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1.1. Metodologia<br />
Nel corso della prima fase del progetto, l’A.R.P.A. aveva manifestato la necessità di svolgere le<br />
attività di monitoraggio in un arco temporale di almeno nove mesi, al fine di poter eseguire un<br />
numero significativo di campionamenti medi del refluo in ingresso nelle 24 ore e disporre così di<br />
una maggiore quantità di informazioni relative al carico inquinante in arrivo all’impianto.<br />
Tuttavia, la necessità espressa dalla Regione dell’<strong>Umbria</strong> e dagli A.T.O. di avere i risultati in tempi<br />
brevi, ha consentito di effettuare un unico campionamento completo per ogni impianto.<br />
Per quanto riguarda i depuratori controllati nella seconda fase del progetto, è stato possibile<br />
effettuare due campionamenti di refluo in ingresso per quasi tutti gli impianti con potenzialità<br />
compresa tra 2.000 e 10.000 a.e. Inoltre, sono stati sottoposti ad ulteriore controllo i depuratori<br />
controllati nell’anno precedente che avevano manifestato particolari problemi .<br />
Per la stima del carico in ingresso, sono stati messi a confronto, quando possibile, i valori delle<br />
concentrazioni degli inquinanti rilevate tramite campionamenti medi nelle 24 ore effettuati dal<br />
Laboratorio A.R.P.A. con i valori dei campionamenti istantanei eseguiti dai gestori.<br />
In particolare, le fasi che hanno caratterizzato la ricerca sono elencate di seguito:<br />
1. Reperimento documentazione progettuale impiantistica;<br />
2. Determinazione della composizione media del liquame in ingresso all’impianto (BOD,<br />
COD, SS, NTOT, PTOT) su un campione composito raccolto nell’arco di 24 ore, mediante<br />
campionatore automatico programmabile;<br />
3. Verifica della portata complessiva trattata giornalmente nell’ impianto mediante sistemi di<br />
misurazione come flussometri o contaore che rilevano il funzionamento delle pompe di<br />
sollevamento (interventi <strong>ARPA</strong> o gestori);<br />
4. Valutazione dei carichi delle sostanze inquinanti effettivamente addotti all’impianto, sulla<br />
base di un confronto quantitativo con i dati progettuali;<br />
5. Verifica del corretto dimensionamento idraulico dell’impianto in funzione della portata<br />
media giornaliera trattata;<br />
6. Determinazione della velocità di sedimentazione del fango biologico sull’impianto, misura<br />
in laboratorio di MLSS (mixed liquor suspended solids) e MLVSS (solidi volatili). Calcolo<br />
dell’indice di volume del fango;<br />
7. Calcolo del rapporto F/M (kg BOD/kg MLSS/d);<br />
8. Osservazioni al microscopio del fango biologico per verificare eventuali situazioni di stress<br />
o condizioni operative che ne possano determinare modifiche strutturali non desiderate;<br />
9. Esame delle apparecchiature ed analisi del funzionamento sia della linea liquami che della<br />
linea fanghi per verificare la possibilità di adottare accorgimenti per favorire il risparmio<br />
energetico e una maggiore efficienza;<br />
10. Individuazione delle situazioni di eventuale criticità nel funzionamento degli impianti al<br />
fine di individuare possibilità di miglioramento da apportare alle apparecchiature o alla<br />
conduzione del processo. In questa fase sono stati applicati criteri per la valutazione di un<br />
corretto dimensionamento in relazione al carico in ingresso, allo scopo di verificare il buon<br />
funzionamento del comparto biologico dell’impianto, anche in condizioni limite;<br />
11. Stima dei costi degli interventi da effettuare nel caso di riscontro di disfunzioni o carenze<br />
strutturali;<br />
12. Realizzazione di una scheda informatizzata per ciascun impianto, corredata di immagini<br />
fotografiche in cui vengono evidenziate le varie fasi di trattamento e le apparecchiature<br />
eventualmente oggetto di modifica, integrazione o sostituzione.<br />
<strong>Relazione</strong> Generale<br />
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