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Storia del Teatro dei Piccoli - Il Rossetti

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acconta: «Appena giunsero in America le notizie <strong>dei</strong> nostri successi londinesi, sedici impresari americani<br />

partirono da New York per ingaggiare il <strong>Teatro</strong> <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong>. Si svolse allora una violentissima battaglia<br />

radiotelegrafica per la precedenza <strong>dei</strong> contratti. Proposte e controproposte si seguivano senza posa; e vi assicuro<br />

che fra tante richieste eravamo davvero imbarazzati nella scelta, allorché si fece vivo Charles Dillingam, un<br />

ricchissimo proprietario di trenta teatri americani che telegrafò al suo agente di ingaggiare il <strong>Teatro</strong> <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong> a<br />

qualunque prezzo. L’agente ci domandò quali spese di impianto aveva sostenuto la nostra impresa.<br />

Rispondemmo: “Circa 250 mila lire”. “Ebbene”, ci disse, “Dillingam vi dà 250 mila lire di premio se vi impegnate<br />

con lui”. Capirete che, di fronte a simili proposte, non si poteva rimanere indifferenti e abbiamo così firmato il<br />

contratto. Partiremo il 25 agosto da Liverpool sul Cheltic. Saremo a New York il 2 settembre e il giorno 8<br />

debutteremo al <strong>Teatro</strong> Dresden. Di qui intraprenderemo un lungo giro attraverso le principali città degli Stati<br />

Uniti: giro che non sappiamo quanto tempo potrà durare».<br />

Ma la tournée inglese non era ancora finita e fioccavano continue scritture. Così, per fare fronte al duplice<br />

impegno, il <strong>Teatro</strong> <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong> si divise in due compagnie. La prima, sotto la direzione di Vittorio Podrecca, rimase<br />

in Inghilterra: ottobre all’Olympia Theatre di Birmingham e all’Empire di Nottingham, al Grand Theatre di<br />

Birmingham e all’Empire di Wood Green; novembre all’Empire di Sheperd’s Bush, al Coliseum di Londra, al Palace<br />

di Leicester, all’Alambra di Glasgow; dicembre al Playhouse di Cardiff, al Royal di Plymouth, al Devonshire Park di<br />

Eastbourne, al Pleasure Garden di Folkestone, all’Hippodrome di Manchester. La seconda compagnia debuttò al<br />

Frolic New Amsterdam Theatre di New York e tenne il cartellone per circa due mesi: settembre e ottobre.<br />

Successivamente diede spettacoli al Palace di Bridgeport e rientrò a New York alternando due palcoscenici: quello<br />

<strong>del</strong> Palace e <strong>del</strong> Riverside. Fu un successo ma non totale come era nei voti di Podrecca: un po’ perché mancavano<br />

molti marionettisti chiave <strong>del</strong> <strong>Teatro</strong> <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong>, ma soprattutto per il programma non perfettamente calibrato<br />

nelle scelte. Paul Mc Pharlin, nel volume “The Puppet Theatre in America”, scrive di quel debutto <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong>: «Per<br />

le sue tournée internazionali avrebbe dovuto rappresentare più numeri di varietà che operette. Mi dispiace dire<br />

che <strong>Il</strong> gatto con gli stivali di Cesare Cui fece sbadigliare il pubblico <strong>del</strong> Frolic, mentre questo mostrò le sue<br />

preferenze per Salomè, il Jazz, La ballerina sulla corda e la vivace scena di Fortunello». Così, la seconda<br />

compagnia, dopo quel primo assaggio americano, fu riassorbita dalla Compagnia madre.<br />

Mentre i <strong>Piccoli</strong> di Podrecca lavoravano all’estero, la sala <strong>del</strong> Palazzo Odescalchi, che aveva conservato l’insegna<br />

di <strong>Teatro</strong> <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong>, era stata mandata avanti dalla Compagnia <strong>dei</strong> “Fantocci di Santoro” sino al 25 giugno <strong>del</strong><br />

’23, con spettacoli di repertorio e novità.<br />

I <strong>Piccoli</strong> di Podrecca non tornarono più nella loro antica sede stabile che, nella stagione ‘24-’25, ospitò i concerti<br />

<strong>del</strong>la Corporazione Nuove Musiche e, più tardi, la Compagnia “<strong>Teatro</strong> <strong>del</strong>l’Arte” diretta da Luigi Piran<strong>del</strong>lo e<br />

fondata da Orio Vergani, un giovane scrittore che, per via di madre, era nipote di Podrecca.<br />

L’espatrio <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong>, la decisione di non rientrare a Roma e al natio Odescalchi hanno una precisa motivazione<br />

finanziaria. È un sacrificio necessario dettato dal bilancio. Se all’estero gli incassi permettono di vivere,<br />

l’Odescalchi è troppo piccolo per coprire, anche a platea piena, le spese <strong>del</strong>la Compagnia: materiali, tecnici,<br />

marionettisti, orchestra, cantanti. Podrecca aveva chiesto al Comune di Roma una sovvenzione di cinque mila lire<br />

all’anno, impegnandosi a spettacoli gratuiti per gli allievi <strong>del</strong>la scuola. Gli era stata negata, come, trent’anni<br />

dopo, le autorità, facendo orecchie da mercante, gli negheranno i contributi necessari per dare ai <strong>Piccoli</strong> una sede<br />

a Roma e trasformare la Compagnia in teatro nazionale <strong>del</strong>le marionette. E a nulla erano valsi gli allarmi lanciati<br />

dalla stampa.<br />

Vita grama, dunque, dalla prospettiva finanziaria e obbligo, una volta conquistate le platee straniere, di<br />

continuare a battere le strade <strong>del</strong>le tournée in Europa e al di là <strong>del</strong>l’oceano. Qualche anno più tardi, lo stesso<br />

Vittorio ricordava: «La temporanea ma annuale emigrazione <strong>del</strong> <strong>Teatro</strong> <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong> all’estero fu, a suo tempo,<br />

un’assoluta necessità (incoraggiata dalle accoglienze fervidissime che ogni nostro sforzo artistico trovò oltr’alpe e<br />

oltre mare); perché la piccola sala <strong>del</strong>l’egregio cav. Fornaciari al Palazzo Odescalchi, dove nel 1913 il teatrino<br />

nacque, non poteva bastare alla sua gestione. Anzi, al nostro ritorno dalla guerra verso il 1919, non avendo<br />

sussidi dal Governo, si dovette fare appello ad un gruppo di insigni amici i quali offrirono <strong>del</strong>le somme a mutuo<br />

per l’esistenza di questa istituzione. Tale aiuto ed il costante, incondizionato appoggio <strong>del</strong>la stampa italiana,

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