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150º Unità d’Italia e dintorni<br />

identità<br />

>>> segue “Fedele” da pagina 33 >>><br />

Appare del resto evidente quali gravi distorsioni produrrebbe<br />

un’impostazione storiografica che partendo dalle veementi reazioni<br />

pontificie al ricongiungimento di Roma all’Italia, proiettasse<br />

una sorta di “cono d’ombra retrospettivo” su tutta la precedente<br />

vicenda risorgimentale, col rischio di far perdere di vista i contributi,<br />

tutt’altro che marginali, che dal pensiero cattolico vennero al<br />

processo unitario. Pensiamo al romanticismo cattolico e al suo<br />

esponente massimo, <strong>il</strong> Manzoni, che prima di dare con I promessi<br />

sposi alla Nuova Italia <strong>il</strong> romanzo nazionalpopolare di una collettività<br />

anche moralmente rigenerata, innalzò nell’ode Marzo 1821 <strong>il</strong><br />

tema patriottico di una nazione anelante al riscatto “in un’atmosfera<br />

– come ebbe a scrivere Natalino Sapegno – di solenne giudizio<br />

cristiano: la libertà dei popoli è protetta dalla legge divina, che<br />

condanna gli usurpatori e i tiranni”. E se, nell’opinione corrente,<br />

Vincenzo Gioberti è essenzialmente <strong>il</strong> teorico del neoguelfismo,<br />

vale a dire del Papato centro di propulsione e di coordinamento<br />

del moto unitario, ciò non deve fare perdere di vista la centralità<br />

che nel Gioberti medesimo ebbero temi quali la stretta connessione<br />

tra storia della Chiesa e storia d’Italia, nel senso che <strong>il</strong> Cattolicesimo<br />

costituiva un’inesaurib<strong>il</strong>e sorgente di pensiero e di cultura<br />

nazionale su cui fosse possib<strong>il</strong>e fondarsi per rivendicare all’Italia<br />

<strong>il</strong> suo diritto all’indipendenza e rinnovarne la coscienza civ<strong>il</strong>e, e,<br />

nello sv<strong>il</strong>uppo successivo del suo pensiero, l’adesione ai capisaldi<br />

del costituzionalismo liberale con l’auspicio del conseguimento di<br />

libere istituzioni rappresentative. E come dimenticare un altro autore<br />

cattolico Niccolò Tommaseo, che, nell’opera Roma e <strong>il</strong> mondo<br />

del 1851, “riproponeva – secondo la pertinente notazione di Francesco<br />

Traniello – in termini savonaroliani <strong>il</strong> proprio credo cattolico-nazionale,<br />

fondamentalmente repubblicano e municipalista,<br />

dando all’antico mito romantico di una ‘nuova alleanza’ tra la<br />

Chiesa e i popoli oppressi, aspiranti alla libertà, un più deciso accento<br />

di condanna profetica nei confronti delle pratiche politicodiplomatiche<br />

del governo ecclesiastico e delle sue propensioni assolutistiche”.<br />

Altrettanto erroneo sarebbe leggere alla luce dell’arroccamento intransigente<br />

del Papato all’indomani di Porta Pia, della sua condan-<br />

PUBBLICITÀ<br />

13-14<br />

2010<br />

na della classe di governo liberale imbevuta di “laicismo massonico”<br />

e del rifiuto, espressosi nel S<strong>il</strong>labo, dell’eredità storica della Rivoluzione<br />

francese e dei principi di libertà e laicità affermatisi con<br />

essa, l’intera vicenda postunitaria del cattolicesimo italiano, perché<br />

ci precluderebbe l’esatta percezione del processo, che si verifica nell’ultimo<br />

trentennio dell’Ottocento, del graduale inserimento nella<br />

vita nazionale dei cattolici, ancora assenti alle urne in obbedienza al<br />

non expedit ma sempre più presenti con le loro associazioni culturali,<br />

ricreative, assistenziali, e quindi con la nascita del sindacalismo e<br />

del operativismo cattolici, nella vita sociale della nazione. Una presenza<br />

crescente, culminata nella partecipazione dei cattolici, al pari<br />

dei socialisti, nel grande sforzo di mob<strong>il</strong>itazione patriottica prodottosi<br />

all’indomani della disfatta di Caporetto. Anche sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />

strettamente politico, <strong>il</strong> coinvolgimento dei cattolici nella lotta politica<br />

e nelle contese elettorali è sin dai primi anni del Novecento un<br />

dato di fatto acquisito; è, per dirla con Spadolini, la “conc<strong>il</strong>iazione<br />

s<strong>il</strong>enziosa” che precede di un quarto di secolo la stipula dei Patti Lateranensi.<br />

Sotto l’aspetto dell’inserimento dei cattolici a pieno titolo nei processi<br />

di crescita democratica della collettività nazionale, una battuta<br />

d’arresto sarà rappresentata dal fascismo, la cui violenza squadrista<br />

non risparmia le sedi e gli organi di stampa del neocostituito Partito<br />

popolare di Sturzo, lucido interprete di una proposta politica cristianamente<br />

ispirata ma laicamente condivisib<strong>il</strong>e per quanto rappresentava<br />

in termini di meridionalismo democratico, decentramento amministrativo<br />

e valorizzazione dei ceti medi produttivi artigianali e<br />

contadini.<br />

Il cammino in avanti riprenderà con la fine della dittatura, <strong>il</strong> contributo<br />

dei cattolici alla Resistenza, <strong>il</strong> loro apporto all’elaborazione della<br />

nuova Carta costituzionale nel raffronto dialettico con i partiti della<br />

sinistra marxista e con quelle forze laiche di derivazione liberale,<br />

repubblicana e azionista all’interno delle quali m<strong>il</strong>itano testimoni<br />

autorevoli della mai venuta meno tradizione democratica e dell’intransigente<br />

battaglia antifascista condotta dalla Massoneria di Palazzo<br />

Giustiniani.<br />

34<br />

*professore ordinario di storia contemporanea<br />

all’Università di Messina

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