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Capitolo IV. Uno dei centosessanta - Dott. Faustino Nazzi

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comprensione, concordanza di vedute, stima, fiducia e collaborazione. Per ottenere ciò s'impone la<br />

necessità di conoscere a fondo i vari problemi di confine, la mentalità, il carattere e le esigenze del clero<br />

e dell'ambiente nel quale vive ed opera.<br />

Purtroppo, come ieri, anche oggi, sebbene in forma più attenta, il clero delle Valli in parola è<br />

trascurato dall'autorità civile, dimenticato, non apprezzato, talvolta perfino deriso e perseguitato. Il<br />

sistema è, per noi, arretrato, controproducente. Bisogna cambiar rotta, cambiare tattica; bisogna seguire<br />

l'esempio della defunta Monarchia Austro-Ungarica e cercare con ogni mezzo di valorizzare,<br />

moralmente e materialmente, il clero allogeno in discorso; affidargli compiti assistenziali ed educativi in<br />

modo che egli senta effettivamente di essere qualche cosa anche nel campo sociale. Bisogna migliorare<br />

in qualche modo le sue precarie condizioni economiche e non dare, almeno apparentemente, soverchia<br />

importanza al fattore linguistico. Lasciarlo predicare - quando la popolazione non si oppone - nel<br />

dialetto locale, ma nello stesso tempo diffondere, con fine politica, la lingua italiana ed il culto della<br />

Patria, anche nei più remoti recessi della montagna. Così facendo, il clero in questione si 'smonterà'<br />

automaticamente, senza pressioni e si lascerà agganciare, senza resistenze, alla politica italiana. Almeno<br />

questo è il nostro pensiero.<br />

Se poi all'azione morale si vorranno aggiungere anche provvedimenti atti a dare maggiori garanzie dì<br />

successo, tanto meglio. <strong>Uno</strong> di tali provvedimenti, ad es. potrebbe essere quello di trasformare le cure in<br />

parrocchie, dando il supplemento di congrua. Si avrebbe così un duplice vantaggio ai fini del sanamento<br />

della situazione: un miglioramento economico per i nuovi parroci, tanto necessario, e la possibilità di<br />

trasferimento <strong>dei</strong> sacerdoti slavofili più accaniti e fanatici, in altre sedi lontane dalla zona di confine.<br />

Se ciò avvenisse, l'arcivescovo di Udine, aprirebbe il concorso per le nuove parrocchie, al quale<br />

concorso potrebbero partecipare sacerdoti di tutta la diocesi.<br />

Ora la scelta - e qui ci affidiamo al ben noto discernimento dell'illustre prelato - dovrebbe cadere su<br />

elementi estranei, anzi contrari a qualsiasi agitazione di carattere nazionalistico. La Prefettura, siamo<br />

sicuri, mai porrebbe il suo veto, in base al Concordato, trattandosi di provvedimenti che andrebbero a<br />

vantaggio del Paese.<br />

Il supplemento di congrua, previsto dalle vigenti leggi, porterebbe un lieve onere allo Stato; si<br />

tratterebbe, in sostanza, di pochi milioni di lire. I vantaggi, invece, sarebbero senza dubbio incalcolabili.<br />

Il clero delle Valli in parola, epurato da elementi nazionalmente intransigenti, valorizzato<br />

moralmente ed assistito economicamente, diverrebbe, col tempo, assertore e difensore della italianità<br />

delle contese Valli, e si opporrebbe energicamente a tutte le agitazioni, a tutti i movimenti (Fronte<br />

Democratico Sloveno - Unione Democratica Slovena - Propaganda d'oltre confine ecc.) contrari agli<br />

interessi della Patria.<br />

Altro provvedimento utile, ma lento nell'applicazione, sarebbe quello di istruire un determinato<br />

numero di sacerdoti friulani (come si è già fatto), nel dialetto della popolazione delle Valli e trasferirli<br />

poi, con tatto ed intelligenza per evitare il risentimento <strong>dei</strong> sacerdoti sloveni, nelle sedi della zona di<br />

confine in questione. Dio voglia che le nostre parole abbiano il merito di dare la sveglia all'autorità<br />

competente, non perché 'Annibale sia ante portas', ma perché, lasciando correre, potremmo trovarci un<br />

giorno di fronte ad amare sorprese; e allora 'il rimedio sarebbe inutile perché tardivo'.<br />

S. PIETRO AL NATISONE<br />

Politica di confine.<br />

Sono ormai noti a tutti: il patriottismo e la miseria degli abitanti (specie di quelli della montagna)<br />

delle Valli del Natisone.<br />

Più volte è stato ripetuto che per eliminare questo patriottismo e per lenire la miseria, nemica del<br />

patriottismo, era saggio ed opportuno usare, nei confronti di tutti gli abitanti, una politica realistica,<br />

aderente allo speciale ambiente di confine.<br />

Per noi, accanirsi contro questi poveri abitanti, rosi dalla miseria e massacrati dal lavoro, solo<br />

perché, talvolta, infrangono la legge distillando clandestinamente in qualche oscuro antro, o<br />

contrabbandando un litro di acquavite, è politica controproducente. Si sa che l'infrazione non è<br />

determinata da moventi speculativo-commerciali, ma bensì da necessità familiari.<br />

Non così si tutelano - secondo il nostro parere - gli interessi dello Stato, anzi, così facendo, si opera<br />

contro gli interessi, perché si danneggia il patrimonio politico-nazionale, tanto necessario specie nella<br />

zona di confine.<br />

La gloriosa repubblica di S. Marco, fra i tanti privilegi che aveva concesso ai 'fideles incolae<br />

montanearum et convallium Civitatis Forijulii' vi era anche quello dell' ESENZIONE DALLE TASSE.<br />

La defunta monarchia asburgica aveva adottato particolare trattamento agli italiani di confine, inclusi<br />

nel suo vasto impero (limitazioni nelle tasse - facilitazioni per le scuole - organizzazioni gratuite di<br />

circoli, ritrovi ecc.- assistenza sanitaria gratuita), tanto è vero che ancora oggi, in alcuni centri del basso<br />

Isonzo si parla con nostalgia dell'Austria di un tempo e si rimpiange la sua amministrazione.

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