parte seconda - Ministero dell'Interno - Libertà civili e immigrazione
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Gli immigrati qualificati africani<br />
un attività e se non vi sono problemi di sicurezza personale che impediscano questa soluzione,<br />
o in altri Paesi europei dove trovare lavoro ed un welfare più accogliente.<br />
È tuttavia evidente che solo nel primo caso questa mobilità transnazionale si traduce<br />
in un effetto positivo per il Paese d’origine.<br />
Proprio per affrontare alla radice il problema della “fuga dei cervelli” dai Paesi africani<br />
è stato lanciato nel 2006 un importante programma, chiamato Piloting Solutions for<br />
Reversing Brain Drain into Brain Gain for Africa (Unesco, 2006). Il programma, promosso<br />
dall’Unesco in collaborazione con una nota impresa produttrice di calcolatori, ha lo scopo<br />
di fornire tecnologia grid computing 3 alle università in Algeria, Ghana, Nigeria, Senegal e<br />
Zimbawe. Il progetto prevede di dotare i laboratori universitari e i centri di ricerca africani<br />
con un sistema di interconnessioni che permetteranno a studenti e ricercatori di lavorare<br />
con scienziati e tecnici di tutto il mondo, stabilendo anche contatti tra i ricercatori<br />
che sono rimasti in patria e quelli che sono partiti e con potenziali finanziatori e di <strong>parte</strong>cipare<br />
a progetti di ricerca comuni con altre istituzioni internazionali. Dopo una fase di<br />
preparazione di due anni, il progetto è stato esteso per coprire altre nazioni africane.<br />
Questo progetto è stato sviluppato dal Settore Educazione dell’Unesco in risposta alla<br />
richiesta degli Stati membri ed è costruito sul successo di un’iniziativa simile, lanciata nel<br />
2003, per alleviare gli effetti del brain drain nel Sud Est dell’Europa che ora include otto<br />
Paesi: tre anni dopo il suo inizio, questo progetto ha fatto nascere siti web, database e<br />
nuovi progetti di ricerca in molte delle università coinvolte.<br />
Per quanto riguarda il progetto per l’Africa, i ministri per l’educazione dei Paesi coinvolti,<br />
insieme all’Unesco, scelgono le università che beneficeranno del progetto. La preferenza<br />
viene data a dipartimenti universitari con importanti componenti di tecnologia dell’informazione.<br />
L’impresa ha fornito le attrezzature, inclusi i server e le tecnologia di accesso<br />
al grid, ed il personale locale alle università, insieme a formazione e supporto tecnico,<br />
e si è impegnata a farlo finché i progetti saranno in grado di sostenersi da soli. Inoltre,<br />
dona PC e monitor e finanzia visite di ricerca all’estero e incontri tra le università beneficiarie.<br />
L’Unesco si occupa invece del coordinamento generale, della gestione amministrativa,<br />
della valutazione e valorizzazione dei risultati. Un primo successo di questa iniziativa<br />
è costituito dal modello di comportamento degli inquinanti nel fiume Sourou sviluppato<br />
dall’Università di Ouangadougou, in Burkina Faso (Delfanti, 2010).<br />
Tuttavia, bisogna ricordare che questo progetto, anche se basato su di una tecnologia<br />
estremamente avanzata, ripercorre una strada già percorsa in passato, spesso con scarsi<br />
risultati: già negli anni ’90 era stata infatti fondata a Nairobi una organizzazione chiamata<br />
Displaced Expatriated Scholars and Scientists Abroad (DESSA) finanziata e gestita da alcuni<br />
studiosi africani ritornati in patria, il cui programma era finalizzato a mantenere il contatto<br />
tra gli studiosi rimasti in patria e quelli emigrati, per facilitare il rientro di questi<br />
ultimi. Analoghi programmi sono stati lanciati, sempre in Kenya, da un’altra organizzazione,<br />
la African Brain Gain Inc. ed in Sudafrica dal Center for South African Network of<br />
Scientists Abroad e da altre simili associazioni non-governative: nessuno di questi ha però<br />
avuto successo, per la mancanza di fondi adeguati e per lo scarso sostegno politico ad iniziative<br />
che cercano di porre rimedio al problema della “fuga dei cervelli” che, nell’era della<br />
globalizzazione, non viene spesso più percepito come prioritario (Logan, 2008). Anche in<br />
Marocco, sono stati fatti diversi tentativi di organizzazione di reti tra gli scienziati emigra-<br />
A FRICA – ITALIA. SCENARI MIGRATORI