, gli incerti amici di oggi e certamente gli avversari politici di<br />

domani, nel modo più vigliacco e al di fuori di quella lealtà che pur si pretendeva<br />

dall'avversario nazifascista. Ripeto: sono cose capitate in seguito: «ante hoc ergo sicut hoc».<br />

Dagli inizi degli anni novanta, il parroco di Attimis, don Vito Ferrini, ex cappellano<br />

dell'organizzazione "O", ha scoperto (si fa per dire ), su indicazione di don Carlo Gamberoni<br />

di San Servola-Trieste (!), che a Porzûs, nel lontano 1855, era apparsa la Madonna ad una<br />

fanciulla del luogo, certa Teresa Dush. Già dal 1887 i frazionisti di Porzûs costruirono una

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