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Storia del Teatro dei Piccoli - Il Rossetti

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Intanto il Nucleo, tornato in Italia, si prepara ad una tournée in Svizzera, dove deve debuttare il 4 luglio al Grand<br />

Casinò di Ginevra. Una mattina Vittorio Podrecca entra a Sant’Anastasia come se avesse le ali. «Finalmente ce<br />

l’ho fatta – grida - Ho firmato il contratto con la Russia. E ora devo andare al Ministero <strong>del</strong> Turismo e Spettacolo<br />

per decidere con De Pirro. Voglio che a Ginevra vengano solo i vecchi, per riunirli ed inviarli, poi, in Russia. È la<br />

prima compagnia italiana invitata in Unione Sovietica».<br />

<strong>Il</strong> 30 giugno Vittorio Podrecca si mette in viaggio. Si ferma a Milano. Deve prendere accordi con la Scala per altri<br />

spettacoli. <strong>Il</strong> 2 luglio è a Ginevra e subito accusa forti dolori addominali. Tenta di assistere alle prove <strong>del</strong>la<br />

Compagnia. Ma non ce la fa. Nel tardo pomeriggio i dolori aumentano. Si chiede l’assistenza di un medico.<br />

Diagnosi: “subostruzione <strong>del</strong>l’intestino”. <strong>Il</strong> giorno seguente, venerdì, subentra una congestione polmonare, con<br />

insufficienza cardiaca. È necessario il ricovero in clinica. I medici decidono l’intervento chirurgico. Ma nella notte<br />

tra sabato e domenica 5 luglio, Vittorio Podrecca si spegne. Attorno al suo letto di morte ci sono tutti i vecchi<br />

marionettisti, che lui stesso ha scelto per la tournée in Unione Sovietica, i vecchi collaboratori che lo hanno<br />

accompagnato per anni e anni nell’avventura <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong>: Gioacchino Gorno, Pirro Braga, Giannina Donati, Fausta<br />

Braga, Giacomo Fefè, Roberto Gamonet, Silvio Vanelli, Guido Jannotta e l’amministratore Alberto Farina. Da<br />

Roma, arrivano Lia Podrecca, fe<strong>del</strong>e e forte compagna di tutta una vita, di tutto il suo lavoro, e la nipote Didina.<br />

Ma troppo tardi per vederlo ancora in vita. <strong>Il</strong> giorno dopo, come dispongono le ultime volontà di Vittorio, Lia<br />

Podrecca è in teatro, per la replica <strong>del</strong>lo spettacolo al Grand Casinò, e si pone alla testa <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong>. Si alza il<br />

sipario. Le marionette riprendono a cantare, a ballare, a narrare. È un altro successo. La favola, sembra, può<br />

continuare.<br />

Vittorio Podrecca viene sepolto al Verano di Roma. «Una grande, buona luce si è spenta in Europa: ma c’è sempre<br />

a sperare che i <strong>Piccoli</strong> non morranno e continueranno a distribuire saggezza e sorrisi» scrive Liliana Scalero.<br />

Qualche settimana dopo, Lia Podrecca e il figlio Carlo Farinelli, scelti dalle due Compagnie i marionettisti che lo<br />

stesso Vittorio aveva precedentemente designati, portano i <strong>Piccoli</strong> in Unione Sovietica.<br />

La prima tappa è Mosca dove, il 5 agosto, i <strong>Piccoli</strong> debuttano al <strong>Teatro</strong> Majakowski. È il primo teatro italiano a<br />

varcare quella che ancora si chiamava “cortina di ferro”. Sono mesi di applausi, di trionfi. Ventiquattro<br />

“chiamate” a scena aperta a Mosca. Interminabili ovazioni a Odessa, Leningrado, Kiev. «Sopravvive così - scrive<br />

Orio Vergani - uno spirito gentile, un’anima affettuosa, un artista per il quale fu avanzata dagli stranieri stessi la<br />

proposta <strong>del</strong> Nobel per la pace, di cui le antiche musiche e le antiche favole sembrano ancora il simbolo migliore<br />

(…)». Di ritorno dalla Russia, i <strong>Piccoli</strong>, il 14 ottobre <strong>del</strong> ’59, commemorano Vittorio Podrecca al Valle di Roma,<br />

nella città da cui la sua straordinaria leggenda ha preso le mosse.<br />

Continueranno, questa è la promessa, perché il ricordo di “papà Podrecca” è indissolubilmente legato alla<br />

continuità <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong>. Ma non è un’impresa facile. I tempi sono fortemente cambiati. La televisione prosciuga le<br />

platee. <strong>Il</strong> vuoto lasciato da Podrecca è enorme.<br />

I <strong>Piccoli</strong>, comunque, cercano di sopravvivergli. Partono in tournée per la Turchia, Israele, Spagna e Inghilterra.<br />

Qui, nel dicembre <strong>del</strong> 1960, una parte <strong>del</strong>la Compagnia si scioglie. Gli altri proseguiranno per il Messico e, nel<br />

novembre <strong>del</strong> 1961, approdano negli Stati Uniti. Alla loro testa ci sono sempre Carlo Farinelli e, con qualche pausa<br />

di riposo nella natia Inghilterra, Lia Podrecca. La “firma” <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong> fa ancora presa e non mancano le serate di<br />

successo, di platee piene. Ma la macchina teatrale costa sempre di più. Gli incassi non coprono le spese, la buona<br />

volontà non tampona le falle organizzative, le mille peripezie. Sono anni di pranzi e cene di caffè e latte.<br />

Nell’agosto <strong>del</strong> 1964, i <strong>Piccoli</strong> sono costretti a dare forfait. In cassa non ci sono neppure i quattrini per il trasporto<br />

<strong>del</strong> materiale in Italia che, <strong>del</strong> resto, serve a tacitare un creditore di Fila<strong>del</strong>fia.<br />

I fili <strong>del</strong>la favola teatrale di Vittorio Podrecca sembrano definitivamente spezzati. Ma non è così. Nel 1965, il<br />

materiale viene riscattato a proprie spese da alcuni marionettisti <strong>del</strong>la vecchia guardia. Passano lunghi anni. Le<br />

marionette finiscono nella tomba di un magazzino e di un immemore silenzio sulla sorte di uno tra i più alti<br />

patrimoni culturali <strong>del</strong> teatro italiano. È una Regione e non lo Stato a riannodare i fili <strong>del</strong>la favola e ad avviarla al<br />

suo “lieto fine”.

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