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Numero 1 – OTTOBRE 2012 Il Bartolomeo - Liceo Classico B. Zucchi

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MUSICA <strong>–</strong> RADIO FREE ZUCCHI<br />

ROCK N’UFO <strong>–</strong> Boston, Boston<br />

<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />

Nel 1976, usciva il primo album, nonché omonimo, di una delle band più sottovalutate della storia del rock: i<br />

Boston. <strong>Il</strong> disco si presenta come lavoro anticipatore di molti stili e band successive. Boston si apre proprio con<br />

quello che sarà il maggior successo della carriera della band, ovvero “More Than a Feeling”: in essa è riassunta<br />

l’essenza di tutto l’album, senza che il resto tuttavia cada nel banale. Durante il corso della canzone e dell’intero<br />

album, sono presenti frequenti armonizzazioni delle chitarre, caratteristica che verrà ripresa anni dopo dagli Iron<br />

Maiden. Anche i cori sono pesantemente utilizzati e, in questo senso, il disco anticipa quella che sarà una<br />

peculiarità del secolo successivo, in particolare di generi come Glam e Hair Metal. <strong>Il</strong> disco prosegue con “Peace of<br />

mind”, canzone nella quale il riff principale possiede una particolare figura ritmica, ricca di stoppati e alternanze<br />

della durata delle note, che saranno poi ripresi negli anni ’90 dalle band Grunge, in primis i Nirvana. Segue<br />

“Foreplay/Long Time”, che, come poi “Smokin”, presenta tratti distintivi degli anni ’70, individuabili soprattutto<br />

nell’utilizzo delle tastiere. Notevoli sono inoltre , sia dal punto di vista tecnico che stilistico, gli assoli di questa<br />

canzone. Quarta traccia dell’album é “Rock’n’roll Band”, che presenta sonorità che anticipano gli ‘80. La<br />

successiva “Hitch a ride”, è notevole per il lavoro delle chitarre, che presentano il sound che caratterizza l’intero<br />

album. La penultima traccia dell’album, intitolata “Something ‘bout you”, presenta addirittura un sound Dance,<br />

nonostante questo tipo di musica cominci a diffondersi anni dopo, nei primi ’80, e il pezzo a tratti ricorda il suono<br />

tipico dei lavori di Phil Collins. L’album si chiude con “Let me take you home tonight”, che chiude il disco in<br />

dolcezza e dà un senso di armonia finale, che tuttavia invoglia a ricominciare tutto da capo. La valutazione<br />

generale è senz’altro positiva: è un disco all’avanguardia per i suoi tempi, suonato da musicisti eccezionali e di una<br />

raffinatezza fuori dal comune. Merita di essere ascoltato, e soprattutto tirato fuori dal tetro dimenticatoio che,<br />

purtroppo, ha progressivamente divorato pietre miliari della storia della musica, rock e non.<br />

Lorenzo Secondin, Giovanni Colpani, Andrea Jacopo Freri II E<br />

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