Stiamo Insieme - n. 32 - Dicembre 2011 - CentroMarca Banca
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11 | dicembre <strong>2011</strong> STIAMOinsieme<br />
tranche collocate. Il mercato considerava<br />
alcuni fattori virtuosi che, tra<br />
l’altro, ci sono anche adesso, non è che<br />
siano venuti meno: il patrimonio<br />
personale degli italiani e il tasso di<br />
risparmio, pur quest’ultimo in flessione,<br />
sono tra i più elevati d’Europa, la<br />
situazione di avanzo primario del nostro<br />
bilancio pubblico contrariamente,<br />
detto per inciso, delle virtuose Germania<br />
e Francia. L’avanzo primario è<br />
quanto resta delle entrate fiscali<br />
pagate le spese correnti dello Stato,<br />
senza contare gli interessi sul debito.<br />
Due sono stati i problemi che hanno<br />
cambiato il giudizio degli investitori<br />
internazionali: la scarsa crescita e<br />
l’assenza di un governo politico credibile,<br />
in grado di riformare strutturalmente<br />
il nostro Paese. Per dare un’idea<br />
precisa, quest’anno gli oneri finanziari<br />
sul debito hanno “mangiato” tutto il<br />
nostro avanzo primario e hanno portato<br />
la crescita netta del PIL al -2,5%. È<br />
chiaro, dunque, che servono due cose<br />
per raddrizzare la rotta: crescita dell’economia<br />
e un governo credibile.”<br />
Dobbiamo essere ottimisti o pessimisti?<br />
“Guardi, torniamo ai fattori virtuosi<br />
elencati prima che, come detto, non<br />
sono venuti meno. La prova più evidente<br />
che questi fattori positivi venivano<br />
eccome pesati dagli investitori internazionali,<br />
sta nel fatto che il nostro<br />
debito è stato acquistato a man<br />
bassa proprio dai Paesi modello<br />
Germania e Francia: le banche francesi<br />
e tedesche sono quelle che possiedono<br />
il valore più alto del nostro debito.<br />
Soltanto una tra le prime quattro<br />
banche tedesche ne possiede per 7,2<br />
miliardi di euro. Questo ci dice due<br />
sopra: Ufficio Finanza, Alberto Titotto e Andrea Menegazzi<br />
cose: che è stato un affare acquistare i<br />
nostri titoli di Stato per via degli interessanti<br />
rendimenti pagati e che, dato<br />
il valore delle quote possedute da Germania<br />
e Francia, il debito italiano è<br />
faccenda che non riguarda l’Italia ma<br />
l’intera Europa e pertanto la soluzione<br />
dovrà essere trovata in ambito europeo.<br />
I fattori virtuosi, risparmio, patrimonio<br />
e avanzo, sono rimasti li come<br />
c’erano prima. Basta ripristinare la<br />
fiducia e la credibilità attraverso<br />
le giuste decisioni politiche e il nostro<br />
debito tornerà ad essere acquistato<br />
a man bassa come prima.<br />
Pertanto, l’analisi razionale dei fattori,<br />
al netto del chiasso mediatico di questi<br />
giorni, mi suggerisce di essere decisamente<br />
ottimista.”<br />
Del resto, questa crisi che si trascina<br />
ormai da più di tre anni, ha una<br />
portata senza precedenti<br />
“In chiave storica, la cosiddetta crisi<br />
dei “mutui subprime” è sicuramente<br />
la più grave dal secondo dopoguerra.<br />
Sia chiaro, non è una crisi caduta<br />
dal cielo. È la conseguenza di trent’anni<br />
(dal 1980) di politiche economiche<br />
sbagliate, che hanno portato a un’eccessiva<br />
utilizzazione della leva del debito,<br />
a un’eccessiva concentrazione<br />
della ricchezza e all’indebolimento<br />
della classe media, cioè tutti noi che<br />
costituiamo la principale ricchezza di<br />
una nazione. Questo processo è nato e<br />
cresciuto negli Stati Uniti ma si è poi<br />
esteso al resto del mondo. Non si può<br />
crescere solo con il debito, decentrare<br />
l’industria nei paesi emergenti e lasciare<br />
redditi e potere di acquisto dei cittadini<br />
inalterati. Prima o poi la “bolla”<br />
doveva scoppiare. Sempre in chiave<br />
storica, dobbiamo vedere questa<br />
crisi come un’occasione per fare<br />
piazza pulita delle idee sbagliate e<br />
ripartire facendo leva su imprese e<br />
lavoro, sulle nuove tecnologie, su<br />
un’adeguata regolamentazione dei<br />
mercati finanziari, valorizzando i modelli<br />
positivi del credito, come il nostro<br />
modello, quello del Credito Cooperativo.”<br />
Qual è allora la ricetta per passare<br />
indenni questa tempesta finanziaria?<br />
“Le regole e il metodo sono sempre gli<br />
stessi, il contesto più difficile di economie<br />
e mercati non ha fatto altro che<br />
rafforzarli e renderli ancora più imperativi.<br />
Quando si affrontano scelte di<br />
investimento bisogna rispettare queste<br />
regole: un’opportuna diversificazione,<br />
il giusto peso del rapporto rischio/rendimento,<br />
la valutazione dell’orizzonte